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Torna oggi 12 marzo la Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari


Regione: nel 2023 circa 2.700 professionisti sanitari hanno subito violenza, i più colpiti gli infermieri


12 Marzo 2024 / Redazione

Prevenire e contrastare gli episodi di aggressioni fisiche e verbali al personale sanitario.

In occasione della “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”, istituita nel 2022 e che si celebra il 12 marzo di ogni anno, la Regione Emilia-Romagna ribadisce il proprio impegno nel fronteggiare questo fenomeno.

A partire dalla formazione: si è concluso oggi il corso “La prevenzione delle aggressioni agli operatori sanitari in Emilia-Romagna”, organizzato nell’ambito del Piano regionale della prevenzione 2021-2025; ha coinvolto tutti gli operatori  della  Regione addetti ai lavori (responsabili e addetti dei servizi di prevenzione e protezione, medici, psicologi, tecnici della prevenzione, risk manager), con l’obiettivo di creare un’occasione di confronto sulle azioni già realizzate e di definire una strategia comune di interventi nelle Aziende sanitarie a breve termine.

Nel corso dell’incontro sono stati diffusi i dati 2023 relativi all’Emilia-Romagna, raccolti dall’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie: lo scorso anno le aggressioni in regione sono state 2.401 e hanno coinvolto 2.732 operatori (gli episodi spesso riguardano più di un operatore); 2.112 si sono verificate nel settore pubblico, di cui 1.997 in ospedale.

“Gli episodi di violenza nei confronti degli operatori sanitari sono vergognosi e ingiustificabili, e non ammettono alcuna tolleranza- commenta l’assessore alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini-. É inammissibile, infatti, che professionisti che dovrebbero essere solo ringraziati, siano oggetto di aggressione. La Regione da tempo monitora il fenomeno e, insieme alle Aziende sanitarie e ospedaliere, è impegnata a prevenirlo e contrastarlo con tutti gli strumenti a disposizione, dalla vigilanza alla formazione del personale, alla sensibilizzazione dei cittadini, nell’ambito delle proprie competenze e in raccordo al prezioso lavoro svolto dalle Forze dell’Ordine”.

L’impegno della Regione per contrastare il fenomeno

Nel 2020 la Regione ha trasmesso alle Aziende sanitarie le “Linee di indirizzo per la prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori dei servizi sanitari e socio-sanitari”, che contengono misure e interventi da attivare per contrastare il fenomeno. È in via di adozione da parte di tutte le Aziende sanitarie il sistema di segnalazione informatizzato denominato Segnal-ER, che raccoglierà le segnalazioni di aggressioni per una loro analisi e controllo tempestivi, lasciando alle Aziende la gestione del singolo episodio e le misure di prevenzione e protezione da adottare. Un sistema di raccolta, analisi e gestione dei dati utile per conoscere il fenomeno con un elevato livello di dettaglio e per definire gli interventi migliorativi, contestualizzandoli nei luoghi delle segnalazioni.

Alcuni tra gli interventi adottati di tipo tecnico riguardano: l’incremento della videosorveglianza e dell’illuminazione, l’installazione di Pulsanti antipanico e videocitofoni, il fissaggio degli arredi e il montaggio di vetri antisfondamento; sono in corso accordi con le Forze dell’ordine per la redazione di specifici protocolli di intervento. Vi sono anche sperimentazioni per l’adozione, soprattutto nelle postazioni isolate, di dispositivi di protezione personale quali bodycam, dispositivi di allarme, braccialetto con sim e gilet antiaggressione.

Per quanto riguarda l’assistenza agli operatori colpiti, le Aziende hanno sviluppato procedure di assistenza legale relativamente ad aggressioni di tipo fisico; è attivo anche uno sportello di assistenza psicologia per tutti gli operatori che sono stati vittime di violenza.

I dati in Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna il fenomeno viene monitorato in due modi: con l’analisi degli infortuni sul lavoro (estratti dal Sistema informativo regionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro) e con l’Osservatorio regionale di monitoraggio degli infortuni e delle malattie professionali correlate al lavoro; inoltre, attraverso il sistema delle segnalazioni effettuate dai singoli operatori sanitari oggetto di aggressione.

Le tipologie di aggressione più frequenti, e spesso compresenti per ogni evento, sono quelle verbali (83,2%), dato nettamente in crescita negli ultimi anni; seguono quelle fisiche (32,7%), dato rilevante ma non in tendenziale crescita comparando gli anni 2022 e 2023; e quelle contro la proprietà (11,3%).

Relativamente al settore pubblico, gli operatori coinvolti sono 2.393, il 3,4% del totale dei dipendenti del servizio sanitario regionale. Le qualifiche professionali più frequentemente colpite sono gli infermieri (59,7%), i medici (11,2%) e gli operatori socio-sanitari (10,3%), a seguire le altre professioni sanitarie e il personale non sanitario e di front-office.

Per quanto riguarda l’identità degli aggressori, nella grande maggioranza sono gli stessi utenti o pazienti (79%), mentre nei restanti casi si tratta di parenti, caregiver, conoscenti o estranei. I luoghi in cui gli episodi si sono manifestati maggiormente sono le aree di degenza (27,2%), i Pronto Soccorso (26,1%), i reparti psichiatrici (12,6%), e gli ambulatori (9,7%).

La formazione degli operatori

Grande importanza riveste il ruolo della formazione degli operatori per prevenire il fenomeno. Molti i corsi organizzati dalla Regione e dalle Aziende Sanitarie finalizzati ad affinare le loro conoscenze, con strumenti condivisi per la valutazione del rischio e la definizione di un linguaggio comune, di modelli formativi innovativi e forme di collaborazione. In particolare, quelli dedicati alle tecniche comunicative di de-escalation, che consentono di
Per formare tutti gli operatori della sanità dell’Emilia-Romagna, (oltre 70.000 addetti) su questo rischio e sugli aspetti di comunicazione e comportamento, l’assessorato alle Politiche per la salute sta definendo un corso che sarà fruibile in formazione a distanza per tutti gli operatori. Specifiche campagne di comunicazione sono poi indirizzate a sensibilizzare l’utenza, per diffondere una migliore conoscenza dei percorsi diagnostici e la cultura del rispetto.