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Ero convinto che il Comune avesse già deciso di spostare il CEIS in altra area (Parco Marecchia) onde liberare finalmente la parte ‘sommersa’ dell’Anfiteatro. Prendo ora atto che, stando a quanto dichiarato recentemente dal Sindaco Sadegholvaad, la Giunta avverte la necessità di effettuare una nuova serie di monitoraggi. Per i quali ricordo che a parere del Prof. Jacopo Ortalli (docente di archeologia all’Università di Ferrara, già consulente del Comune per la ‘Casa del Chirurgo’) saranno sufficienti rapidi sondaggi nelle zone già individuate, grazie all’ampia documentazione in nostro possesso. Nel volume “Alla scoperta dell’Anfiteatro Romano” (edito a cura dei Musei Comunali di Rimini) vengono infatti riportati sia i disegni originali di Onofrio Meluzzi ricavati dai “vari e ragionati scavi in più punti” effettuati nel 1843-1846 da Luigi Tonini, sia le planimetrie di Nino Finamore elaborate dopo i rilievi del 1926 (Mancini) e del 1937 -38 (Aurigemma) che attestano l’esistenza di resti di notevole consistenza. Si tratta (e cito nuovamente il Prof. Ortalli) di lacerti di fondamentale importanza ( anche in caso di una possibile loro modifica in seguito ad eventi bellici) in quanto delimitano l’intero perimetro monumentale. Ed è quasi superfluo aggiungere che il recupero dell’intero Anfiteatro farebbe di Rimini assieme all’Arco, al

Sigismondo d'Oro, Cavaliere della Repubblica, Paul Harris del Rotary : due anni fa se ne andava l'indimenticabile gentiluomo dell'Embassy

Sigismondo d'Oro, Cavaliere della Repubblica, Paul Harris del Rotary : due anni fa se ne andava l'indimenticabile gentiluomo dell'Embassy

2023: Terremoto Turchia Siria. 1775: Sisma di Lisbona (30mila morti stimati nella sola capitale). A distanza di due secoli e mezzo dal Sisma di Lisbona, si è svolto nuovamente, davanti al Tribunale dei Grandi Filosofi, IL PROCESSO L’ACCUSA Il Pubblico Ministero Francois-Marie Arouet detto Voltaire ha sostenuto che il Padreterno, in quanto Onnipotente, avrebbe potuto impedire il tragico sisma. E poiché non impedire un evento, avendo il dovere e la possibilità di farlo, equivale a cagionarlo, dovrebbe conseguentemente esserne ritenuto Responsabile. “Non avrebbe Egli dunque il compito di impedire il Male? Dovremmo noi prestare orecchio a chi afferma che nell’ottica del Disegno Divino, i disastri di oggi si riveleranno un bene sul piano generale? Saremmo dunque agli occhi di Dio eguali ai vili vermicelli di cui cadremo preda nel fondo della fossa? Orribile linguaggio per tante vittime! Non aggiungete oltraggio al mio dolore!”(1) LA DIFESA DI PARTE CIVILE Prendendo la parola a nome delle vittime il Prof. Arthur Schopenauer, ha esordito affermando che ove la dogmatica cristiana venga presa in senso proprio, anziché allegorico, Voltaire ha ragione. (2) In tal caso dovremmo addirittura richiamarci al recente intervento sulla “Christian Broadcasting Network” del reverendo televisivo Pat Robertson della Destra Evangelica Americana che riferendosi al terribile sisma tellurico di Haiti

Come riportano diffusamente le cronache del maggio 2012, tuttora reperibili su Internet, diversi fedeli ebbero a censurare vivacemente l’allora Vescovo di Rimini Mariano De Nicolò per aver accettato di farsi accompagnare a una Cresima a bordo di una Rolls Royce d’epoca. Ciò in quanto l’utilizzo di tale prestigiosa vettura oltre che contrastare con la povertà evangelica avrebbe rappresentato uno schiaffo alla miseria che, allora come oggi, si faceva sentire anche da noi. Quei Cattolici che protestavano… si comportavano da veri “Protestanti”. Una delle ragioni storico-sociali della Riforma Protestante nell’Europa del ‘500 fu infatti il lusso della Curia Romana, e, in particolare, la ricchezza delle vesti e di numerosi altri simboli del potere. Occorre comunque prendere atto che gli “abiti di scena” e i simboli sono, a un certo livello, indispensabili. Un Giudice non può emettere sentenze in calzoncini corti e scarpe da tennis: deve indossare la toga. Un Generale non può comandare le proprie truppe vestito con una tuta da meccanico: deve sfoggiare una elegantissima divisa. E poi ci sono i simboli: scettri e corone di valore inestimabile, pastorali scolpiti da sommi artisti, paramenti sfarzosi, tiare e crocifissi tempestati di pietre preziose… E le automobili? Già. Le automobili. Se un manager di successo

Quando a Rimini e Santarcangelo sia sacerdoti che patrioti avevano il grilletto molto facile

Quando a Rimini e Santarcangelo sia sacerdoti che patrioti avevano il grilletto molto facile

Quando l’Italia era quasi fatta e mancavano soltanto gli Italiani, in compenso c’erano i romagnoli, una razza doc, rivoluzionaria e patriottica, rissosa e mazziniana distribuita su un territorio omogeneo, ben caratterizzato tra “il Po il Monte, la Marina e il Reno”, come da definizione del sommo Padre Dante. Che di solito ci azzeccava. Beh, quando si trattò di metter ordine amministrativo in Italia, si riunirono tutti attorno a un tavolo, presero la carta dello Stivale, e cominciarono a discutere su come dovessero essere distribuite e delimitate le varie Regioni. Arrivati alla Romagna, si alzò in piedi Re Vittorio . “ Ragazzi - mdisse rivolto ai suoi Ministri - ma di questi Romagnoli fino a che punto possiamo fidarci? Son quasi tutti Repubblicani, mangiapreti, giocano a tressette col coltello sotto il tavolo… Se gli diamo una regione da gestire non ce li ritroveremo contro?". "Sua Maestà ha ragione - disse il Ministro dell’Interno Luigi Carlo Farini - Io sono nato a Russi vicino a Ravenna e i miei conterranei li conosco bene. Oltretutto ho fatto la rivoluzione assieme a loro, ho scritto io il Proclama di Rimini…". "Dopo però ti sei innamorato di Pio Nono…", mormorò Cavour lisciandosi la barbetta. "E poi hai chiesto la cittadinanza

A quattro anni ero già molto intonato. Caratteristica riconosciuta a pieno titolo da mio Babbo che, soprattutto quando ospitava in casa i suoi amici, mi metteva in piedi su un tavolo e: "Adesso canta!". Non me lo facevo ripetere due volte. Il mio pezzo forte era Mariù (“Parlami d’amore Mariù- tutta la mia vita sei tu”) di cui, come mi disse poi la Mamma, veniva particolarmente apprezzato il punto in cui intonavo ‘gli occhi tuoi belli brrrrillano’, in quanto arrotavo quelle erre in maniera tutta particolare. Mi piaceva anche molto: "Fischia il sasso il nome squilla, del Ragazzo di Portoria –-e l'intrepido Balilla-è rimasto nella Storia" e rimasi un po’ sconcertato quando divenne una ‘canzone che era meglio non cantare’. Va a capire che c’era stato l’8 settembre! Comunque a lasciando perdere Balilla e le sue sassate allo straniero, mi buttai con entusiasmo nella interpretazione di "E Pippo Pippo non lo sa-che quando passa ride tutta la città-si crede bello-come un apollo- e saltella come un pollo”. E, tra parentesi, credo proprio che quella canzoncina sincopata di Gorni Kramer (uno dei primi tentativi di contrabbandare ‘all’italiana’ il censurato swing dell’odiata America) abbia fatto nascere in me la passione per il

Anno Nuovo e relativi propositi di miglioramento personale. Chiedo consiglio a un vecchio amico. “Beh - mi fa lui - l’ira è come una tempesta e se vuoi cominciare ad evitarla, devi imparare a squagliartela ai primi tuoni…"- "E’ vero. Se prende piede, s’impossessa di me… e poi non riesco più a trattenerla…"- "Già! E devi innanzitutto analizzare i motivi per cui vieni travolto da questa vera e propria malattia dell’animo. C’è chi esplode se viene offeso con le parole, chi guarda solo ai fatti, chi non tollera dubbi sulla sua cultura, chi non sopporta i superbi e chi i disubbidienti. C’è chi s’arrabbia in casa e chi è mite fuori… E perfino chi perde il lume degli occhi con esseri irragionevoli come i bambini … Qual è il tuo punto debole?" "Quando smarrisco un oggetto, anche di poco valore

Capodanno. Giorno in cui, tradizionalmente, si formulano le speranze per i 365 giorni che verranno

Era la sera di una Vigilia di Natale di molti, molti anni fa. Uno studente liceale intabarrato fino agli occhi, stava scendendo, in moto da Verucchio, dove era stato a trovare la sua ragazza, verso Rimini, quando un vecchio cane, intirizzito dal freddo, gli si si parò davanti. Per evitarlo frenò, sbandò e cadde sul ghiaìno, provocandosi qualche escoriazione alla mano e una slogatura alla caviglia. Un uomo sui sessant’anni richiamato dal rumore, si precipitò verso di lui aiutandolo a rialzarsi e invitandolo ad entrare nella vicina casa colonica. Dopo aver constatato, con sollievo, che la moto non aveva riportato danni, il ragazzo traversò zoppicando l’aia sorretto dal suo soccorritore, e varcato un portone verde, davanti al quale si levava una ripida scala che portava al piano superiore, entrò nella vasta cucina posta alla sua sinistra. Qui una vecchietta vestita di nero, che stava armeggiando attorno all’aròla del camino, si voltò, al richiamo del figlio e gli venne premurosamente incontro facendolo sedere, mentre questi portava fiasco e bicchieri. Sistemate le escoriazioni, la vecchina volle occuparsi anche della caviglia. Ruppe un uovo, mise da parte la chiara in una tazza, vi imbevve una benda di lino e provvide poi a una fasciatura stretta sulla

Meglio una lingua "integrata" dalle sue radici che la scomparsa totale del vernacolo

Meglio una lingua "integrata" dalle sue radici che la scomparsa totale del vernacolo

Gabriele Bianchini. Noto ingegnere per tutti, poeta e fine dicitore per una cerchia di amici e di estimatori che va sempre più allargandosi. La sua “Cumedia”, perdendo, nella versione dialettale, l’attributo di “Divina”, si rivela, in compenso, meravigliosamente “umana”. Perché se è vero che il sommo padre Dante può essere considerato “il maggior poeta pop della nostra Storia Letteraria”, - come afferma Ennio Grassi nella bella prefazione al volumetto, pubblicato col patrocinio della Provincia e del Comune di Rimini e a cura della Associazione Ar Emni- ciò avviene soprattutto, come dimostra anche il successo mediatico di Roberto Benigni, grazie a una interpretazione semplice e diretta del testo. Naturalmente il dialetto romagnolo nella sua ruvida schiettezza si presta benissimo a questo scopo. Ma attenzione! Per poter “tradurre” Dante in riminese, rispettandone sia pure a grandi linee la complessità, occorre essere dotati di una particolare abilità stilistica e lessicale ed è sotto questo aspetto che Gabriele raggiunge effetti comunicativi straordinari. Destando la nostra ammirazione (nell’inevitabile confronto con altri autori vernacolari che si sono cimentati nell’impresa) per la perfezione delle terzine, degli endecasillabi, della rime mai banali o forzate, in altre parole per la sua profonda cultura classica. Una cultura che, indossando i panni del