Poggio Torriana: la fantasia al potere. Alla ricerca della “vera” storia della signora della Valmarecchia
29 Dicembre 2023 / Redazione
In occasione del decennale della fusione dei comuni di Torriana e Poggio Berni, i bambini e le bambine delle classi quinte delle tre scuole primarie del nostro territorio, M.Moretti della località Santo Marino, G.Turci della località Torriana e Intercomunale di Camerano, hanno scritto una leggenda per spiegare, con la loro fantasia, la storia della signora della Valmarecchia, la dama nata da un’idea di Giorgio Sapigni, che ha immaginato la sua sagoma a partire dalla forma assunta dalla superficie dei due comuni uniti. Con la collaborazione della pittrice Maria Grazia Innocenti che ne ha realizzato un’opera pittorica e di Gianluca Evangelisti a cui va attribuito il merito per la realizzazione grafica, l’immagine della “Signora”, è diventata il simbolo riconoscibile della comunità unita, presso gli uffici turistici della riviera, nelle scuole, negli esercizi commerciali del territorio.
Ciascuna delle tre classi quinte ha quindi realizzato una storia, per contribuire a trovare quella più adatta a diventare “La vera storia della signora della Valmarecchia”. Le tre leggende sono a disposizione di tutti i cittadini, ai quali si chiede di leggere e votare quella che preferiscono. Sommando le preferenze raggiunte, sarà il voto della Comunità a decretare la leggenda più rappresentativa di quella misteriosa Signora. La storia con il maggior numero di voti sarà proclamata vincitrice di questo concorso il 19 gennaio, in occasione di un momento di festa in cui le classi quinte incontreranno l’amministrazione comunale. Sarà possibile votare entro il 15 gennaio direttamente dal sito www.comune.poggiotorriana.rn.it.
Leggenda N. 1
Le Sorelle di Poggio Torriana
In un’era lontana, nel mulino Sapignoli, vivevano 5 folletti: Ginetto, Gianpeppo, Gianfranchetto, Giancarletto e Geppetta. Ognuno di loro aveva un incarico ben definito. Ginetto si occupava dei raccolti, Gianpeppo della macinatura del grano, Gianfranchetto faceva la guardia al boschetto, Giancarletto, il più paziente, trascorreva le giornate a pescare nel Fiume Marecchia e Geppetta, l’unica donna del gruppo, aveva la responsabilità di tutti gli animali del territorio con i quali riusciva a comunicare e a raccontare le loro storie. Poco lontano dal mulino, sulla collina di Poggioberni nel Palazzo Reale Marcosanti, dall’unione della regina Violetta e del grande re Leone nascevano due bambine chiamate Poggio Berni e Torriana. I cinque folletti, venuti a conoscenza della nascita delle due principessine, decisero di recarsi al castello e fare loro un dono. La loro infinita unione avrebbe giovato su tutto il territorio della Valmarecchia.
Nessun sortilegio, nessuna magia, avrebbe portati via la fantasia.
In una terra lontana, nella Rocca Malatestiana di Cesena, viveva il conte Sorbetto Cesarino che voleva impossessarsi della florida Valmarecchia ricca di campi coltivati, alberi da frutto, legname e vegetazione. Venuto a conoscenza del dono fatto dai folletti alle due sorelle, il conte decise di catturarle e separarle. Purtroppo riuscì nel suo orribile intento mettendo la Valmarecchia in seria difficoltà e diffondendo caos e distruzione per molti anni. I folletti, ormai disperati per la situazione, decisero di convocare tutti i loro simili dell’intera Valmarecchia. Si riunirono all’interno del mulino Sapignoli e lanciarono un potente incantesimo che evocava la presenza dei due spiriti guida delle due sorelle. Per magia apparvero due maestosi cavalli;
uno bianco come la neve e l’altro di un nero brillante come il cielo di una notte senza stelle. I folletti non riuscivano a comunicare con loro. L’unica in grado di farlo era Geppetta perché parlava il “farfalllese”.
– Fo! Faefofi Fafalli, falferefte fe fostre finfrifesse? – Chiese Geppetta.
I cavalli annuirono chinando la testa e partirono. Il cavallo nero attraversò boschi magici e foreste incantate finchè non arrivò su una cima innevata dove c’era Torriana. Il cavallo bianco, invece, cavalcò sulle onde fino a giungere su una piccola isola desolata dove era seduta, su un piccolo scoglio, Poggioberni. I cavalli le misero al corrente della situazione e le condussero al Mulino Sapignoli. Giunte li, le due sorelle che erano state divise per tanto tempo si riunirono in un caloroso abbraccio e vedendo ciò che era successo per magia si unirono diventando un’unica donna: “PoggioTorriana”. Da quel giorno le due sorelle avrebbe protetto ogni territorio della Valmarecchia.
Leggenda N. 2
La Signora dela Valmarecchia
Tanto tempo fa, quando il mondo era popolato dai giganti, viveva una giovane di nome Valma.
Era una bellissima gigantessa, che veniva da una terra al di là del mare: era scappata perché la sorella gemella era invidiosa della sua bellezza.
Infatti da piccola la sorella, che si chiamava Recchia, era caduta nel fuoco e il suo volto era rimasto sfigurato.
Valma navigando arrivò alla foce di un fiume e decise di risalire la corrente per poter seminare la sorella che la stava inseguendo.
Trovò il posto giusto per cibarsi e dissetarsi, tra il letto di due fiumi.
Recchia però, in quel luogo, era arrivata prima di lei e si era travestita da vecchietta per non farsi riconoscere dalla sorella. Si presentò a Valma offrendole dell’acqua per ristorarsi. In realtà le stava dando una pozione magica in grado di addormentarla per sempre e di trasferire la sua bellezza sul proprio volto deturpato.
Valma ingenuamente bevve: si addormentò per sempre, adagiata tra i due fiumi Uso e Marecchia, senza volto.
Da quel giorno, in ricordo delle due sorelle, quel luogo viene chiamato Valmarecchia.
Leggenda n. 3
Leggenda la signora della Valmarecchia
Nel 350 a.C., in un’umile casetta, vicino ad un fiume, nacque una bellissima bambina. I suoi genitori, Valeria Borghi e Valentino Marecchia, la chiamarono Valle.
Valle era una bimba molto solare ed allegra. Era speciale: sapeva capire tutti al primo sguardo ed era sempre gentile e pronta ad aiutare chi era in difficoltà.
Dagli occhi verdi come il prato appena falciato e dai capelli castani come il crepuscolo, era amata da ogni persona che la conosceva.
La sua carnagione era rosea e delicata come una pesca matura, con labbra sottili color ciliegia ed un nasino piccolino, all’insù. Cresceva serena e felice, con i suoi cinque fratelli, tutti maschi, che le insegnarono anche a difendersi: a fare la lotta, a combattere, ma adorava anche il fiume e la natura.
All’età di 15 anni, Vercingetorige, figlio del nobile Celtillo, capo del popolo gallico degli Averni, la rapì per sposarla e renderla regina del suo popolo. Valle dovette accettare e, a malincuore, sposarlo.
Passarono gli anni, Valle, sempre più triste e sconsolata, perché, su divieto del marito, non aveva più visto la propria famiglia, continuava però a lottare e ad addestrarsi per poter liberare la sua valle e la sua città lungo il fiume. A 21 anni, Valle, ingaggiato un esercito di mercenari e, inviati i suoi soldati più fedeli dai suoi fratelli per organizzare una forte truppa, attaccò il popolo degli Averni.
Dopo una settimana di atroci combattimenti, riuscì a sconfiggere i nemici e a liberare tutto il suo territorio. Trafitta dalla spada del marito, morì, ma il suo spirito, a cavallo del suo destriero nero, vaga ancora lungo le rive del fiume, nelle notti di luna piena. La sua città, per riconoscenza, intitolò a lei il fiume ed il territorio circostante che, da quel giorno, si chiamarono Marecchia e Valmarecchia. Così fu ricordata da tutti, nei secoli dei secoli, con il nome di “La signora della Valmarecchia”
Le tre leggende: