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Intervista al presidente del Coordinamento Nazionale Mare Libero: "Dalla politica solo frottole, i balneari si mettano il cuore in pace"


Roberto Biagini: “Le spiagge andranno a bando e il processo è irreversibile”


21 Luglio 2023 / Stefano Cicchetti

Avvocato Biagini con una nota pubblicata sul sito del Governo, il Consiglio dei Ministri, ha approvato, ”in esame definitivo, un decreto legislativo di attuazione della delega di cui all’articolo 2 della legge 5 agosto 2022, n. 118 (Governo Draghi), per la mappatura e la trasparenza dei regimi concessori di beni pubblici disponendo anche la costituzione di un sistema informativo di rilevazione delle concessioni, denominato SICONBEP che garantisce il coordinamento e l’interoperabilità con gli altri sistemi informativi esistenti in materia”.

“Ho letto lo schema del decreto “licenziato” dal CDM. Non è altri che l’attuazione di quello che prevede la “legge delega Draghi” e la banca dati che verrà istituita si aggiungerà a quelle già esistenti in materia gestite dal M.E.F.”

 Tutto qui?

Sì, tutto qui. Ma al di là degli slogan dei “favorevoli e/o contrari”, ricordiamoci che sulla materia delle concessioni demaniali a scopo turistico ricreativo sono più di vent’anni che la politica bi-partisan, nazionale e locale (salvo rarissime eccezioni) dal cdx al csx, dal PD a F.D.I. passando per anche per il M5S, ha dimostrato tutta la sua ambiguità, incompetenza e una dose vergognosa di “servilismo elettorale” nei confronti della lobby dei balneari raccontando frottole all’opinione pubblica e calpestando i principi costituzionali in materia che sottendono al libero esercizio delle prerogative sui beni pubblici, e a quelli non meno importanti, di libera iniziativa economica e di tutela della concorrenza. Quindi totale inaffidabilità”.

Infatti, la lettura che i più maliziosi diffondono di questa mossa politica è quella che  in realtà il Governo stia cercando un modo per non recepire la direttiva Bolkestein, o comunque per aggirarla, ed evitare di aprire le concessioni balneari già esistenti a gare pubbliche: è soprattutto un modo per non scontentare gli attuali titolari di concessioni balneari, una categoria che da anni si è dimostrata molto influente sulle scelte della politica.

La lettura che se ne fornisce è anche quella ma anche se fosse non servirà a nulla, il processo è ormai irreversibile”.

In che senso?

“È semplice: il 31.12.2023 le attuali concessioni termineranno di avere efficacia e sia i concessionari che le istituzioni ne dovranno doverosamente prendere atto. Il racconto pubblico che il binomio politica-concessionari tentano inutilmente di divulgare è l’ennesima “barzelletta”, una delle tante che negli anni hanno messo in circolo nella loro sfera autoreferenziale, nel loro “mondo di frutta candita”. Una sorta di “balnearelandia” dove si davano ragione tra di loro per confortarsi a vicenda in “un’ottica monopolista e anticoncorrenziale”, mentre la giurisprudenza italiana ed eurounitaria procedeva (e procede fortunatamente) in senso pro-concorrenziale e libertario disapplicando tutte le nefandezze che il Parlamento approvava e i Comuni e le Regioni avallavano”.

Ma ne è sicuro? Da dove deriva questa sua convinzione? Dopo tutto le associazioni dei balneari e la politica sono convinti del contrario.

“Non ne sono sicuro, ne sono certo. Le associazioni dei balneari e la politica, voi dite? Innanzitutto proprio il fatto che il binomio associazionismo-politica “balneare” è ancora convinto di continuare ad usufruire dei privilegi di cui da sempre hanno goduto sui beni di tutti evitando le pubbliche evidenze, fa propendere per il contrario. È assiomatico. Provate a pensare a tutte le panzane che hanno raccontato in questi anni: dall’ IMU-ICI che ritenevano di non doversi applicare alle zone in concessione; alla inapplicabilità della Direttiva Bolkestein in quanto, a loro dire,  non avente efficacia diretta e non interferendo con le materia  in quanto trattasi di  concessioni di mero utilizzo di beni e non di servizi; alle affermazioni di “schizofrenia da protagonismo giudiziario” con le quali, politici e concessionari, bollavano le sentenze emanate dai TAR regionali e del Consiglio di Stato solo perché recepivano nei casi concreti i principi eurounitari di libera concorrenza sanciti dalla Corte di Giustizia che demolivano le loro certezze dandogli torto su tutti i fronti. A fronte di tali panzane che divulgavano quotidianamente si avverava l’esatto contrario. Le loro certezze e le loro sicumere erano una garanzia… per l’avanzare, però, dei principi pro-concorrenziali e di equità nell’ applicazione delle norme. A Napoli ogni volta che i balneari e i politici esternavano in materia se li giocavano al lotto….!”

Continui….

“Poi per una questione di oggettività, di buon senso, prima ancora di scomodare il “diritto”. Il loro ragionamento è puerile quanto banale. Essi affermano: dimostriamo che non esiste il presupposto per l’ applicabilità della Direttiva Bolkestein e cioè la scarsità delle “risorse” in quanto le spiagge italiane ci sono, eccome se ci sono, per tutti coloro che chiederanno di utilizzarle per finalità imprenditoriali attraverso lo strumento concessorio; di conseguenza non si applicherà l’ art. 12 di detta Direttiva e quindi non c’ è ragione di andare a pubbliche evidenze e, fine della fiera, noi ci teniamo, per derivazione di diritto “divino”, i nostri stabilimenti ancora per 10 generazioni. Che loro ci possano credere ed esserne convinti nel fantasioso mondo in cui vivono, lo posso capire: sono contenti così. Ma che anche l’opinione pubblica possa “beccare” alle loro balle è un’offesa all’ intelligenza delle persone. Vi spiego il perché”.

Siamo qui per questo, vada pure …

“Ammettiamo, per pura e folle ipotesi, che si certifichi da parte dello Stato (con quale atto e da quale organo poi sarebbe interessante capirlo) che in Italia, rapportando l’accertamento a livello nazionale, ci sia “abbondanza di spiagge da utilizzare in modalità concessoria”. Un imprenditore turistico non balneare (ristoratore, barista, albergatore, commerciante, noleggiatore di natanti, armatore ecc…) chiede – rimaniamo in ambito locale – ai comuni di Rimini, di Riccione, di Misano di Cattolica, di Bellaria di indire una pubblica evidenza perché interessato a presentare un progetto di uno stabilimento balneare o di un risto bar, ritenendolo di maggior interesse pubblico rispetto a quelli attualmente in essere, su un tratto di arenile che tali comuni hanno deciso con i loro strumenti urbanistici di continuare a utilizzare in modalità concessoria. Secondo la logica (?) cara agli attuali concessionari quei comuni, sulla base di tale “certificazione autentica da parte dello Stato” che dovesse sancire esserci in Italia, rapportando, ripeto, il tutto a livello nazionale, spiagge ancora disponibili e che quindi non operi l’art. 12 della Bolkestein, dovrebbero, a questo punto, rispondere al proponente con un diniego motivato. Vi immaginate il funzionario dell’ufficio demanio del Comune di Rimini rispondere con nota protocollata: “sono spiacente ma respingo la sua domanda di indire una pubblica evidenza per quel tratto di arenile ora occupato dallo stabilimento Bagno 28,29 ecc.., e non apro la procedura comparativa perché lo Stato ha certificato che a Gallipoli, Tropea, Giardini Naxos, Arzachena, Comacchio è stato monitorato dal sistema informativo “Siconbep” che ci sono ancora 3000 mq di arenile cadauno, 4 scogli, e 7 dirupi tutti liberi da ombrelloni e/o lettini” quindi potenzialmente concedibili e per questo motivo vi dovete rivolgere a tali comuni per ottenere la concessione“? Con la conseguenza, poi, che gli attuali concessionari si terrebbero le spiagge ancora per 10 generazioni.  Concordate con me che neanche quelli di “Scherzi a Parte” siano arrivati a tanto?”.  

 In effetti… Ma se invece “l’accertamento della scarsità delle risorse” dovesse essere rapportata a livello di singolo ente concedente, cambierebbe qualcosa?

“Certamente, perché continuando con l’esempio di prima, i comuni rivieraschi della provincia di Rimini hanno una “saturazione concessoria” che, tranne a Bellaria che si assesta al 76%, oltrepassa l’80% con punte di oltre al 90% per Rimini. E visto che tali comuni con questi numeri non rispettano neanche “l’adeguato equilibrio o corretto equilibrio” imposto dalla legislazione nazionale tra la percentuale di spiagge in concessione e spiagge libere, in tali casi la “risorsa” non solo è scarsa ma deve considerarsi addirittura inesistente e quindi non si sfugge all’ operatività dell’art. 12 della Bolkestein e l’argomento in questo caso si chiude. Dal 2 Gennaio 2024 concessioni attuali prive di efficacia e pubbliche evidenze da parte dei comuni (o meglio da parte di quei comuni che vorranno continuare con l’eccezione in modalità concessoria e non ripristinare l’uso libero e gratuito, che rappresenterebbe la regola) per garantire a tutti la possibilità di concorrere alla gestione di stabilimenti, risto-bar, centri nautici, ecc… per scopi imprenditoriali”.     

E in punto di diritto, ragionando norme alla mano?

“Benissimo, norme alla mano. 1) La giurisprudenza europea e nazionale ha fornito criteri oggettivamente ragionevoli affinché lo Stato (inteso come Governo e Regioni) possa qualificare (con un atto vincolante o di indirizzo non è dato a sapersi) “scarsa” la risorsa “spiaggia” non solo dal punto di vista quantitativo del bene disponibile ma anche qualitativo (appetibilità della domanda da parte di altri potenziali concorrenti e dei fruitori finali del servizio). Di conseguenza gli enti concedenti potranno poi valutare con motivazioni inattaccabili se nell’ambito territoriale di loro competenza la “risorsa arenile” debba considerarsi, appunto, scarsa o meno. 2) Non solo: essa ha anche dosato il concetto di giusto equilibrio in una sintesi tra valutazioni a livello nazionale e locale al fine di considerare “scarsa o meno” la risorsa arenile. Rimanendo sull’esempio di prima, dal momento che un imprenditore turistico è obbligato a rivolgersi per competenza territoriale amministrativa all’ Ufficio demanio del Comune di Rimini (e non a quello di Arzachena) se vuole richiedere di aprire una pubblica evidenza per concorrere all’ utilizzo in concessione di una zona di arenile a Marina Centro o a Viserba per gestire un risto-bar o uno stabilimento balenare, il responsabile del procedimento non potrà fare altro che constatare che nel territorio demaniale di competenza del comune di Rimini (e non di altri) il 90% dell’ arenile è devoluto in modalità concessoria e quindi la risorsa è oggettivamente scarsa (rectius: inesistente) aprendo di conseguenza la pubblica evidenza comparativa delle attuali zone in concessione. Come detto sopra non potrà certamente rispondere, attingendo da una eventuale normativa schizofrenica da una parte, ed incostituzionale dall’ altra: “qui è sold-out vai ad Arzachena che qualcosa puoi trovare”. 3) Infine, anche se per assurdo dovesse passare “il concetto di risorsa disponibile e non scarsa” con conseguente accantonamento della Direttiva Bolkestein, le pubbliche amministrazioni troverebbero nel Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (T.F.U.E.) un muro invalicabile alla proroga generalizzata delle concessioni denominato “interesse transfrontaliero certo”.

Se ne sente parlare spesso: ma di cosa si tratta in parole semplici?

“L’interesse transfrontaliero certo non è altri che l’opportunità di guadagno offerta dall’ Amministrazione ai cittadini attraverso suoi provvedimenti.  In presenza di tale interesse transfrontaliero l’art. 49 del T.F.U.E. vieta agli stati membri qualsiasi atto, normativa comportamento che andrebbe a pregiudicare i principi eurounitari di “non discriminazione”, “libertà di stabilimento” e “libertà di concorrenza”. Dal momento che la capacità attrattiva di consistenti guadagni che da sempre esercita il nostro patrimonio costiero nazionale, anche e non solo nei confronti di imprese di altri Stati membri, è palese (la recente ricerca di NOMISMA commissionata dagli stessi balneari ne dà conferma considerando poi che essa si basa sui “fatturati” e sappiamo che in tale settore è clamorosamente alto il tasso di evasione fiscale) tale caratteristica già di per sé, e quindi al di fuori del concetto “di risorsa scarsa”, impone allo Stato italiano la sottoposizione delle attuali concessioni alle regole della concorrenza e della pubblica evidenza. Come dicevo all’inizio, il processo è irreversibile, che si mettano pure il cuore in pace”.

L’avvocato Roberto Biagini

 Concetti chiari. Ma qual’ è il ruolo attuale dell’opinione pubblica che sembrerebbe aver preso maggiore coscienza dell’argomento rispetto ad anni addietro, e delle associazioni come la vostra portatrici di interessi diversi e per certi versi antitetici a quelli delle associazioni di categoria dei balneari?

L’opinione pubblica riveste un ruolo fondamentale perché noi cittadini (tramite lo Stato che ci rappresenta) siamo i proprietari “sostanziali” dei beni pubblici e quindi dell’arenile, delle spiagge, e non certamente i concessionari che sono meri “ospiti”, utilizzatori per provvedimento amministrativo, anche se per anni si sono arrogati, con la compiacenza collusiva della politica bi-partisan, nazionale, regionale e locale, il ruolo di proprietari a tutti gli effetti della spiaggia. Fino a poco tempo fa la coscienza collettiva è stata “dormiente” mentre il patrimonio costiero veniva completamente “antropizzato” dalla modalità concessoria con residui spazi per le spiagge libere. Si è ribaltato il binomio regola-eccezione che avrebbe dovuto vedere come residuale, rispetto all’ utilizzo libero e gratuito per la generalità dei cittadini, la modalità concessoria a pagamento. I cittadini, visti gli abusi edilizi, le restrizioni agli accessi alla battigia e in alcuni luoghi, le vessazioni e i comportamenti “mafiosi” che imponevano il pagamento del pizzo per accedere nell’ arenile, si sono ribellati è hanno iniziato un percorso di presa di coscienza e denuncia”.

E le associazioni?

“Le associazioni, da quelle storiche a difesa dell’ambiente e dei diritti dei consumatori, a quelle nate localmente per la tutela di interessi particolari, hanno avuto il compito fondamentale di ridurre a sintesi le varie problematiche legate ai diversi territori per poi portare alla ribalta nazionale come una sorta di megafono presente su tutto il perimetro costiero italiano, sia problematiche locali (ad esempio Ostia, Posillipo, Massa, Forte dei Marmi, Viareggio, Genova, Cilento ecc..) che nazionali (scandolo dei canoni irrisori richiesti dallo Stato ai balneari)”.

Veniamo al Coordinamento Nazionale Mare Libero. Si sente spesso parlare di voi.

“Abbiamo costruito un’importate rete grazie all’ impegno costante di tutti i volontari associati presenti nei vari territori e all’ attenzione che ci prestano le associazioni di cui parlavo sopra. Siamo stati in audizione in Parlamento e in Commissione Europea–Direzione Generale del Mercato Interno, dell’Industria, dell’Imprenditoria e delle PM. Ritorneremo a Bruxelles per illustrare una petizione che abbiamo depositato. Abbiamo partecipato come ricorrenti, e grazie all’ iniziativa del Prof. Alberto Lucarelli dell’Università Federico II di Napoli, ad un ricorso al Tar per l’annullamento di un provvedimento interdittivo all’ accesso di una spiaggia libera a Posillipo, ottenendo non solo ragione nel merito ma anche piena legittimazione processuale. Siamo scesi al fianco di alcuni cittadini “chioggiotti” che si sono visti ridurre l’estensione della spiaggia libera “Isola Verde” nella presentazione di un Ricorso al Presidente della Repubblica. Abbiamo depositato nel maggio del 2021, un ricorso al Tar Toscana per richiedere la pubblica evidenza e l’assegnazione di una spiaggia a Viareggio con la preliminare dichiarazione “dell’illegittimità” della proroga al 2033 prevista dalla al tempo dalla “legge Centinaio”. Poi nel novembre dello stesso anno sono intervenute le “sentenze gemelle” del Consiglio di Stato che come noto hanno definito una volta per tutte i principi in materia. Abbiamo relazioni costanti con giuristi e professori universitari interessati alla nostra attività. Mediaticamente si sono interessate alle nostre iniziative (una per tutte l’annuale “Presa della Battigia del 14 Luglio) testate giornalistiche e televisive italiane ed estere. Abbiamo depositato in più parte d’ Italia (Rimini compresa) denunce e diffide precise sulle violazioni di norme poste a tutela dell’arenile trovando sia riscontri positivi da parte delle autorità (ad esempio A.G.C.M.) che omertà totale da parte delle istituzioni”.

Il rapporto con la politica, nazionale e/o locale?

“Non ha un’altra domanda …?”.

Stefano Cicchetti