Rimini, “Una Casa per Tutti”: Casa Madiba e Sportello Casa ADL Cobas in presidio davanti al Comune
25 Gennaio 2023 / Redazione
Casa Madiba Network e Sportello casa ADL Cobas Emilia Romagna indicono un presidio davanti al Consiglio Comunale giovedì 26 gennaio alle ore 18.30.
“Nel pomeriggio di lunedì 23 gennaio abbiamo condiviso sulla nostra pagina il post dell’Associazione Rumori Sinistri onlus relativo all’inchiesta sui bisogni della popolazione in precarietà abitativa o senza casa ( https://bit.ly/3ZYm6pI ), che l’associazione ha curato tra novembre/dicembre 2022 e gennaio 2023 con un questionario dedicato, realizzato insieme a due giovani sociologi riminesi che hanno svolto presso Casa Don Gallo il loro tirocinio universitario, Marco Marani ed Emanuele Terenzi.
L’inchiesta è nata all’interno del Percorso “ZERO HOMELESS. PER UNA CITTÀ DELLA CURA E DELL’INTERDIPENDENZA”, percorso scaturito dopo la scelta del Comune di Rimini (calata dall’alto e senza alcuna reale co-progettazione sullo spazio architettonico e le sue funzioni), di realizzare, nell’area urbana in cui sono già insediate esperienze di supporto per l’homelessness e la marginalità adulta, un Centro servizi contro la povertà con i fondi del PNRR
( https://bit.ly/3WArcpe ).
( https://bit.ly/3WArcpe ).
Peccato che sull’area urbana di interesse e sugli spazi coinvolti dal progetto del Centro servizi siano in corso da anni forme di progettazione partecipata informale e autogestita ma anche più formale all’interno del Community Lab. tra i quali l’ampliamento dei posti per l’accoglienza di donne e persone lgbtqi+.
Poco dopo la pubblicizzazione del post sull’inchiesta leggiamo una notizia (https://bit.ly/3H4yaxg) che non avremmo voluto vedere, un nuovo homeless deceduto nella nostra città, si tratta di suicidio. Dalla stampa apprendiamo poi che l’uomo, di nome David, era il senza tetto che viveva accanto a Vasile Trotea e che trovò nel dicembre scorso il sessantenne anch’egli proveniente dalla Romania, morto nel suo rifugio di fortuna.
Poco dopo la pubblicizzazione del post sull’inchiesta leggiamo una notizia (https://bit.ly/3H4yaxg) che non avremmo voluto vedere, un nuovo homeless deceduto nella nostra città, si tratta di suicidio. Dalla stampa apprendiamo poi che l’uomo, di nome David, era il senza tetto che viveva accanto a Vasile Trotea e che trovò nel dicembre scorso il sessantenne anch’egli proveniente dalla Romania, morto nel suo rifugio di fortuna.
Dispiace dirlo ma purtroppo saranno sempre più frequenti questi episodi nelle nostre città, non solo d’inverno perché non uccide solo il freddo.
Il problema dell’abitare è un problema sistemico e come tale andrebbe trattato, investendo tutta la società attraverso la capacità collettiva di immaginare nuove forme di abitare inclusive e capaci di saper intercettare le molteplicità delle risposte che servono perché nessuno deve morire senza casa e affinché nessuna persona sia senza casa in nessuna città.
Per poter sganciare definitamente il concetto di politiche per l’abitare da quello del mercato e della proprietà privata. La casa non può e non deve essere una merce.
Le recenti morti di David e Vasile devono far riflettere tutta la città, chi ha il privilegio di avere una casa magari di proprietà e tutte le sedi istituzionali, perché il problema non è la mancanza di un Piano freddo dove ne David ne Vasile sarebbero andati, ma di un Piano casa.
Ciò che uccide è un dispositivo di situazioni, di scelte personali, di mancate politiche e risposte, di oppressioni che riproducono la spirale, il circolo vizioso delle marginalità come colpa individuale e tuttə siamo coinvoltə.
La pandemia e la crisi economica e sociale conseguente hanno a nostro avviso evidenziato la necessità della riforma del sistema di protezione sociale e dei servizi rivolti alle persone senza casa e in precarietà abitativa mettendo in discussione alcune “false certezze” su cui fino ad ora si sono orientati i servizi per le persone in povertà estrema e senzatetto, come quello ad esempio che esse siano una categoria sociale internamente omogenea, i cui membri hanno gli stessi bisogni e che può quindi essere oggetto di interventi uniformi.
Quanto di più sbagliato e ce lo dicono le esistenze di persone come Daniel e Vasile, che nei dormitori notturni per l’emergenza freddo che in tanti immaginano come unica risposta per salvargli la vita non ci sarebbe andati.
Essere senza casa è una condizione di esistenza che può essere più o meno passeggera e che tutte le persone che non hanno stabilità lavorativa, reti sociali e familiari possono vivere nella vita e in generale, è vissuta in modo differente a seconda del contesto e della persona che la interpreta: le persone senza casa non sono più simili tra loro di quanto lo siano quelle che una casa ce l’hanno!
Al contrario, sono gli interventi che regolano l’esperienza di vita per strada che, presupponendo una certa uniformità di bisogni, concorrono ad appiattire le differenze e a cronicizzare la condizione.
Al contrario, sono gli interventi che regolano l’esperienza di vita per strada che, presupponendo una certa uniformità di bisogni, concorrono ad appiattire le differenze e a cronicizzare la condizione.
L’inchiesta realizzata dentro il percorso ZERO HOMELESS, si è posta l’obiettivo di sostenere tutti quei percorsi capaci di restituire potere e individualità ai soggetti marginalizzati e quindi coinvolgendoli direttamente sia nel lavoro di inchiesta che di attivazione di nuove risposte anche rispetto al tema della realizzazione del Centro servizi che a loro dovrebbe essere dedicato.
Non possiamo stabilire noi, che una casa l’abbiamo e a priori, quali siano i bisogni fondamentali che meritano di essere soddisfatti; né quali siano gli obiettivi di vita a cui sia giusto tendere e per raggiungere i quali, pertanto, le persone meritino aiuto.
Il punto è fare in modo che ogni PERSONA, ogni David e Vasile che incontriamo, possa partecipare a questa definizione “per poter costruire un progetto di sé sul medio lungo periodo che la sottragga definitivamente dalla condizione di homelessness a cui è costretta” o dalla scelta di farla finita, di attaccarsi alla bottiglia o a qualche sostanza.
Per farlo non serve un Piano freddo ma servono nuove risorse da investire e risposte abitative, nuove strade da esplorare che chiamino in causa tutta la città e il settore che secondo noi incide maggiormente su queste condizioni di estrema precarietà lavorativa e abitativa, quello turistico, a partire per es. dalla messa a disposizione e riconversione di strutture non più appetibili per il mercato dove sviluppare esperienze di co-housing e vita in comune.
Rivendichiamole insieme giovedì 26 gennaio alle ore 18.30 in Presidio davanti al Consiglio Comunale.”