Anche a Rimini la crescita degli affitti a breve termine a sfavore di quelli a lungo termine sembra “inarrestabile”. Sulla base di una recente analisi condotto dagli uffici tecnici di Palazzo Garampi, infatti, si conferma il trend in continua espansione tra AirBnb, Booking e altre soluzioni. A oggi, precisa l’assessore al Bilancio Juri Magrini, le abitazioni sul territorio riminese ufficialmente senza nucleo residente sono 12.653; di queste una stima approssimativa ma verosimile calcola che potrebbero essere 8.304 le abitazioni messe sul mercato per la locazione turistica, in “raddoppio secco rispetto agli anni pre-pandemici”. Soltanto Airbnb a Rimini ha un giro di affari intorno ai 3,8 milioni di euro all’anno. L’amministrazione pensa dunque a regolamentare il fenomeno, “considerando che questo tipo di offerta, in tutto il mondo, sta ottenendo una crescente adesione da parte dei viaggiatori”.

Attraverso, spiega Magrini, “un’azione congiunta di misure pubbliche e private, con lo scopo di “immettere sul mercato nuovi alloggi per così dire tradizionali e di arginare, per quanto possibile, gli effetti distorsivi degli alloggi turistici che tolgono disponibilità e spazi per le famiglie”. Da qui, “coerentemente con lo scorso anno”, viene aumentata l’aliquota dell’imposta di soggiorno per le locazioni a breve termine, con un ulteriore scatto dal 4% al 5% del corrispettivo, e con un rincaro della tariffa da 0,70-1 euro a 1,50 sino a due euro per i pernottamenti effettuati in unità abitative come b & b, case per ferie, appartamenti.

“Sono gli ‘arnesi’ che abbiamo per provare a limitare questo fenomeno che si ripercuote sia sulle fasce deboli che su quelle medie, dalle famiglie ai singoli cittadini”. Senza dimenticare il pacchetto straordinario Casa Rimini da oltre 30 milioni di euro. “Noi ce la stiamo mettendo tutta- conclude l’assessore- ma è ovvio che dal governo deve arrivare una risposta in termini legislativi. Serve una stretta coraggiosa”.