1.a domenica di Quaresima, finalmente!
Tutte le occasioni sono buone per far finta di far festa. Si celebra il cane, il gatto, il pappagallo, la nonna, mia zia, fra cazzo di Cantiano. Si inventano ricorrenze che non ci sono, cuoricini a go-go, like a vanvera, vuoti a perdere. Sono nato quando la Quaresima era impegnativa e le diete a punti non andavano di moda. Il Venerdì valeva per tutto l’anno e non si poteva mangiare carne e derivati (neppure il brodo). Era il venerdì magro. Non è che gli altri giorni il grasso colasse, solo la Domenica si santificava con le tagliatelle verdi e il pollo con le patate. Il passato è passato, come dice Davide Pioggia il filosofo di Coriano.
E’ il presente che fa paura: mala tempora currunt, sed peiora parantur.
Tutto inizia dalla soppressione della lingua madre, quando decisero, quei somari, che la lingua di Cicerone andava eliminata, quando le chitarre sostituirono il Gregoriano, quando le litanie divennero palesi. Iniziò il declino che mai avrei pensato potesse essere così veloce. La Quaresima è tempo di riflessione, rinuncia, silenzio. Mercoledì sono andato e ho abbassato il capo per ricevere dal Vescovo Nicolò, le sacre Ceneri. Lo faceva mio babbo, mio nonno e anche il nonno di mio nonno. Si chiama tradizione, meglio ancora Fede. I rurali l’hanno sempre avuta, e speriamo la mantengano ancora.
Rurali sempre,
Enrico Santini