Era inevitabile. Dopo aver rievocato il comportamento della Celere e degli studenti universitari negli anni immediatamente precedenti la contestazione, (poi venne il ’68 e non rise più nessuno ) non ho resistito al desiderio di riprendere in mano un testo che, a suo tempo, mi aveva particolarmente interessato. Si tratta di ‘A Rimini il 68 degli studenti. Storia di un inizio’ a cura di Fabio Bruschi) uscito nel 2017 (Editore Panozzo) in occasione del cinquantenario del mitico (nel bene e nel male) anno di cui sopra.
Sfogliandolo e soffermandomi sulla documentazione fotografica che accompagna i saggi di Giuseppe Chicchi, Fabio Bruschi Piero Meldini, Leonardo Montecchi, Elisa Gardini, Gianfranco Miro Gori, Jader Viroli, ho rivisto i volti ancora imberbi di tanti ragazzi (molti dei quali sono – o purtroppo furono – miei amici carissimi) che vissero in prima persona quegli esordi. E ancora una volta, ripensando al tradizionale eschimo e maglione adottato 5 o 6 anni dopo nelle Università, provo un sentimento di tenerezza ritrovando ognuno di loro ritratto in giacca e cravatta…
Come Bruno Sacchini, Cesare Biondelli e Antonio Zavoli, cattolici del dissenso, fondatori nel Circolo Maritain (1963). Come Franco Pesaresi giovanissimo sindacalista della CGIL. mentre regge uno striscione contro la guerra in Vietnam (’64). E come venti ragazzi di Gioventù Studentesca ritratti in gruppo. Nasce poi, dalla lettura di quei saggi, il dubbio che a fare il ’68 degli studenti a Rimini, siano stati soprattutto i “burdell di prit” formatisi nella “Casa della Gioventù Studiosa” di Via Cairoli. I quali, confluiti nel movimento di Gioventù studentesca (1962) si ritrovarono poi (seguendo l’asse Milano-Rimini del carismatico Don Giussani) in Comunione e Liberazione (1969). Fin qui tutto (o quasi) normale. Più singolare il fatto che alcuni cattolicissimi ragazzi di Gioventù Studentesca abbiano poi abbracciato toto corde la rivoluzione culturale cinese…
Una cosa è certa. Arrivato il 68 quasi tutti, compresi gli ex goliardi radicalizzati da Pannella, avevano perso il senso dell’umorismo. Di conseguenza ritenni che la satira possedesse, in siffatto clima, una sua peculiare ragion d’essere. Fu così che esordii nel 1969 sul volterriano e battagliero Mondo Libero, periodico che, nato l’anno prima a Padova, godeva già di una notevole diffusione nazionale. La mia collaborazione consistette all’inizio (poi vennero anche le ‘Cronache Malatestiane’) in una striscia a fumetti di tre vignette con la quale, attraverso il personaggio di ‘Markus’ baffuto e capelluto contestatore maoista, prendevo per i fondelli gli pseudo-rivoluzionari di provenienza cattolico-borghese. Quella che vi presento è la prima strip della serie. Che segnò anche l’inizio di una lunghissima affettuosa amicizia col Direttore Italo Tassinari*.
Giuliano Bonizzato
*Scomparso il 13 agosto 2022 all’ età di anni 104., dopo aver redatto sino all’ultimo i suoi graffianti editoriali.