Rimini: il futuro della sicurezza negli eventi nel secondo libro di Massimo Affronte
18 Dicembre 2024 / Redazione
Massimo “Macho” Affronte, lo scrittore-buttafuori riminese che nel 2023 aveva pubblicato la sua biografia dal titolo “Safety & Security”, è pronto a tornare in libreria con un secondo capitolo. Se il primo saggio era stato una sorta di amarcord collettivo, infarcito di aneddoti personali e racconti di un passato sul campo, tra stadi e discoteche della riviera romagnola, il prossimo sarà un’analisi che guarda soprattutto al futuro. “Attualmente sono in fase di scrittura, lavorando nel settore ho davvero tanti spunti e vedo che il mondo si evolve alla velocità della luce, per cui sento davvero l’esigenza di raccontarlo“.
Affronte, 62 anni, lavora da trent’anni nel campo della sicurezza e attualmente è vice-delegato alla gestione dell’evento per gli stadi Romeo Neri di Rimini e Dino Manuzzi di Cesena e coordina il servizio stewarding. “Quando mi laureai in Scienze criminologiche per la sicurezza, vent’anni fa, alla presentazione del corso, il direttore, ci disse che la sicurezza sarebbe stata la professione del futuro”, ha spiegato.
Ma qual è il futuro della sicurezza?, si chiede nel libro il professionista riminese. “Una domanda che mi faccio ogni giorno“, confessa. “Il nostro è un settore in continua evoluzione. Quando nel primo libro raccontavo alcuni fatti legati agli anni d’oro delle discoteche, dove i buttafuori avevano metodi un po’ spicci ed erano interessati più alla cura che alla prevenzione, sembrava parlassi di qualcosa di preistorico. Eppure la società cambia velocemente e, allo stesso tempo, cambiano le forme di questo diritto (quello alla sicurezza), le sensibilità del pubblico e anche i metodi con cui questo diritto è naturalmente garantito“.
Come impatterà la tecnologia nel mondo della sicurezza?
“Sarà un impatto forte, come lo è in tutti i settori. Non bisogna averne paura, perchè può essere davvero un ottimo alleato, velocizzando e migliorando i processi, garantendo standard più alti. Ma il fattore umano resta fondamentale, questo non bisogna mai dimenticarlo. Lo abbiamo visto nel calcio, ad esempio con il VAR. Tra detrattori a prescindere e chi pensava che avrebbe risolto tutti i dubbi di gioco, io scelgo la terza via, quella dell’equilibrio, dell’integrazione tra macchina e uomo. Il problema di oggi è che si fatica a trovare proprio un equilibrio, un incastro che secondo me è invece possibile“.
E l’IA? Anche steward e buttafuori diventeranno tutti dei cyborg?
“Direi di no, il fattore umano resta fondamentale, ecco perchè nel mio mestiere la formazione è qualcosa che, rispetto a trent’anni fa, è diventata sempre più centrale. La tecnologia basata sull’intelligenza artificiale, ad esempio all’interno di un evento in uno stadio, può servire a monitorare continuamente i luoghi chiave alla ricerca di attività sospette. Le telecamere intelligenti saranno sempre più in grado di rilevare minacce comuni, come la formazione di folle in luoghi insoliti o la presenza di oggetti di contrabbando, con avvisi in tempo reale che però dovranno essere recepiti dal personale di controllo e trasformarsi in una risposta adeguata. I tempi di intervento saranno più celeri, ma non è un automatismo, il personale dovrà essere ancora più preparato che nel passato. Queste tecnologie, che in parte sono già realtà in alcuni stadi europei (pensiamo al controllo biometrico), possono consentire ai sistemi di sicurezza non solo di monitorare la folla, ma anche di prevedere potenziali minacce prima che si verifichino. Di sicuro, se ben utilizzati, migliorano l’esperienza dell’utente e rendono più snello il processo, diminuendo i tempi di attesa. Purtroppo i nostri stadi, e non parlo della Romagna ma di tutta l’Italia, non sono ancora strutture moderne che possono agevolare questo tipo di percorso”.