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Aldo Oviglio nasce a Rimini il 7 dicembre 1873, da Francesco e da Ida Malvolti. Quando Aldo è al liceo la famiglia si trasferisce a Pesaro e poi a Rovigo. Si iscrive all’Università di Padova e dal 1892 a quella di Bologna, dove si laurea in giurisprudenza. A Bologna si stabilisce definitivamente, dove diventa un brillante penalista e sposa Ida Marzolini. Fin da giovanissimo è attratto dalla politica e dal giornalismo. Milita nel Partito Radicale e già a Rovigo dalle colonne del giornale democratico L’Adigetto ingaggia roventi polemiche con il conservatore Corriere del Polesine, diretto da Alberto Bergamini (che diverrà poi oppositore del fascismo e accoltellato da una squadraccia, nel dopoguerra sarà presidente della Federazione Nazionale della Stampa); una di queste contese si risolve un duello fra Oviglio e Bergamini, il 7 dicembre 1894. A Bologna Oviglio è fra i fondatori del Giornale del mattino, (primo numero, l’11 dicembre 1910); linea editoriale, dare voce ai partiti di sinistra e rilanciare il progetto di un blocco popolare contro le forze clerico-moderate, con i laici Radicali a guidarlo. E' il disegno politico del Grande Oriente d’Italia: Oviglio nel settembre 1909 è stato iniziato nella loggia massonica ‘Ça ira’ di Bologna; appena un mese dopo, viene

Il Settecento si chiude con l'Italia ancora campo di battaglia fra le potenze europee. Francia contro tutti e in grossa difficoltà, con Napoleone che ha dovuto abbandonare un esercito in Egitto e si giocherà il tutto per tutto a Parigi. Dopo la catastrofe di Abukir, la baia egiziana dove una flotta inglese capitanata da Horatio Nelson aveva annientato quella francese, e la campagna di Siria terminata con la sconfitta sotto le mura di Acri, Bonaparte aveva infatti lasciato al suo destino quanto restava di un'armata partita con 38 mila uomini e 100 cannoni. Nel giugno 1799 gli Austro-Russi avevano invaso l'Italia. Il 27 aprile a Cassano d'Adda il generale russo Aleksandr Vasil'evič Suvorov aveva sconfitto i Francesi, che erano stati costretti a sgomberare gran parte dell'Italia settentrionale. Nello stesso mese i Sanfedisti del Cardinale Ruffo, con l'appoggio della flotta inglese, avevano abbattuto la filo-francese Repubblica Napoletana; seguirà una feroce repressione contro i "giacobini". [caption id="attachment_68881" align="aligncenter" width="786"] Il generale Aleksandr Suvorov[/caption] A dare l'esempio fu lo stesso Nelson, il 30 giugno 1799, facendo impiccare l'ammiraglio della flotta repubblicana, Francesco Caracciolo principe di Sarno, nonostante i patti di resa gli garantissero salva la vita. Ciò valse al futuro eroe di Trafalgar la gratitudine della sua amante Lady Hamilton, moglie

Tutto iniziò con la prima telecronaca integrale di una partita di calcio trasmessa da una televisione privata: Rimini-Spal

Tutto iniziò con la prima telecronaca integrale di una partita di calcio trasmessa da una televisione privata: Rimini-Spal

Il Regio decreto n. 728. del 5 dicembre 1895 istituisce il nuovo Comune di Cattolica, distaccandone il territorio da quello di San Giovanni in Marignano. Si realizza così l'antica aspirazione dei cattolichini, dopo una lotta durata per tutto l'Ottocento. Cattolica è uno dei pochi centri del Riminese di cui si conosce l'esatta data di fondazione, essendo relativamente recente: è infatti "solo" il 16 agosto 1271 che gli abitanti dei castelli del promontorio di San Bartolo (Gabicce, Granarola, Casteldimezzo, Fiorenzuola di Focara) firmano un patto per costruire un nuovo castrum, sottoponendolo al Comune di Rimini. Fra le clausole dell'atto, anche certe limitazioni che nei secoli diventeranno assai scomode. A cominciare dall'impegno a non costruire mai una "palata", cioè un molo per i porti naturali alle foci del Tavollo e del Conca, proprio per non far nascere uno scalo sicuro per le imbarcazioni che potesse far concorrenza a Rimini. Divieto che permarrà per la bellezza di sei secoli, appunto fino a quasi tutto l'Ottocento. Una prima parziale autonomia era stata attribuita a Cattolica fra il 1818 e il 1859, riconosciuto come "Comune appodiato" a San Giovanni e con un proprio Sindaco. Ma ciò non valse a spegnere il malcontento dei cattolichini, esacerbati soprattutto dalle questioni fiscali. Dopo

Il 4 dicembre 1971 nasce a Rimini Massimiliano "Max" Sirena. Così scrive Fabio Pozzo su La Stampa il 18 marzo 2013, quando Max viene proclamato "Velista dell'anno": «Figlio di albergatori riminesi, il primo incontro con il mondo della vela avviene a 8 anni in una scuola di windsurf nella spiaggia vicino a casa. Max Sirena capisce che stare in mare gli piace e a 14 anni scopre le barche. Ha 11 anni quando nel 1983 si innamora dell’avventura di Azzurra e 20 quando segue le regate del Moro di Venezia e inizia a sognare l’America’s Cup. Un giorno incontra una persona che aveva fatto parte dell’equipaggio del Moro di Venezia che gli dice: “Tu Max sei troppo piccolo fisicamente per fare la Coppa America, non riuscirai mai”. Questa frase gli fa scattare la voglia di riuscire, a tutti i costi». [caption id="attachment_68578" align="aligncenter" width="672"] Max Sirena fra i ragazzi del Club Nautico Rimini, di cui è socio[/caption] «Memorabile è l’incontro con Patrizio Bertelli, patron di Luna Rossa, nel 1995 quando Max Sirena viene chiamato per fare degli allenamenti sul Nyala, la barca d’epoca di 20 metri dell’ad di Prada. Erano a Porto Santo Stefano e Sirena non aveva mai visto Bertelli in vita

Il 3 dicembre 1655 «alla Cattolica fu incontrata la Regina Cristina di Svezia da Monsignore Gasparo Liscari, nobile nizzardo, cavaliere insigne e gentilissimo, nipote del Gran Maestro della religione di Malta, vicelegato d'Urbino. Comparve assistita da una compagnia di corazze, capitanata dal conte Alfonso Santinelli, cavalier principale della città di Pesaro, che poi servì per tutto quello stato Sua Maestà. Un buon corpo di soldatesca qui squadronate con una copiosa salva di moschettate la salutò al passaggio». [caption id="attachment_68489" align="aligncenter" width="673"] Lo stemma dei Vasa, Re di Svezia[/caption] Con questi onori la Regina di Svezia viene accolta nella Legazione d'Urbino prima ancora che vi metta piede. Nulla, a confronto a quanto è accaduto il giorno prima a Rimini, come in tutte le città italiane che la sovrana sta toccando nel dirigersi a Roma. Cristina è la Regina di uno degli stati più fieramente protestanti d'Europa; ma dopo una profonda crisi religiosa ha scelto il cattolicesimo ed ha abbandonato il trono e la sua Svezia per stabilirsi nella Città Eterna. Un formidabile motivo di propaganda per la Chiesa cattolica e per il papa da poco eletto Alessandro VII. [caption id="attachment_68490" align="aligncenter" width="677"] A Porta del Popolo, dove inizia la Via Flaminia, Cristina fu trionfalmente accolta

«Guido Nozzoli, l'unico dei nostri che capì come andavano a finire le storie del Vietnam» (Enzo Biagi). Guido Nozzoli nasce a Rimini il 2 dicembre 1918. «Ero un incontenibile casinista - racconterà lui stesso in un'intervista a Chiamami Città, raccontando di essere stato spedito a Forlimpopoli per fare le superiori «poiché avendo collezionato alle scuole medie inferiori non so quante sospensioni più una proposta di espulsione, la mia presenza di incontenibile "casinista" non sarebbe stata gradita in nessuna delle scuole superiori riminesi. Purtroppo, il treno per Forlimpopoli partiva alle 6.10 e ogni mattina dovevo alzarmi alle 5.30 e fare delle corse mozzafiato per raggiungere in tempo la stazione. Arrivati a destinazione, ci restavano due ore prima dell'apertura della scuola che passavamo giocando a carte nel caffè di un certo Paolino, senza prendere neppure un bicchier d'acqua». Conseguito il diploma, studia lettere all'Università di Urbino, dove ha fra i docenti Carlo Bo, Mario Apollonio, Clemente Rebora, Alessandro Ronconi e Cesare Musatti, che sarà il padre della riforma psichiatrica.  Ma alla fine del 1941, con l'Italia in guerra, viene chiamato alle armi e avviato alla scuola allievi ufficiali nel corpo dei carristi. All'inizio del 1943 viene arrestato in caserma a Bologna, con l'accusa di attività

Scrive Luigi Tonini nella sua "Storia civile e sacra riminese" del 1856: "Di Candiano o Candidiano riminese Patriarca d'Aquileja. L'Ughelli nell'Italia Sacra ove tratta de' Patriarchi d'Aquileja e di quelli di Grado sulla sede della Cronaca Veneta d'Andrea Dandolo, Scrittore del Secolo XIV; e molto meglio il Muratori all'anno 605 sull'autorità di Paolo Diacono, che visse nel Secolo VIII, ci raccontano, che fin d'allora che i Longobardi invasero la Venezia e si avvicinarono ad Aquileja, il Patriarca di quella città unitamente alla popolazione passò a stanza più sicura in Grao o Grado, dove Elia Patriarca ottenne poi nel 580 per autorità Pontificia che quella Sede Patriarcale fosse trasferita in perpetuo. Ad Elia successe Severo, il quale, divenuto scismatico, morì in Grado fra il 605 e il 606. Allora l'esarca volendo che la elezione del successore cadesse in persona cattolica obbligò i Vescovi della Provincia a convenire in Ravenna, ove fu eletto Candiano o Candidiano, cattolico. All'opposto Gisolfo Duca del Friuli venuto nel desiderio che quella Dignità si ristabilisse in Aquileja, che era ne' suoi Stati, approffittò della divisione di quei Vescovi; e fece che quelli delle Chiese di suo dominio, i quali avevano aderito allo scisma del defunto Severo, eleggessero

Il primo giorno di dicembre del 1968 vengono inaugurati i primi padiglioni della Fiera di Rimini. La prima manifestazione ospitata è il "18° Salone Internazionale della Produzione e della Tecnica Alberghiero-turistica". [caption id="attachment_68188" align="aligncenter" width="673"] 1 Dicembre 1968, l'Inaugurazione dei nuovi padiglioni fieristici in Via Monte Titano. Al centro, l'assessore Ruggero Diotallevi e alla sua sinistra il sindaco Walter Ceccaroni[/caption] La Fiera di Rimini trova così finalmente una sua collocazione nei nuovi "padiglioni blu", lasciando il capannone "provvisorio" costruito sulle macerie del Teatro Galli, che da allora in poi sarà adibito a palestra. La Fiera di Rimini era nata nel 1949 nella sale del Grand Hotel proprio con il Salone Alberghiero che nel '68 era giunto alla sua 18a edizione. I pionieri che credettero in quel progetto furono il presidente Franco Morri, il segretario Amedeo Montemaggi (che diventerà celebre come storico della Linea Gotica) e i membri del comitato: Antonio Valmaggi, Lanfranco Aureli, Augusto Urbinati, Glauco Barbiani, il maestro Gattei, Delucca, Belicchi. [caption id="attachment_68193" align="aligncenter" width="1130"] L'onorevole Luigi Preti inaugura il Salone alberghiero del 1964[/caption] Nei primi anni '60 il Comune di Rimini e l'Azienda di Soggiorno iniziano a pensare a una sede stabile e dignitosa; uno dei promotori più convinti è l'assessore Ruggero Diotallevi. Nel

«An. MCCCLXXIII a dì ultimo di novembre nacque un altro figliolo maschio al sopradditto nostro signore ms. Galaotto, el qual ebbe nome Andrea Malatesta, perché nacque in dì di S. Andrea»: così l'anonima cronaca malatestiana. Andrea è dunque figlio di Galeotto I, signore di Rimini, Fano, Ascoli Piceno, Cesena e Fossombrone; la madre è Gentile da Varano, figlia Rodolfo II da Varano, condottiero e signore di Camerino, alleato di Galeotto nelle sue furibonde campagne nelle Marche meridionali. Alla morte del padre nel 1385, i figli si dividono il dominio: Carlo, il maggiore, esercita la signoria su Rimini; Pandolfo su Fano, Mondavio, Scorticata; ad Andrea toccano Cesena, Roncofreddo e Fossombrone; per Galeotto Novello detto Belfiore ci sono Cervia, Meldola, Sansepolcro, Sestino, Sassofeltrio e Montefiore.  [caption id="attachment_68058" align="aligncenter" width="1131"] La rocca malatestiana di Cesena[/caption] Papa Bonifacio IX nel 1391 ufficializza la ripartizione, concedendo ad Andrea il vicariato di Cesena. Nel 1393 i Malatesta vanno tutti assieme addosso a Forlì e sgominano Antonio da Montefeltro. La famiglia sta per raggiungere l'apice della sua gloria e vi regna anche un'insolita lealtà fra fratelli, anche se "per esigenze di lavoro" - cioè di condotte mercenarie al servizio dei vari potentati - non di rado si ritroveranno a combattere su fronti opposti. In questo

Il 29 novembre 1954 un decreto del Prefetto di Forlì sospende il Sindaco di Rimini, Walter Ceccaroni, «per motivi di ordine pubblico».  [caption id="attachment_67901" align="aligncenter" width="1144"] Walter Ceccaroni[/caption] Si apre così una vicenda che segnerà a lungo la vita politica riminese, fino ad arrivare alla ribalta nazionale. Una storia emblematica di come si svolgeva la lotta politica in Italia durante la Guerra Fredda. Non è la prima volta che accade. Già nel 1949 il Sindaco Ceccaroni era stato sospeso per la contestazione di un'irregolarità contabile in materia di dazio, ma il provvedimento era stato revocato dopo pochi mesi. Questa seconda rimozione è invece più grave. Il Prefetto contesta al Sindaco di aver condotto una protratta attività contraria alla sicurezza sociale, volta a costituire un “pericoloso stato di tensione ed eccitazione” nei riguardi dell’opinione pubblica. [caption id="attachment_67902" align="aligncenter" width="1141"] Primi anni ’50. Da destra Veniero Accreman, Walter Ceccaroni[/caption] Cos'era successo? «In un articolo apparso ne L’Unità del 3 novembre 1954 - scrivono Davide Bagnaresi e Gianluca Calbucci in "Walter Ceccaroni, 1949-1970" - Ceccaroni fornì un resoconto circa la situazione e lo stato dei lavori relativi alla viabilità a Rimini. Nel testo si evidenzia come la realizzazione dei progetti sia stata interrotta a metà a causa dei mancati

Massimo Tamburini nasce a Rimini il 28 novembre 1943; la sua è una numerosa famiglia di contadini, che nel 1954 lascia la terra e si trasferisce alla Grotta Rossa. Il padre lavora nei trasporti ed è un grande appassionato di meccanica; quando vede che Massimo condivide questo amore, lo iscrive all'Istituto Tecnico Industriale di Rimini. Il ragazzo, per problemi di salute, non ce la fa però a conseguire il diploma. Massimo però non molla e frequenta diversi corsi di formazione professionale per imparare più che può. A 18 anni va a lavorare come tecnico di caldaie. E sposa Pasquina, che gli darà i tre figli Morena, Andrea, Simona. Nel 1966 insieme a gli amici Bianchi e Morri  fonda un'azienda di riscaldamento e climatizzazione: dalle loro iniziali si chiama Bi.Mo.Ta. Da sempre grande appassionato di moto e frequentatore di circuiti, nel 1971 Tamburini fabbrica a tempo perso la sua prima motocicletta, realizzando una "special" sulla base di una MV Agusta 600 Turismo 4C 6 comprata di seconda mano. E' la prima di una serie di creazioni che Tamburini realizzerà per Bimota, Cagiva, Ducati e MV Agusta. E che per innovazioni tecniche e perfezione formale lo faranno definire "the Michelangelo of motorcycling".  https://archivio.chiamamicitta.it/vogliamo-ricordare-alla-grande-michelangelo-delle-moto/ https://archivio.chiamamicitta.it/massimo-tamburini-dal-sogno-alla-realta/     Nel 2012 Rimini ha conferito il Sigismondo