“Molto felice! Oggi esce – per Saifam Music – che ringrazio di cuore insieme a Rob Mancinelli e a tutto lo staff! – la ristampa in vinile di “Promenade” (IRA rec 1988) dei Violet Eves la mia prima band. Un album che è parte fondante della mia storia”: lo annuncia la cantante riminese Nicoletta Magalotti, NicoNote per tanti ammiratori.
“Per celebrare la grande emozione e propagarla con gioia, condivido un testo di Pier Vittorio Tondelli ❤️ apparso in “Rockstar” n.96, agosto 1988 nella rubrica “Culture Club” da lui curata”, scrive Nico sui social.
Un bacione a Firenze
Sto scrivendo davanti a una porta finestra che da su un giardino colmo di gerani fioriti, siepi di bosso, edere, vasi di piante ornamentali, una palma alta parecchi metri. (…) Eppure, come sempre, Firenze mi rapisce e mi affascina. (…) Ma qui piove, continua a piovere. E io vorrei raccontarvi di altri giri in provincia. Un pomeriggio verso il Connecticut, ad esempio, in compagnia di un caro amico con il quale ho appena sbarcato al Kennedy Airport. Ci infiliamo in una macchina e via verso il Nord. Manhattan sfila a Est con il suo contorno incredibile. Poi fermi su un ponte per il pagamento del pedaggio, una sequenza di jet, uno dietro l’altro, che entrano nello spazio visivo del nostro finestrino come per darci il loro particolare Welcome to U.S.A.
Ascoltiamo un po’ di musica. Prendo dal mio sacco la cassetta degli Swing Out Sister, ma a lui non dicono niente. Troppo morbidi forse. Provo con David Sylvian. Infine “Promenade” dei Violet Eves incisa sul retro di Morrissey che qui sta andando fortissimo, basta vedere le sue foto sui giornali, l’intervista al Village Voice, i paginoni di pubblicità. (Gli altri che van forte sono, ahimè, i Pet Shop Boys e George Michael… In ogni bar, in ogni club sempre e soltanto loro, due a destra e uno a sinistra di Nostro Signore Michael Jackson, bah!). Ecco la voce di Nicoletta Magalotti ora maliziosa come una Mina giovanissima, ora più profonda, sinuosa, calibrata. Ritmi sudamericani, solarità, Rimini e “Aria, distesa a metà tra la terra e il cielo…” . Fuori la pioggia bagna gli aceri, i faggi, gli abeti, alzando dal sottobosco un profumo freddo ma irresistibile che sa di grandi spazi e, in un certo senso, anche di libertà.