HomeEconomia e LavoroRegione: disco verde alla modifica delle concessioni per l’acquacoltura

Parità per le imprese che operano in mare e nelle acque interne, sia per le aree demaniali che per i canoni


Regione: disco verde alla modifica delle concessioni per l’acquacoltura


12 Ottobre 2023 / Redazione

Ha avuto il parere favorevole di conformità lo Schema di modifica del Regolamento regionale del febbraio 2018 “Attuazione delle disposizioni in materia di tutela della fauna ittica e dell’ecosistema acquatico e di disciplina della pesca, dell’acquacoltura e delle attività connesse nelle acque interne“.

Il parere è venuto dai consiglieri della commissione Cultura, formazione, scuola e lavoro, presieduta da Francesca Marchetti. L’acquacoltura, ha spiegato la Regione, interessa il mare e i tratti terminali dei fiumi, in particolare dopo i cambiamenti climatici e la risalita del cuneo salino.

In Emilia-Romagna, nelle aree del demanio marittimo, ci sono molte imprese di allevamento di molluschi bivalvi, in particolare nella Sacca di Goro e nelle zone antistanti nonché mitili su filari al largo delle coste di Comacchio e della Romagna. La Regione, nel tempo, ha anche individuato e tutelato diverse Aree di Tutela Biologia (A.T.B.) in cui il novellame di vongola trova le condizioni ideali per svilupparsi.

DEMANIO IDRICO. La Regione è intervenuta con più provvedimenti a disciplinare i criteri per l’assegnazione delle concessioni demaniali marittime, con particolare riguardo ai requisiti che devono essere posseduti dai soggetti concessionari. Il Codice civile annovera l’acquacoltura fra le attività agricole. Quindi, i soggetti concessionari di specchi acquei nel demanio marittimo sono tenuti a essere in regola con la normativa previdenziale e assicurativa prevista per gli imprenditori agricoli, requisito preordinato al rilascio della concessione demaniale. Sono previsti, inoltre, criteri in ordine alla superficie massima in concessione, che deve essere commisurata al numero di soci/addetti in forza a ogni impresa di acquacoltura.

CONCESSIONI.
“Non ci sono norme che le regolano, ma con questa variazione la Regione è intervenuta a disciplinarle”. Oggi, i tratti terminali delle aste dei fiumi “stanno diventando aree sempre più interessanti per l’acquacoltura. Inoltre, le aree delle foci fluviali stanno diventando sempre più spesso aree nursery interessate dalla presenza di banchi naturali di novellame di vongole”. La raccolta di questo seme necessita di una specifica regolamentazione per prevenire eventuali problemi “per la conservazione dell’ecosistema delle foci che potrebbero derivare dall’utilizzo di attrezzi invasivi e lesivi del fondale e della fauna acquatica ivi presente, ora di fatto vietati”. La modifica al Regolamento 1 del 2018, ha sottolineato la giunta, è così “finalizzata all’adozione di criteri e condizioni omogenee per il rilascio di concessioni demaniali a soggetti economici che si dedicano all’attività di acquacoltura, in aree fluviali oppure in aree marine, rimuovendo le disparità attualmente esistenti, sia in termini di criteri per l’assegnazione delle aree demaniali sia in termini di canoni demaniali”. Inoltre, “la disciplina introdotta vuole consentire un migliore coordinamento nella gestione del demanio, marittimo e fluviale, in un’ottica di salvaguardia degli habitat e degli ecosistemi acquatici di transizione, quali i tratti terminali delle aste fluviali, le foci e le lagune”.

Per Marco Fabbri (Partito democratico) “c’è un forte impegno politico della Regione per un comparto importante. Le aree nursery si sono sviluppate, ma negli ultimi mesi il novellame è stato quasi azzerato dal granchio blu. Spesso nelle acque interne ci sono imprese poco produttive, che però pagano concessioni come quelle in mare. È stato destinato un milione di euro, non sufficiente, per il ristoro degli operatori (il settore ha un export del 40% e impiega 1.500 persone). L’augurio è che il governo incida in modo più efficace e consenta l’uso dell’ostreghero, strumento per rastrellare i granchi sul fondo. Equiparare il demanio di mare a quello delle acque interne non scalfisce i vincoli di natura ambientale”.