HomeCronacaPapa Francesco riduce allo stato laicale prete ticinese: violentò una ragazza a Rimini

Una 18 enne psicologicamente fragile aveva trovato il coraggio di denunciare solo anni dopo per poi togliersi la vita


Papa Francesco riduce allo stato laicale prete ticinese: violentò una ragazza a Rimini


28 Marzo 2024 / Redazione

Papa Francesco ha privato del suo status clericale un sacerdote ticinese condannato per abusi sessuali su denuncia della Curia. Il sacerdote 50enne era stato condannatonel 2021 a quattro anni di carcere, e ora la decisione del Pontefice suggella definitivamente il suo destino all’interno della Chiesa. Inizialmente sospeso dalle sue funzioni, ora rischia l’espulsione definitiva.

L’episodio risale al 2013 quando aggredì una parrocchiana 18enne a Rimini. Tuttavia il caso venne alla luce solo diversi anni dopo. La giovane riuscì a svelare l’abuso nel 2018 dopo un primo tentativo nel 2015, per poi togliersi la vita all’età di soli 22 anni.

L’ex sacerdote aveva sfruttato le vulnerabilità della giovane donna, che l’avevano tormentata per gran parte della sua vita. Aveva iniziato a manifestare comportamenti autolesionisti e abuso di sostanze all’età di 13 anni, portandola a molteplici ricoveri in cliniche psichiatriche e ad una diagnosi di disturbo borderline di personalità. Accanto alla madre si eraaffidata al sacerdote, all’epoca attivo in una parrocchia del Basso Ceresio (dove è rimasto dal 2006 al 2014), instaurando un rapporto che lo ha portato a diventare il suo padrino per la Cresima.

Tuttavia, col passare del tempo, i comportamenti del sacerdote cambiarono, poiché forniva alcolici alla giovane e li consumava con lei. Dopo aver ricevuto una confessione molto intima dalla giovane, avrebbe iniziato a palpeggiarla e baciarla. Poi un viaggio a Rimini per assistere ad un concerto. Nonostante la sua riluttanza, la ragazza era stata costretta ad andare. Le aveva fornito alcolici per tutto il pomeriggio e più tardi l’aveva raggiunta in albergo, dove l’aveva aggredita e violentata. L’aveva anche avvertita di non dirlo a nessuno, lasciando intendere che non sarebbe stata creduta.

Solo anni dopo,  la giovane trovò il coraggio di parlare apertamente di quanto le era accaduto. La vicenda era arrivata all’orecchio di monsignor Valerio Lazzeri, allora vescovo di Lugano. Convocata la Commissione diocesana di esperti per la gestione dei casi di abusi sessuali all’interno della Chiesa, aveva poi deciso di denunciare il caso alle autorità. Ciò portò al processo e alla successiva condanna a quattro anni di carcere. Ma intanto la giovane vittima, dopo anni di sofferenze, aveva deciso di togliersi la vita.

Il sacerdote ha ammesso di agire per egoismo: era attratto da lei e desiderava un rapporto sessuale. Dopo aver scontato la pena, sperava di “trascorrere un lungo periodo in una comunità religiosa per recuperare la sua dimensione spirituale”. Ma la decisione del Papa è venuta prima.

L’ex sacerdote era stato giudicato colpevole anche di violazione della legge federale svizzera sugli stupefacenti: aveva consumato almeno un chilogrammo di marijuana tra il 2017 e il 2020.