Home___primopianoRimini, Confindustria al governo : “Alluvione: pochi 2,5 mld, fare presto”

Il presidente Bonomi a tutto campo anche su Pnrr e Mes, il vice-ministro Valentini: "Consapevoli che serviranno altri soldi"


Rimini, Confindustria al governo : “Alluvione: pochi 2,5 mld, fare presto”


7 Luglio 2023 / Stefano Cicchetti

I 2,5 miliardi di euro previsti dal decreto per l’alluvione sono “un inizio e nel percorso auspico che il governo intervenga sempre velocemente”. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi chiude questa mattina l’assemblea di Confindustria Romagna al teatro Galli di Rimini, ribadendo in materia di alluvione la richiesta al governo che detassi al 100% le erogazioni liberali degli imprenditori ai lavoratori in difficoltà. “Si può fare tanto per chi ha perso tutto”, sottolinea, e “lo Stato non può pensare di fare cassa, noi non togliamo nulla alla fiscalità generale”. Si tratta di “un intervento di civiltà” da cui tenere distaccato lo scontro politico, come riferisce l’Agenzia DIRE.

Quando si decidono gli interventi, aggiunge Bonomi, “non si devono dimenticare le persone. Avevamo chiesto con urgenza la nomina del commissario” e al generale Francesco Paolo Figliuolo “va stima infinita”. Comunque, conclude il presidente che ha avuto negli anni passati in regione uno stabilimento terremotato e uno allagato, è “la Romagna che rassicura Roma con la sua capacità, le cose che ha fatto e detto. L’Emilia-Romagna è un esempio da seguire”. 

Gli ha fatto eco il presidente di Confindustria Romagna Roberto Bozzi: “Prima della prossima alluvione servono le opere. Non solo il ripristino di quanto è andato distrutto, pure indispensabile, ma opere nuove. Il territorio va ripensato, ricostruito, ridisegnato. Come qualcuno ha giustamente osservato, andranno aggiornate le carte geografiche. Questo cambiamento resterà nei libri di scuola. Le colline si sono liquefatte. Di fronte a necessità così grandi ed urgenti, non posso non constatare come la nomina di un commissario abbia richiesto troppo tempo. Oltre a nominare il Commissario, il Governo ha definito in queste ore lo stanziamento delle risorse necessarie per sostenere i ristori e gli investimenti. Risultano stanziati circa 2.5 miliardi in 3 anni”.

“Una cifra oggettivamente lontana – ha constatato Bozzi – dalle prime stime effettuate per garantire tutti gli indennizzi e la ricostruzione. In particolare, per il 2023 ci sarebbe poco meno di un miliardo, per il 2024 altri 750 milioni: cifre oggettivamente distanti anche solo dal miliardo e ottocento milioni stimati come necessario per far fronte agli interventi di somma urgenza, cui si sommano i 500 milioni necessari per i primi indennizzi alle imprese”. Tuttavia “l’importante era partire, siamo certi che dopo questo inizio arriverà tutto quanto sarà realmente indispensabile per ristorare cittadini ed imprese da un lato e dall’altro avviare gli investimenti”.

“Vogliamo credere alle Istituzioni, centrali e locali, nella comune convinzione che sia interesse di tutti che la Romagna torni prima possibile ad essere la Romagna mia, anzi la Romagna nostra, bella e vivibile, che tutti hanno nel loro immaginario. Vogliamo credere che non si sia puntato su un eccezionale servitore dello Stato quale il Generale Figliuolo per lasciarlo poi senza le risorse necessarie per completare il suo lavoro”, ha concluso Bozzi.

Il governo ha “la consapevolezza che c’è ancora molto da fare. Questo è solo un inizio”. È la risposta che il viceministro alle Imprese, Valentino Valentini, porta alle imprese romagnole, durante l’assemblea annuale di questa mattina a Rimini di Confindustria Romagna. Agli oltre 2,5 miliardi di euro stanziati con il decreto ne seguiranno dunque altri. Dal governo, le elenca, sono arrivate “risposte tempestive alle giuste richieste del territorio” e dopo il decreto si lavora sui 20.000 euro di contributi per le aziende e sui 5.000 per le famiglie.

Al commissario Francesco Paolo Figliulo saranno garantire “altre risorse per la ricostruzione del territorio”, anche per quanto riguarda le esigenze idrogeologiche per le quali occorre andare oltre un “certo ambientalismo”. L’impegno del governo, insomma, garantisce Valentini, è per la “piena collaborazione tra Istituzioni ed Enti locali, confidando nel dialogo. L’esecutivo c’è – conclude – al di là di alcuni aspetti folkloristici, ciò che caratterizza la Romagna è un innata testardaggine pe rialzarsi e non lo farà da sola”.

Trasformare le risorse del Pnrr inutilizzate in crediti d’imposta per gli investimenti delle imprese in digitalizzazione e green. Intervistato da Ilaria Vesentini del Sole 24 Ore al termine dell’assemblea di Confindustria Romagna, questa mattina al teatro Galli di Rimini, il presidente nazionale degli Industriali, Carlo Bonomi, sottolinea che il Piano “è sbagliato in origine ed è difficile fare accuse al governo”. D’altronde, argomenta, i tempi per realizzare un’opera pubblica in Italia non erano compatibili con quelli del Pnrr, così “hanno aperto i cassetti dei ministeri”. I 200 miliardi di euro, continua, “non ce li hanno però dati perché siamo i migliori”. E le stazioni appaltanti “non sono tutte come l’Emilia-Romagna”, inoltre sono aumentati i costi. Insomma, “la pianificazione non è più realizzabile”. Tuttavia il Pnrr rimane una “grande opportunità se finalizzato alla crescita del Pil e alle riforme”, anche per rispondere alle disuguaglianze di genere, generazionali, di territorio e di competenze. O si mette in campo “una grande partnership pubblico privato per trasformare il Paese – conclude Bonomi – o abbiamo fallito tutti”.

La crescita del Pil in Italia, dopo la recente revisione delle stime al rialzo intorno all’1,2%, sta rallentando per una serie di fattori. Tuttavia “possiamo mettere in campo degli interventi, utilizzare bene le risorse e prevedere politiche industriali nazionali ed europee”. E alcuni suggerimenti lì dà sempre Bonomi. A partire, di fronte a una curva demografica asfittica, dalla competizione con gli altri Stati per recuperare immigrazione di qualità. Inoltre va gestita l’immigrazione economica, “il Paese deve affrontare il tema al più presto”.

Intanto “non si parla più di infrastrutture energetiche, ma l’emergenza è ancora dietro l’angolo”. Servono dunque investimenti e politiche nazionali ed europee che li incentivino. Anche se “l’Europa dopo la pandemia ha un po’ smesso di fare l’Europa”. Non è invece un tema che tocca l’associazione quello del salario minimo garantito, anche se gli Industriali chiedono a gran voce “quali sono i settori che pagano meno e chi ha firmato quei contratti”. Solo per i metalmeccanici, lamenta, ci sono 44 contratti collettivi nazionali. Quello che si deve fare è mettere più soldi in tasca agli italiani e la proposta fatta da Confindustria che avrebbe garantito una mensilità in più non è stata accolta per mancanza di risorse “quando ci sono 1.100 miliardi di spesa pubblica” e basterebbe riconfigurarne il 4%-5%.

Da questo punto di vista, allora, il sistema delle imprese è pronto a “rinunciare” ai 14 miliardi di euro della revisione del tax expenditure, il sistema di agevolazioni ed esenzioni fiscali, “se vanno nel taglio del cuneo fiscale”. Infine il Mes, conclude Bonomi, che è già stato firmato dall’Italia e sul quale si deve dare la possibilità agli Stati membri di decidere dove investire le risorse previste.