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Il libro di Laura Rossi e Verter Casali "Pietro Franciosi maestro di vita democratica"


Quel padre nobile della Repubblica di San Marino


10 Luglio 2023 / Paolo Zaghini

Laura Rossi, Verter Casali: “Pietro Franciosi maestro di vita democratica” Fondazione XXV Marzo – San Marino.

La sinistra sammarinese ha due grandi “padri nobili”, artefici della costruzione della Repubblica e patrocinatori delle libertà democratiche nei suoi ordinamenti: Pietro Franciosi (17 giugno 1864-21 dicembre 1935), tra i fondatori del Partito Socialista a San Marino, e Gino Giacomini (1878-1962) socialista e Ministro degli esteri dei governi di sinistra. Ma a questi aggiungerei anche il leader comunista Gildo Gasperoni (1906-1994) su cui, al contrario degli altri due, molto poco si è scritto sulla sua lunghissima attività politica in Repubblica.

Laura Rossi, ex direttrice della Biblioteca di Stato sino al 2014, e Verter Casali, ex docente ed autore di numerosi volumi di storia sammarinese, hanno riepilogato per conto della Fondazione XXV Marzo la straordinaria vita politica di Franciosi.

La Fondazione XXV Aprile è un ente culturale costituito nel 1997 per volontà e con i mezzi della cooperativa Titancoop. Scopo principale della Fondazione è il riordino e la conservazione degli archivi storici prodotti dagli enti privati (sindacati, partiti, aziende, associazioni) e degli archivi personali, riguardanti in particolare la storia del lavoro e dell’associazionismo, ma anche la storia politica della Repubblica di San Marino.

Fra le pagine del “Diario” di Franciosi, all’età di 60 anni, nel 1923 così scriveva di sé: “Socialista tutt’altro che estremista, che ha sempre svolto opera altamente educativa ed istruttiva, dando vita e vigore alle migliori istituzioni della Repubblica pagando sempre di persona e rimettendo sempre del proprio”. E ancora: “Pubblicista, propagandista, dirigente di partito, amministratore pubblico, educatore aborrente da ogni fattispecie di violenze, tutto pervaso di socialismo turatiano, avversatore in ogni tempo di tutte le infatuazioni, rivoluzionarie e catastrofiche – tanto da essere chiamato anche dai miei compagni di fede il moderato e il pompiere -, sostenitore sempre dell’indipendenza assoluta della mia piccola Repubblica, mancante di ogni e qualunque titolo all’ostilità del locale fascismo, fui fatto segno fin dal suo sorgere ad un odio implacabile da parte dei suoi dirigenti”.

Questa auto descrizione ci restituisce la figura storica del primo propugnatore dell’Arengo del 25 marzo 1906 (ovvero l’iniziativa popolare che segnò la fine del regime oligarchico di San Marino radicato da secoli) e uno dei padri storici del socialismo sammarinese. Contrario alla rivoluzione russa del 1917, temutissimo dai fascisti locali che più volte lo aggredirono e lo malmenarono, praticamente lo condannarono alla reclusione casalinga sino alla sua morte nel 1935. Definì il Partito fascista sammarinese, guidato dai fratelli Gozi: “Un partito trasformista, reazionario e furfante assai”. “La politica fu una passione espressa da Franciosi per tutta la vita, o almeno finché non fu zittito dal governo fascista che, andato al potere, lo isolò in casa sua”.

Scrivono gli Autori: “Fra i contemporanei di Franciosi non vi è a San Marino altro personaggio pubblico che abbia lo stesso spessore culturale e la stessa incisività sociale, la stessa pervasività in termini di partecipazione agli organismi di gestione della cosa pubblica e di apporto fattivo in ogni settore della società: basti solo pensare alla sua produzione storiografica e pubblicistica, alla moltitudine di scritti per le occasioni più diverse”.

Fra i tanti aspetti messi in rilievo dagli Autori, il capitolo sull’anticlericalismo è molto interessante. “Pietro Franciosi, positivista e ‘antireligioso nel senso scientifico della parola’, come si autodefiniva, ha sempre collocato la laicizzazione dello Stato tra le priorità riformistiche da conseguire perché sosteneva che a San Marino, comunità nata da una medievale tradizione sacra e dall’eredità scaturita direttamente da un santo, la Chiesa era più potente che altrove, e soprattutto condizionava da sempre la politica, il sistema istituzionale e le periodiche celebrazioni dello Stato, come, per fare solo un esempio, il semestrale insediamento dei Capitani Reggenti”.

In tanti suoi articoli dedicati a questo tema, ciò che emergeva era la consapevolezza “del forte legame dei Sammarinesi col cattolicesimo, ma ora si era sviluppata una minoranza che voleva ‘emancipare i suoi simili da quest’ultimo avanzo d’oscurantismo’, cioè dai culti e dall’ingerenza della Chiesa nelle faccende statali. Lo Stato non doveva avere una Chiesa ufficiale”.

L’ultimo capitolo del libro è dedicato alla “fortuna” postuma di Franciosi nel dopoguerra: “Dopo tanti tormenti e mortificazioni subiti in patria dal professore dal 1922 fino alla morte, da quel momento la sua figura risorgeva solenne e quasi santificata. Il ricordo di Franciosi venne rinnovata periodicamente sui giornali degli anni successivi, in particolare in vista della ricorrenza dell’Arengo del 25 marzo 1906, considerato prevalentemente una sua creatura”.

A Franciosi è stato riconosciuto in questi ultimi decenni il merito di essere stato colui che più di ogni altro si è speso per la riconvocazione dell’Arengo del 1906, considerata pietra miliare dello sviluppo della democrazia a San Marino, come tale celebrato anche in occasione del Centenario nel 2006.

“Ebbe sempre quale meta / Non quanto poteva chiedere / Alla patria ma quanto / Per essa e per il suo popolo / Poteva dare con sacrificio / E con dedizione” (Iscrizione su pietra davanti alla tomba di Pietro Franciosi, nel cimitero sammarinese di Montalbo).

Paolo Zaghini