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Quando i Mussolini venivano a Riccione


28 Agosto 2022 / Paolo Zaghini

Giuseppe Lo Magro: “I Mussolini, Riccione, i Riccionesi. Le vacanze della famiglia del Duce nella “Perla Verde””- La Piazza

“E’ una raccolta di fatti accaduti a Riccione negli anni che vanno dal 1926 al 1943, legati alle vacanze estive della famiglia Mussolini. Pura cronaca del coinvolgimento di Riccione e dei riccionesi con ospiti tanto illustri per lavoro, interesse, amicizia, obbligo, opportunità. C’è chi si è trovato a suo agio, chi si è adattato, chi si è ribellato, chi è caduto in disgrazia”.

Giuseppe Lo Magro, riccionese doc, classe 1945, storico presidente de la “Fameja Arciunesa” per 18 anni, autore di una quarantina di libri di storia locale e sul dialetto, autore di tutte le commedie dialettali portate in scena dalle Compagnie “I Arciunis”, “L’Almadira” e la “Rungaja” dal 1978 ad oggi. Con questa sua nuova pubblicazione Lo magro ci racconta cronologicamente la presenza del Duce e della sua famiglia per una ventina d’anni a Riccione.

Mussolini, nato nel 1883, fa la sua prima comparsa nella cittadina romagnola nel 1911, quando ancora era solo una frazione di Rimini, nelle vesti di dirigente socialista.

Il 28 ottobre 1922, subito dopo la Marcia su Roma dei fascisti, Mussolini divenne Capo del Governo. Tra i suoi primi atti la firma del Regio Decreto sul distacco di Riccione da Rimini, assieme al Re Vittorio Emanuele III, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 17 novembre 1922.

Dopo le elezioni per la nomina del primo Consiglio Comunale il 14 ottobre 1923, nella prima seduta venne eletto Sindaco Silvio Lombardini e contestualmente venne conferita al Duce la cittadinanza onoraria.

Dopo due estati di vacanze estive trascorse a Cattolica con la famiglia (nel 1924 e nel 1925), dal 1926 il luogo prescelto per la villeggiatura al mare divenne Riccione. Artefice di questa scelta fu il conte Felice Pullè “che aveva conosciuto Mussolini durante la Grande Guerra”. La famiglia Mussolini fu ospite nel 1926 nella villa del conte Terzi, di fronte all’Hotel des Bains, poi nel 1927, sino al 1932, venne scelto l’Hotel Al Lido di Domenico Galavotti su Piazzale Roma. Nel 1933 si trasferirono invece all’Hotel Milano Helvetia, diretto da Pietro Tontini, “ex commilitone di Benito durante la Grande Guerra”.

Ma donna Rachele, dopo otto anni di estati a Riccione in albergo, decise di volere una propria casa al mare. “Con risolutezza sceglie quella che aveva già adocchiato da tempo e che considera ideale per la sua famiglia. Ampia, con giardino sul mare. La villa posta in Viale Vittorio Emanuele III ex villino marchese Beccadelli, allora di proprietà della signora Giulia Galli Bernabei, è una costruzione modesta e richiede modifiche importanti”. Il rogito d’acquisto venne firmato il 2 luglio 1934. Venne pagata 170.000 lire. “L’investimento era possibile grazie ai guadagni di suo marito Benito come giornalista della prestigiosa rivista americana ‘Fortune’. Gli era giunto infatti un assegno di 400.000 lire che il Duce voleva devolvere alla ONB-Opera Nazionale Balilla. Donna Rachele, con la complicità dell’amministratore, trattenne la quota necessaria all’acquisto della villa e inviò il restante alla ONB. Il Duce all’oscuro di tutto credeva che la Villa fosse un dono dei riccionesi (!?)”.

La narrazione di Lo Magro ci racconta dei bagni al mare del Duce sempre circondato da folle che volevano vederlo, toccarlo. Nel 1937 il podestà Frangiotto Pullè affisse un manifesto che diceva: “Il Duce è a Riccione. Egli è sulla nostra spiaggia per riposare. Il suo riposo deve essere rispettato (…). Può essere doloroso comprimere il proprio entusiasmo ma il sacrificio è largamente compensato dal pensiero di aver fatto cosa gradita al Capo”.

Per garantire la sicurezza di Mussolini a Riccione c’erano 150 elementi fissi che, nei periodi di permanenza, potevano arrivare a 300. “Tra questi ultimi c’erano quelli della ‘Guardia presidenziale’, rigorosamente in nero, che spuntavano da ogni angolo, cosicchè i riccionesi presero a chiamarli ‘furnarèin’ (scarafaggi)”. “In linea di massima Rachele non voleva nessuno attorno, niente gerarchi o burocrati, neppure se era presente Benito. In caso contrario tutti sapevano che avrebbero incontrato il suo disappunto. Quella che proprio non sopportava era la scorta che il Duce le imponeva in spiaggia: un agente per ogni figlio e due per lei”.

Lo Magro nel racconto cronologico ci parla dell’inaugurazione della Casa del Fascio avvenuta il 14 agosto 1929 con taglio del nastro da parte di Edda Mussolini; del “Gran Ballo della Stampa” il 20 agosto 1929 al Grand Hotel di Riccione, di proprietà di Gaetano Ceschina ed inaugurato poche settimane prima, il 4 agosto: “un evento unico di portata regionale, promosso dal sindacato fascista dei giornalisti dell’Emilia-Romagna”; della presenza dello yacht “Aurora”, la nave di rappresentanza del Capo di Governo italiano, fuori del porto di Riccione al comando del Capitano di Vascello Luciano Bigi (1898 Morciano di Romagna-1988 Riccione); della inaugurazione della sede del Club nautico il 25 luglio 1934; dell’idrovolante Savoia Marchetti che il Duce pilotava di persona (“quando dondolava, placido come un gabbiano, presso la riva della spiaggia di Riccione a fianco di Piazzale Roma, era chiaro segno che il Capo dello Stato era in vacanza con la famiglia a Villa Mussolini”); dell’incontro a Riccione, nelle sale del Grand Hotel, con il cancelliere austriaco Englebert Dolfuss il 19 e 20 agosto 1933; la famiglia Dolfuss era in vacanza a Riccione quel 25 luglio 1934 quando giunse la notizia che il Cancelliere era stato assassinato a Vienna (il Duce arrivò “subito a Riccione e con Donna Rachele si recarono a Villa Santangelo per portare solidarietà e rincuorare i giovanissimi figli e la vedova”); del boom delle colonia marine avvenuto a partire dal 1930: “il regime fascista ne costruisce oltre 300 lungo le coste italiane e Riccione e la Riviera Adriatica sono tra le località preferite”; del primo libro sulla storia di Riccione a cura di Giuseppe Borghi (“Riccione. Origini e sviluppi di un centro balneare”, Comune di Riccione, 1935 ristampato da La Famija Arciunesa nel 2002); del Premio Riccione per il Teatro ideato nel 1939 da Vittorio Mussolini; e di tanti altri avvenimenti accaduti in quel ventennio.

Il libro di Lo Magro è ricchissimo di notizie (ed immagini) anche sui principali protagonisti di quegli anni. Sono decine e decine di schede biografiche. Tra queste quelle di Silvio Lombardini, il primo Sindaco; di Gaetano Ceschina, l’imprenditore milanese che operò per anni su Riccione; di Marcello Dudovich, l’inventore della grafica pubblicitaria riccionese; di Felice Carlo Pullè, il “medico dei poveri”; di Frangiotto Oddone Maria Pullè, podestà di Riccione dal 1932 al 1941; di Gea della Garisenda, cantante lirica; di Max Springher, direttore d’orchestra; di Vittorio Cicchetti, il giardiniere di Riccione; di Claretta Petacci, l’amante del Duce; di Guglielmo Mulazzani, detto “Gumin”, comunista anarchico, il nemico n. 1 per la polizia fascista; di don Giovanni Montali, arciprete di San Lorenzo in Strada; di Sebastiano Amati, tra i pionieri del turismo riccionese; di Nissim Matatia, il capofamiglia dei vicini ebrei scomodi di Villa Mussolini.

Lo Magro non commenta, ci racconta semplicemente i fatti. Quello che fa è mettere a disposizione degli storici date, fatti, personaggi della Riccione del ventennio fascista. Un repertorio prezioso per chiunque volesse approfondire la storia riccionese di quegli anni.

Paolo Zaghini