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Il libro "La sala del popolo" a cura di Daniele Montebelli e Ezio Venturi


Quando a Riccione si cresceva a ballo e politica


3 Luglio 2023 / Paolo Zaghini

“La sala del popolo” a cura di Daniele Montebelli e Ezio Venturi – Casa del Popolo di Riccione / La Piazza.

Come hanno scritto Tito Menzani e Federico Morgagni (“Nel cuore della comunità. Storia delle case del popolo in Romagna”, Angeli, 2020) nel loro volume sulla storia delle case del popolo, questa può essere raccontata in modi diversi, ma in fondo c’è sempre un’unica motivazione: “Le case del popolo rimandano ad una dimensione corale, non individualista, e anzi profondamente comunitaria e intergenerazionale. Sono state luoghi in cui si sono coltivate la solidarietà, la reciprocità e il mutualismo”.

In questa affermazione ci stanno sicuramente la storia e gli uomini della Casa del Popolo di Riccione, la realtà più importante del Riminese. Non è un caso che fra i 4 casi di studio dei due Autori vi è la storia della casa del popolo di Riccione. Questa, seppur nata l’8 gennaio 1951 quando venne redatto l’atto costitutivo della società cooperativa, “poggiava su un vasto retroterra di esperienze, ben radicate nella fase prefascista”. Questo approfondimento si avvale delle ricerche già compiute da Rodolfo Francesconi ed edite nel volume “Dalla Maison du Peuple alle Cooperative Case del Popolo” (Raffaelli, 2003) e di quelle di Daniele Montebelli ed Ezio Venturi pubblicate in “Viale don Minzoni 1” (Casa del Popolo di Riccione/La Piazza, 2015). A metà degli anni ’50 l’attività della Casa del Popolo poggiava su tre contesti principali: “Il primo era quello politico, poiché era un centro di dibattito e di informazione. Il secondo era quello sindacale, dato che vi aveva stabilito la propria sede la Camera del lavoro. Il terzo era quello aggregativo e ricreativo, perché lo spazio era usato per feste da ballo e altre iniziative analoghe, anche di carattere culturale e sportivo”.

Tra i soci fondatori c’era tutto il gruppo dirigente del PCI riccionese del dopoguerra. Fu acquistato un vecchio capannone nella centrale Via Ceccarini, nella parte sopra la ferrovia, che venne ristrutturato. Qui collocarono la loro sede il PCI, il PSI, la CGIL, l’UDI e l’ANPI. La grande sala, oltre che luogo politico, divenne una grande balera popolare.

Nel 1952 venne ufficialmente inaugurata da Giuseppe Di Vittorio, Segretario generale della CGIL.
Omar Venerandi, Presidente della Cooperativa Casa del Popolo dal 2021, scrive nella Presentazione: “Questa pubblicazione vuole essere un tributo alla sala grande dell’edificio della nuova Casa del Popolo. Inizialmente era la “balera del popolo”. Ha visto intere generazioni calcare la pista della sala da ballo tra veglioni e feste. Ha ospitato anche manifestazioni sportive, oltre a quelle di natura politica. Poi, una volta cessata l’attività del ballo, l’ingresso è stato trasformato in un locale, il “Pop”, mentre la sala è stata affittata al Comune di Riccione. E’ diventata luogo per gli eventi culturali e nel tempo teatro comunale. In sostanza ha continuato e continuerà anche in futuro ad essere un luogo di aggregazione”.

Scriveva Francesconi, ripreso dagli Autori: “L’intrattenimento ha avuto due grandi funzioni: quella dell’aggregazione e della diffusione del senso di appartenenza e quella di finanziamento. A Riccione, paese di origine contadina, il divertimento si identificava con il ballo”. Della balera si occupava soprattutto Marzio Lotti (1924-2019) che per decenni svolse il ruolo di direttore del locale da ballo.

Ricorda Gastone Casadei: “Si è iniziato a danzare nel ’54-’55. Io ero segretario della FGCI e in quella sala abbiamo fatto il veglione della gioventù. E’ stato un successo con molte ragazze. Avevamo costituito la Fgci e vi avevano aderito 500 giovani. Si stava insieme con una suonata e due balli. Riuscivamo a divertirci”.
Ma aggiunge Tiziano Solfrini: “Alla sala avevamo dato un uso ambivalente. Era anche la sala della politica e delle manifestazioni sindacali”.

Edmo Vandi invece ricostruisce una rottura che Riccione ricucirà solo molti anni dopo con Dario Fo. “Un pomeriggio è venuto anche Dario Fo, però lo spettacolo ‘Mistero buffo’ non l’ha fatto. Quando è arrivato si è messo sul palco con la moglie Franca Rame, ha contato la gente che c’era, non era pieno, ci saranno state 250 persone, poi ha guardato tutti i posti vuoti, si è messo seduto e ha detto: ‘Io dove vado faccio sempre il tutto esaurito, voi qui non avete fatto la pubblicità che richiedeva la mia presenza’. Ha preso ed è andato via”. Era una partecipazione, la sua, a titolo gratuito.

Nel libro c’è anche il ricordo di Enzo Righetti, storico titolare del negozio di strumenti musicali a Riccione: “Ho iniziato a conoscere e avere un rapporto di lavoro con la Casa del Popolo a partire dal 1965. Il rapporto vero, grande l’ho avuto con Marzio Lotti. Marzio per me era come un fratello più grande, mi voleva bene, abbiamo sempre collaborato per tutto quello che gli serviva. Quando arrivava un gruppo musicale che aveva necessità di avere delle strumentazioni, io gliele prestavo”. E sul pubblico: “Si andava a ballare al ‘popolo’ perché si spendeva meno che negli altri dancing”. Si ballava da ottobre alla fine di maggio. “Certo c’erano persone che non la frequentavano per ragioni politiche”. “C’è stato negli anni un cambiamento del pubblico che frequentava la Casa del popolo. All’inizio le ragazze erano accompagnate, le mamme si sedevano tutte sul balcone, portavano la ciambella, la merenda, abitudine che con il tempo si è perduta. Dopo erano le ragazze che portavano le mamme, quando c’era il liscio. In origine a frequentare la ‘balera’ erano le famiglie, dopo solo i ragazzi”.

Il volume curato da Montebelli e Venturi (e arricchito da centinaia di foto) ci racconta la storia di uno dei luoghi della socialità riccionese dal dopoguerra ad oggi. Passato più volte attraverso il cambio del nome (Balera Dancing Casa del Popolo, Dancing Perla verde, Maxi Club, Punto Club, Pop, Sala Centrale, Casbah, Teatro del Mare, Spazio Tondelli), la Casa del Popolo di Riccione è in attesa oggi, grazie all’accordo con il Comune, del completamento dei lavori di ristrutturazione e ammodernamento dell’immobile per l’avvio di una nuova stagione di attività culturali promosse dall’Amministrazione Comunale riccionese.

Paolo Zaghini