Home___primopianoPierina, ora parlano i figli: “Non parlate male di nostra madre: l’assassino deve rispondere alla Giustizia”

Lo sfogo di Chiara e Giacomo Saponi


Pierina, ora parlano i figli: “Non parlate male di nostra madre: l’assassino deve rispondere alla Giustizia”


24 Settembre 2024 / Redazione

Voglio che la persona, che ha tolto la luce dagli occhi di mia madre ne risponda alla Giustizia. Ha agito come un vigliacco aggredendo al buio una donna anziana che non ha potuto difendersi“. Lo dice all’Ansa, Chiara Saponi, la figlia di Pierina Paganelli, dopo mesi di composto silenzio, in cui insieme ai fratelli Giuliano e Giacomo, ha affrontato il lutto per la perdita della mamma per mano di uno spietato assassino, il 3 ottobre del 2023, nel garage di via del Ciclamino. “Quello che mi fa più soffrire è quando parlano male di nostra madre che non si può più difendere” dice con gli occhi che si inumidiscono di lacrime. “Non parlate male di mia mamma – continua Chiara riferendosi alle persone a vario titolo coinvolte nell’inchiesta sull’omicidio -, è una stretta al cuore ancora più forte“. Dal 16 luglio, è in carcere come unico indagato per l’assassinio di Pierina, Louis Dassilva, senegalese di 34 anni, vicino di casa della vittima, legato sentimentalmente alla nuora di questa, Manuela Bianchi. Relazione sentimentale alla base del movente che – secondo gli investigatori della squadra mobile e il pm Daniele Paci – avrebbe armato la mano del killer innamorato al tal punto della nuora da voler eliminare la suocera che aveva scoperto tutto.
“Mi domando a questo punto – dice Chiara – si può arrivare ad uccidere una donna di quasi 80 anni, una signora che si preoccupava per il figlio e per come andava in famiglia? Mia mamma era una donna a cui piaceva mettere le cose in chiaro, nel senso che a lei non bastava sentire una sola campana come per la maggior parte delle persone. Quando c’era un problema lei voleva sentire le due versioni, poi se c’era qualcosa lo faceva altrimenti diceva “ok fate voi”. Falla passare come una pettegola, come un’impicciona nella vita di coppia dei figli è ingiusto“. Fino a questo momento, sia Chiara Saponi che il fratello Giacomo non sono voluti intervenire pubblicamente sui quotidiani o in tv “e siamo apparsi a molti – dice – come i fratelli indifferenti. Li abbiamo sentiti i commenti del tipo ma “chissà perché non parlano cosa hanno da nascondere“, se parliamo ci dicono eccoli “adesso prendono in giro anche loro”, se mostriamo il nostro dolore, sembriamo esagerati, se non lo facciamo e stiamo zitti ci dicono che non abbiamo cuore. Insomma come facciamo facciamo male, ma noi siamo le vittime di tutta questa vicenda che ci ha tolto la mamma in maniera crudele”. “Mia mamma era una donna che amava”.
Gli investigatori e la Procura, in questi mesi hanno lavorato senza sosta, senza fiato, a testa basta fin da subito. E per noi figli è stato importante saperlo“. E’ Giacomo Saponi che all’Ansa dice “siamo stati sempre fiduciosi nei confronti degli inquirenti” che indagano sull’omicidio di nostra madre Pierina. “Noi eravamo molto fiduciosi – dice Giacomo -. Ma in televisione, passavano i mesi e vedevamo sempre persone arrivare a conclusioni sbagliate, li sentivamo dire “i poliziotti brancolano nel buio”, oppure “è stato il vicino con i fiori” quando nei vari nei programmi tv era emersa la falsa pista di quel signore anziano che per ringraziare aveva mandato dei fiori alla mamma, quasi ad insinuare cose diverse dalla realtà“. “In tutti questi mesi strazianti, le istituzioni le abbiamo sempre sentite vicine, loro rappresentano la mamma e sono dalla parte della mamma e ci hanno sempre detto di volere solo una cosa, fare giustizia per nostra madre“.
Anche gli avvocati dei familiari di Pierina hanno inviato una nota.
“Le gravi affermazioni che abbiamo ascoltato nei giorni immediatamente successivi alla conferma della custodia in carcere dell’indagato da parte del Tribunale del Riesame, impongono alcuni chiarimenti: l’applicazione della misura cautelare è stata preceduta da mesi di attività d’indagine che hanno fatto emergere a carico di Louis Dassilva non uno, ma una pluralità di gravi indizi di colpevolezza, i quali, unitamente alla sussistenza delle esigenze cautelari, hanno giustificato l’applicazione (e il mantenimento) della custodia inframuraria. Le indagini poste in essere dalla Procura della Repubblica – che peraltro conosciamo solo in parte, perché a tutt’oggi in corso – sono state precise, accurate e prudenti: veicolare il messaggio che sulla base di risultanze superficiali (quali un “fotogramma sfocato”) un qualunque cittadino possa ritrovarsi privato della libertà personale non rende giustizia né alle personalità coinvolte in questo procedimento né alle istituzioni di Questa Repubblica. Salvi ed impregiudicati il principio di non colpevolezza ed il diritto di difesa, riteniamo che essi debbano trovare espressione in conformità alla Legge nelle sedi adeguate, e non nelle piattaforme di comunicazione attraverso proclami inesatti e parziali (in tutte le accezioni del termine) in assenza di contraddittorio. Nel rispetto della vera vittima e del dolore dei nostri assistiti, invitiamo tutti i canali d’informazione e coloro che, per mezzo di essi, hanno il privilegio di arrivare ai cittadini alla continenza dei modi e degli argomenti”.