Come è noto a la risata provocata dalle barzellette nasce dall’improvvisa distensione, dovuta a una battuta finale che elimini la situazione di ‘disagio’ prospettata dal narratore. Abbiamo così le barzellette blasfeme sulla religione. E quelle (che costituiscono la stragrande maggioranza) sui cosiddetti ‘diversi’. Col più che giusto imporsi del politically correct (non proprio condiviso da tutti gli Italiani come dimostra il successo elettorale dell’ormai famoso Generale) il materiale su cui costruire una barzelletta si è praticamente dissolto. Le battute sulla religione (nostra) sono praticamente scomparse, da quando, grazie all’agnosticismo dilagante, la blasfemia non provoca più quel pizzico di tensione indispensabile a strappare la risata liberatoria
Questo villeggiante francese non ha perso l’occasione di far coincidere la sua vacanza sulla nostra spiaggia con la ‘premiére ètape du Tour’. Ed io approfitto della lunga attesa dell’arrivo qui sul lungomare dalle parti del bagno 72, per una bella chiacchierata con lui. Marc (alla fine ci siamo presentati scoprendo che abbiamo più o meno la stessa età) è stato sempre, come me, uno sfegatato tifoso (e praticante) di ciclismo. Mi dice che sin da bambino stravedeva per il nostro Coppi per le sue vittorie al Tour nel ’49 e nel ’52, anziché per Bobet che pure lo avrebbe vinto nel 1953. – ‘Oui, j’étais fascinè par sa fragilité
Anche quest’anno abbandonerò ogni tanto le mie nuotate (errata corrige:ormai sono solo ‘nuotatine’!) per rifugiarmi ad Alfero, comune di Verghereto, sull’ Appennino Romagnolo, Mi trovavo lì anche nel’91 quando, ricevetti, la visita di alcuni rappresentanti della Pro Loco. I quali mi proposero di partecipare alla sfilata a cavallo che da qualche anno precedeva il tradizionale Palio dei somari. Mi dissero,se ben ricordo che i cavalieri dovevano essere dieci, ma che uno di loro era indisposto. -“Ci farebbe proprio un piacere… Potrebbe montare la Contessa di Luciano, come al solito… Guardi abbiamo qui anche il costume…”. E mi mostrano la camicia bianca ricamata, il cappello nero alla Passatore, la cappa marrone , il fazzoletto rosso… Rullo di tamburi, sbandieratori, armigeri che incrociano i ferri in combattimenti improvvisati, l’intera popolazione di Alfero che si mobilita in splendidi costumi medioevali al seguito del loro Grande Capitano e Signore Uguccione della Faggiola nativo di Casteldelci. Dopo aver aperto la sfilata, con il Maestro Carlo che legge il Bando del Palio e le regole della Corsa dei Somari, credevo che per noi cavalieri fosse tutto finito. Non sapevo che la Pro Loco, aveva deciso, per la prima volta, che, prima degli asinelli, dovessero gareggiare anche i cavalli
Rimini città della bicicletta. L’ Anello Verde è ormai una bella realtà rendendo rapido e agevole arrivare dappertutto attraverso i parchi cittadini. Il che, inutile dirlo, rende assolutamente felici, chi come il sottoscritto, ama da sempre la bici. Purtroppo (e soprattutto durante la stagione estiva che vede quintuplicato il numero dei nostri abitanti) si verifica, negli stretti sottopassaggi che da piazzale Kennedy attraversano il Parco Cervi, una situazione di notevole pericolosità. I pedoni infatti, avrebbero l’obbligo di circolare a sinistra, in quanto così facendo sono in grado di accorgersi del sopraggiungere in senso opposto dei veicoli. Purtroppo la maggior parte di essi (anche per il fatto che nessun vigile si è mai sognato di multarli) è invece convintissima di ottemperare alla legge circolando sulla destra! Tanto convinta da riprendere vivacemente gli ormai sparuti pedoni ‘regolari’ quando li incrociano, incalzati alle spalle da ciclisti e monopattinatori. I quali, per superare più agevolmente dopo la ripida discesa l’altrettanto ripida risalita, piombano come fulmini tra i bipedi che si scontrano (e pure litigano!) provenendo da direzioni opposte e quelli che affollano sia la parte sinistra che la destra del sottopassaggi (qualcuno perfino con cagnolino al seguito). In tale micidiale situazione aggravata dal loro parziale accecamento dovuto
Quel particolare aspetto della ‘vciaia’ che ho cercato di descrivere qualche settimana fa, ci coglie impreparati anche quando, per colpa sua, se ne vanno gli amici di una vita. Da qui il desiderio irresistibile di sentirseli ancora vicini. Come capita a me in questo momento mentre batto i tasti del mio computer. Già. Perché Mauro Gardenghi mi si è seduto accanto. Sereno e pimpante come ai tempi in cui facevamo ‘ping-pong’ su una TV locale. -Rimin’essenza. Un neologismo creato da Te, che si è subito imposto… -E devo confessare caro Gibo, che la sua diffusione mi ha dato una bella soddisfazione! Rimin’essenza vuole significare qualcosa di più e diverso dalla Riminesità. E cioè, come scrissi in occasione della manifestazione dedicata proprio alle caratteristiche della nostra popolazione “il senso profondo di appartenenza a una memoria e a una storia condivise”. - Già. E ‘Rimin’essenza. Le distintive genialità dell’orgoglio riminese’ fu appunto il tema dell’incontro che da Dirigente della Confartigianato promuovesti nell’ottobre del 2010 con mostre di pittura, conferenze, relazioni, tavole rotonde ospitate nelle ampie sale del Palazzo del Podestà… - Per l’occasione mi hai dato una mano anche tu proponendo all’uditorio qualche riflessione sul tema. Ad esempio sino a che punto abbia influito sul nostro senso
Come tra gli uomini, dove si passa dal cretino integrale a Einstein e dal mostro di Londra a San Francesco, anche nel mondo animale esiste ovviamente una scala di valori. E senza che nessuno si offenda, mi pare che tra un moscerino del vino e la mia cagnolina Lea, dotata non solo della capacità di amare e soffrire ma anche di un finissimo senso dell’umorismo, corra una differenza di gran lunga superiore a quella che passa tra un gorilla e un hooligan del Regno Unito. Purtroppo gli animali vengono considerati dai cristiani più integralisti privi di anima e pertanto né più né meno che “cose” di cui l’uomo può fare ciò che crede. O per dirla come scriveva molti anni fa anni fa un giovane giornalista ravennate che spero, crescendo, abbia cambiato idea ‘come un ben organizzato cumulo di ossa nervi e frattaglie’ dall’effimera esistenza, senza diritti e al servizio esclusivo del Re dell’Universo come recita l’Antico Testamento. E pensare che in India, dove gli indù e i brahmani considerano sacra anche la vita di una formica (in quanto partecipe, come noi, dell’eterna essenza che permea l’universo) non esistono né società per la protezione degli animali, né leggi a tutela degli stessi.
Papa Francesco ha certamente ragione quando si preoccupa del fenomeno della pedofilia sacerdotale. Ho l’impressione però che, nella sua ultima esternazione (“Troppa frociaggine nei seminari”) abbia fatto un po’ di confusione tra la criminale pedofilia e l’innocua omosessualità. Infatti mentre l’omosessuale si rapporta soltanto a persone adulte e consenzienti, lo stesso non può dirsi per il pedofilo, che impedisce, col suo comportamento attivo, lo sviluppo di una normale personalità sessuale nella vittima. Entrambi i fenomeni hanno comunque in comune l’indifferenza nei confronti del genere femminile. Ed è qui che acquistano importanza le… ’regole d’ingaggio’ come mi sono permesso di definirle in una mia precedente malatestiana. Fino a quando, infatti, tali regole (celibato e voto di castità) indirizzeranno al Seminario giovani che dalle donne non si sentono attratti e magari scambiano questa loro prerogativa per vocazione, continueremo ad allevare all’interno della Chiesa una discreta percentuale di omosessuali e di pedofili. Purtroppo ’sto Pontefice, che abbiamo sempre considerato progressista, lascia davvero perplessi e non solo quando usa termini di cui pare ignorare sia il significato che la potenzialità offensiva. Talvolta appare anche contraddittorio. Per cui di ‘nuove regole d’ingaggio’ probabilmente non sentiremo mai parlare. Vi dico solo che, se il Papa fossi io, farei
“La v’ciaia… La n’ha frighè di zovne…”(La Vecchiaia, ne ha fregati di giovani…) Poche parole per esprimere, sorridendo, una verità difficile da accettare. Quella che ti senti giovane ed invece… zac! la vciaia ti ha già beccato. Tu, lì per lì, non te ne accorgi. Magari sei uno sportivo, per esempio un ciclista, e ti fai la Panoramica da Pesaro come dieci anni fa. Ma non vuoi renderti conto che questo dipende dal fatto che, per continuare a stare col gruppo, prima hai smesso di fumare, poi hai eliminato il cicchetto, quindi ti sei messo a dieta e hai perso dieci chili e ora ti alleni tre volte la settimana su una nuova bici al carbonio fatta su misura. E’ come con l’areostato. Quando comincia a scendere butti giù un po’ di zavorra e quello si rialza. Poi comincia a calare ancora. Altra zavorra. Ritorni su. E così via. Ma è pura illusione. L’aria che hai perso non ritorna più. Però non ci pensi. Ti senti giovane e basta. Così ti viene voglia di fischiettare, come facevi sempre da ragazzo… Ma ecco ti rendi conto che la gente ti guarda in modo strano. Non si può. Vale anche per tutto il resto. Non puoi più
Dopo il successo del primo Referendum (quello sul divorzio di cui la scorsa settimana ricorreva il cinquantenario), ve ne sono stati altri… E non tutti sono andati altrettanto bene. Giugno 2005. Fallisce per mancanza del ‘quorum' (con 11 milioni di sì e un milione di no!) il referendum abrogativo della Legge 19 febbraio 2004 che consente la fecondazione assistita ma vieta l’utilizzo di seme proveniente da donatore esterno. L’astensionismo è stato predicato soprattutto da un noto Cardinale. Dieci anni dopo a fare giustizia, per la gioia delle coppie sterili, ci pensa la Corte Costituzionale dichiarando la illegittimità del divieto. La Grande Provetta! Un Mondo immerso nella luce opalescente che filtra dall’immensa Cupola, ove. in virtù della relatività spazio-temporale, si è sviluppata una civiltà millenaria. Un mondo abitato da milioni di “Zoi”, come essi si definiscono, creati, secondo il loro Sacro Libro delle Origini, da un Essere Mitico situato nella Superiore Dimensione: il Grande Donatore. Ridotto, grazie ai prodigi della tecnica, alle dimensioni di uno spermatozoo, mi avvicino con la telecamera a un vecchio Zoo, calvo e malandato, seduto su una sedia a rotelle, la lunghissima coda inguainata da una consunta tonaca verde, riconoscendo in lui, con stupore, il possente Sommo Sacerdote,
Ricorre oggi il 50° anniversario del voto referendario (12 maggio 1974) che respinse la richiesta avanzata dalla DC e dal M.S.I (contrari tutti gli altri partiti) di abrogazione della legge 1.12.1970 che sanciva il diritto degli Italiani allo scioglimento del proprio matrimonio. Ne approfitto per effettuare una carrellata sul processo evolutivo, progressivo e inesorabile attraverso il quale è stato possibile pervenire (nonostante la strenua resistenza di una potente Chiesa Cattolica) a un divorzio tra i più aperti e e civili del pianeta. Scena I. Si svolge all'interno di uno studio legale subito dopo l'entrata in vigore (1 dicembre 1970) della Legge Fortuna-Baslini. Signora: -
Siamo periodicamente invasi da nugoli di “Esperti”, provenienti da varie parti della penisola, che si preoccupano altruisticamente di suggerirci dove abbiamo sbagliato, perché continuiamo a sbagliare e in che modo dovremmo invece comportarci a maggior gloria del nostro Turismo. Io li chiamo, affettuosamente, “capiscioni”: esperti, talmente esperti, da non nutrire il minimo dubbio sull’esattezza delle proprie diagnosi. E sono parimenti convinto che le loro previsioni sul futuro che ci attende, possano rivelarsi, alla fine, di straordinaria utilità. Prendiamo ad esempio “Il Super Esperto dell’Alimentazione”. Egli inizia il suo discorso affermando che dovremmo chiederci cosa potrà piacere - tra una decina d’anni- a un turista “medio”che trascorra le proprie vacanze a Rimini. Sarà, con ogni probabilità, un turista multietnico abituato a nutrirsi “all’ingrosso” spendendo il meno possibile. E in un mondo globalizzato, non potremo più pretendere di imporgli i nostri gusti, la nostra cucina. Sbaglia dunque chi oggi difende a spada tratta i sapori, i vini, i prodotti locali, e il nostro modo di fare ristorazione. Continuare su questa strada, significa, “morire di retorica”. Insomma, volenti o nolenti, se vogliamo sopravvivere all’incalzare dei tempi nuovi dobbiamo “abituarci ad essere gradevolmente volgari”. E l’Esperto ci spiega, inoltre, che la moderna tendenza americana in campo nutrizionale
La scorsa settimana Renzo Arbore nella (per me!) imperdibile trasmissione “Appresso alla musica” (ogni giovedì su Rai 2 alle 23,10) ha riproposto la canzoncina che nel 1986 al Festival di Sanremo gli fruttò, clamorosamente, il secondo posto. E confesso che ho riascoltato la storia del Clarinetto il quale non riuscendo a provar soddisfazione in solitudine cerca la Chitarrina disponibile di turno, con la stessa grande goduria di allora. Ritengo infatti che con quel pezzo, da lui scritto, musicato, cantato, suonato e recitato, Arbore abbia espresso ai massimi livelli non solo il suo talento di musicista swing ma anche l’indistruttibile spirito goliardico (trionfante in “Quelli della notte”!) che lo ha costantemente accompagnato nel suo lungo percorso artistico. Bene. Non ho saputo resistere al desiderio di fare ascoltare la registrazione de ‘Il clarinetto’ a un mio nipote da poco maggiorenne per condividere con lui il mio entusiasmo. Beh, me lo dovevo aspettare. Gap generazionale? Per quanto riguarda la musica bastano addirittura pochi anni di differenza! Prendiamo due fratelli: Giorgio classe 1940 e Mauro 1948. Li vediamo, nel settembre '63, entrare assieme nel negozio di dischi più fornito di Rimini, la Dimar. Giorgio cerca Sing Sing di Benny Goodman nell’edizione originale registrata con la