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Si sono finalmente conclusi, a undici chilometri circa al largo di Rimini, i lavori di ricostruzione dell’ sola delle Rose proclamatasi Stato Sovrano nel maggio del 1968 e distrutta nel febbraio del 1969 ad opera della Marina Militare Italiana*. Come è noto la piattaforma artificiale progettata e finanziata dall’ Ingegnere bolognese Giorgio Rosa, era sorta a sei miglia marine dalla costa (pari 11,612 Km) cinquecento metri al di fuori delle acque territoriali eppertanto sottratta alla giurisdizione dell’Italia. A distanza di cinquantatrè anni, la sentenza del Consiglio di Stato che, sulla base di un paragrafo della Convenzione di Ginevra (“l’alto mare è aperto alla navigazione di tutti gli stati e nessuno può permettere di sottometterne una parte qualsiasi alla sua sovranità”) aveva sancito la legittimità dell’ eliminazione dell’Isola “manu militari”, è stata definitivamente superata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in virtù di una nuova interpretazione dei complessi istituti di diritto internazionale. La Corte di Strasburgo ha infatti tenuto conto dei precedenti giuridici che hanno legittimato la posizione internazionale del Principato di Seeland, nel Mare del Nord, di fronte alle coste inglesi, una micro-nazione tuttora esistente sorta su una ‘isola’ altrettanto artificiale. Tutto nacque nel 1967 allorchè Paddy Roy Bates, ex maggiore dell’Esercito britannico,

15 agosto 2022. Ore 12. Un lampo abbagliante mi fa sobbalzare proprio mentre sto per andarmene a letto. E Gianciotto Malatesta, elmo, corazza e spadone, mi appare, circonfuso di luce bluastra. Strano a dirsi la cosa non mi spaventa. E d’altronde il fantasma si rivolge a me con signorile cortesia. - Profittai dello special permesso concessomi Lassù dove si puote ciò che si vuole (e più non dimandare) per venire da te, scrivano di Malatestiane Cronache onde narrarti ciò che più mi preme… (Accidenti! Il solito equivoco. Le mie microstorie riminesi scambiate per resoconti quattrocenteschi a causa del titolo della rubrica…) - Ser Gianciotto, al Suo Servizio! Lo Sciancato comincia ad arrancare per la mia camera, avanti e indietro, nervosissimo. - L’ultima giornata di studi dello scorso 2 luglio su Francesca è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non mi si potea negar la licenza dopo sei secoli che l’invoco… Ascoltami, cronachista, chè portatore tu sarai della veridica storia! - Sono tutto orecchie Mio Signore! - Innanzitutto, io non fui sì incazzoso e sanguinario come mi dipinsero. E mi prese sì forte il disìo di colei che invece schifiltosetta mi spregiava per via del piede sifolino, da accettar l’inganno proposto

Luigi Tonini, nella sua prima ottocentesca guida Turistica di Rimini, considera il Riminese “basso estimatore di sé e dei suoi”. Che sarebbe poi la caratteristica degli invidiosi. I quali anziché cercar di innalzarsi al livello di chi li sovrasta, fanno di tutto per appiattirli al proprio. A mio sommesso avviso la nostra effettiva abitudine a sminuirci e a sminuire potrebbe, invece, derivare dal fatto che la nostra città, aperta al mondo e nello stesso tempo borghigiana, tende fortemente a reprimere quella tendenza provinciale all’esibizionismo, alla mancanza di autocritica, al mettersi in mostra, a gigioneggiare, tipica del Romagnolo. La tendenza insomma, per dirla a modo nostro… alla patacaggine. Perfino Mussolini, agli occhi smaliziati e ipercritici di un Riminese, si comportava spesso da pataca. Si pensi a quel sorrisino compiaciuto ad ogni pausa dei suoi discorsi al balcone di Piazza Venezia; a lui, a torso nudo, che miete le messi in occasione della “battaglia del grano”; all’esibizionismo del labbrone in fuori, della mascellona contratta, del torace in pole position e delle mani a pentolino sui fianchi… - “Benito, nu fa e’ pataca, dài!” - gli sussurravano a Rimini. Il che gli faceva girare non poco le scatole anche se non lo dava a vedere.

A Borgo San Giuliano Gelsomina esegue con la tromba il motivo de “La strada”. In Piazza Tre Martiri Zampanò si esibisce spezzando una catena coi ‘muscoli pettorali ovverosia del petto’, mentre quattro ragazze dal culone impressionante salgono e scendono continuamente dalle biciclette davanti alla cappella di Sant’Antonio. In Corso d’Augusto due Vescovi scivolano veloci sui pattini a rotelle tenendosi vezzosamente per mano. In Piazza Ferrari un tizio allampanato, arrampicato su un albero, urla voglio una donaaaa, mentre una bambina travestita da suorina nana gli intima di scendere. In Piazza Cavour la Volpina mostra la lingua occhieggiando tra le colonne di Palazzo Garampi e lo Zio Pataca fa il giocoliere davanti alla fontana della Pigna. A Marina Centro una formosa Anita Ekberg si bagna nella Fontana dei Quattro Cavalli.(N.B. I turisti possono entrare nella vasca per abbracciarla uno alla volta e soltanto quando lei grida ‘Marcelooo’). Non può mancare la Saraghina che ancheggia nella zona della spiaggia libera circondata da nugoli di bambini, mentre sulla terrazza del Grand Hotel Ginger e Fred danzano il tip tap a beneficio dei più abbienti. Alla Darsena sfreccia avanti e indietro “Scurezza” di Corpolò su Guzzi d’epoca, il Ponte di Tiberio è stato trasformato nel set della

Nell’immediato dopoguerra, bambini e ragazzini, assolti gli obblighi scolastici, vivevano le loro giornate nei vasti spazi verdi della nostra città non ancora soffocati dal boom edilizio. Il mio ‘habitat’? Un largo terreno erboso, con al centro ancora la buca di una bomba, che da Viale Trieste (incrocio con Via Nazario Sauro) si estendeva sino a Viale Vespucci in lunghezza e sino a Viale Cormons in larghezza. Eravamo i ragazzi di Viale Trieste. Fratelli di quelli della Via Paal. Con gli stessi sentimenti di solidarietà di gruppo e di salvaguardia del proprio territorio. Loro contro le Camice Rosse, noi contro gli invasori dei viali vicini. Con lo stesso desiderio di metterci alla prova a salvaguardia del nostro bene più prezioso: il Campo. Un Campo purtroppo scomparso come quello dei ragazzi del celebre romanzo di Ference Molnar. Già. Per dirla con Celentano: “Là dove c’era l’erba ora c’è-una città….” Su quel Campo, difeso strenuamente, si giocava a calcio ma ci si sfidava anche alla lotta, al tiro con la fionda, al gioco della lippa. Lì, insomma, ognuno di noi faceva semplicemente e nella maniera più sana, ciò che gli psichiatri dell’età evolutiva considerano tipico degli adolescenti tra gli undici e i sedici anni. “Mettere

"Elena ha appena confermato la sua volontà: è morta, nel modo che ha scelto, nel Paese che glielo ha permesso. Domattina, in Italia, andrò ad autodenunciarmi", ha dichiarato Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, che l’1 agosto l’aveva accompagnata in Svizzera. Rischia ai sensi art. 580 c,p, da 5 a 12 anni, “per aver agevolato l’altrui determinazione al suicidio”. Il grande Regista Mario Monicelli, novantacinquenne malato terminale, avrebbe meritato di togliersi la vita alla maniera dei filosofi antichi, conversando tranquillamente con gli amici, come Socrate, come Seneca e non spiaccicato a suolo dopo un volo dal quarto piano di un Ospedale dal quale temeva di essere fatto “prigioniero” come il povero Welby… Che alla fine ha avuto almeno la fortuna di imbattersi in un medico laico che dopo aver rischiato da sei a quindici anni per omicidio del consenziente (art.579 c.p.) per avergli staccato il ventilatore che lo teneva in vita, è stato assolto per l’esimente dell’esercizio di un dovere. Quello di rispettare il diritto del malato a rifiutare una terapia. Un importante precedente giurisprudenziale che ha destato molte proteste negli ambienti rigidamente cattolici. Ma forse Papa Francesco sarebbe stato d’accordo con quel medico e non avrebbe rifiutato a Welby i

Il fatto che i monokini siano passati di moda sulle nostre spiagge può anche dipendere dalla standardizzazione del seno ad opera del bisturi. La vanità infatti ci induce a esibire soltanto ciò che ci distingue da tutti gli altri. Di conseguenza ora che le ragazze ce l’hanno quasi tutte identico non c’è più motivo di vantarsene. Dopo la liberalizzazione post sessantottina e prima dell’avvento della mastoplastica ricostruttiva e additiva a ostentarli in topless sul litorale Adriatico c’erano, ovviamente, soltanto le privilegiate da madre Natura. E se un ragazzo aveva la fortuna di imbattersi in una di esse, poteva sorvolare anche su un naso troppo lungo o due gambette troppo corte. Questo ‘dono per grazia ricevuta’ rappresentava dunque, per la detentrice, una vera sinecura. E c’erano anche i fortunati che si imbattevano nell’Araba Fenice, nel mitico modello Corindone. Che, per chi non lo sapesse, è il minerale ‘durezza nove’ in grado di scalfire anche il diamante… Beh, ai giovani d’oggi certe emozioni sono ormai precluse. Tutte identiche, fredde, omologate. Tutte corindone. Anzi, silicone. Non c’è più varietà, scoperta, confronto, dibattito, invidia, competizione, concorrenza… E che dire delle attuali, misconosciute ex monopoliste? Che tristezza la democrazia delle tette, la parità toracica per via chirurgica, la fine

Estate 2012. Il mare è un olio da almeno dieci giorni. Il sole splende, la spiaggia rigurgita di bagnanti, gli albergatori si fregano le mani… Ma oggi sta capitando qualcosa di strano. Noi indigeni sappiamo di che si tratta. Non è la stessa cosa per una simpatica famiglia di milanesi il cui ombrellone confina col mio. Mamma babbo figlioletto di cinque anni e nonno. Siamo diventati amici. Col nonno sono andato a nuotare, domenica, alla boa. - Mio Dio - esclama la signora. Il mare oggi è tutto rosso! -Sarà una fabbrica di coloranti che scarica in mare - fa il nonno. -Niente paura - dico io. Si tratta semplicemente di una esplosione algale. Dipende dal nostro depuratore. -Perché? Non funziona? -Ma no! E’ di ultimissima generazione e va benissimo. L’acqua che ne esce fuori è quasi potabile. C’è stato perfino un assessore che, a titolo dimostrativo, se l’è bevuta, ripreso dalle telecamere… Il fatto è che col mare in bonaccia da troppo tempo, l’acqua dolce depurata, galleggiando sui nostri fondali troppo bassi e privi di correnti, non si mescola più con quella salata, si stratifica, rimane tutta in superficie. In pratica si forma una lastra sopra la quale è proprio il caso di dire che… ne

Bene il progetto per non sprecare le acque del depuratore di Rimini, ma doveva partire sette anni fa

Bene il progetto per non sprecare le acque del depuratore di Rimini, ma doveva partire sette anni fa

A Rimini gli appassionati del mare di una certa età che non siano iscritti al Club Nautico si dividono in due categorie. I ‘Contemplativi Stanziali’, gruppo di sentenziosi filosofi stesi sugli scogli del porto, e i ‘Nuotatori d’Altura’, che partono dai rispettivi bagni dirigendosi verso le boe bianche collocate a cinquecento metri dalla battigia che delimitano l’area interdetta ai natanti a vela o a motore. Di nuotatori d’altura ne sono rimasti pochissimi, quasi tutti anziani. I giovani prediligono infatti la piscina perché dà loro sicurezza. Niente correnti, niente cavalloni, niente granchi, meduse e pesci ragno. Il mare, insomma, ispira loro timore. C’è perfino chi, suggestionato dal film Lo Squalo, ritiene che anche dalle nostre parti si aggiri il Carcharodon Carcarias detto anche Squalo bianco. Per non parlare della fobia “Federica Pellegrini” consistente (per usare le parole della nostra campionessa) nel “nuotare senza sapere cosa c’è là sotto” (sic). Il nuotatore d’altura, abituato fin da piccolo a puntare dalla ‘palata’ le navi ancorate al largo, nutre invece un rapporto di rispettosa amicizia con l’Adriatico. Battendo un calmo e rilassato crawl si dirige verso la boa (ahimè il solo punto di riferimento rimasto dopo l’abolizione dei trampolini al largo) e quindi punta verso le

‘Gli uccelli con le stesse penne si ritrovano assieme nei medesimi luoghi’. Un aforisma che si attaglia perfettamente all’evento ospitato sabato scorso nell’anfiteatro di Castel Sismondo, frutto dell’incontro umano e culturale di due riminesi dal cuore caldo, accomunati dal desiderio di trasmettere il ricordo dei genitori recentemente scomparsi. Cristiano Paci e Gianmarco Bedetti non si conoscevano. Poi, lavorando di comune accordo per l’allestimento complesso e impegnativo di questo spettacolo, nato dall’idea scaturita durante un incontro occasionale, sono diventati amici veri. Come lo furono i loro padri: Romano Bedetti cronista, documentarista, commentatore sportivo e anima della prima televisione privata sorta in Italia e Fiorello Paci giornalista, scrittore, fondatore di periodici e riviste romagnole e creatore di rubriche televisive. Lo spettacolo cui abbiamo assistito ha esaltato, alternativamente, la creatività di questi due straordinari personaggi. E ciò attraverso i ricordi di chi è stato loro vicino, la proiezione di video che li vedono protagonisti e la rievocazione di pubblicazioni che hanno fatto la storia di Rimini come il Garbino e il Ponte, entrambe sorte per iniziativa di Fiorello. Il tutto intervallato dalle danze e dai canti dei Ragazzi del Lago, tratti dallo show ‘Spettacolo di Cabaret’ dell’autore e regista Carlo Tedeschi. Un omaggio alla memoria

Chiacchierata sotto l’ombrellone con un amico psichiatra di Bologna. Notizia del giorno e titoli di scatola: Pedofilia. Svolta dei vescovi. Caro Gibo. Sarà pure importante ”aprire gli archivi e segnalare gli abusi”. Ma, il vero problema sono… le regole d’ingaggio. Infatti è evidente che tali regole (celibato e voto di castità) indirizzano al Seminario una buona percentuale di giovani che dalle donne non si sentono attratti e magari scambiano questa loro prerogativa per vocazione. Come il sacerdote che ho avuto la possibilità di conoscere a fondo sotto il profilo professionale. Quel prete era stato assegnato, subito dopo i sei anni di seminario, a una parrocchia. Ed era stato soltanto allora, a contatto con i piccoli dell’oratorio, che si era reso conto con sgomento di tendenze che non aveva mai sospettato e che lo avevano letteralmente travolto. Purtroppo in questi casi la psichiatria può ben poco - conclude il mio amico - la pedofilia non è una malattia mentale così come non lo è l'omosessualità. Ma mentre il comportamento omosessuale coinvolge persone adulte e consenzienti, lo stesso non può dirsi per il pedofilo, che impedisce, col suo comportamento attivo, lo sviluppo di una normale personalità sessuale nella vittima. Ma dubito che la Chiesa possa rinunciare al