Quel Pedretti che scoprì le grotte di Santarcangelo
2 Gennaio 2022 / Paolo Zaghini
Edoardo Maurizio Turci: “Luigi Renato Pedretti” – Il Ponte Vecchio.
Il giornalista-pubblicista Turci ci consegna un volume biografico su Luigi Renato Pedretti voluminoso (oltre 450 pagine), arricchito da qualche centinaio di splendide foto. Ma la domanda che mi sono posto è stata: ma chi era costui da meritarsi così tanta fatica? Eppure una risposta l’avrei dovuta avere perché quando i figli di Quondamatteo regalarono alla Biblioteca Comunale “Battarra” di Coriano i libri del padre Gianni, schedai una decina delle sue opere facenti parte della donazione.
Luigi Renato Pedretti (1885-1973), fu “impiegato comunale, militare con due guerre mondiali sulle spalle, emigrante, segretario comunale, storico, ricercatore, giornalista-pubblicista, poeta e, più in generale, un pioniere del turismo culturale a Santarcangelo”. Nacque a Gatteo, frequentò la Scuola Tecnica “Barbaro” di Savignano sul Rubicone, fu un assiduo utente della Biblioteca Malatestiana di Cesena. Dal 1903 al 1906 fu militare nel Regio Esercito, dal 1908 al 1911 emigrò negli Stati Uniti, rientrato in Italia trovò lavoro a Riccione presso l’Impresa Elettrica. Nel maggio 1915 partì volontario per la Prima Guerra Mondiale e rimase militare sino al 1918. Al suo rientro svolse funzioni di segretario comunale presso diversi comuni sino al 1925, per divenire poi responsabile dell’Ufficio di stato civile nel Comune di Santarcangelo sino al 1950. Con la pausa per il nuovo arruolamento dal 1941 al 1944.
Padre del poeta e scrittore santarcangiolese Nino (1923-1981) e zio dello scrittore e giornalista di Gatteo Ezio Camuncoli (1895-1957).
“A quasi cinquant’anni dalla sua scomparsa, gli va riconosciuto di aver disinteressatamente speso la sua vita per lo studio del passato di tutti i luoghi dove ha vissuto ed operato. Questa sua passione lo ha portato a spaziare dall’archeologia alla storia, dall’arte all’antropologia, dalla poesia al romanzo, dalla storia locale al recupero di monumenti storici rilevanti, dal giornalismo all’impegno sociale per la valorizzazione culturale, monumentale e turistica di Gatteo, Santarcangelo di Romagna, non solo”.
Nel 1912 pubblicò il libro “I primordi di Gatteo attuale”, il primo di una cinquantina di volumi da lui scritti fino al 1972. Molti di questi dedicati ai monumenti di Santarcangelo e alle sue grotte (“Grotte esistenti in Santarcangelo. Loro ubicazione e orientamento” del 1936, “Archeologia e miti in Santarcangelo di Romagna” del 1957, “Santarcangelo di Romagna ed i cento millenari Ipogei Tufacei nella trattazione storica” del 1961, “Le grotte e la Pieve di Santarcangelo di Romagna” del 1970).
“Il Pedretti era un personaggio eclettico, bizzoso, permaloso, di certo ipersensibile come buona parte delle persone che non vedono il proprio talento riconosciuto”. Turci per la scrittura di questo volume a Lui dedicato è ricorso agli ampi fondi biografici e documentari lasciati da Pedretti in dono alle biblioteche di Romagna (Rimini, Cesena,Santarcangelo). Presso la Gambalunga il fondo Pedretti è costituito da circa 900 pezzi (libri, opuscoli, dattiloscritti, ritagli di giornali), cartoni di documenti (solo parzialmente inventariati), materiali fotografici, stampe riguardanti la Romagna e, in particolare, l’area di Santarcangelo di Romagna (specie gli studi sulle grotte tufacee), Gatteo e Sant’Angelo, mentre il fondo a Santarcangelo è costituito da 554 pezzi: libretti d’opera e 59 buste di materiale sciolto: lettere, documenti personali, appunti manoscritti, ritagli di giornale.
I beni culturali dei quali si occupò prevalentemente furono le grotte tufacee di Santarcangelo (“ma più correttamente trattasi non di grotte naturali bensì di ipogei, cunicoli scavati dall’uomo nell’arenaria e nell’argilla”), il castello di Gatteo, la Chiesa di San Rocco, il campanile della chiesa di Sant’Antonio abate, la chiesa di San Lorenzo a Gatteo, il santuario di Fiumicino, la chiesa di Sant’Angelo in Salute, la rocca malatestiana e la piazzetta delle monache a Santarcangelo. Il suo impegno storico e culturale fu sempre abbinato alla promozione turistica della Città Clementina, operando in stretta sinergia con la locale Pro Loco.
Fu il primo ad interrogarsi sull’origine delle grotte santarcangiolesi, collocate nel cuore del paese. “Pedretti è sempre stato convinto che non si trattasse di semplici cantine ma di luogo di culto antichissimi con alcuni tratti comuni”. Ma la funzione reale di queste grotte è “un tema dibattuto e ancora sub judice”. Anche se, dopo una visita compiuta il 27 settembre 1949, l’archeologo Amedeo Maiuri, sovrintendente alle Antichità di Napoli e del Mezzogiorno, inviato dal Ministro alla Pubblica Istruzione Guido Gonnella, scrisse nella sua relazione: “Le grotte tufacee di Santarcangelo rappresentano una delle più singolari testimonianze dell’architettura rupestre eremitica e, storicamente, un prezioso elemento per lo studio dello sviluppo del monachesimo orientale in Italia”.
Pedretti continuò a sollecitare per decenni archeologi, studiosi, istituzioni culturali per ottenere nuove certezze sulla storia, e le funzioni, delle grotte. Sollecitando contemporaneamente l’Amministrazione Comunale ad intervenire per la tutela e la valorizzazione a fini turistici delle stesse.
“Le grotte non le ha inventate Pedretti, esistevano da secoli, solo che prima di lui nessuno se n’era accorto oppure non aveva data eccessiva importanza (…) non è l’essere i primi a vedere qualcosa di nuovo, ma il vedere come nuovo ciò che è vecchio, conosciuto da sempre, visto ma trascurato da tutti”.
“E’ giusto riconoscere che Renato Pedretti ha impegnato la sua vita per l’interesse pubblico, e sicuramente nella sua esistenza – per tutta una serie di incomprensioni, in gran parte legate al carattere non agevole – ha ricevuto probabilmente meno, rispetto a ciò che ha dato, o cercato di offrire, con sacrificio e totale disinteresse”.
Paolo Zaghini