HomeIl corsivoPovera Tosi fregata dai falsi amici, ma Cecchetto ci consolerà tutti


Povera Tosi fregata dai falsi amici, ma Cecchetto ci consolerà tutti


2 Febbraio 2022 / Nando Piccari

Non avevo avuto occasione di incontrare e conoscere di persona la Sindaca Renata Tosi, né di parlarle, prima dello scorso 25 novembre, quando venne a portare il saluto dell’Amministrazione Comunale di Riccione (nell’immagine in apertura) al convegno “Conoscere e prevenire le malattie Cardiovascolari”, presieduto dal Direttore del Dipartimento Cardiovascolare Prof. Giancarlo Piovaccari ed al quale aderiva l’Associazione Sostenitori Cardiologia Ospedaliera Riminese (Ascor).

In attesa del suo arrivo al Palazzo del Turismo mi veniva spontaneo pensare che, date le tante punzecchiature riservatele negli anni dai miei corsivi, quella sera avrebbe fatto volentieri a meno di salutarmi e farsi salutare. Ma che non potendo permetterselo, in quanto io ero lì non in veste politico-giornalistica ma di presidente di una Associazione di Volontariato, mi pareva naturale prevedere che avrebbe limitato l’approccio nei miei confronti solo al “formalmente dovuto”.

Invece no, sia nel saluto che nella successiva chiacchierata ha mostrato una cordialità che mi ha piacevolmente sorpreso e che ho ben volentieri ricambiato.

Forse sarà per questo che oggi sento di doverle manifestare la mia sincera solidarietà per essere stata vittima di turlupinatori suoi falsi amici, che l’hanno convinta a farsi coinvolgere nel ridicolo tentativo di regalarle un terzo mandato da sindaca, messo in atto dalla grezzura parlamentare di due fra i più comici legaioli: il feudatario forlivese Morrone e “l’assonorevole” Raffaelli, primattrice del nulla.

La legge è chiarissima: chi sia stato sindaco per due mandati consecutivi in un Comune con più di 15.000 abitanti non è immediatamente rieleggibile una terza volta, a meno che uno dei due mandati abbia avuto durata inferiore a due anni, sei mesi e un giorno e non a causa di dimissioni volontarie.

Ma è qui che il gatto e la volpe del leghismo nostrano hanno avuto la geniale pensata di porre rimedio a quello che Morrone ha definito «un cavillo burocratico». Confidando nel bassissimo grado di attenzione parlamentare sul chilometrico “decreto milleproroghe”, hanno tentato il colpaccio di introdurvi nel testo il seguente emendamento: «Non si intendono consecutivi quei mandati interrotti da periodi di gestione commissariale». Insieme ad un altro, che consentirebbe il terzo mandato qualora uno dei due precedenti abbia avuto una durata non più, come oggi, inferiore a due anni, sei mesi e un giorno, ma a tre anni tondi tondi.

Si sa che quando la Commissione Affari Costituzionali ha dichiarato irricevibile la cervellotica proposta, le risate dei suoi componenti si sono sentite fino nei corridoi.

Ipotizzando per un attimo che un parlamento impazzito l’avesse invece accolta, non è difficile immaginare quanti sindaci, in prossimità del terzo anno di mandato, si sarebbero fatti graziosamente sfiduciare dalla loro maggioranza, in tempo utile per usufruire del bonus introdotto da quella truffaldina minchiata.

Così definibile perché, mentre sarebbe cosa diversa, discutibile ma lecita, proporsi una modifica complessiva delle norme legislative riferite al sindaco, fa cadere le braccia voler manomettere quelle esistenti con un semplice “gioco delle tre carte”.

È un po’ come se all’articolo del Codice della Strada che prevede una pesantissima multa e il ritiro della patente a chi venga trovato a guidare con patente scaduta, si aggiungesse l’emendamento “tranne nel caso in cui l’automobilista dichiari trattarsi di semplice dimenticanza e non di scelta consapevole”.

Quest’ultima grottesca uscita del celebre duo salviniano Morrone-Raffaelli, incoraggia ancora di più gli avversari a sperare che, dopo Rimini e Cattolica, siano loro due ad impostare e dirigere anche la prossima campagna elettorale nella Perla Verde.

Sembra anzi, a questo proposito, che esponenti della componente cattolica del travagliato centrosinistra ricconese si diano il turno ad accendere ceri votivi per ottenere la grazia che quella speranza si avveri.

Al contrario, si dice che gli appartenenti alla “minoranza garbata” del centrodestra girino con in tasca il corno scaramantico, nel timore che quell’eventualità si avveri sul serio e magari Morrone, dopo Ceccarelli a Rimini, abbia già in mente qualche altro immigrato da candidare a Sindaco di Riccione.

Meno male che a portare una ventata di allegria nel preludio di quella campagna elettorale ci sta pensando Cecchetto, che a questo punto sente di non poter continuare a deludere le attese dei tanti che lo vogliono sindaco, non importa dove.

Ci aveva già provato a Misano, perché lui ama Misano, dove ha tanti amici che a loro volta lo riamano. Ora vuol provarci a Riccione, perché lui si sente di Riccione, dove ha tanti estimatori che sarebbero felici di averlo sindaco. Per questo ha lanciato un sondaggio di cui sta diffondendo il risultato, che a leggerlo dalla prima all’ultima parola non ci capisce niente; se però lo rileggi dall’ultima parola alla prima, va un pochino meglio.

È già chiaro che, andandogli male pure a Riccione, nel 2026 sarà tormentato da un dubbio colossale: o candidarsi a sfidare Jamil, dato che è un po’ come se lui ci fosse nato a Rimini, dove non c’è angolo della città in cui non risuoni dalla mattina alla sera, a Radio Deejay, quel suo tormentone: «Dormire, salutare, camminare, nuotare…» e via cantando; o invece regalare immensa gioia al milione e mezzo di suoi concittadini milanesi che l’adorano, candidandosi a succedere a Sala come Sindaco di Milano.

Perché Cecchetto ha le idee chiare: «C’è sempre una prima volta per tutti. Il primo disco. La prima azienda. La prima candidatura». E magari anche la prima (e non ultima?) batosta elettorale.

Nando Piccari