Se fate su Google una ricerca sui fantasmi negli alberghi riminesi – non siamo a Halloween, ma la fine delle vacanze invernali come periodo triste e spettrale non scherza – troverete solo risultati ben poco soprannaturali, riguardanti truffe ordite da albergatori o clienti che si dileguano come per magia al momento di saldare il conto.
Ma provate a chiedere a qualcuno che lavora abitualmente negli hotel e nei residence della riviera se ha mai percepito presenze inquietanti in qualche camera o nei corridoi: non è detto che la domanda venga snobbata con una risatina e un’alzata di spalle. Gli alberghi in generale sono gli edifici più infestati dagli spiriti. E non solo in film come Shining.
Il mondo pullula di resort maledetti che devono la nomea non a tariffe esose o a scarafaggi nel bagno, ma all’aura nera che li circonda e spesso si manifesta in fenomeni inquietanti. A volte è conseguenza di eventi luttuosi, antichi o recenti.
Nello scozzese Airth Castle Hotel circolano ancora i fantasmi di una bambinaia e dei piccoli affidati alle sue cure, periti in un terribile incendio nel XVII secolo; molto più frequentato dagli spettri il Taj Mahal Palace Hotel di Mumbai, dove pare si aggirino le ombre inquiete delle 167 vittime dell’attentato del 2008, più quella dell’ingegnere inglese che costruì l’edificio, W. A. Chambers, morto suicida dopo aver scovato un’imperfezione nel suo progetto.
Altre volte l’albergo sconta una precedente sinistra destinazione dell’edificio a luogo di sofferenza: è il caso di due celebri hotel di New Orleans, il Provincial, ex ospedale di guerra, e il Bourbon (ex orfanotrofio), del Diplomat di Bagujo, Filippine, ex luogo di tortura della polizia segreta giapponese, e del Grand Hyatt Hotel di Taiwan, uno dei luoghi più infestati del pianeta, sorto su un’antica prigione di guerra. Poi ci sono gli alberghi prediletti dai suicidi, come l’Hotel del Salto (nomen omen) a strapiombo sul Rio Bogotà, in Colombia, e la lunga lista di hotel, dalla Norvegia al Canada, segnati dai suicidi o dalle tragiche morti accidentali di giovani spose in luna di miele.
In Italia i tre alberghi spettrali più raccomandati dai ghostbusters sono tre, uno nel Lazio, visitato dal fantasma di Nerone, morto da quelle parti, uno a Firenze, con un’allegra famigliola di spettri che di tanto in tanto si fa sorprendere in giro per le camere, e il terzo a Verona, un’antica dimora gentilizia in cui si palesa lo spirito dell’antico proprietario, le cui ceneri vennero disperse durante una scorreria nel 1848.
Ma pare che anche a Rimini non manchino gli alberghi in cui «ci si sente», anche se nella capitale del turismo di massa non possiamo pretendere di incrociare fantasmi di castellane inquiete o di feudatari incazzosi. Sono anime tormentate senza nome e tutto sommato innocue, che scambiano le pile di biancheria pulita sui carrelli delle cameriere, suonano l’allarme in camere vuote, chiamano l’ascensore da piani dove non dovrebbe esserci nessuno, fanno cadere piatti quando l’essere vivente più vicino è a due metri di distanza.
Si comportano più da folletti birichini che fantasmi, a dire il vero. O forse solo da fantasmi in vacanza, che vogliono solo divertirsi. Facciamolo sapere alla povera Azzurrina, che se ne sta a giocare a palla nelle segrete del castello di Montebello: potrebbe concedersi una volta tanto un weekend al mare e imparare a giocare con l’ascensore in qualche albergo. Potrebbe diventare la rivale nostrana di Mercoledì, la spettrale eroina della serie più cult di Netflix.
Lia Celi