HomeCronacaIn quel cuore di Rimini dove festeggiano solo i topi


In quel cuore di Rimini dove festeggiano solo i topi


8 Luglio 2018 / Lia Celi

«Era una casa molto carina, senza il soffitto, senza cucina, non si poteva entrarci dentro perché non c’era il pavimento». Stava in via dei Matti numero zero la casa cantata da Rodari-Endrigo, e quando devo riferire il mio indirizzo a volte mi viene da indicare la stessa strada, via dei Matti, magari con un numero civico dispari, visto che la casa senza tutto tranne i muri sta di fronte alla mia.

Oddio, «senza tutto» è un’esagerazione, perché questa casa, un edificio a tre piani incassato fra altri due palazzi di via Bertani, in realtà di cose ne ha parecchie: finestre rotte, cornicioni cadenti, una facciata scrostata pietosamente impacchettata con un reticolato per impedire che i calcinacci cadano in testa ai passanti, come è già successo.

Magari dentro c’è anche qualcosa di simile a un pavimento e a una cucina, ma gli unici in possesso di informazioni recenti sono i topi che da anni ne sono gli unici inquilini, o meglio, gli unici inquilini appartenenti alla classe dei Mammiferi – sarà sicuramente più cospicua e variegata la rappresentanza degli Artropodi: ragni, insetti e scorpioni, per non parlare degli abitanti dell’attico, un clan di piccioni grassi, chiassosi e prepotenti come i Casamonica.

Sfortunatamente, il ratto che di recente mi sono ritrovata sulla porta di casa non era in vena di confidenze: era troppo occupato ad agonizzare, e tutto dal suo aspetto faceva pensare che in quella casa nemmeno i sorci facciano una gran vita.

Abito in via Bertani da abbastanza tempo per aver intravisto il presunto ultimo proprietario di quell’immobile spettrale, un vecchietto sciroccato che viveva solo e ospitava barboni di passaggio senza troppe pretese igienico-estetiche. Poi il vecchietto si è trasferito definitivamente nella Grande Casa Lassù, ma nella sua dimora terrena, lercia, diroccata e malamente chiusa da un catenaccio, era tutto un viavai di dropouts che facevano pipì anche se non c’era il vasino lì, sempre per citare la canzoncina.

Finché pure i barboni hanno capito che c’erano modi più divertenti per per prendersi una brutta malattia. Si favoleggia che gli eredi del vecchio vivano in Australia, dove probabilmente chi abbandona al degrado una casa di sua proprietà tanto da far precipitare il valore delle case circostanti e da mettere in pericolo l’incolumità dei passanti si vede confiscare l’immobile – se questo si trova in Australia.

Nel nostro Comune finora si è preferito ignorare le petizioni degli abitanti della zona, forse sognando che un giorno qualche celebre regista di horror, di passaggio per via Bertani, si innamorasse della catapecchia e la scegliesse come location di un suo film: le scene di massa con i topi e l’assalto delle tarantole sarebbero state a costo zero.

Ora pare che in via dei Matti numero zero qualcosa si stia muovendo, grazie ad alcuni nuovi residenti più tenaci e agguerriti. Ma la derattizzazione non sarà cosa facile: visti i tempi di acuta sensibilità verso gli animali, probabilmente il Comune intende scartare soluzioni troppo aggressive e intende contattare il pifferaio di Hamelin.

Lia Celi www.liaceli.it