Due premesse. La prima: alcuni anni fa, nell’estate del 2014, organizzai per la Fondazione Rimini Democratica per la Sinistra la mostra alla Festa provinciale del PD dedicata alle donne comuniste: “Libere uguali differenti. Le donne nel PCI Riminese, 1949-1991”. Mostra e catalogo di grande successo. Ma con un serio, seppur amichevole, rimprovero che mi giunse da parte delle numerose amiche che erano state impegnate negli strumenti di comunicazione della Federazione Comunista Riminese e che nella Mostra e nel catalogo non avevano trovato neanche una citazione. Non voglio oggi riparare a quella omissione, ma mi sembrava giusto sottolineare quel giusto richiamo. La seconda: io Radio San Marino l’ho venduta alla fine del 1985 in quanto responsabile del Dipartimento Informazione insieme all’amministratore della Federazione Stefano Cevoli. Per dire solo che fui esecutore di decisioni politiche assunte collegialmente dal Partito per far fronte alla difficilissima situazione economica in cui si era venuto a trovare.
Detto questo proverò a raccontare sinteticamente una delle più belle avventure giornalistiche vissute a Rimini nella prima metà degli anni ’80. Lo farò avvalendomi del ricco materiale documentario presente nella tesi di laurea in Storia contemporanea di Patrizia Lanzetti discussa nella sessione dell’Anno accademico 2012-2013 all’Università di Bologna (relatore prof. Paolo Capuzzo).
La Corte Costituzionale nel 1976 liberalizzò l’etere. Sulla base di questa sentenza nacquero in tutta Italia le “radio libere”. Il PCI non colse subito la portata di ciò che stava succedendo a seguito di questa sentenza in giro per l’Italia. Sarà solo dopo il seminario che organizzò ad Ariccia nel gennaio 1978 che iniziò a promuovere e a sostenere radio a lui vicine. Con un problema di fondo: strumenti di propaganda o di informazione, emittenti di partito o democratiche?
A Rimini il PCI iniziò a discutere dei problemi dell’informazione e della necessità di dotarsi di strumenti per comunicare con i cittadini e non solo con il proprio elettorato dopo l’estate del 1979. Questa discussione avveniva in uno scenario che vedeva le emittenti di informazione chiudere come era il caso di Radio Rosa e Giovanna (del Movimento, nato dopo il scioglimento di Lotta Continua) o di Radio Europa e Radio Bim (queste ultime due vicino al MSI); spenta Radio Attiva; in fase di ristrutturazione Radio Riviera vicina a Comunione e Liberazione; in grave crisi come Delta Radio, Radio Miramare e Radio Rimini; in piena attività come Radio Sabbia a Riccione, Radio Coriano 3, Radio Talpa a Cattolica, Radio Antares a Novafeltria, Radio Gamma a Savignano.
In quei mesi il partito decise di dar vita al nuovo periodico il “Quindicinale” e di acquistare il 50% delle azioni di Radio Rimini. Ma la presenza in questa radio durò pochi mesi. Nel frattempo era maturata la decisione di far nascere una nuova radio, Radio San Marino. Quest’ultima iniziò a trasmettere nell’estate 1980.
Scrive la Lanzetti: “Una radio all’avanguardia nel settore musicale e di grande impegno sull’informazione locale grazie anche ad una sinergia che metteva insieme i redattori della radio, quelli del periodico comunista, il corrispondente dell’Unità, di Repubblica, di Paese Sera. Il ‘terzo piano’ [si fa riferimento alla sede degli strumenti di informazione, radio compresa, ubicata al terzo piano della Federazione Comunista in piazza Clementini], oltre che una novità, ha rappresentato un laboratorio di giornalismo che ha dato frutti significativi. I cinque anni di vita dell’emittente sono stati segnati da continue tensioni con l’’editore’ che finanziava una radio che non riusciva a controllare”. Questa ultima affermazione fa da fil rouge di tutto il lavoro della Lanzetti, riprendendo dunque il quesito, non risolto, che sopra ci ponevamo: strumento di propaganda o di informazione?
Segretario della Federazione Comunista Riminese era stato eletto al 12° Congresso (Salone fieristico, dall’1 al 4 marzo 1979) Fernando Piccari, 31 anni, giornalista pubblicista, ex corrispondente dell’Unità, negli organismi dirigenti della Federazione dal settembre 1972. Rimase Segretario fino a febbraio 1985. Visse in prima persona quasi tutta l’esperienza di Radio San Marino, dall’estate 1980 sino alla sua vendita alla fine del 1985. Nella fase iniziale lo affiancò Ennio Balsamini, in quel momento responsabile della Commissione Stampa e propaganda della Federazione.
I lavori per la “costruzione” della nuova radio si avviarono il 24 marzo 1980 e ci vollero quasi sei mesi per il suo decollo. Le prove tecniche e le trasmissioni sperimentali iniziarono nel corso dell’estate. Da Roma intanto era arrivato il Direttore, Piero De Chiara (che rimase a Rimini sino ad ottobre 1981) che impostò con Carlo Della Rosa, direttore de “Il Quindicinale”, il lavoro congiunto delle redazioni. Nella compagine societaria, oltre il PCI riminese, c’erano anche il PC sammarinese e il sindacato sammarinese: il 2 giugno 1980 veniva nominato dai soci amministratore unico Marco Bruscolini.
Dai verbali delle riunioni del PCI di quel primo anno di attività si rilevano diverse fasi di confronto e scontro sulla politica degli strumenti informativi del PCI riminese, in particolare con il direttore De Chiara. Ad ottobre 1981 ci furono numerosi avvicendamenti negli incarichi di responsabilità: Lanfranco De Camillis divenne il nuovo responsabile del Dipartimento informazione, nonché direttore de “Il Quindicinale” in sostituzione di Della Rosa. Condirettore del periodico divenne Onide Donati. Patrizia Lanzetti divenne la nuova direttrice di Radio San Marino in sostituzione di De Chiara, tornato a Roma.
Ma gli equilibri raggiunti non durarono a lungo: il 13° Congresso del PCI, svoltosi al Teatro Novelli dal 9 al 12 febbraio 1983, non rielesse nel Comitato Federale, l’organismo dirigente politico della Federazione, la Lanzetti. Questa lesse la sua esclusione come critica al modo di dirigere la radio e presentò le proprie dimissioni. Seguirono giorni di mobilitazione e protesta di tutti i collaboratori della radio. Chiarimento ci fu e la Lanzetti venne reintegrata nel Comitato Federale. Dal novembre 1983 al giugno 1985 il PCI fece uscire inoltre un nuovo strumento di informazione, il settimanale “Settepiù”, diretto da Luciano Nigro, ufficialmente di proprietà della società Radio San Marino.
I verbali di numerose riunioni del 1983 e 1984 parlano di grandi difficoltà a relazionarsi: sostiene la Lanzetti che “il partito-editore non riuscì mai a mettersi in sintonia con gli strumenti di informazione che aveva contribuito a creare”.
A febbraio 1985 Sergio Gambini sostituì alla direzione del partito riminese Nando Piccari. Nel luglio 1985 in un teso Comitato Federale, Gambini lanciò un vero e proprio allarme sulla situazione finanziaria della Federazione: diversi miliardi di buco, “sprofondo rosso” titolò il Carlino. Stefano Cevoli venne nominato amministratore del Partito, con delega precisa a risanare il deficit. E la via per farlo passava necessariamente attraverso una consistente riduzione del numero dei funzionari, la chiusura del settimanale “Settepiù”, la vendita di “Radio San Marino”, la vendita della sede della Federazione in piazza Clementini e di altri due immobili di proprietà del Partito (uno a Rimini e uno a Riccione).
Quale responsabile del Dipartimento Informazione nominato dopo l’arrivo di Gambini alla segreteria, con l’amministratore Cevoli, lavorai per la vendita della radio. Durante l’estate 1985 trattammo a lungo, senza arrivare a stringere, con Galli e Bevitori de “L’Altro Mondo”, e poi con il gruppo GMP, proprietario de “Il Fò”, con il quale chiudemmo nell’ottobre 1985. La nuova gestione, passata a loro, avrebbe preso il via il 1 dicembre 1985. Da lì la storia della radio prese un’altra strada, chiusasi alcuni anni dopo al momento dell’acquisto del gruppo GMP da parte del gruppo Finegil facente capo a “Repubblica-L’Espresso”.
Mi sembra interessante riportare il punto di vista di alcuni dirigenti del PCI sulla vendita della radio, presenti nella tesi di laurea della Lanzetti, frutto di interviste ad hoc.
Maurizio Melucci: “La radio fu venduta perché era insostenibile dal punto di vista economico. I problemi economici esistevano è vero, ma fu una scusa presa al volo perché era ingombrante dal punto di vista politico”.
Nando Piccari: “La radio venne venduta per una valutazione politica. Fu fatto passare il concetto che le spese per il ‘terzo piano’, l’investimento nell’informazione, fossero la causa del dissesto economico della federazione. In realtà le cause hanno ragioni ben diverse e più lontane nel tempo. Ed inoltre sicuramente non c’era attorno un clima favorevole, fra gli amministratori comunali non c’erano tanti amici perché la radio non faceva da megafono alle amministrazioni di sinistra, e questo il gruppo del ‘terzo piano’ l’ha sempre sottovalutato”.
Sergio Gambini: “La radio creava un enorme problema politico nella classe dirigente del PCI che concepiva l’informazione come megafono dei programmi, nella migliore delle ipotesi, del sistema di potere che rappresentava il partito come forza di governo. Il ‘terzo piano’ si è trovato nel mezzo, impattava con uno scontro interno nel PCI e molti leggevano la libertà di cui godevano la radio e ‘Settepiù’ come uno strumento che il partito usava per condizionare l’Amministrazione comunale che dopo decenni di guida comunista aveva un sindaco socialista”.
E prosegue: “Al ‘terzo piano’ si era creato un gruppo con un proprio codice, una propria deontologia, un cemento che non era il partito. Il partito non aveva gli strumenti, l’apparato teorico, per confrontarsi. Questo ha contribuito a creare il distacco. Anche quando percorrevamo la stessa strada. Nelle riunioni noi parlavamo di politica programmatoria e della città circondario; in radio i dj, Massimo Buda, si confrontavano con le suggestioni della metropoli balneare”.
Ed ancora: “Abbiamo venduto tutto, dovevamo vendere anche la radio. Non ho venduto la radio perché mi liberavo di un problema, questo no. Era un sacrificio, non posso dire doloroso, ma che andava fatto perché aveva un valore emblematico. Venivano lasciati a casa funzionari del partito, ai compagni veniva chiesta una sottoscrizione straordinaria, non avremmo potuto continuare a finanziare la radio, il partito non avrebbe capito”.
L’ORGANIGRAMMA DELLA RADIO FINO AL 1985
Direttori: Piero De Chiara, Patrizia Lanzetti
DJ: Massimo Buda, Gaudenzia Angelini, Fabio Bruschi, Rosa Michelotti, Werther Corbelli, Giovanni Garattoni, Franco Fattori, Luigi Bertaccini, Marino Lazzarini, Paolo Cananzi, Franco Santarini, Giuseppe Guarino, Fabio Soleri, Beppe Vaccarini, Lou Pesaresi, Ketty Barberini, Katia Tomasetti, Luca Del Re, Rafael Nunez, Alessandra Mannozzi, Thomas Balsamini.
Giornalisti: Stefania Arlotti, Teresa Zangara, Roberta Ranocchini, Lorenza Lavosi, Cristina Garattoni, Anna Tonelli, Luciano Nigro, Onide Donati
Addetti alla regia: Fabio Nigro, Sondra Ceccarelli.
Coordinatore della redazione sportiva: Elio Pari
Tecnico: Franco Guerrini,
Collaboratori: furono tantissimi nel corso dei cinque anni, ma va citato per il contributo di idee e la impostazione di nuovi programmi almeno Piero Meldini.
Amministratori: Marco Bruscolini, Lanfranco De Camillis, Stefano Piccioli
Raccolta pubblicità: all’inizio il concessionario SIPRA e Publiphono Ugo De Donato, poi Syncron di Nadia Saponi e Giorgio Piccioni
[Mi scuso per eventuali dimenticanze]
Le ultime quattro fotografie sono riprese dalla tesi della Lanzetti. Furono scattate da Loretta Dell’Ospedale, fotografa del settimanale “Settepiù”.
Paolo Zaghini