Home___primopianoRimini4Gaza, i medici: “Andiamo avanti, non facciamo politica e non rispondiamo alle polemiche”

Le sagome nell'ospedale Infermi che hanno scatenato la polemica di Salvini non sono ancora visibili e non è stato deciso quando lo saranno


Rimini4Gaza, i medici: “Andiamo avanti, non facciamo politica e non rispondiamo alle polemiche”


30 Gennaio 2024 / Redazione

Le sagome non sono ancora visibili e non è stato deciso quando lo saranno.

Dopo la presa di posizione della Lega, che ha annunciato un’interrogazione parlamentare al ministro della Salute, Orazio Schillaci, anche sul ruolo della Regione e dopo la risposta del direttore generale dell’Ausl Romagna, Tiziano Carradori, l’iniziativa ‘Rimini4Gaza’ è stata presentata dai suoi ideatori, Jonathan Montomoli, Claudia Serraiocco e Giovanni Giuliani, medici dell’ospedale Infermi di Rimini, che hanno già raccolto l’adesione di 14 colleghi ai quali probabilmente si uniranno altri nei prossimi giorni.

L’iniziativa, che sta facendo discutere, è semplice: posizionare sul pavimento dei luoghi di passaggio dell’ospedale, sagome che rappresentino i cadaveri di sanitari uccisi a Gaza, ma anche in tutti conflitti della terra. “Vogliamo sensibilizzare le persone perché sappiano che tutti siamo in pericolo quando si bombardano gli ospedali”, ha detto il dottor Montomoli, dirigente medico dell’Unità Operativa Anestesia e Rianimazione, uno dei promotori.

Apprezzamento all’iniziativa è venuto anche dall’assessore alle politiche per la Salute del Comune di Rimini, Kristian Gianfreda. “Mi sono sentito in dovere di partecipare a questa presentazione – ha spiegato Gianfreda – anche perché proprio la Convenzione di Ginevra prevede la tutela del nemico, basandosi sul valore di umanità e dignità che non dobbiamo assolutamente mai perdere. E’ questo l’approccio dei promotori, che va al di là del conflitto in essere attualmente in Medio Oriente, e sfido chiunque a dire di non essere d’accordo, perché chi non è d’accordo con questo assunto rifiuta il concetto stesso di umanità, che ha sempre accompagnato l’uomo anche nelle guerre più terrificanti. Persino nei momenti più feroci dobbiamo alzare lo sguardo per dirci che certe azioni non sono accettabili: diritto alle cure e tutela sanitaria anche del nemico non vanno dimenticati mai. Temi trasversali che fanno parte anche della mia storia e percorso personale, legato al pacifismo, per cui non accetto tentativi di strumentalizzazione, dettati solo da ragioni di propaganda”.

L’intervento dell’assessore Gianfreda

Il caso, come riferisce l’Agenzia ANSA, è emerso quando la sera del 12 gennaio per provarne la “calpestabilità” è stata stesa a terra in ospedale una delle sagome. “Erano le 22 ed eravamo a fine turno – ha spiegato il dottor Montomoli – la mattina successiva alle 7 la sagoma era stata rimossa. Non da noi. La persona che ha rimosso l’installazione, ha fatto le foto e dopo 15 giorni le ha rese pubbliche. Ma noi andiamo avanti, non facciamo politica e non rispondiamo alle polemiche”.

Sostenere i diritti e la sicurezza del personale sanitario e dei civili nelle zone di conflitto. Ecco la finalità per cui è nata #Rimini4Gaza, iniziativa indipendente, apolitica e apartitica promossa da un gruppo di professionisti dell’ospedale Infermi e che riflette l’impegno comune verso la tutela dei diritti umanitari e la salvaguardia delle strutture sanitarie in zone di conflitto. Il progetto è stato presentato in una conferenza stampa, svoltasi nella sala riunioni della Centrale Operativa Territoriale, edificio a lato dell’ingresso principale dell’ospedale riminese, e condotta da Francesca Raggi, direttrice del presidio ospedaliero di Rimini Santarcangelo Novafeltria, nelle vesti di “padrona di casa”.

“Il diritto alla salute e alle cure per ciascun individuo è sancito dalla nostra Costituzione all’articolo 32 – ha ricordato nel suo saluto di apertura Francesca Bravi, Direttrice Sanitaria di Ausl Romagna – e questo vale soprattutto nei confronti dei più fragili, penso in particolare in questo caso a donne e bambini vittime nelle zone di conflitto e di guerra. L’iniziativa promossa dagli operatori sanitari della nostra azienda ci richiama a un tema legato alla nostra professione, il giuramento di Ippocrate ci impone la tutela della salute della persona in qualsiasi luogo e con qualsiasi mezzo. In questo caso è un tema di salute globale, che in questi tempi sullo scenario internazionale così dilaniati da conflitti diventa richiamo e forte messaggio di pace”.

Francesca Bravi

Quindi la dottoressa Claudia Serraiocco ha letto il comunicato dei promotori dell’iniziativa, sottoscritto al momento da 14 professionisti sanitari come aggiunto dal dottor Giovanni Giuliani seduto al suo fianco. Ecco il testo integrale:
“#Rimini4Gaza nasce per sostenere i diritti del personale medico e paramedico e dei civili nelle zone di conflitto. Si tratta di un’iniziativa indipendente, apolitica e apartitica.
Come sanitari dell’Ospedale di Rimini, noi stiamo dalla parte dei civili e dei sanitari uccisi indipendentemente dalla loro etnia o religione.
Condanniamo fermamente l’attacco di Hamas del 7 ottobre, che ha causato la perdita di oltre 1.100 vite, tra cui quelle di 6 sanitari, e la risposta militare che ne è scaturita, che ha portato a oltre 29.000 vittime in meno di quattro mesi, tra le quali si contano 374 sanitari uccisi tra il 7 ottobre e il 1 gennaio. Entrambe le azioni hanno provocato inaccettabili sofferenze tra i civili e hanno violato il diritto internazionale umanitario, inclusa la protezione del personale medico e paramedico.
Di fronte a tali attacchi, che non hanno risparmiato neanche i luoghi di cura, ci siamo chiesti come poter manifestare la nostra solidarietà e trasmettere lo sdegno provato nel constatare che a Gaza in nessun ospedale si fosse al sicuro.
Così è nata l’idea dell’installazione #Rimini4Gaza, immaginando i corridoi, le sale d’attesa e gli spazi comuni del nostro Ospedale come “scenario di guerra”. Nei prossimi giorni collocheremo a terra delle sagome in memoria degli operatori sanitari caduti vittima di azioni militari.
Sollecitiamo la Comunità Internazionale a condannare ogni violazione della sicurezza degli operatori sanitari e degli assistiti nei luoghi di cura in contesti di guerra e a lavorare per stabilire corridoi sicuri per gli aiuti medici e la cura dei civili.
Vogliamo che siano garantite le missioni umanitarie. Ci opponiamo, infatti, ad ogni atto di ostruzionismo all’accesso a beni di prima necessità e all’approvvigionamento di medicinali e materiale per gli ospedali, senza il quale è impossibile la cura dei feriti e di coloro che necessitano di trattamenti medici per patologie non correlate direttamente all’evento bellico.
Sono necessarie iniziative diversificate che possano tempestivamente interrompere e prevenire ulteriori perdite di vite umane, garantendo il diritto alla salute e la sicurezza di tutti i sanitari, e portare, quanto prima, ad una pace duratura”.

E’ stato Jonathan Montomoli ad illustrare le ulteriori iniziative in aggiunta all’installazione (verranno posizionate a terra all’interno delle varie aree dell’ospedale oltre 40 sagome a grandezza naturale che ricordano i sanitari uccisi, tutte riportanti l’hashtag #NotATarget scelto perché presente sulla lettera pubblicata sulla rivista scientifica ‘Lancet’), che punta ad enfatizzare il dovere di tutelare la vita delle persone e il diritto alle cure anche in ambiente di guerra, sottolineando con forza che non si può stare in silenzio quando vengono uccisi gli operatori sanitari.

“Nel mese di febbraio o inizio marzo, in base alla disponibilità degli artisti e degli spazi, organizzeremo lo spettacolo di teatro sociale “La scelta” di Marco Cortesi e Mara Moschini – ha spiegato Montomoli, dirigente medico dell’Unità Operativa Anestesia e Rianimazione – e tratta proprio il tema del coraggio di scegliere. Lo spettacolo racconta 4 storie vere di uomini e donne che hanno avuto la forza di rompere la catena dell’odio e della vendetta durante il conflitto dei Balcani, dando prova di fratellanza e umanità con la capacità di vedere oltre il proprio egoismo e rischiare la propria stessa vita per salvare quella di altri. La nostra presa di posizione si estende verso tutte le forme di ingiustizia ed è nata in modo del tutto indipendente, però è doveroso ringraziare l’azienda per la decisione di non defilarsi e concederci gli spazi dell’ospedale. Proprio perché totalmente spontanea abbiamo lanciato pure una raccolta fondi per coprire le spese, con contributi e donazioni possibili su Paypal e Satispay, e nel caso la cifra eccedesse il costo delle iniziative effettueremo una donazione a Medici Senza Frontiere, documentando il tutto anche con un sito web che a giorni metteremo on line per comunicare le fasi di avanzamento del progetto”.