Quella contea nel Montefeltro così piccola e così ricca di gloria e arte
23 Dicembre 2024 / Paolo Zaghini
Girolamo Allegretti: “Gli Oliva. Le armi, il denaro, le arti” Società di Studi Storici per il Montefeltro.
L’incipit dell’ultimo volume di Girolamo Allegretti riassume in poche righe un denso volume di storia di un territorio fra Romagna e Marche: “Quella dei conti di Piagnano è stata fra le ‘signorie minori’ fiorite numerose in Appennino nel basso medioevo, una delle più notevoli e singolari. Nonostante l’esiguità, demografica ed economica, e l’irrilevanza strategica dei loro domini, gli Oliva (come presero a chiamarsi a fine ‘300) seppero farsi onore come ‘officiali’ di altissimo livello (podestà, capitani di giustizia, senatori, governatori) nelle maggiori città del Centritalia prima e poi come ‘condottieri’, valorosi e leali, contesi dalle maggiori potenze”. La casata si estinse nel 1571 con la morte in battaglia dell’ultimo giovane conte. “Straordinario è poi il loro lascito monumentale” a Piandimeleto, a Montefiorentino. “Una tradizione colta e civile, culminante nella figura di Carlo I” (1448-1495).
Allegretti, 86 anni (è nato nel 1938), è un noto storico, presidente della Società di studi storici per il Montefeltro, ne ha diretto dal 1989 al 2009 la rivista “Studi montefeltrani”; autore di numerose pubblicazioni, ha inoltre ideato e diretto “Costellazione”, collana di agili monografie sui centri minori del comune di Pesaro, e la collana in nove volumi “Storia dei castelli della Repubblica di San Marino”. La sua riflessione storica sconfina su luoghi, territori, personaggi e fenomeni di Marche Romagna Toscana e Lazio.
Il lavoro per redigere questo suo ultimo volume è durato anni, scavando in archivi di mezza Italia, ma, come scrive nella Premessa, la storia di questa famiglia è stata difficile da ricostruire “perché a fronte di tanta ricchezza monumentale, sta un abissale vuoto documentale”. “Indagini a tappeto negli archivi e nelle biblioteche dell’Italia centrosettentrionale (compresi Vaticano e San Marino) (…) hanno consentito di allargare e approfondire considerevolmente la conoscenza dei personaggi, non pochi dei quali finora affatto sconosciuti o noti solo di nome, e delle vicende e dei contesti”.
Sono una dozzina di castelli quelli che ricaddero sotto la signoria degli Oliva fra la metà del ‘200 e il ‘500: la contea si divideva fra le medio-alte valli del Marecchia e del Foglia, in mezzo il massiccio del monte Carpegna. “Nell’insieme si tratta di poca cosa”, intorno ai 60 kmq, “un arcipelago di 8 isole (che oggi fanno parte di 7 comuni dislocati in 3 regioni)”. Nei castelli una popolazione di poco superiore ai tremila abitanti. Fra i castelli di proprietà degli Oliva quello di Petrella Guidi in Valmarecchia. La ‘capitale’ della contea era il castello di Piagnano, anche se il centro più consistente era Piandimeleto, sul fiume Foglia.
Allegretti ricostruisce con pignoleria, sulla base dei documenti a disposizione, la genealogia della famiglia Oliva: dal primo Bisaccione sino a Ugolino IV. Ma l’attenzione maggiore viene dedicata a Carlo I, che ricevette da giovane “una compiuta istruzione a Rimini alla corte dei Malatesta”.
Prima a fianco del padre Gianfrancesco e poi da solo Carlo divenne uno dei capitani più in vista, al servizio del Papato e del duca d’Urbino, e poi dal 1489 agli ordini di Lorenzo de’ Medici che lo mise a capo della guarnigione d’Arezzo per tre anni. Seguirono due anni di impegno nel costruire il suo palazzo fortificato in quel di Piandimeleto. Dall’estate del 1494 entra al servizio della Repubblica di Venezia, a capo di uno dei contingenti militari più numerosi al servizio della Serenissima. Con i suoi 450 uomini il 6 luglio 1495 partecipò alla battaglia di Fornovo: lo scontro fra gli eserciti della Lega italiana (Venezia e Milano) contro l’esercito francese di Carlo VIII sceso in Italia fu durissimo, dall’esito controverso. Ma Carlo VIII lasciò sul terreno un gran numero di uomini e il ricchissimo bottino della vittoriosa spedizione in Campania. “Fu questo per Carlo il momento più alto – e ultimo – della sua carriera di condottiero”. Tre mesi dopo Carlo morì “di malattia” a Pavia, con la guerra ai francesi ancora in corso.
Con la morte di Carlo “da Piandimeleto non partivano più lettere per le cancellerie italiane; vedova e figli non potevano minimamente interessare il mercato delle condotte e degli offici, che aveva innervato la contea negli ultimi centoventi anni e fatta grande molto al di là delle sue dimensioni delle sue risorse della sua rilevanza strategica”.
Il libro prosegue con un esame dei rami collaterali della famiglia, con un approfondimento sui beni monumentali di Piagnano, Piandimeleto, Montefiorentino e con un saggio finale su il Montefeltro nel Medioevo.
Paolo Zaghini
(nell’immagine in apertura: la pala di Giovanni Santi padre di Raffaello nel convento di Monte Fiorentino del 1489, a destra il committente conte Carlo Oliva)