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Le imprese del vulcanico Commendatore specializzato a comparire accanto ai personaggi famosi e in particolare i Presidenti della Repubblica

In merito allo spirito goliardico evocato ultimamente su queste pagine, mi corre l’obbligo di ricordare un riminese che pur non avendo mai frequentato un’aula universitaria, di quello spirito rese vivacissima e fantasiosa testimonianza. Mi riferisco al Commendator Umberto Bartolani. Un vero mecenate cui dobbiamo importanti iniziative compreso il recupero, il restauro e la collocazione in Piazzale Fellini, della dispersa Fontana dei quattro Cavalli. Tenace ed efficace propagandista della nostra Riviera, di pura marca goliardica fu il suo exploit alla Fiera di Milano del 1953 quando ebbe la pensata di distribuire per quindici giorni a italiani e stranieri, all’ora del caffè, ventimila bustine identiche a quelle dello zucchero con la scritta. “Attenzione! Campione di sabbia prelevato a Miramare (Riviera di Rimini), la più bella e accogliente spiaggia d’Italia”… [caption id="attachment_450229" align="alignleft" width="1023"] Umberto Bartolani nei panni del Podestà di Rimini sul set di "Amarcord" di Fellini (foto di Davide Minghini - Archivio Biblioteca Gambalunga)[/caption] Ma soprattutto, il nostro Commendatore si era ‘specializzato’ a comparire, nelle foto ufficiali, a stretto contatto con le Autorità che circondavano i Presidenti della Repubblica. Era il suo hobby, grazie al quale coglieva anche l’occasione di trasmettere al Capo dello Stato suggerimenti e richieste in favore della sua amata città. Riusciva

E sempre da noi si svolse il il XVI Congresso dell’ U.G.I con Marco Pannella, Gianfranco Spadaccia e Sergio Stanzani

-‘Scusa Gibo. Cosa intendevi dire, nella tua ultima cronaca, affermando che ai tempi della tua giovinezza Renzo Arbore era un ‘Principe della Goliardia’?- Poiché la domanda mi è stata rivolta da un cinquantenne, lì per lì mi sono stupito che non lo sapesse… Eh, già. Dimentico troppo spesso la mia età… Come diceva quel tale: “Dentro ad ogni vecchio c’è sempre un giovane che si chiede cosa gli sia successo”. Era invece perfettamente logico che l’amico ignorasse istituzioni defunte già al tempo della sua nascita… Figuratevi che non ne trovo traccia neppure su Wikipedia alla voce ‘Goliardia’… Beh, magari a molti di voi non glie ne potrà fregar di meno ma mi sento tenuto a riempire questa lacuna. Cominciando col dire che gli Ordini Sovrani erano costituiti su base cittadina o regionale. Bologna ad esempio era retta dal Sacer Venerabilisque Fictonis Ordo, la Liguria dal Dogatum Genuense, Roma e Torino da un Pontificato, Trieste e Padova da un Tribunato, Firenze dall’Ordine della Vacca Stupefatta, le Marche dalla Cricca Marchigiana. La nostra regione (ben lungi dal ritenersi collegata all’Emilia) si era costituita in Feudo Goliardico Romagnolo rappresentato nelle varie Città da un Castello retto dal Vassallo nominato dal Gran Feudatario di Ravenna. I titoli

“Appresso alla musica: premiata bottega di antiquariato musicale": su Rai2 un antidoto all’autoritarismo come agli eccessi del politically correct

Con il programma televisivo “Appresso alla musica: premiata bottega di antiquariato musicale” ho ritrovato, dopo diversi anni di assenza dai teleschermi, il volto di un vecchio amico. Uno dei pochi sopravvissuti Principi della Goliardia del periodo magico della mia giovinezza. Ricordo con affetto l’entusiasmo con cui il grande pubblico accolse trasmissioni come “Quelli della notte” e “Indietro tutta” nelle quali Renzo Arbore, clarinettista, showman, autore radiofonico e televisivo, ripropose lo spirito folle e surreale (e ormai dimenticato) che aveva animato generazioni di universitari nella loro lotta contro il conformismo, la censura, il bigottismo e l’ipocrisia. Ci riuscì, allora, selezionando e dirigendo con grazia e intelligenza, un gruppo di bravi artisti che del virus della Goliardia erano portatori ancora giovani e sani: Nino Frassica, Maurizio Ferrini, Andy Luotto, Riccardo Pazzaglia, Marisa Laurito, Simona Marchini, Roberto D'Agostino, Giorgio Bracardi, Massimo Catalano, Mario Marenco… Ma eravamo ancora nei favolosi anni 80, prima che la televisione commerciale becera e sguaiata prendesse il sopravvento. Ed ero con Renzo quel 14 ottobre del 2000 a Bologna, quando Lui, inaugurando il primo Museo in Europa dedicato alla Storia della Goliardia, osservò amaramente “Non c’è più gente che coltivi lo spirito di ‘quelli della Notte’… La nuova generazione si rifà

I lavori sullo Stretto inizieranno questa estate e termineranno nel 2032? Osta!

Osta. Questa esclamazione assume da noi i significati più diversi a seconda dell’intonazione con cui viene pronunciata, nonché delle virgole, dei puntini, degli articoli e dei complementi oggetto cui si accompagna. Vediamo di farne un breve riepilogo. a) Sottolinea una circostanza rilevante. Mi comunicano che il figlio di un caro amico si è laureato in Ingegneria elettronica con 110 e lode. Osta! (senza particolari inflessioni vocali). b) Osta, te… Qui, la pronuncia della ‘O’ viene allungata (Oooosta), accompagnata dal confidenziale ‘te’, ad esprimere, sia il riminesissimo avvertimento a un amico di non esaltarsi troppo (rectius: ‘sburoneggiare’) per il successo conseguito, che la sincera condivisione di quel successo. A Rimini sono passati ormai alla storia due ‘Osta te’. Quello del telegramma inviato da Fellini a Zavoli quando questi accettò la Presidenza della Rai, abbandonando la precedente attività di giornalista televisivo, e l’altro, rivolto direttamente da Titta a Fellini quando questi lo informò telefonicamente da New York, di aver vinto l’Oscar. c) In questa accezione la parola viene sillabata (O-sss-t-a) con accento tra il sofferente e il trattenuto. Succede ad esempio quando, giocando a calcetto, ricevi una pallonata nelle parti basse. Oppure allorchè rimani folgorato dall’improvvisa constatazione, di quanto sia pataca un personaggio, incredibile una situazione, imperdonabile

Ti prego di far entrare nella testa di tanti tuoi ministri che debbono piantarla con la loro resistenza passiva e qualche volta anche attiva alla visione che della Chiesa ha l’attuale Pontefice

Caro Gesù Per l’anno che viene Ti prego di far entrare nella testa di tanti tuoi ministri che debbono piantarla con la loro resistenza passiva e qualche volta anche attiva alla visione che della Chiesa ha l’attuale Pontefice. Che, proprio per questo riscuote il plauso di chi non crede nella precettistica ma che (al di la di ogni disquisizione sulla Divinità) ha sempre fatto il tifo per Te. A maggior ragione oggi quando imperversano ancora le guerre di religione… Pensa, caro Gesù, che sulla faccenda ci feci su anche una poesia. Che mi permetto di riproporre quale distillato sostanziale di come la pensano tanti come me. Pronti’? Via! Siamo obiettivi. Se il terrorista è innanzitutto un integralista che il suo Corano alla lettera prende e poi, con quello, sereno ti stende anche la Bibbia, che ha il nostro consenso va letta, sempre, con molto buon senso giacchè, se il testo tu segui a puntino rischi di fare lo stesso casino. Alla richiesta di uccidere il figlio il buon Abramo non battè ciglio “poiché è il Signore, ad averlo ordinato ‘sto sgozzamento non è reato” Col “Dio lo vuole”, roghi e Crociati furono, un tempo, giustificati e in più cademmo nel paradosso di massacrarci tra noi a più non posso divisi solo dalla lettura di qualche passo della Scrittura…. Beh, lo

Il dialogo tra due ragazzi seduti al Bar del Corso negli anni Sessanta

Anni sessanta. Dialogo tra due ragazzi seduti al Bar del Corso. -Beh, senti. La Mariola può dare anche un po’ fastidio per tutto il casino che fa alle feste. Ma preferisco le sbruvaldone come lei a certe gnorgne che son sempre lì a lamentarsi e non gli va mai bene niente. Giorgio -Per non parlare delle procaga come l’Ornella che se ne vanno via col naso all’insù, che sembrano tutte principesse del pisello. -Ehhh… di ‘sto pisello! Anzi, del pisellino! Perché vanitosa com’è ci scommetto che prima o poi si mette con quel patachino di Cicci che, se ci fai caso, non piscia mai in compagnia… -Per le origini nobiliari? - Ci metterei le p… -A me piace la Gabriellina. E’ vivace, allegra si fa delle gran risate alle mie barzellette… Una spippola che mi arriva solo qui, ma che ha tutte le sue cosine a posto davanti e dietro… - Beh, meglio le piccoline come lei che certe baldone come quella che sta passando adesso. - Mamma mia. Quella ti può stendere con una tozza! - L’ho vista spesso assieme a quella mezza sega di Arturo. Piccolo, magro… Gli estremi si attirano! -Fermi tutti!! Eccola che arriva! - Osta! E’ lei! Una patacca Mondiale! Occhio però. Guai a chi

Si può sviluppare un rapporto profondo anche con un albero? Io da bambino non avevo dubbi

A me, appassionato fin da bambino di films Western, quella faccenda del ‘fratello di sangue’ mi aveva sempre colpito. Le cose andavano pressappoco così. Il cow-boy buono (ma poteva essere anche una ‘giacca blu’, una guida, uno sceriffo e via dicendo, insomma l’eroe della storia) salvava un indiano dall’assalto di un puma, oppure dalla morte per sete nel deserto, o dall’impiccagione da parte dei coloni razzisti. L’indiano, a sua volta gli ricambiava il favore, di solito facendo fuori con una freccia il pistolero che tentava di colpirlo alle spalle. A questo punto la conclusione era inevitabile. L’indiano e il bianco tiravano fuori i rispettivi coltelli, si praticavano un taglietto nella mano, e mescolavano i loro globuli rossi. Mai e poi mai, da quel momento, si sarebbero potuti combattere. Erano diventati, per l’appunto, fratelli di sangue. Il che, bisogna convenirne, rappresenta qualcosa di più che essere semplici amici. Fu così che quando, a dieci anni, mi punsi per sbaglio un dito mentre stavo incidendo con un temperino le mie iniziali sulla corteccia di un giovane platano, mi venne da fantasticare che il mio sangue, mescolandosi con la linfa dell’albero potesse aver creato tra me e lui, un rapporto particolare. Una fratellanza, appunto… Il platano

Motivi che, per dirla col Codice Civile, rendono intollerabile la prosecuzione della convivenza

Ieri Avete un bimbo di due anni, siete sposati da sei e avete deciso di separarvi consensualmente. Mi avete anche spiegato i motivi che, per dirla col Codice Civile, rendono intollerabile la prosecuzione della convivenza.. Se le ragioni sono quelle lasciate che vi dica due parole. Lei, signora, lamenta i saltuari e inspiegabili scatti d’ira di suo marito e certi suoi strani prolungati silenzi. Bene. Può essere che, in quei momenti, nella parte più antica e profonda della sua psiche, si agiti ancora il ricordo di quello che per un milione di anni è stato il suo territorio. Quello dove ha combattuto i propri nemici e dove ogni giorno ha cacciato la preda da trascinare nel luogo caldo e protetto, ove lo attendevano la femmina ed i piccoli. Su quel territorio lui esprimeva il massimo della sua potenza. Cacciare, combattere, proteggere la propria famiglia. Lei in un certo senso ha invaso quel territorio, e da professionista sulla cresta dell’onda porta ora nella caverna più' prede di lui, impiegato di banca. E anche lei, caro amico, che protesta per la scarsa presenza in famiglia della consorte e per il fatto che sia sempre tanto stanca la sera, deve farsene una ragione. So benissimo che l’uomo

Il 'brand che incarna uno stile di vita’ sparito dai radar eppure era suo modo geniale

Rimining! Il neologismo sfornato da Palazzo Garampi nel 2015 (definito al momento del lancio ‘un brand che incarna uno stile di vita’) è ,da qualche anno, praticamente scomparso. C’è da dire, comunque, che fin dall’inizio il termine venne criticato dai pignoli per l’uso ‘maccheronico’ della lingua inglese dal momento che, chissà perché, avremmo dovuto considerare Rimini un verbo anziché una città. In tal caso la traduzione dall’inglese di Rimining sarebbe, nell’ordine: “Riminante” (participio presente) “Riminando” (gerundio) e “il Riminare” (infinito sostantivato). Qualcuno si prese pure la briga di chiedere a Google il significato di questo ‘brand’, col risultato di essere interpellato a sua volta dal motore di ricerca con un: ‘Forse cercavi Rimming’? Scoprendo che, con questa parola, gli inglesi indicano l’atto sessuale che gli antichi romani definivano ‘anilinguus’…. Per fortuna la diffusione progressiva del neologismo, utilizzato in più sedi, ha escluso ogni possibilità di equivoco. E infatti, dopo qualche tempo, Google interpretava correttamente il termine come ‘un modo nuovo di fare turismo’. A mio sommesso avviso, l’aver trasformato Rimini in un verbo inglese, con quella ‘ing’ dai tre significati, deve considerarsi una trovata geniale

Niente di più sbagliato che mettere sotto accusa l'ultima generazione per l'assassinio della povera Giulia

Nell’immediato dopoguerra, i bambini, assolti gli obblighi scolastici, vivevano le loro giornate nei vasti spazi verdi della nostra città non ancora soffocati dal boom edilizio. Il mio ‘habitat’? Un largo terreno erboso, con al centro ancora la buca di una bomba, che da Viale Trieste (incrocio con Via Nazario Sauro) si estendeva sino a Viale Vespucci.in lunghezza e a Viale Cormons in larghezza. Eravamo i ragazzi di Campo Trieste. Su quel Campo si giocava a calcio ma ci si sfidava anche alla lotta, alla corsa, al tiro con la fionda, al gioco della lippa e a chi si arrampicava più veloce su un albero… Lì, insomma, ognuno di noi faceva semplicemente e nella maniera più sana, ciò che gli psichiatri dell’età evolutiva considerano tipico dei maschi tra gli undici e i sedici anni. “Mettere in gioco nei contesti sociali l’ energia vitale e pulsionale attraverso indispensabili esperienze corporee ad alto tasso di sfida con gli altri e di competizione con sé stessi.” (Alberto Pellai). Oggi alle sfide reali nei grandi spazi verdi sono subentrate quelle virtuali dei videogiochi vissute davanti al piccolo schermo. Generatrici di un isolamento destinato a cessare col sopraggiungere dell’età delle prime precoci quanto ingenue esperienze con l’altro sesso,

Passeggiare sul mare apporta notevoli benefici alla nostra salute celebrale e vascolare mentre le aree verdi abbassano il rischio di distrubi mentali del 40%

Un recente studio condotto a Barcellona ha comprovato che il fatto stesso di passeggiare sulla riva del mare apporta notevoli benefici alla nostra salute mentale e vascolare. La chiamano blu-terapia. Una cura che da fortunati abitanti di una città di mare sperimentiamo continuamente godendo del fruscìo della risacca, dell’odore della salsedine, del vario movimento delle onde, del volo fantasioso dei gabbiani e di certe stupende albe estive… nella speranza che a sfregiare l’astro sorgente non arrivino pale eoliche troppo ravvicinate. Alla terapia blu si accompagna, da noi, e altrettanto efficacemente, quella verde. Gli esperimenti condotti da ricercatori di alcune università statunitensi hanno infatti accertato (confrontando le reazioni dei residenti nelle grandi città, prima e dopo la predisposizione di nuovi parchi) che per chi viva a non più di 400 metri da uno di essi il rischio di sviluppare disturbi mentali si abbassa del 45%. Considerato che in quei luoghi ci si reca al lavoro in auto su strade di traffico e che, di conseguenza, la possibilità di usufruire di zone verdi è limitata, evidenti appaiono i vantaggi per la salute fisica e mentale di chi, come noi, è in grado di accedere al centro, al mare e alle periferie, a piedi, in

La paura di passare da scemi contagia gli anziani come i giovanissimi, mentre una volta...

Lì per lì non avevo riconosciuto la graziosa ragazza che mi aveva affiancato (anche lei in bici) mentre come al solito (costeggiando il pittoresco laghetto del Palacongressi) percorrevo la ciclabile immersa nel verde che mi porta dritto in Tribunale. Si tratta di una collega. La quale, a mio giudizio, ha due innegabili meriti. Anziché in macchina, si reca al lavoro sulle due ruote passando per il Parco. E per di più fischietta con l’abilità consumata di un garzone del lattaio degli anni cinquanta. Incredibile davvero in un mondo in cui i ragazzi con le cuffie ignorano fatalmente il fai da te musicale col quale ci tenevamo compagnia quando, per dirla coi vecchietti dei film western “gli uomini erano uomini e i cavalli erano cavalli”… Professionalmente non ci siamo ancora incontrati. Né avevamo mai avuto occasione, nelle affollate aule tribunalizie, di scambiare due parole. Ma il velocipede, si sa, è socializzante. - Sei davvero una mosca bianca! Vai in bicicletta quando tutti i tuoi coetanei usano la moto o l’autovettura e, soprattutto, sai fischiettare! E bene, anche! -Beh, mi è sempre piaciuto farlo! Mi ha insegnato mio nonno, che era bravissimo… - Alla tua età te lo puoi anche permettere. Invece io, che ho cominciato a a cinque