Rimini, serve famiglia di colore e chiede scusa al Duce: dovrà risarcire i danni
3 Ottobre 2023 / Redazione
Una famiglia di colore festeggia il compleanno di una bambina di due anni. Una tavolata di 13 persone in pizzeria con altri bambini, di 6, 9 e 12 anni. Ma nel ristorante c’è un ritratto di Mussolini. E il cameriere, “un uomo fra i 45 e i 55 anni”, appena prese le ordinazioni “si volta verso quel ritratto e con il braccio teso dice ‘scusa Benito’. Questo in locale pubblico della Romagna, di Rimini, dove viene tutto il mondo. Noi non volevamo rovinare la festa ai bambini, ma questa volta hanno preso i neri sbagliati. Una famiglia italiana che viene in vacanza a Rimini trattata così, spogliata di ogni diritto”.
I fatti sono accaduti il 16 agosto del 2020.
E’ quanto raccontato da Adjisam Mbengue (nell’immagine in apertura), madre senegalese, in Italia da 30 anni. Ha fatto mettere tutto nero su bianco dai Carabinieri di Imola, dove vive, appena rientrata con la sua famiglia, ma sulle indagini procederanno per competenza territoriale i colleghi di Rimini. “Andrò fino in fondo con questa storia, lo devo ai miei figli che sono nati qua, come mia sorella Fatou”. E poi ha postato tutto sui social, con tanto di video del diverbio.
“Nel nostro locale non c’è nessun ritratto di Mussolini – aveva affermato Nunzia B., che non è la titolare ma era stata incaricata di rispondere ai giornalisti – c’era solo una bottiglia col ritratto di Mussolini, una vecchia confezione da collezione di vino di Predappio che era rimasta lì, per tappare un buco”. E al quaotidiano Libero io gestore aveva dichiarato: “Non mi ritengo fascista, ma credo nella patria che non c’è più. Quella signora è del Pd, ha montato il caso per ragioni politiche. Mica le ho detto ‘brutta scimmia torna a mangiare le banane in Africa’”.
E il saluto romano? Le scuse al Duce per dover servire dei neri? “Mai successo. Non è assolutamente vero. La bottiglia è stata tolta e la cena si è svolta in tutta serenità, con la torta e tutto il resto. Erano bella gente, ben vestita. Nessuno ha fatto polemiche, altrimenti perché sarebbero rimasti fino alla fine? Io sono meridionale, figuriamoci, noi lavoriamo per far star bene tutti, abbiamo anche il menù arabo. Ci sono le telecamere, chiunque potrà verificare cosa è successo veramente”. E il locale denuncia di aver ricevuto almeno una quindicina telefonate con frasi del tipo “Bastardi, dovete chiudere, dovete fallire”.
Ma alle telecamere si appella anche Adjisam Mbengue: “Voglio che siano visionate le immagini. E poi c’erano anche testimoni, una coppia all’altro tavolo che era rimasta incredula dopo quel saluto fascista”.
Ora la denuncia è arrivata a conclusione con la sentenza del giudice del tribunale di Rimini. Dopo mesi di dibattimento, marce indietro del gestore del locale (“non ho mai acquistato bottiglie di vino con la fotografia di Mussolini, le ha portate un cliente”).
Una sentenza interessante. Il gestore era imputato ai sensi dell’Art. 604-bis “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa”. Il giudice lo ha assoltoai sensi dell’articolo 131 bis Codice penale: “La punibilità è esclusa quando, l’offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale.”
Ma siccome il fatto è stato riconosciuto come reato, il giudice ha condannato il ristoratore al risarcimento dei danni, quantificati in 2mila euro e al pagamento dell’avvocato Maurizio Ghinelli della parte querelante in 3.592 più iva e spese generali. Morale, il gesto del ristoratore è costato quasi 6mila euro più le spese dell’avvocato della difesa.