Un libro che è molto più di un libro. Bianca, appassionata motociclista e viaggiatrice, è riuscita a creare un progetto che fonde l’amore per la strada con l’innovazione tecnologica. Grazie alla sua fan base, che ha sostenuto con entusiasmo il crowdfunding dedicato. Il libro ha riscosso un successo straordinario, registrando il "quasi sold out" ancor prima della sua uscita ufficiale. Domenica 22 dicembre, alle 19 al Pars di Rimini, in viale Vespucci 12, andrà in scena la presentazione del libro. L’appuntamento sarà la possibilità di ricevere in anteprima una copia esclusiva autografata. "Ti ci devo portare" non è solo un libro fotografico, ma un vero e proprio diario di viaggio che esplora i paesaggi mozzafiato dell’Appennino e, in particolare, del Parco del Gran Sasso e Campo Imperatore. Ogni pagina racconta l’esperienza intima di Bianca lungo le strade selvagge e le praterie ai piedi del Corno Grande, percorsi in sella della sua Triumph Tiger 900. Il libro è arricchito da contenuti innovativi grazie alla realtà aumentata e all’uso dell’intelligenza artificiale. Tramite l’app "Aria", le fotografie prendono vita e si animano, offrendo ai lettori un’esperienza immersiva e interattiva. Anche la copertina è dinamica, permettendo di entrare in un mondo dove la tecnologia incontra la bellezza
La rassegna “Rimini teatro di guerra” promossa dalla Biblioteca Gambalunga per il Comune di Rimini nell’ambito del programma di eventi dedicato all’80° anniversario della Seconda guerra mondiale a Rimini, si conclude venerdì 20 dicembre 2024, alle 21, al Teatro Tiberio, con un lavoro originale di Pier Paolo Paolizzi “Ѐ passato il tedesco” per la compagnia “Laboratorio di teatro civile – Teatro dello Sgabello” della Parrocchia di San Giovanni Battista di Rimini. Il lavoro di Paolizzi, da anni impegnato sul territorio come attore e come formatore in attività di teatro-scuola e di teatro civile, con spettacoli che portano sulla scena teatrale tematiche di attualità politica e sociale, è liberamente ispirato alle riflessioni sulla guerra dell’intellettuale e politico romagnolo Gianni Quondamatteo. [caption id="attachment_503435" align="alignnone" width="638"] Pier Paolo Paolizzi[/caption] Tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945 alla radio dell’VIII armata inglese Quondamatteo curò e mise in onda una serie di trasmissioni. Non si trattava per la maggior parte di cronache ma, a partire da accadimenti, di spunti di riflessione sulla guerra, sul presente e sul futuro imminente. Nell’ottobre del 1980 la rivista “Storia e Storie” edita dall’Istituto Storico della Resistenza di Rimini ne pubblicò la trascrizione, corredata da una prefazione in cui l’autore
Inaugura venerdì 20 dicembre alle 17 la mostra “Tracce e percorsi. Le nuove scoperte della missione storico archeologica italiana in Kurdistan” allestita presso la galleria del Centro della pesa e nelle sale del Museo del territorio “Luigi Ghirotti” di Riccione. L’esposizione rappresenta un’importante tappa della collaborazione avviata nel 2024 da Misak e Museo del territorio, che ha portato, insieme al dipartimento dei Beni culturali dell’Università di Bologna, alla realizzazione del progetto “Heritage horizons”, finanziato dal bando di ateneo “Global south 2024”. Il progetto mira a promuovere il turismo culturale sostenibile nella regione di Garmian, attraverso la valorizzazione del paesaggio storico-archeologico, il coinvolgimento delle comunità locali nella gestione del patrimonio culturale e la formazione di professionisti specializzati. Oltre alla Misak, al museo del territorio “Luigi Ghirotti” e al dipartimento dei Beni culturali, tra i partner italiani figurano anche Ismeo e Istituto internazionale di cultura kurda di Roma. I testi e le immagini della mostra raccontano le ricerche storico-archeologiche condotte nella regione di Garmian dal team di ricercatori guidati dai ricercatori dell’università di Bologna, Luca Colliva e Serenella Mancini, che dirigono una delle uniche due missioni europee attive nell’area di Garmian, presso i siti di Sarqala e Gawr Tepe. L’area di Garmian, situata nel sud-est della
Domani, giovedì 19 dicembre, andrà in scena l’ultimo appuntamento dell’anno di “Libri da queste parti” ha per protagonista il giornalista e scrittore Valerio Lessi e la sua biografia culturale di don Oreste Benzi. Il libro "Alle fonti di un carisma. Una biografia culturale di don Oreste Benzi", pubblicato nel 2024 da Sempre editore sarà presentato giovedì 19 dicembre (Sala Cineteca ore 18), in una conversazione tra l’autore e il giornalista Giorgio Tonelli. [caption id="attachment_503221" align="alignnone" width="600"] Valerio Lessi[/caption] Il nuovo saggio di Valerio Lessi svela un aspetto poco conosciuto di don Oreste Benzi, figura amata e riconosciuta come infaticabile apostolo della carità. Il libro, arricchito dalla prefazione dell’economista Stefano Zamagni, pone l’accento su una dimensione inedita del sacerdote: quella di lettore appassionato e studioso rigoroso. «Una dimensione questa finora sempre trascurata dai tanti che si sono occupati del “caso don Oreste” – scrive Zamagni –. Sin da giovane, don Oreste Benzi si dedicava con entusiasmo alla lettura e allo studio di testi di teologia, Sacra Scrittura, spiritualità, psicologia, psicanalisi e attualità sociale. Era solito consigliare e regalare libri ai giovani, convinto che il cristianesimo fosse l’irruzione di un uomo nuovo nella storia, capace di abbracciare ogni dimensione dell’umano. Grazie al lavoro di
Luoghi dell'Anima 2024, un'edizione da record. Con la serata di assegnazione dei Premi si chiude questo Italian Film Festival, la manifestazione diffusa tra Santarcangelo di Romagna, Rimini e Pennabilli, dedicata a Tonino Guerra e al suo viver lento, ideata e presieduta da Andrea Guerra e diretta da Paola Poli e Steve Della Casa, con la collaborazione di Laura Delli Colli. Un’edizione partecipata, che sfiora le 4000 presenze nella sola settimana di Festival a dicembre, nonostante il forte maltempo dei primi giorni e lo sciopero generale che ha colpito la parte finale della manifestazione. Il successo dell’evento invita a non abbandonare l’idea di un Festival diffuso, nel tempo e nello spazio, nei territori cari al grande Poeta del cinema Tonino Guerra che proprio qui aveva trovato i suoi “Luoghi dell’Anima”. Così, con grande partecipazione, gli spettatori hanno seguito tutti i momenti del festival, fino alla serata finale con la consegna dei Premi alla presenza di Giovanni Veronesi - presidente della giuria insieme a Pilar Fogliati e Fulvia Caprara - e autore del film Valanga Azzurra. È Familia di Francesco Costabile il film vincitore del concorso Opere prime e seconde, che si aggiudica anche il premio per la migliore sceneggiatura, attribuito a Adriano Chiarelli, Francesco Costabile, Vittorio Moroni, mentre il premio per il migliore interprete, è assegnato a Claudia
“Ma perché Francesco ci affascina ancora dopo otto secoli? E dove lo troveremmo oggi?”. Il talento narrativo di Ascanio Celestini incontra la storia di San Francesco, uomo contro corrente che rinunciò alle sue ricchezze per vivere povero fra i poveri e che nel 1223, a Greccio, creò il Presepe. Un racconto però, che alla maniera di Celestini, è ben lontano dall’avere un taglio agiografico, ma va oltre, proiettando la figura del santo nella realtà dell’Italia contemporanea. “Rumba”, (sottotitolo “L'asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato”) è il titolo dello spettacolo che l'attore narratore presenterà al pubblico riminese domani, giovedì 19 dicembre (ore 21, turno D), accompagnato dalle musiche di Gianluca Casadei. Celestini immagina Francesco oggi, chi sceglierebbe quale compagno di strada, riflette sulla miseria del nostro quotidiano. “Nella notte di Natale del 1223 Francesco ha fatto, in quel piccolo paese, il suo primo presepe. Un bue, un asino e una mangiatoia. Niente altro. Serviva mostrare che Gesù era nato povero. In un paese povero, un posto di poveri”. Celestini, personaggio-narratore della storia, si chiede dove oggi Francesco costruirebbe il suo presepe e soprattutto “dove lo troveremmo oggi? Tra i barboni che chiedono l’elemosina nel parcheggio di un
Il nostro giornale on-line ha dedicato da sempre grande attenzione al dialetto, sia pubblicando le poesie in vernacolo del nostro amico Ivano Aurelio Muratori, sia segnalando da parte mia numerosi libri in dialetto nella rubrica “La Torre di Babele Riminese”, ed ultimamente con la rubrica “I que us dis isè” degli amici Beppe e Paolo. Un dialetto sempre meno parlato correntemente, fatto salvo per le compagnie teatrali dialettali che con coraggio e ostinazione continuano a proporre, anno dopo anno, nuovi testi che vengono rappresentati sui palcoscenici della provincia, e direi anche con grande successo di pubblico. Ma in questi ultimi anni sono venuti a mancare alcuni degli auatori aiù importanti: da Guido Lucchini ad Amos Piccini, a Giuseppe Lo Magro. E poi c’è l’ampio numero di “poeti romagnoli”, non sempre di qualità eccelsa, ma comunque tutti meritevoli di attenzione. Ed è importante che il più vecchio premio romagnolo dedicato alla poesia a San Clemente prosegua: il “concorso di poesia dialettale Giustiniano Villa” è arrivato nel 2024 alla 32. edizione. Poesie e zirudele. Ma anche qui la scomparsa dei grandi vecchi, da Tonino Guerra a Raffaello Baldini, da Gianni Fucci a Nino Pedretti, a Giuliana Rocchi, si avverte. La vera novità degli ultimi
Sabato 21 dicembre alle 16 è in programma un incontro imperdibile per tutta la cittadinanza misanese. Nell'ambito del bando della Regione Emilia Romagna "Progetto per la valorizzazione e divulgazione della memoria e della storia del Novecento”, a cui il Comune di Misano Adriatico ha aderito, la biblioteca ospiterà Achille Giorgetti, detto "Luciano", nato a Misano nel 1935, che fu un ragazzino testimone degli anni della Seconda Guerra mondiale e del passaggio del fronte. Intervistato da Daniele Celli racconterà come si viveva allora attraverso ricordi, fotografie e mappe di Misano da lui stesso disegnate. L'incontro è aperto a tutti, "vi aspettiamo numerosi per ripercorrere insieme un pezzo della nostra storia collettiva" è l'invito del Comune di Misano. Info: 0541618484
Torna a splendere il Tempietto di Sant’Antonio da Padova, gioiello cinquecentesco che da secoli impreziosisce piazza Tre Martiri. Un patrimonio storico e architettonico dal grande valore culturale riconsegnato oggi alla città al termine di un importante intervento di restauro condotto sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e reso possibile dalla collaborazione tra il Comune di Rimini e un privato, l’imprenditore riminese Bonfiglio Mariotti, che ha scelto di sostenere la valorizzazione dell’antica celletta. L’opera di restauro, completata pochi giorni fa dopo circa sette mesi di lavori, è stata presentata questa mattina alla presenza del sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad, del vescovo mons. Nicolò Anselmi, di Bonfiglio Mariotti, dei rappresentanti dell’architetto Alessandra Del Nista in rappresentanza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, oltre al team della ditta specializzata ETRA che ha curato l’intervento, coordinato dall’ufficio tecnico del Comune di Rimini con l’ing. Chiara Fravisini. “In questo clima ormai di festa oggi ci facciamo un regalo – ha sottolineato il sindaco Jamil Sadegholvaad - ritrovando un tempietto che è parte della vita di tutti i riminesi, compagno di ogni passeggiata in centro da tempo immemorabile. Un luogo del cuore e dell'anima, che oggi possiamo riscoprire
L’appuntamento con i “Libri da queste parti” di mercoledì 18 dicembre (Sala Cineteca ore 18) racconta il primo romanzo di Oriana Maroni, già direttrice della Biblioteca Gambalunga e storica. “Amelia e le altre” appena uscito per i tipi della casa editrice riminese Bookstones, è ambientato a Rimini fra il 1943 e il 1944, quando sulla città si abbatte la furia della guerra e la popolazione fugge nei paesi vicini. Ma non è una storia di guerra, è un racconto di sentimenti, che racconta di una città colpita dalla furia della guerra, in cui il male è come un fiume senza sponde, ma dall’altro c’è la vita che resiste; ci sono il desiderio e l’amore, ci sono donne che non temono di essere vulnerabili e osano pensare un destino diverso, tracciando così una possibile salvezza dalla follia della guerra. La popolazione fugge nei paesi vicini, rimangono la Bibliotecaria e Amelia, la maestra che ha in custodia l’archivio dell’Asilo cittadino. Per le strade abbandonate girano solo i soldati tedeschi, e con loro i fascisti, famelici come lupi mannari. La città è sul punto di sparire; la sua memoria deve essere messa in salvo: quadri, monumenti, reperti preziosi, libri. Ѐ una corsa contro il tempo.
Si sa che la città clementina è da decenni una fucina di cultura, un po’ per i suoi figli – Guerra, Baldini, Teodorani, giusto per dirne tre – o per il Festival del Teatro. Ma che anche una piccola iniziativa che mira a coniugare la cultura romagnola con le nuove culture che si sono affacciate in paese - D(i)ritti a tavola – assurga alle cronache dei quotidiani nazionali, beh, è un bel risultato. E’ grazie a Francesca Santolini, giornalista de La Stampa e curatrice della rubrica Futura sull’inserto domenicale Specchio, che il progetto varato dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori, in collaborazione con la cooperativa Il Millepiedi e Valmarecchia Comunità Solidale, è salito agli onori delle cronache nazionali. “Un’idea di accoglienza bella, concreta, scevra da ogni forma retorica”, scrive la giornalista. Che ha potuto toccare con mano, anzi assaggiare con gusto, la proposta di D(i)ritti a tavola, giunta quest’anno alla terza edizione. Proprio Francesca Santolini ha aperto quest’anno la fortunata rassegna venerdì 29 novembre, presentando i suoi due libri Profughi del clima e Ecofascisti, dialogando con Marta Lovato, responsabile sostenibilità di Santarcangelo Festival. Una volta terminato l’incontro - oltre una settantina di persone sono intervenute nella ex scuolina del Bornaccino, ora Centro
Siete tutti invitati, questa sera, martedì 17 dicembre alle 21, il Teatro Sociale Novafeltria al prologo della nuova Stagione Teatrale con una serata contro la violenza di genere. In scena l’attrice e autrice Angela Antonini, di Firenze, in una produzione Compagnia 47: La Scocciatrice, una versione dei fatti dal punto di vista di Lei. Nello spettacolo, una donna dà voce agli archetipi femminili del mito e alle figure in penombra della storia, offrendo una prospettiva rovesciata e acuta grazie all’arte poetica e narrativa. Una donna osa prendere la parola per ricostruire la storia rimossa e le biografie di numerose protagoniste della storia, vere o immaginarie, che nel tempo hanno infranto regole, superato i confini imposti dal patriarcato, lottato per la difesa dei diritti umani di tutti, ribellandosi alla sete implacabile di dominio del modello maschile sul corpo femminile, come su altri gruppi umani ritenuti inferiori. Lo spettacolo ricostruisce con audacia e senza mezzi termini la storia di esclusione e inferiorizzazione alla quale è stata soggetta la metà femminile del genere umano, fin dai tempi più antichi. La narratrice non si limita ad aggiungere verità mancanti a storie già note ma restituisce voce e parola a ciascuna donna che ha una storia del