Rimini: al via gli eventi per i 70 anni de La strada e i 30 anni della scomparsa di Giulietta Masina
21 Febbraio 2024 / Redazione
La mostra “… and please stop crying” presenta 34 foto sui set dei 7 film di Fellini in cui la Masina ha recitato (Palazzo del Fulgor, da giovedì 22 febbraio a lunedì 1 aprile 2024)
Il libro: Amacord raccontato dalla stampa dell’epoca
Presentazione venerdì 23 febbraio, ore 17 cineteca comunale, con il curatore Giuseppe Ricci in colloquio con lo storico Davide Bagnaresi
Una mostra e un libro sono due appuntamenti felliniani che, a partire da domani 22 febbraio, aprono questo 2024 cadenzato da una serie di ricorrenze segnate dagli anniversari dei settant’anni de La strada, il primo Oscar, la consacrazione mondiale di Fellini e, con lui, della Masina, della quale ricorrono anche i 30 anni della scomparsa.
Italo Calvino parlava di una “zona Masina” nel cinema di Fellini, facendo riferimento a quella dimensione dell’immaginario del regista riminese che più si richiama al circo e alle sue figure. Di quelle figure la Masina è stata l’interprete più ispirata e dotata: ne possedeva la leggerezza, la vitalità, la grazia, il candore. Con La strada, nel 1957, Fellini vince il primo dei suoi cinque Oscar e a soli 37 anni entra nell’Olimpo dei grandi del cinema, ma è Giulietta Masina con la sua interpretazione di Gelsomina a conquistare e commuovere le platee di tutto il mondo. Charlie Chaplin ne riconosce l’affinità con il suo Charlot e tra gli spettatori in quei lontani anni Cinquanta c’era un giovane argentino di nome Mario Bergoglio che, a distanza di decenni e divenuto nel frattempo Papa, ricorderà quel personaggio il cui sguardo “sa cogliere nell’inverno ciò chè già primavera”. Passa un solo anno e Fellini vince il suo secondo Oscar con Le notti di Cabiria. Ancora Giulietta Masina come protagonista, forse nel ruolo da lei più amato e nel quale forse più si riconosceva. A lei, a settant’anni da La strada e a poche settimane dal trentennale della scomparsa, il Fellini Museum dedica la mostra fotografica … and please stop crying (Palazzo del Fulgor). Da giovedì 22 febbraio, anniversario della nascita, fino a lunedì 1 aprile saranno esposti al secondo e al terzo piano del Palazzo del Fulgor 34 scatti provenienti dagli archivi Penzo e Reporters Associati / Fondazione Cineteca di Bologna, 34 foto sui set dei 7 film di Fellini in cui la Masina ha recitato: ai due già citati, si aggiungono infatti Luci del varietà, Lo sceicco bianco, Il bidone, Giulietta degli spiriti e Ginger e Fred.
Il secondo appuntamento nel segno di Fellini si terrà venerdì 23 febbraio alle 17 alla Cineteca Comunale in via Gambalunga a Rimini con la presentazione del libro Amarcord raccontato dalla stampa dell’epoca di Giuseppe Ricci (Edizioni Sabinae, 2023). L’autore sarà in dialogo con Davide Bagnaresi, studioso felliniano.
Dal 12 marzo 1972 al 24 aprile 1975, quasi 200 articoli di stampa, tra ritagli e trascrizioni, ripercorrono la nascita, la lavorazione, l’accoglienza e il trionfo agli Oscar di Amarcord di Federico Fellini. Lanci di agenzia, anticipazioni, interviste, annunci, approfondimenti, recensioni; trafiletti di poche righe al fondo della pagina di un quotidiano locale oppure inserti a colori di diverse pagine di un settimanale a diffusione popolare, nulla è sfuggito alla ricognizione di Giuseppe Ricci, che ha setacciato con pazienza e fiuto la stampa dell’epoca per costruire un racconto ancora in larga misura inedito del film che ha regalato al mondo l’infanzia, come ha detto Tonino Guerra, e a Rimini una notorietà planetaria.
Sarà lo stesso curatore, in colloquio con lo storico Davide Bagnaresi, che del giovane Fellini è il biografo, a presentare il volume Amarcord raccontato dalla stampa dell’epoca edito da Sabinae e dal Fellini Museum. L’appuntamento rientra nell’ambito del ciclo “Libri da queste parti” ideato dalla Biblioteca civica Gambalunga.
Fellini torna in provincia è il titolo del primo ritaglio raccolto: siamo a Milano nel marzo del 1972 e Fellini, fotografato all’interno di una cabina di proiezione per l’anteprima alla stampa del film Roma, annuncia, per la prima volta, il suo nuovo lavoro. E’ un estratto dal “Corriere della sera”, che del film in cantiere non dice molto, se non il tono e l’ambientazione: “un film- ballata, una cantata buffa e popolaresca” sulla Romagna. Passano pochi mesi e in una nuova intervista a “Il giorno” Fellini torna sul suo prossimo film: Romagna, ora non è solo l’ambientazione, ma anche il possibile titolo. Occorre aspettare quasi un anno, gennaio 1973, a poche settimane dunque dall’inizio delle riprese a Cinecittà dove il borgo è già stato ricostruito, perché il titolo del film diventi L’uomo invaso. Lo annuncia “Il corriere della sera”, che mette in evidenza quella che sembra essere un vero e proprio scoop: Fellini svela il finale, che sarà una cosa mai fatta e vista, un finale aperto, un finale deciso dal pubblico. Sarà un esperimento rischioso, aggiunge Fellini, che poi precisa che forse solo nelle sale di prima visione potrà essere realizzato. E’ chiaramente una burla, una provocazione innocente, uno scherzo che la precisazione rende ancora più palese, ma per come il quotidiano impagina e annuncia la notizia, pare che il giornalista ci sia caduto in pieno.
Tra virgolettati, provini e scatti sul set, la rassegna stampa restituisce anche un gran numero di disegni caricaturali con i quali Fellini notoriamente sosteneva e accompagnava il processo di ideazione dei suoi personaggi e delle sue storie. Uno dei primi schizzi della raccolta, pubblicato a inizio 1974 in un articolo di Costanzo Costantini, riproduce un’imbarcazione che solca un mare tempestoso in una giornata gonfia di nuvole. Dietro o sopra la nave, che ricorda quella che poi sarà il Rex, il profilo di un borgo. Due scritte completano lo “scarabocchio”: in basso, tra le onde, “L’uomo invaso”, nella fiancata della nave, “Hammarcord”. Nel novembre del 1973, su “Playboy” viene pubblicata una decina di bozzetti che ritrae i compagni di classe di Titta, mentre i disegni dell’avvocato, della Gradisca, dello zio matto, della volpina e del babbo, vale a dire di gran parte dei personaggi del film, si trovano in un numero del 4 novembre del 1973 della “Domenica del Corriere”.
Tra le tante recensioni entusiastiche, tra i tanti articoli che gridano al capolavoro, si trovano anche le poche voci critiche, le poche stroncature, come quella del critico Morando Morandini e qualche polemica, tra cui quella di Adele Cambria, che accusa Fellini di essere “un antifemminista dei più subdoli” e quella, più provinciale, della vera Gradisca, che indignata per il ritratto che ne ha fatto Fellini, querela il regista.
Tra la fine delle riprese nel luglio del 1973 e l’uscita in sala del film nel dicembre del 1973, a settembre, per i tipi di Rizzoli, arriva sugli scaffali delle librerie Amarcord, il trattamento scritto da Fellini con Tonino Guerra. Molte sono le recensioni, qui documentate, a questa anticipazione letteraria del film, tra cui quelle di Pier Paolo Pasolini, Alberto Bevilacqua e Luca Goldoni.
Di altre grandi firme del giornalismo italiano, come Enzo Biagi, Corrado Augias e Sergio Zavoli o di scrittori come Enzo Siciliano, Alberto Moravia e Natalia Ginzburg il libro raccoglie gli interventi, a conferma di come i film di Fellini esorbitassero dall’ambito strettamente cinematografico e coinvolgessero la stampa più popolare come quella più impegnata.
Dopo la pubblicazione del volume “Amarcord raccontato dalla stampa dell’epoca”, sarà la volta de “La strada raccontata dalla stampa dell’epoca”, che si prevede di far uscire dopo l’estate. In questo lavoro di recupero delle fonti si inserisce anche il progetto condotto con la Sapienza di Roma di mappatura e acquisizione dei copioni radiofonici scritti da Fellini tra il 1940 e il 1943.