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Un importante successo per la Banca della Cute RER - U.O. Centro Grandi Ustionati dell’Ospedale M. Bufalini


Romagna: approvato brevetto per la conservazione di tessuti destinati all’uso clinico


23 Settembre 2023 / Redazione

Un importante successo per la Banca della Cute RER – U.O. Centro Grandi Ustionati dell’Ospedale M. Bufalini, con sede a Pievesestina di Cesena, diretta dal prof. Davide Melandri.

Una nuova metodica di conservazione a temperatura ambiente di tessuti destinati all’uso clinico ha ricevuto, in questi giorni  il parere favorevole dall’Ufficio Brevetti Italiano, che ha riconosciuto l’importanza dell’invenzione. Gli inventori del brevetto sono la dottoressa Elena Bondioli, dirigente responsabile dell’ attività di Ingegneria tessutale e Direttore tecnico Cell Factory e Sala Criobiologica, il prof. Davide Melandri e la dottoressa Valeria Purpura, Dirigente Biologo della Banca Cute RER .

Si tratta – spiega Valeria Purpura – di una soluzione che permette di conservare le caratteristiche morfologiche e strutturali dei tessuti fino a tre anni dal confezionamento. Il fatto di poter mantenere il tessuto a temperatura ambiente in questa soluzione è molto vantaggioso perchè permette la distribuzione del tessuto ancora confezionato ed un suo utilizzo solo in seguito a evidenza clinica”.

“Al momento – chiarisce la dottoressa Purpura – il tessuto richiesto dal medico viene scongelato e deve essere utilizzato entro e non oltre tre giorni dallo scongelamento. Nel caso in cui si verifica un problema (per fortuna non capita molto di frequente), il tessuto scongelato non può essere utilizzato e viene smaltito. Con questa nuova  metodica la distribuzione del tessuto in soluzione permette invece di avere un tessuto pronto all’uso e di evitarne l’eventuale smaltimento. E’ comunque da considerare che la crioconservazione, che prevede lo scongelamento del tessuto ed il suo utilizzo entro tre giorni, è una metodica ottimale, soprattutto per i tessuti vitali”.

Un altro vantaggio della conservazione dei tessuti in soluzione a temperatura ambiente – conclude la dottoressa Purpura – è l’abbattimento dei costi di stoccaggio in vapori di azoto, necessari per la crioconservazione”.

Si tratta di un primo risultato che ci riempie di soddisfazione – aggiunge il prof. Melandri – e al quale tutto il gruppo stava lavorando da tempo. La conservazione a temperatura ambiente semplifica e ottimizza l’utilizzo di alcuni tipi di tessuti per determinate indicazioni cliniche tutto a vantaggio della praticità e, non ultimo, riduce i costi e ne semplifica la conservazione e la distribuzione svincolandoli dalla catena del freddo“.