Qualche goccia sul Capodanno di Rimini, più freddo dall’Epifania
29 Dicembre 2023 / Roberto Nanni
A metà di queste festività natalizie dominate da un clima insolitamente mite e in prossimità della fine di un 2023 che conferma la regola degli ultimi anni di una circolazione a stampo prevalentemente anticiclonico, è legittimo chiedersi quando potremo attenderci un cambiamento. In un’epoca dove le stagioni invernali rimangono pressapoco al palo, al netto di brevi e fugaci passaggi perturbati più coincidenti a un clima autunnale che altro, le sorti del tempo atmosferico vengono affidate spesso alla speranza di attingere, o meno, al serbatoio di aria gelida confinato nel circolo polare artico. Vi anticipiamo fin da subito, per non alimentare false speranze in freddofili incalliti, che di freddo, almeno fino alle porte dell’Epifania, non se ne vedrà nemmeno l’ombra. Anzi, se escludiamo locali episodi di “freddo finto” (come viene definito da alcuni) prodotti essenzialmente dall’inversione termica come precursore di stratificazioni nuvolose, nebbie e smog nei bassi strati, potremmo parlare addirittura di valori termici ancora una volta oltre alle medie del periodo. E a risentirne, oltre a farne le spese maggiori l’integrità di nevai e ghiacci, sarà ovviamente il turismo in montagna e la qualità dell’aria in Pianura Padana.
Non ci sono dubbi quindi sull’evoluzione del tempo nei prossimi giorni, e se tralasciamo deboli fenomeni di pioviggine intermittente o pioggia irregolare comunque di scarso effetto che potranno verificarsi specie tra San Silvestro e la notte di Capodanno, in Emilia-Romagna non avvertiremo sostanziali cambiamenti. La veloce perturbazione prevista in arrivo il 31 dicembre sarà causata da modeste ondulazioni atlantiche che troveranno spazio attraverso il progressivo cedimento dell’alta pressione per approdare poi sull’Europa centro-orientale e interessare marginalmente la nostra Penisola. Così, le aree occidentali della nostra regione, come gran parte della fascia tirrenica, saranno maggiormente esposte a correnti umide provenienti da ovest, sud-ovest legate al transito di questo sistema nuvoloso associato a piogge, non particolarmente abbondanti ne tanto meno intense, ma che potranno risultare maggiormente diffuse lungo la dorsale appenninica di riferimento e in intensificazione sulle pianure durante la serata del 31 dicembre e le primissime ore del 1 gennaio. Successivamente, questo fronte, come è arrivato altrettanto velocemente ci abbandonerà lasciando dietro di se solo qualche nota di instabilità determinata, probabilmente, da un nuovo rinforzo della ventilazione di Libeccio che si avvertirà sopratutto in Romagna, con l’aumento delle temperature fino a 17-18 gradi.
Se per alcuni di noi il Veglione potrebbe rivelarsi bagnato altrettanto non si potrà dire per l’inizio del nuovo anno. Sebbene le correnti atlantiche continueranno ad insistere anche nei primi giorni del 2024 conferendo alle nostre latitudini una maggior dinamicità atmosferica, almeno in una prima fase non si intravedono importanti scossoni. La vivace ventilazione temperata accompagnerà con se altri impulsi nuvolosi: il primo dei quali, non particolarmente attivo, dovrebbe transitare tra la fine di martedì 2 e la mattina di mercoledì 3 gennaio apportando delle condizioni atmosferiche piuttosto variabili che lasceranno spazio a temporanee schiarite con ampi rasserenamenti specie sui settori orientali e i litorali. Di certo non mancheranno le consuete nebbie in formazione tra notte e primo mattino sulle basse pianure lungo il Po, ma il tutto in un contesto perlopiù asciutto. Il periodo verrà caratterizzato da temperature oscillanti in base all’andamento delle nubi, quest’ultime previste meno compatte ed estese rispetto agli ultimi giorni dell’anno, con conseguente mantenimento dei termometri su valori quasi stazionari (con punte oltre i 15 gradi), ma sempre al di sopra sopra delle medie stagionali anche nelle ore notturne, quando difficilmente si potranno osservare delle gelate alle basse quote.
L’epifania che il clima temperato si porta via. Sebbene questa enunciazione possa sembrare un pochino fantasiosa è frutto di un’analisi probabilistica dall’attendibilità più elevata. Una perturbazione più organizzata, secondo le attuali proiezioni, potrebbe raggiungere l’Italia tra venerdì 5 e l’Epifania con effetti in termini di piogge soprattutto al Centrosud dove dovrebbe isolarsi una depressione che alimenterà anche venti intensi. In questa fase le correnti fredde provenienti dal nord Europa dovrebbero puntare con maggiore decisione verso il Regno Unito e alimentare una depressione più bassa in grado di coinvolgere tutto il comparto iberico e successivamente anche la nostra Penisola: determinando un peggioramento più marcato del tempo con piogge abbondanti e nevicate in montagna. Se tuttavia sussiste un certo margine di incertezza, durante il successivo periodo, e più precisamente a cavallo della prima e la seconda decade (8-15) di gennaio, l’evoluzione sub-stagionale sembra propendere per un regime atlantico apparentemente negativo, ovvero, con una configurazione anticiclonica lungo il Nord Atlantico e fin sulla Groenlandia che favorirà l’affondo nel cuore del Vecchio Continente di masse d’aria artica e sul Mediterraneo la discesa di correnti settentrionali con possibile approfondimento di un’onda depressionaria. Ovviamente queste ipotesi a lungo termine, frutto di forzanti troposferiche e non dell’evento di stratwarming che si andrà a realizzare in stratosfera, saranno all’origine di un deciso cambio di circolazione in Europa a conferma di anomalie marcatamente negative benché dagli effetti limitati nel tempo. Nonostante questo scenario debba essere opportunamente valutato in fase deterministica in virtù di quanto freddo riesca a raggiungere il nostro Paese ne otterremo dei risvolti più o meno invernali.
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