HomeAmbienteRimini, Basta Plastica in Mare: in occasione dell’Earth Day tante proposte per l’Area del Marano

"Creare un bosco urbano fra colonia novarese e linea ferroviaria e delimitare una zona di spiaggia libera naturale"


Rimini, Basta Plastica in Mare: in occasione dell’Earth Day tante proposte per l’Area del Marano


22 Aprile 2024 / Redazione

L’Earth Day 2024 Basta Plastica in Mare Network è dedicato ad una proposta concreta per un habitat prezioso sul mare, tra Rimini e Riccione.

“Lo abbiamo anticipato con Portoparty dal Rockisland sul Molo di Rimini all’Area del Marano e lo proporremo a tutti gli enti preposti: quel pezzo di spiaggia sempre male utilizzato al confine tra Rimini e Riccione, è oggetto dell’interesse della nostra associazione, di Marevivo e del Coordinamento Italiano Ci.Tange che difende dai grandi eventi i luoghi naturali. Quella zona di ex dune sul mare, libera da concessioni se non fosse per la BeachArena nei due mesi estivi, è un’area umida, importante per contrastare i cambiamenti climatici e l’innalzamento delle acque. Il Comune di Riccione non ha ancora affrontato questi temi, ma già la nostra associazione ha incontrato la Sindaca Angelini e l’Assessore Andruccioli, verificandone la disponibilità.”

Manuela Fabbri presidente Aps Basta Plastica in Mare Network: Noi APS proponiamo che gli enti pubblici dei due comuni romagnoli per i quali il mare e la balneazione sono le più grandi risorse, collaborino con noi tutti delle associazioni ecologiche, insieme al privato che ha acquistato la ex Colonia Bolognese, per rinaturalizzare quell’area, difendendola da una innaturale antropizzazione che anziché valorizzarla, la sfrutta uccidendo qualsiasi forma di vita spontanea. Se lo vogliamo diventerà una perla preziosa del nostro territorio anche dal punto di vista del marketing del turismo, poiché la vegetazione, l’avifauna e la natura tutta, se ne riapproprierà in poco tempo.”

Marco ZAOLI, urbanista e paesaggista, docente UniBO: “Cambiamenti climatici, reti ecologiche, servizi ecosistemici” è stato il titolo del mio intervento al Portoparty ed era riferito in particolare all’Area del Marano. Al confine fra Rimini e Riccione, col provvedimento di concessione dell’area a privati da parte del Comune di Rimini per la “Beach Arena”, è stata messa a rischio dagli usi autorizzati e consentiti. In quella stessa area negli anni recenti, una specie aviaria di pregio quale “il fratino”, l’ha scelta quale luogo di vita e di nidificazione. Nel suo Piano dell’Arenile il Comune di Rimini non ha una visione sufficientemente chiara dell’importanza dell’Area del Marano, e quindi degli obiettivi e azioni da perseguire negli anni futuri in un’ottica lungimirante. Sono previste troppe funzioni e azioni non conciliabili: attività balneari in concessione demaniale o private, bar e ristoranti, incremento delle spiagge libere, Beach Arena per grandi eventi, interventi di rinaturalizzazione, tutela del Fratino. Attività che non possono ragionevolmente coesistere fra loro.”

Nell’Area del Marano è necessario privilegiare e tutelare i valori ecologici, paesaggistici ed ecosistemici:

  • istituire – assieme a Riccione – un’area di riequilibrio ecologico dal mare alla foce del Marano – Melo, alla linea ferroviaria, alla via Caduti di Vittorio Veneto;
  • realizzare protezione della costa dalle inondazioni marine con «nature based solution» attraverso la rinaturalizzazione dell’arenile: dune, vegetazione dunale e una laguna di compensazione che sia anche foce a mare del Marano-Melo e rio dell’asse;
  • creare un bosco urbano fra colonia novarese e linea ferroviaria, delimitare le parti dell’arenile dedicate a «spiaggia libera naturale», permettendo la circolazione nell’area a soli a pedoni e bici (e mezzi di servizio);
  • negli edifici delle ex colonie prevedere anche funzioni di utilita’ collettiva: centri culturali e di ricerca, sedi universitarie, laboratori artistici, spazi museali e per mostre temporanee.

Romeo Farinella, docente ordinario UniFe: Il tema della salvaguardia delle aree marine protette e più in generale delle aree fragili, potenzialmente ad alta biodiversità pone due questioni rilevanti. La prima riguarda la trasformazione di luoghi pubblici in sedi di eventi che li privatizzano con usi impropri che limitano il diritto alla città o alla natura. La politica dei grandi eventi nelle aree di interesse naturale o nei luoghi storici mette in luce però un altro aspetto riguardante le pratiche di governo delle città, dove spesso ad una pratica di governo condivisa e dialogante, si preferisce una pratica di comando dove l’idea di “cittadinanza attiva” è sostituita con quella di “soggetto portatore di interessi”, quindi selettivo, e scelto sulla base di un interesse particolare che si sovrappone all’idea di “città come bene comune”.