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"Il riassetto territoriale e i divieti che esso comporta (niente costruzioni vicino ai fiumi o in aree sensibili) non porta voti"


Romagna, alluvione: non è tempo da struzzi


19 Maggio 2023 / Giorgio Grossi

Le dimensioni di questa tragedia ambientale sono a tutt’oggi ancora in via di acquisizione. Migliaia di sfollati, interi paesi finiti sotto acqua e melma, coltivazioni irrimediabilmente compromesse, danni alle attività produttive incalcolabili. e tanto dolore. In un mondo che di per sé non attraversava  certo uno dei periodi migliori. Se un fatto storico si differenzia dalla cronaca per  il tempo,  la dimensione spaziale e il numero delle persone coinvolte, con quasi certezza possiamo affermare che nella nostra regione stiamo vivendo un fatto storico. Un terribile fatto storico. Il problema, o meglio i problemi che l’hanno causato sono di una complessità tale che difficilmente possono essere risolti. Possiamo solo arginarli parzialmente. Nella consapevolezza che nessuna barriera artificiale può darci una sicurezza totale. Come per il Covid e gli altri virus che verranno, non possiamo andare al di là di una precaria e sofferta resilienza.

Anche in questo caso occorre capire con “cosa” abbiamo a che fare. Partendo da quello che la scienza ci mette a disposizione. La prima certezza viene dalla risposta alla domanda perché proprio nella Romagna? Perché sul nostro territorio il vento di scirocco in risalita sull’Adriatico si è scontrato con le correnti nord orientali di bora provenienti dal Triveneto. Caso quindi, puro caso! Con la magra consolazione che se dovesse succedere ancora potrebbe riguardare tutto il versante adriatico e non necessariamente la Romagna. Altra certezza: la neve in fusione nelle ultime settimane avevano saturato il suolo oltre i mille metri. Ricordate la gioia provata nel vedere la doppia tracimazione della diga di Ridracoli? Da noi poca neve, ma i suoli – terza certezza – erano asciutti, inariditi dalla siccità peggiore degli ultimi due secoli, preceduta dalle altre siccità del 2017 e 19. Solo uno come Trump può affermare che non c’è nessun emergenza climatica. Perché tanto neve e pioggia prima o poi arriveranno. Quest’ultima è indubbiamente arrivata. Os-cia se è arrivata!

Quale “lezione” derivare da queste tre certezze? E come attrezzarci per il futuro? la “lezione” è chiara: pioggia e siccità sono strettamente correlate e il nostro Paese ne è un grande esempio su scala planetaria. Visto che a pochi km di distanza il nostro fiume maggiore, il Po, è in secca e noi siamo sott’acqua Chi genera questo “mostro bifronte”? Fate voi, direbbe il climatologo Luca Mercalli alzando le mani… Che fare dunque, oltre alla presa di coscienza? E qui viene il difficile. Perché Politica e Società non ascoltano. La prima perché il riassetto territoriale e i divieti che esso comporta (niente costruzioni vicino ai fiumi o in aree sensibili) non porta voti. Se a dirlo è Musumeci già governatore della Sicilia, una delle regioni più disastrate della penisola in cui frane e dissesti costringono gli abitanti dell’entroterra a lunghi e stremanti percorsi, c’è da credergli. Di voti deve averne persi pochini e ora è stato pure premiato con la poltrona di ministro alla Protezione Civile. Che sa di illuminata lungimiranza fideistica (sic…!). La seconda perché la battaglia per salvaguardare l’ambiente tocca la nostra responsabilità personale, che tradotto vuol dire mobilitarsi, come una volta si diceva, ovvero  impegnarsi e  e partecipare  alla vita politica e sociale. E anche una sfaccettatura tipica del Bel Paese: fregarsene delle regole, delle leggi e soprattutto dei divieti. Perché chi li osserva viene giudicato un coglione. Sbaglio? 

Nel caso in specie occorre altresì studiare caso per caso a dimensione di bacino. Attivare specifici tavoli a cui far sedere ingegneri, agronomi, forestali….ovvero tutte le competenze che servono a mettere in sicurezza il territorio. Guardate la cartina dei fiumi della nostra regione. Vi rendete conto di come siamo messi?  E poi ci vuole anche il coraggio di fare una legge nazionale contro il consumo dei suoli e singoli PRG che la recepiscano in ogni comune. La vedo dura… molto dura!