Home___aperturaRimini, tenta di uccidere il marito con un topicida. Arrestata dalla Polizia

I ripetuti ricoveri in pronto soccorso del marito hanno creato sospetti da parte dei medici


Rimini, tenta di uccidere il marito con un topicida. Arrestata dalla Polizia


2 Luglio 2023 / Redazione

Nel pomeriggio di mercoledì 22 maggio, personale della Polizia di Stato di Rimini, al termine di una serrata attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Rimini, ha eseguito nei confronti di una donna, quarantaseienne, ritenuta gravemente indiziata di tentato omicidio nei confronti del coniuge, il fermo di indiziato di delitto disposto dall’Autorità Giudiziaria.

L’attività investigativa  della Squadra Mobile di Rimini, è iniziataa con la  segnalazione pervenuta lo scorso gennaio dal reparto di medicina interna dell’Ospedale di Rimini poiché il marito, a partire dal mese di luglio 2022, veniva più volte ricoverato presso quel reparto a seguito di numerosi accessi al locale pronto soccorso, manifestando in tutte le occasioni sintomi compatibili con avvelenamento da topicida.

Successivi esami clinici condotti sul paziente, anche per mezzo dell’istituto di medicina legale dell’Università di Padova, accertavano la positività ematica dell’uomo ai principi attivi del Bromadiolone e Coumatetralyl, contenuti nei topicidi, che dimostravano l’assunzione esogena delle stesse sostanze e ne escludevano contestualmente la natura patologica.

I medici hanno la natura anticoagulante di queste sostanze , spiegando come fossero utilizzate esclusivamente come ratticidi e come lo stesso paziente fosse stato esposto al rischio di morte. I primi importanti riscontri di natura probatoria nei confronti della donna venivano acquisiti quando l’uomo veniva messo per la prima volta di fronte alla realtà dei fatti e gli veniva palesato come le cause dei suoi malori fossero senz’altro riconducibili all’assunzione per via orale di sostanze velenose presenti unicamente nei topicidi.

Escludendo fin da subito una assunzione volontaria, l’uomo giungeva in breve tempo alla conclusione che l’unica persona che avrebbe potuto aggiungere sostanze velenose alle pietanze non potesse ricercarsi in altri se non nella moglie. Veniva eseguita la perquisizione domiciliare dell’appartamento coniugale che portava al rinvenimento e sequestro, in un cassetto dell’armadio della camera da letto della coppia, di una siringa contenente una sostanza ignota di colore rossastro.

La conseguente consulenza tecnica disposta dalla procura sulla stessa sostanza stabiliva la presenza nel liquido del principio attivo bromadiolone, verosimilmente reso di tale tinta a mezzo di un colorante. La sostanza velenosa, corpo del reato, come detto presente unicamente nei topicidi costituiva così il principale tra i gravi indizi di colpevolezza raccolti nei confronti della moglie. Questi, uniti al pericolo di fuga della stessa, cittadina di origini straniere che spesso fa rientro in patria, determinavano l’A.G. a disporre il fermo di indiziato di delitto nei confronti della stessa che nella stessa giornata veniva associata presso la Casa Circondariale di Forlì in attesa dell’udienza di convalida celebratasi in data 01.07.2023, e conclusasi con la convalida del fermo e l’applicazione degli arresti domiciliari presso il domicilio della madre con l’attivazione del braccialetto elettronico.