Riccione: la persona al centro dell’attività dell’ospedale e dell’assistenza
12 Dicembre 2024 / Redazione
“L’ospedale distrettuale di Riccione: la persona al centro e la prossimità dell’assistenza” è stato lo stimolante tema al centro del convegno svoltosi all’Hotel Corallo di Riccione. L’iniziativa rientra nel ciclo di eventi “Dal pensiero all’azione” rivolto ai professionisti dell’Ausl della Romagna e dedicati ai cambiamenti organizzativi che hanno interessato gli ospedali distrettuali di Lugo, Faenza e appunto il ‘Ceccarini’ di Riccione. Quest’ultimo, in particolare, è un ospedale di prossimità che costituisce, insieme all’ospedale satellite di Cattolica, un nodo della rete romagnola caratterizzato da specialità a larga diffusione e da specialità per patologie complesse che necessitano di tecnologie avanzate e competenze sofisticate, quali la Chirurgia Bariatrica, la Chirurgia Toracica, la Pneumologia, la Chirurgia della Spalla e la Procreazione Medicalmente Assistita.
Se l’ospedale italiano, punto nevralgico dell’assistenza sanitaria, trova ancora oggi le sue radici organizzative in soluzioni e schemi sviluppati tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, l’evoluzione tecnologica e tecnica da un lato e quella dei bisogni di cura e assistenza dall’altro inevitabilmente richiedono un’evoluzione per rispondere in modo adeguato alle nuove necessità, a cominciare appunto dalla prossimità dell’assistenza.
Lo ha sottolineato, aprendo i lavori dopo un saluto istituzionale di Nicola Romeo, assessore alla Sanità del Comune di Cattolica, Mirco Tamagnini, Direttore dei Distretti di Rimini e Riccione, inquadrando con i relativi riferimenti normativi il ruolo del Distretto nell’Ausl della Romagna, che secondo quanto approvato in Ufficio di Presidenza della Conferenza Territoriale Socio Sanitaria il 24 luglio 2023 “può e deve assicurare il governo comprensivo dei principali servizi sociali e sanitari nel territorio di competenza e la gestione verticalmente integrata dei servizi sanitari territoriali e ospedalieri a larga diffusione”. In sintesi, “l’ospedale nella rete distrettuale ha come caratteristiche per quel che riguarda i professionisti la presa in carico interdisciplinare o transdisciplinare (da parte di tutti) e il fornire all’equipe spazi di riflessione multidisciplinare per i casi complessi, mentre sul lato utente il cittadino è inserito in una rete di servizi sanitari e socio sanitari del distretto e ha il proprio percorso definito in maniera proattiva”. E un esempio concreto di tale modalità organizzativa è rappresentato dal laboratorio itinerante di salute ‘Costruiamo insieme una comunità che genera benessere’, in corso nel Distretto di Riccione, per costruire i percorsi di partecipazione della Casa della Comunità e del potenziamento dell’assistenza territoriale.
Dopo una serie di interventi che hanno approfondito alcuni aspetti legati alle peculiarità del ‘Ceccarini’ di Riccione, a scattare una fotografia analitica degli “ospedali sartoriali” della Romagna, come li ha definiti, attraverso un obiettivo capace di non limitarsi agli aspetti di superficie, è stato Federico Lega, professore di Economia, Politica e Management Sanitario all’Università di Milano, presentando agli operatori del settore le sue riflessioni sul senso di tale ciclo di eventi. “Questo territorio è sempre stato avanti rispetto al resto d’Italia, rivelandosi spesso un pensatoio prezioso per il mio ambito – ha ricordato Lega –. E lo è in questo caso nel trasformare i servizi sanitari nell’ottica della centralità della persona prima ancora che del paziente, un viaggio che state compiendo insieme, magari iniziato senza piena consapevolezza o un disegno strategico organizzato, nel quale però ho intravisto tanta leadership, in molti casi implicita, ingrediente fondamentale che fa la differenza nelle organizzazioni eccellenti. Che cosa intendo per leadership? Un processo di influenza, che deve dare scopo e significato all’impegno collettivo, meglio ancora se arriva a generare un’aspirazione condivisa, quella che ho percepito nella trasformazione dei vostri quattro ospedali del territorio, caratterizzata dal sentimento di dare loro forte valorizzazione. Perciò mi sento di definirli punti di riferimento sull’innovazione di processo, dove puoi essere trattato, umanamente parlando, nel modo migliore, più veloce, più efficiente, organizzato e strutturato, preso in carico. Insomma, quello che ci aspettiamo da un ospedale del territorio, il migliore per quella persona, per cui posso confermare che gli ospedali della Romagna possono dichiararsi eccellenti. Per tutta una serie di ragioni, a cominciare dal fatto che sono sentinelle assai potenti sul territorio che fanno filtro e orientano, dando risposte più tempestive con attenzione alla persona per patologie ad alta diffusione. In tal senso la misura del successo è quanti cittadini di questo territorio si muovono per andare a cercare altrove qualcosa che potrebbero trovare qua. Inoltre sono laboratori meravigliosi di innovazione organizzativa, con un tessuto connettivo interno, portatori di salute, coproduttori, attivatori di risorse del territorio. Sono ospedali senza confini, che costruiscono con la comunità la maggior parte dei servizi e dove si possono generare momenti di confronto con interlocutori territoriali e dove poi entra in maniera significativa il terzo settore, il volontariato. E sono sistemi ad elevata produttività e massima sicurezza, ma anche palestre di formazione professionale, centri di comando gentili perché organizzano flussi sul territorio”.
Nel tracciare le conclusioni della giornata Francesca Bravi, Direttrice Sanitaria di Ausl Romagna, ha evidenziato come il ciclo di eventi dedicato agli ospedali distrettuali di Lugo, Faenza e Riccione “ha costituito un importante momento di riflessione e sistematizzazione del lavoro svolto, evidenziando alcune caratteristiche chiave, entro le quali può certamente essere ricompresa la grande capacità di risposta ai bisogni sociosanitari della popolazione di riferimento che fa sì che ciascun ospedale abbia acquisito una per così dire cifra distintiva all’interno di una cornice concettuale di tipo biopsicosociale”, grazie a prossimità al territorio, flessibilità organizzativa, elevata capacità di integrazione, ospedale come parte di un percorso e comunità professionale e cooperazione. Momenti di riflessione e condivisione che hanno messo in luce come le ‘piste di lavoro’ per il prossimo futuro sono già tracciate: “ospedale come parte di un più ampio sistema il cui ottimale funzionamento dipende da tutte le sue componenti; lavoro di squadra tra professionisti del sistema (intraospedaliero, inter-ospedaliero, transmurale); valorizzazione dei professionisti; sperimentazione e innovazione; documentazione di quanto implementato: monitoraggio e valutazione, ricerca”.