Ancora più integrazione tra professionisti e maggiore prossimità per garantire al cittadino una presa in carico tempestiva e globale. Ecco ciò a cui punta la nuova Centrale Operativa Territoriale di Rimini, che funge da Hub di riferimento provinciale, entrata in funzione lunedì 15 gennaio e presentata ufficialmente con una conferenza stampa, seguita dal taglio del nastro e dalla visita della sede, posta nell’edificio a piano terra a lato dell’ingresso principale dell’ospedale Infermi (totalmente ristrutturato: Ausl Romagna ha investito 240.000 euro di finanziamenti PNRR Missione 6 Salute).
Il modello organizzativo trova le sue radici all’interno del DM 77 – il decreto ministeriale che illustra il rinnovo dell’assistenza sanitaria territoriale e fornisce i nuovi indirizzi per la sanità del futuro – e rappresenta la chiave per l’integrazione interna tra la filiera dei servizi e i professionisti coinvolti nei diversi luoghi e livelli di cura, assicurando continuità, accessibilità e complementarietà dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria.
La COT, inserita nel Piano approvato dalla Conferenza territoriale socio sanitaria e la cui attività è stata illustrata ai Sindaci dal Direttore del Distretto Mirco Tamagnini nell’ultima riunione del Comitato di Distretto di Rimini (11 gennaio), garantisce al cittadino una visione completa del suo stato di salute, così da permettere ai singoli professionisti sanitari coinvolti nei diversi gradi di cura di interagire e decidere gli interventi più appropriati: questo consente decisioni tempestive nel rispetto dell’appropriatezza delle risorse impiegate, oltre ad aumentare la condivisione e l’integrazione con i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e in generale con tutti i nodi della rete territoriale e ospedaliera.
“La COT di Rimini si inserisce una serie di innovazioni su cui già da qualche tempo stiamo lavorando ed è uno step fondamentale per la cura che mettiamo sul territorio – ha sottolineato nel suo intervento Kristian Gianfreda, assessore alle politiche per la salute del Comune di Rimini e presidente del Comitato di Distretto –. Un ulteriore passo nell’attenzione verso i nostri cittadini, che ad esempio nel momento in cui vengono dimessi dall’ospedale, in particolare quelli più fragili, vengono seguiti in ogni ulteriore passaggio da operatori professionali, che ringrazio per il loro prezioso lavoro. Anche questi spazi che l’Ausl Romagna ha messo a disposizione della COT ci permettono di capire l’importanza attribuita all’assistenza territoriale. Non a caso, in quest’ottica presto avremo altri significativi interventi come il CAU o le nuove Case di Comunità, a cominciare da quella di Rimini Sud a Miramare”.
“La nostra Regione e la nostra azienda sono impegnate nel piano di potenziamento dell’assistenza territoriale, che discende dall’adozione di un decreto ministeriale e al tempo stesso è parte integrante del PNRR finanziato con risorse dell’Unione Europea – ha spiegato Tiziano Carradori, Direttore Generale di Ausl Romagna –. Per noi è estremamente importante questo insieme di azioni. La COT, così come i CAU e le Case di Comunità e poi le UCA, si inseriscono nell’ambito dello sviluppo della rete dei servizi del territorio per far sì che la prima opzione di cura e di assistenza sia quella in prossimità del domicilio. Tale sviluppo punta a consentire da un lato una sempre migliore integrazione con l’ambito sociale, vitale per la salute, e dall’altro a ridurre quegli accessi in ospedale quando non siano necessari per le condizioni dei pazienti. Le COT, 11 quelle da noi pianificate, una per ogni 100.000 abitanti, hanno la funzione di colmare uno dei limiti del sistema sanitario emiliano romagnolo, ovvero quello della presa in carico e globalità dell’assistenza. E quindi nell’ambito di queste centrali occorrerà sviluppare la capacità di connettere i diversi livelli assistenziali così da garantire continuità e fare in modo che la tanto dichiarata centralità della persona da assistere diventi una pretesa, assumendoci la responsabilità che a fare da collante tra tutte le diverse competenze e discipline non debba essere il soggetto o il suo caregiver familiare ma sia appunto il sistema sanitario. In sostanza, è una centrale intelligente, di motore delle risorse di un territorio, non solo quelle dei diversi soggetti del settore pubblico, ma anche le tante risorse che caratterizzano il privato nella nostra comunità, per muoversi nella maniera più coordinata possibile. Stiamo attivando le COT così come stiamo procedendo in maniera celere all’attivazione dei Centri di Assistenza e Urgenza, che hanno una funzione complementare, sempre legata al trattenere più in prossimità, in questo caso riguardo a problematiche percepite come urgenti dalla popolazione ma che dal punto di vista dei medici per la loro gravità non necessitano di accesso al Pronto Soccorso, così da ridurre la congestione derivante da accessi che possono essere trattati in modo diverso”.
“Ringrazio tutti i professionisti che hanno lavorato alacremente per la realizzazione di questa centrale, la prima che inauguriamo a livello aziendale – ha dichiarato Francesca Bravi, Direttrice Sanitaria di Ausl Romagna – e lo considero un messaggio importante. Si capisce appieno il senso finché non si tocca con mano l’operatività della COT quale fulcro di coordinamento all’interno della rete di prossimità e lo diventerà sempre di più, grazie a professionisti competenti, in costante formazione per rispondere ai bisogni dei cittadini, che lavoreranno fianco a fianco e non appartengono solo al mondo della sanità. Questo per far sì che la persona si senta davvero presa in carico, riuscendo a passare attraverso i diversi servizi senza accorgersene, guidato proprio dalla COT. Questo sarà anche il luogo in cui noi facciamo monitoraggio e attiviamo assistenze, come pure telemedicina, evitando spostamenti al paziente grazie alla tecnologia”.
Con l’ausilio di alcune slide Mirco Tamagnini, Direttore del Distretto di Rimini, ha mostrato la gamma di servizi che attiverà la COT, ricordando che quella di Rimini funge da Hub provinciale, a cui si aggiungeranno quelle ‘Spoke’ a Riccione entro il 2024 e Novafeltria, “ad ulteriore conferma dell’attenzione per i territori più disagiati dal punto di vista dell’accessibilità dei cittadini ai servizi”. “Nei tempi previsti abbiamo anche rivalorizzato un luogo che per i riminesi aveva un significato – ha ricordato Tamagnini –. Nella prima fase la COT sarà operativa dalle ore 8 alle 20 dal lunedì al venerdì e dalle 8 alle 14 il sabato, poi si passerà a un servizio 7 giorni su 7 per 12 ore. Si svilupperà con diverse interfaccia, uno dei quali è il DAMA, nuovo percorso a livello aziendale a favore di persone che hanno gravi disturbi del comportamento e quindi stentano ad accedere ad esami e visite, senza dimenticare il tema delle cure palliative e dell’assistenza domiciliare”.
In altri termini, è una vera e propria “regia”, che si prende cura dei diversi bisogni del paziente, organizzando per lui le risposte più appropriate. Il sanitario o l’assistente sociale che per primo viene a contatto col cittadino e identifica un nuovo bisogno di salute (anche temporaneo), che cambia la situazione precedente, attiva la COT che velocemente mette in rete le risorse per individuare la miglior soluzione. Inoltre, la COT diventerà una delle principali interfacce con il Servizio 116117 attualmente in fase di progettazione operativa.
“Devo dire che le indicazioni del Decreto Ministeriale 77 non hanno fatto altro che evidenziare un lavoro che nell’ambito riminese di Ausl Romagna era già in essere da anni, ovvero di centralizzare i percorsi per le persone più fragili, con esigenze complesse di assistenza, per renderli i più fluidi possibili assicurando le connessioni necessarie per la presa in carico globale – ha affermato Jessica Busignani, coordinatrice COT Rimini –. Attraverso l’integrazione interdisciplinare di più professionisti afferenti a diverse discipline e con varie competenze, nel 2023 sono state gestite 4896 persone e più di duemila insieme agli assistenti sociali del Comune. Il nostro auspicio è quello di continuare a costruire percorsi sempre più forti tra i vari professionisti che insistono soprattutto in ambito territoriale”.
L’attivazione
Chi può contattare la Centrale Operativa Territoriale? Non il privato cittadino, ma uno dei soggetti che si stanno occupando della sua assistenza, vale a dire il medico o pediatra, un ospedale o altri nodi della rete sociale e sanitaria. Può essere attivata infatti da tutti i professionisti del territorio e dell’ospedale, sia di ambito sanitario che di ambito sociale: medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, assistenti sociali, ospedale, Pronto Soccorso, medici di continuità assistenziale, infermieri di Comunità, specialisti, altri professionisti sanitari della rete.
La Centrale, in una logica di integrazione dei professionisti è composta da infermieri, medico geriatra e da assistenti sociali dedicati alle valutazioni multidimensionali d’equipe e alla progettazione degli interventi.
I destinatari della sua attività sono i cittadini cosiddetti “fragili”, persone prevalentemente anziane, o con disabilità o malattie invalidanti, che nella maggior parte dei casi oggi presentano un quadro composto da più patologie che coesistono, e che dunque richiedono di prendersi cura di loro a 360 gradi. L’obiettivo è anche di mantenere il più possibile la persona dentro al proprio contesto di vita e alla rete relazionale.