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All’Embassy a pista ormai svuotata suonava ancora al pianoforte “Polvere di stelle” accompagnato al contrabbasso dalla moglie Fatima Robins, cantante ed ex acrobata

In quella lontana, calda estate, l’entusiasmo dei nostri vent’anni circondava un Fred Buscaglione magro e allampanato che girava ancora l’Italia con una vecchia millequattro e aveva affittato tre stanze sopra l’appartamento di Franco in Viale Mantegazza per la sua “stagione” riminese. Il Fred che quando l’Embassy, dopo tanto limonare sulla pista, si era ormai svuotata e metà degli Asternovas era già andata a letto, suonava ancora al pianoforte “Polvere di stelle” con noi seduti attorno al palco dell’orchestra, mentre al suo fianco, a pizzicare il contrabbasso, stava la moglie, una mora strepitosa, di origine marocchina, Fatima Robins, cantante ed ex acrobata. Il successo, grandioso, con un milione di dischi venduti in pochi mesi, doveva arrivare l’anno seguente, quando Savioli, che allora l’aveva snobbato, avrebbe fatto carte false per averlo a Riccione nel proprio locale, battuto irrimediabilmente sul tempo dal fiuto di Semprini e Mulazzani. Ai quali Fred, oltretutto, si era sinceramente affezionato. E quel successo portava anche la firma del biondino, che aveva tirato l’alba assieme a lui in quell’appartamentino di Viale Mantegazza, Fred a buttar giù valanghe di note e Leo fiumi di parole. A lanciar definitivamente Buscaglione nell’Empireo dei Grandi, furono infatti le “criminal song” scritte da Chiosso, nello stile

E altri se ne potrebbero creare se solo non ci fosse qualche regola di troppo

Chi non ha dimestichezza con maschere e pinne, non può rendersi conto della straordinaria varietà di vita marina che popola le oasi create dai manufatti sommersi nei nostri fondali. A Miramare, il paradiso dei sub è rappresentato dalle “Piramidi”. Si tratta di un relitto costituito da blocchi cubici di cemento forato posti a salvaguardia dei gabbioni in traliccio di ferro già usati per l’allevamento dei mitili, a una profondità che varia dai sei ai tredici metri e dunque alla portata anche dei meno esperti. Una intensa vita marina si svolge sia “nel blu” (pesci balestra, dentici, cefali, spigole, branzini, corvine) che sul fondo (passere, sogliole, capponi, paganelli, canocchie, granchi, triglie e seppie). Nelle “tane” (numerosissime) si possono ammirare anguille, gronghi, astici, gamberetti, bavose… A venticinque chilometri dalla costa ravennate esiste un altro favoloso habitat marino: il “Paguro”. Qui il relitto è rappresentato da una piattaforma Agip di perforazione per il metano che si incendiò nel 1965 trasformandosi in una vera pacchia per occhiaie, scorfani di scoglio, astici e mormore oltre a tutto il resto. Ogni tanto arriva anche un delfino. Ed è, allora, festa ancor più grande. Detto questo, vorrei fare un passo indietro, tornando al mare prospiciente la nostra spiaggia. Un mare,

E purtroppo anche sul ‘lato b’ sta calando la ‘livella’ della modernissima lipoplastica ultrasonica

Questa estate alcuni miei vicini d’ombrellone di una certa età, assenti da Rimini da diversi anni, mi hanno espresso il loro stupore per la scomparsa delle belle in topless che affollavano un tempo il nostro litorale. Ne è nato un divertente scambio di opinioni sulle ragioni del fenomeno, in seguito al quale si è stabilito a) che. quando tutto è permesso non c’è più gusto a trasgredire b) che la parità toracica per via chirurgica, realizzata dalla mastoplastica ricostruttiva e additiva, ha soffocato anche il sottile piacere di esibire in pubblico ciò di cui si ha l’esclusiva c) che la constatazione, da parte delle ex monopoliste, che soltanto una esigua minoranza per lo più di anziani è in grado di cogliere le differenze tra l’opera della mamma e quella del chirurgo, ha giocato la sua parte. Si è poi dato atto che, diversi anni fa, il posto d’onore nelle sfilate sul bagnasciuga era stato conquistato dal lato B con il progressivo passaggio dal Topless al Tanga. Specialità che poteva ancora vantare un ristretto numero di privilegiate considerati gli scarsi risultati riparatori ottenuti dalla plastica tradizionale. Purtroppo anche sul ‘lato b’ sta calando la ‘livella’ della modernissima lipoplastica ultrasonica, in grado, come si

Le osservazioni di un'Associazione Cattolica sullo slogan ideato da Claudio Cecchetto per l'ultima Notte Rosa

Una decina di anni fa mi sono divertito a coniare i… ‘neologismi malatestiani’. Ne ripesco qualcuno. Clerosi Multipla. Tendenza a esorcizzare i Gay Pride tramite litanìe e cortei. Vupissà. Privato che sopperisce con mezzi modesti alle carenze della Pubblica Amministrazione. (Il termine riproduce l’invito a liberarsi dei propri fluidi tramite contenitore offerto da intraprendenti extracomunitari ai bevitori di birra delle Molo Street Parade’.) Saturnare. Dal mitologico Dio Saturno divoratore dei propri figli. Soffocare alla nascita ogni iniziativa cittadina attraverso l’immediata costituzione di ‘comitati contro’. Colonnite. Patologia oculare da colonna classica. Perdita totale o parziale della visione del palcoscenico del Teatro Galli. E così via. Questo per farvi capire l’interesse che provo per i termini di recente conio motivati dalle nuove esigenze di costume. Prendiamo ad esempio il neologismo Maschio Tossico. Lì per lì uno potrebbe pensare a una persona dedita alle sostanze stupefacenti. E invece no. Il maschio tossico è quello che sin da bambino è stato condizionato, dalla ferrea educazione patriarcale ricevuta, a essere duro, forte e combattivo, a non dar sfogo ai propri sentimenti, e a considerare le donne come esseri deboli e bisognosi di protezione (‘i veri uomini non piangono, non fare la femminuccia, devi difendere la tua sorellina’ ecc…). Il che comporta due

Il (per fortuna) mancato incontro ravvicinato con Willy, lo squali bianco dell'Adriatico

Per un nuotatore d’altura i cosiddetti “ punti di riferimento” sono essenziali. Costeggiare un promontorio, raggiungere una isoletta, avvicinare una nave ancorata al largo, insomma nulla a che vedere con coloro che sbracciano al chiuso di una piscina avanti e indrè, ingoiando cloro e hanno come punto di riferimento il bordo opposto della vasca. Beh, ragazzi, qui a Rimini, in quanto a mete da raggiungere, siamo messi male, anzi malissimo. Una volta c’era il trampolino. Situato abbastanza lontano dalla spiaggia, era il punto d’ incontro gioioso e sano tra giovani nuotatori e nuotatrici, pieni di allegria e di gioia di vivere… e mi fermo qui perché mi sta venendo già il magone. Furono aboliti nel 1969 dalle competenti Autorità, che a partire da quel momento, decisero che il mare di Rimini doveva diventare sempre meno divertente (via anche gli zatteroni, le altalene, i surf, le moto d’acqua…). I poveri nuotatori riminesi cercarono allora altri punti di riferimento: le boe, la punta del molo e perfino, negli anni 89-90 (udite,udite) le barriere antimucillagine. Beh, per farla corta. Quel giorno dell’estate 1987 non mi parve vero, di raggiungere a nuoto l’elicottero che era apparso, al largo, immobile o quasi, a pochi metri sopra il

La statua dono di Mussolini può andare nel Museo e la copia della copia a San Vito

In merito alla annunciata prossima ‘liberazione’ dalla Caserma di Via Flaminia della statua di Giulio Cesare con riposizionamento ancora da stabilire, osservo che il termine ‘statua originale’ affibbiato al dono di Mussolini, non è corretto. Quel bronzo, infatti, altro non è che una delle innumerevoli copie del Giulio Cesare in marmo di età Traianea che troneggia al centro di una sala dei Musei Capitolini, regalate dal Duce alle città ‘romane’. E che dunque troviamo innanzitutto a Roma in Via Dei Fori Imperiali e in Via Trieste, e poi a Torino (già Iulia AugustaTaurinorum) accanto alla Porta Palatina, ad Aosta (Augusta Pretoria) in via Conseil de Commis e a Rimini (Ariminum) nella Piazza dove, attraversato il Rubicone, Caio Giulio tenne la sua storica allocuzione ai legionari, prima di essere sepolta nel dopoguerra tra i residuati bellici per essere poi affidata ai bravi Artiglieri che casualmente l’avevano ritrovata, come scritto in un precedente articolo. Ma non basta. Altra copia dall’originale capitolino è stata posta a guardia del Ponte Romano di Savignano sul Rubicone da Roberto Valducci, lo stesso munifico imprenditore che ci donò gli stupendi bronzi di Tiberio e di Ottaviano Augusto che, dopo vent’anni, stanno finalmente per rivedere la luce. Infine abbiamo in

Nel 1988 per far sparire le mucillagini arrivò anche la benedizione del Cardinal Tonini, oggi forse non basterebbe neppure quella

Luglio 1988. I turisti abbandonano in massa la Riviera, le prenotazioni vengono revocate, il Comitato di crisi, barricato nell’Ufficio del Presidente dell’A.P.T Piero Leoni, lavora giorno e notte. A quattro giorni dall’inizio del fenomeno mucillagine, con un mare che dalla riva all’estremo orizzonte si è trasformato in una schiumosa cioccolata alla panna, la reazione dei Riminesi è compatta. Il compianto Presidente dell’Agertur Primo Grassi, dritto su una imbarcazione e inquadrato dalle telecamere, si beve un bicchierone sano d’acqua mucillaginosa per dimostrare che non fa male. L’assessore regionale al Turismo e futuro Sindaco Giuseppe Chicchi, propone la ‘Polizza Alga’, Buoni Vacanza gratuiti per il Turista. Gli albergatori si dotano di giganteschi gommoni-piscina. L’assessore al Turismo Gianluca Spigolon si rivolge a Ditte in grado di costruire ‘macchine aspiranti’ onde salvaguardare almeno la zona di mare destinata alla balneazione. Il cattolichino Ferruccio Ferrari, progettista delle “turbo-soffianti” installate su tutte le vongolare italiane, tenta di utilizzarle, opportunamente modificate, in funzione antimucillagine. Ed ecco che… Ma qui bisogna lasciare il campo alla fede. Già. Perché Domenica 30 luglio, nel corso di una suggestiva cerimonia, l’indimenticato Vescovo di Ravenna e futuro Cardinale Ersilio Tonini procede alla Solenne Benedizione del Mare Malato del quale viene invocata la guarigione. Il

Con lo scioglimento dei ghiacci niente spiaggia ma stagione di 9 mesi e tuffi direttamente dalle camere degli hotel

Rimini sta ormai passando dal clima mediterraneo a quello umido-tropicale che prevede minime di 22° d’inverno e 45° d’estate. Allegria! Con una “stagione” che durerà nove mesi i cali di presenze non faranno più paura. E’ bastato sfoltire un po’ la Foresta Amazzonica per alleviare i dolori reumatici degli indigeni (poveracci! Cosa non faremmo per loro!) e attribuire finalmente alle mucche l’esclusiva responsabilità nella produzione del gas serra (quando impareranno, quelle maledette cornute, a trattenere le loro emissioni ?) dando così via libera all’utilizzo illimitato dei combustibili fossili che, per quanto riguarda il carbone, fanno addirittura bene alla salute, eliminando i gonfiori di stomaco. E chi se ne frega se a Rimini lo scioglimento delle calotte polari porterà alla scomparsa della spiaggia? Col mare che arriverà fino al muro di Monfalcone avremo finalmente un vero Trasporto Rapido di Costa (che prima quando era a un chilometro dalla spiaggia nessuno capiva perché si chiamasse così). E poi ci pensate? I tuffatori non sentiranno più la mancanza dei trampolini visto che potranno lanciarsi in mare direttamente dalle loro camere d’albergo ed effettuare addirittura il triplo salto mortale carpiato con avvitamento. dall’ultimo piano del grattacielo. La spiaggia, ora così monotona, verrà rimpiazzata da chilometriche isole

Quel cantante carino del Caffè Concerto Sombrero

Beh, tra le tante autorevoli rievocazioni del Berlusconi statista, imprenditore, dirigente sportivo e chi più ne ha più ne metta, lasciate che piazzi anche la mia. Modesta, casalinga, ma, insomma, tutto fa brodo. Quando diversi anni fa il Silvio Nazionale tenne una conferenza stampa al Grand Hotel di Rimini, ci tenne a informarci che, da giovane, aveva fatto la stagione come cantante al nostro Caffè Concerto Sombrero. Precisando che, in quei ruggenti anni sessanta, i birri riminesi lo avrebbero addestrato così bene nelle tecniche di approccio, che a un certo punto si era trovato in seria difficoltà a scaglionare gli appuntamenti…. Fu allora che ricordai, in un lampo che… Ma andiamo per ordine. Quell’estate, mi ero preso una cotta… autolesionista per una diciottenne francese bellissima ma puro giglio se paragonata alle emancipate nordiche che sciamavano festose, a centinaia, dai charter che atterravano a Miramare ogni settimana. Così che tra noi c’era stato solo un bacio troppo veloce tra due capanni zona bagnino 15 e un po’ di piedino durante un giro in moscone controllato da riva dall’onnipresente zia, una bellona su quarantacinque sempre truccatissima anche sotto il solleone. Insomma ancora una volta mi stavo complicando la vita in un periodo in cui i

Con lui non c'era nessun limite di età per diventare cintura nera

In occasione del quinto anniversario dalla morte dell’Ing. Gabriele Facchini (12 giugno 2018) ripropongo la ‘Cronaca Malatestiana’ redatta l’anno che ha preceduto la sua improvvisa scomparsa. - Ma dài, non posso crederci. - Eppure è così. Dei miei coetanei, ormai, mi puoi capire solo tu che si sempre stato un vero sportivo…Gli altri mi prenderebbero per i fondelli… - E quindi, il prossimo anno… - Già. Esame finale a Bologna! - Cintura nera di Karate alla tua bella età! Mi fai davvero invidia…Ma dimmi, come ti è venuta questa idea? - Beh…La “colpa” è di un caro amico che è stato campione italiano e Maestro di Karate quinto Dan. E’ con lui che andrò a Bologna e… spero sia una soddisfazione per entrambi. Mi ha addestrato personalmente per sei anni. E tutto per puro spirito di amicizia. Pensa che quasi tutti gli istruttori federali che ora tengono palestra di arti marziali a Rimini e dintorni sono stati suoi allievi… Probabilmente lo conosci anche tu perché è un perito del Tribunale. L’ingegner Gabriele Facchini… - Come no! E’ stato anche mio consulente di parte, toscanaccio simpaticissimo… Ma non conoscevo il suo passato sportivo. - Beh, a farla breve, Gabriele che frequenta la palestra del suo ex allievo Maestro Francesco

Il nostro sentimento unitario è di gran lunga superiore a quello di molti altri

Il nostro sentimento unitario è di gran lunga superiore a quello di molti altri

Una alluvione spaventosa. Borgo San Giuliano sommerso e l’acqua che, a torrenti, si riversa sul centro Storico… Ma non basta. Tutta la Via Castelfidardo, Corso d’Augusto, Via Santa Chiara, parte di Via IV novembre e in mezzo il Mercato coperto, sotto un metro e mezzo d’acqua! Nulla di tutto questo. Gli amministratori della Città degli anni trenta evitarono le micidiali piene del Marecchia deviandone il corso. E anche il secondo tipo di allagamento è stato scongiurato grazie ai lavori di pulizia della Fossa Patara. Faccio una rapida ricerca su Google. L’ultima manutenzione risale al febbraio del 2015, durò due settimane e costò 35.000 euro. Fossa Patara: Un canale di scarico che attraversa tutto il centro storico. costruito dai nostri progenitori Romani. Che, ovviamente, ci davano dentro anche loro ad evitare le conseguenze dell’accumulo di materiale nei collettori. Il tutto, ovviamente ‘a mano’ come ai giorni nostri. Scopro però che, nell’occasione, l’assessore Visentini, dichiarò che i prossimi interventi di pulizia della Fossa verrebbero realizzati da “un mini-robot subacqueo che eseguirà l’aspirazione a distanza con escavatore a risucchio e auto spurgo a riciclo”. Fantastico! In attesa di questo straordinario prodotto dell’intelligenza artificiale (che propongo sin d’ora di battezzare ‘Patarino’) lasciatemi dire che anche le nuove vasche