Home___primopianoRiccione non ti volle, Rimini ti incoronò: quanto ci manchi indimenticabile Fred

All’Embassy a pista ormai svuotata suonava ancora al pianoforte “Polvere di stelle” accompagnato al contrabbasso dalla moglie Fatima Robins, cantante ed ex acrobata


Riccione non ti volle, Rimini ti incoronò: quanto ci manchi indimenticabile Fred


13 Agosto 2023 / Giuliano Bonizzato

In quella lontana, calda estate, l’entusiasmo dei nostri vent’anni circondava un Fred Buscaglione magro e allampanato che girava ancora l’Italia con una vecchia millequattro e aveva affittato tre stanze sopra l’appartamento di Franco in Viale Mantegazza per la sua “stagione” riminese. Il Fred che quando l’Embassy, dopo tanto limonare sulla pista, si era ormai svuotata e metà degli Asternovas era già andata a letto, suonava ancora al pianoforte “Polvere di stelle” con noi seduti attorno al palco dell’orchestra, mentre al suo fianco, a pizzicare il contrabbasso, stava la moglie, una mora strepitosa, di origine marocchina, Fatima Robins, cantante ed ex acrobata.

Il successo, grandioso, con un milione di dischi venduti in pochi mesi, doveva arrivare l’anno seguente, quando Savioli, che allora l’aveva snobbato, avrebbe fatto carte false per averlo a Riccione nel proprio locale, battuto irrimediabilmente sul tempo dal fiuto di Semprini e Mulazzani. Ai quali Fred, oltretutto, si era sinceramente affezionato.

E quel successo portava anche la firma del biondino, che aveva tirato l’alba assieme a lui in quell’appartamentino di Viale Mantegazza, Fred a buttar giù valanghe di note e Leo fiumi di parole. A lanciar definitivamente Buscaglione nell’Empireo dei Grandi, furono infatti le “criminal song” scritte da Chiosso, nello stile dei romanzi gialli di Mike Spillane, tagliate su misura per l’amico fraterno, per quel Clark Gable torinese dai baffetti spavaldi e dal ciuffo sugli occhi, il bicchiere di Wisky on the rocks infilato nel taschino della giacca, la voce rauca, la sigaretta incollata al classico ghigno da film di gangster…”Sono Fred – dal wisky facile – son criticabile – ma son fatto così…Se c’è una cosa – che mi fa tanto male – è l’acqua minerale..”

Bulli e pupe. Per ogni bullo, una “bambola”. Modello 103, naturalmente. “Riempiva un bel vestito di magnifico lamè – era un cumulo di curve come al mondo non ce n’è – che spettacolo le gambe, un portento, credi a me…”
Tutto ebbe a consumarsi nel giro di tre anni.

Vennero le suite degli Hotel a cinque stelle in luogo dell’appartamentino in affitto, vennero le bionde platinè “criminalmente belle” ad allontanarlo da Fatima, venne a sostituire la millequattro scassata, quella interminabile Ford Thunderbird rosa confetto decappottabile per la quale gli demmo subito affettuosamente del pataca, quella esagerata Thunderbird dai parafanghi cromati che non riuscì neppure a terminare il periodo di rodaggio, quella maledetta Thunderbirth rosa sfigato sulla quale, all’alba di un 3 febbraio gelido, a Roma, Fred Buscaglione, di anni trentotto, al culmine della gloria, dieci film girati in un anno, andò a schiantarsi contro un camion che trasportava torba. Dopo una notte brava.

Una notte vissuta, alla Mike Hammer. O forse no. Magari a comporre musica. O a scrivere una lettera a Fatima. Per farla tornare. Perché lui il grande musicista, l’autore della stupenda, romantica “Love in Portofino” non era affatto un duro. Era un timido, come quasi tutti gli artisti.
Però, però…è difficile resistere al richiamo del mito. E allora immaginiamocela così, quell’ultima notte…

”Che notte, che notte quella notte – se ci penso mi sento le ossa rotte – M’aspettava quella bionda – che fa il pieno al Roxy bar – l’amichetta tutta curve – del capoccia Billy Karr”.

L’autista del camion, interrogato dalla Polizia, rispose, incredibilmente, come un personaggio di un rap di Chiosso: “E’ sbucato, ho frenato, ha sbattuto”….

Giuiano Bonizzato