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Molto meglio “Drill, drill, drill!” e “Frack, frack, frack!": così si stravincono le elezioni


Questo articolo non lo leggerà nessuno perchè da Ecomondo di Rimini non arrivano buone notizie


6 Novembre 2024 / Stefano Cicchetti

Questo articolo non lo leggerà nessuno. Si vuol parlare infatti di quanto si sta dicendo a Rimini dove si sta svolgendo Ecomondo.

“Dai dati provvisiori che abbiamo da gennaio a settembre, è probabile che la temperatura media globale nel 2024 supererà il limite di 1,5 gradi dai livelli pre-industriali”. Lo ha detto Roberta Boscolo, Climate and Energy Lead della Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), intervenendo in video collegamento agli Stati generali della green economy alla fiera.

Non lo leggerà nessuno, ma sempre a Ecomondo, si viene a sapere che nel 2023 le emissioni di Co2 hanno raggiunto il loro massimo storico, 57,1 miliardi di tonnellate, secondo i dati dell’Unep. Come riferisce l’Agenzia ANSA, sono aumentate del 51% rispetto al 1990 e del 5% sul 2015. In base alle politiche attuali, a fine secolo arriveremo a 3 gradi di riscaldamento sui livelli pre-industriali. Se invece verranno attuati tutti gli impegni di decarbonizzazione presi dagli stati, arriveremo fra 2,6 gradi e 2,8″. Lo ha detto il coordinatore del think tank sul clima Italy for Climate, Andrea Barbabella, sempre agli Stati generali della green economy.

“Per rimanere entro 2 gradi dai livelli pre-industriali, al 2030 servirebbe tagliare da 11 a 14 miliardi di tonnellate di emissioni – ha proseguito Barbabella -. Per stare entro 1,5 gradi, serve un taglio da 19 a 22 miliardi di tonnellate. Con le tecnologie esistenti, senza inventare nulla di nuovo, si possono tagliare 31 miliardi di tonnellate. E metà di questo taglio può essere fatto a basso costo”.
“Nel 2024 gli investimenti sull’energia pulita doppieranno quelli sulle fonti fossi – ha detto ancora il ricercatore -. I costi del green si sono molto ridotti. In media, gli investimenti sulle rinnovabili raddoppiano ogni 2 o 3 anni, quelli sugli accumuli ogni anno”. Barbabella ha spiegato che il maggiore emettitore di Co2 al mondo è la Cina, seguita nell’ordine da Stati Uniti, India ed Unione europea. Insieme, questi quattro soggetti producono il 60% delle emissioni mondiali. “Pechino è responsabile di 2/3 dell’aumento delle emissioni negli ultimi 20 anni – ha detto lo studioso -. Ma domina anche il mercato mondiale della transizione energetica”, dai pannelli solari alle auto elettriche.

Riccado Luna su Repubblica in un altro articolo che nessuno leggerà rievoca l’intro fra Donald Trump ed Elon Musk nel 2020: “Il senso del dialogo fu che per cambiare la nostra economia riducendo le emissioni di anidride carbonica non c’è fretta, anzi, abbiamo ancora un sacco di tempo, “50 o 100 anni”; nel frattempo dobbiamo continuare a estrarre petrolio e gas sempre di più; e se i mari si innalzeranno vuol dire che “avremo più villette con vista sull’oceano”.

“Una bugia colossale oppure, se preferite, una comoda verità, una storia alla quale fa comodo credere. Perché non ci richiede di cambiare nulla, perché ci dice che il problema non esiste e che noi saremo più forti e più ricchi. Chi non vorrebbe essere più forte e più ricco e magari anche più giovane e più bello? Nella politica purtroppo non è importante che una storia sia vera, basta che sia credibile e che ci faccia piacere ascoltarla. Il cambiamento climatico non esiste. Gli scienziati hanno torto. Che bello”.

“La notte della vittoria elettorale, Trump ha ripetuto quello che aveva detto in ognuno dei suoi novecento comizi: “Drill, drill, drill!”, perforazioni a tutto spiano in cerca di petrolio; e poi “Frack, frack, frack!”, un verbo che fa riferimento ad una tecnica per spaccare il terreno in cerca di gas. Abbiamo un oro liquido sotto i nostri piedi, ha ribadito Trump la notte del 5 novembre, nessuno ne ha tanto come noi, lo estrarremo e con quei soldi abbasseremo le tasse. Non è bellissimo? Chi non vorrebbe essere giovane, bello e pagare meno tasse?”.

Nelle vecchia Europa non si ha (per ora) il coraggio di parlare chiaro come Trump e Musk. Agli Stati generali della green economy è intervenuta anche Antonella Sberna, eurodeputata di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Parlamento europeo. Ha detto:  “La grande sfida che abbiamo davanti è quella di trovare il giusto equilibrio tra sostenibilità ambientale, competitività economica e inclusione sociale. Questo processo richiede un approccio sistemico e strategico che tenga conto delle necessità delle nostre imprese” e il green deal deve “procedere con cautela per non compromettere il tessuto produttivo”.

Non sono queste le cose che ci piace leggere. E meno che meno certo le tristi cifre degli scienziati.  Molto, molto più gradevoli all’orecchio e alla pancia quelle di Trump e Musk. Facile prevedere che ben presto tutta la destra europea si adeguerà. A che servono tante cautele se è così che si stravincono le elezioni?

Stefano Cicchetti