Rimini, Zanzini (Federmoda): “Nel riminese, chiuse 24 attività in pochi mesi”
6 Giugno 2024 / Redazione
La crisi che ha colpito il settore moda sembra non arrestarsi, ed è per questo che incentivi, regole sulla concorrenza, cedolare secca sugli affitti e riduzione dell’IVA, potrebbero essere la ricetta giusta. O almeno è quello che crede Federazione Moda Italia per arginare la vera e propria emorragia che sta minando il tessuto commerciale di prossimità.
“Le ha ben evidenziate il presidente nazionale Giulio Felloni – spiega il presidente regionale e provinciale di Federazione Moda Italia–Confcommercio, Giammaria Zanzini – sottolineando come non sia più procrastinabile un intervento mirato a livello di governo sul settore: a sostegno dei negozi va attivata la riduzione dell’Iva su abbigliamento e accessori, analogamente a quanto fatto per mitigare la crisi del commercio di mobili, così come serve l’applicazione della cedolare secca sugli affitti degli immobili commerciali o un credito d’imposta per alleviare il peso delle locazioni. Ma soprattutto il commercio di moda al dettaglio ha bisogno di regole valide per tutti. Potrebbe essere una grande opportunità per mettere mano anche alla concorrenza sleale che continuiamo a denunciare da tempo da parte dei colossi dell’e-commerce rispetto ai negozi tradizionali. Oggi purtroppo non operano con le stesse regole: i negozianti sono tartassati mentre i colossi dell’on-line con sede all’estero pagano ben poche imposte.
I dati del Fashion Retail Report appena elaborati evidenziano la flessione annuale del 2,7% a livello nazionale – continua Zanzini -. Negli ultimi 4 anni il dettaglio moda italiano ha perso mediamente 11 punti vendita al giorno, per un totale di 16.863 negozi in meno e di 13.164 addetti rimasti senza occupazione. Questa emorragia, aggravata dalla pandemia e dal boom dell’e-commerce, è arrivata al termine di un decennio caratterizzato da un costante impoverimento del tessuto commerciale con un saldo negativo tra aperture e chiusure di -34.219 negozi. L’analisi evidenzia anche le conseguenze negative, comprese la contrazione dell’offerta con nuove aperture legate perlopiù a franchising e catene monomarca multinazionali e l’abnorme presenza sul mercato di fast fashion, mentre la vendita di capi italiani cala inesorabilmente, anche a causa del potere di spesa delle famiglie che si assottiglia.
In Emilia Romagna dal 2021 al 2024 sono calate del 5% delle imprese di commercio al dettaglio di abbigliamento e del 3% i negozi di calzature; il dato in controtendenza che ci fa sperare arriva invece dall’occupazione: nello stesso arco temporale aumentata del 15% per i negozi di abbigliamento e del 2% per le calzature. Un settore in trasformazione dunque, con le imprese che sempre di più cercano di strutturarsi per sopravvivere sul mercato: in regione calano le ditte individuali (-478) e crescono società di persone (+74) e società di capitali (+157), anche se insieme non riescono a colmare il gap. (Fonte: Regione Emilia Romagna).
Analizzando i dati più recenti relativi al primo trimestre 2024, in provincia di Rimini, in rapporto al primo trimestre 2023, le imprese che si occupano di commercio al dettaglio di abbigliamento sono calate del 2,1%, passando da 567 a 555, mentre quelle di calzature addirittura del 7,7%: erano 156 nel primo trimestre dell’anno scorso e oggi calano a 144 (Fonte: Fonte: Infocamere Stockview su elaborazione di Camera di Commercio della Romagna).
“In questo difficile contesto, fondamentale l’istituzione del Tavolo regionale della Moda avviato nel giugno 2022 e ancora la Legge sull’Economia urbana della Regione Emilia Romagna che sosterrà progettualmente, e attraverso i bandi anche economicamente, la riqualificazione della rete commerciale sui territori. Un modo diverso di sostenere il tessuto economico delle città valorizzando i negozi, dunque la loro attrattività e vivacità. Continuiamo a chiedere con forza una normativa che regolamenti outlet, spacci, temporary-store, private-sales e che li ponga al pari tutte le imprese che operano nello stesso mercato. Nel recente incontro con l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Green economy, Lavoro e Formazione, Vincenzo Colla, abbiamo convenuto che il nostro settore debba fare la sua parte, lavorando ad un patto di filiera che ridia il giusto valore ai alle attività di prossimità – conclude il presidente di Federmoda Italia Emilia Romagna e provincia di Rimini -.Ora il ruolo delle amministrazioni comunali diventa più che mai fondamentale per potenziare l’attrattività dei centri urbani e turistici. Purtroppo però, almeno nell’immediato, persiste un senso di impotenza per il rilancio di un settore come il retail di moda che, numeri alla mano, rimane un fondamentale pilastro dell’economia italiana”.