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Per un gruppo di amici, una trentina circa, quello che oggi si chiama Bar Tricheco (ma per poco, perché viene demolito in questi giorni), negli ultimi anni ’50 e nei primi anni ‘ 60 era il Bar Zamagni, poi gestito dai fratelli Canaletti: Gilberto (Cibiski) e Nevio (Gatto Rosso). Perché allora, tutti e trenta, ci chiamavamo e continuiamo a chiamarci con un soprannome. Io ero Triple e per gli amici di allora sono ancora Triple. Dopo il 1962 scelsi un’altra strada, come capita a tutti nella vita. Fui catturato dall’impegno politico, dalla militanza, come si diceva allora, ma anche dallo studio e dal lavoro. Del resto in quel gruppo io ero l’unico che parlava di argomenti politici, ma la discussione finiva quasi subito perché agli amici non gliene fregava niente. Come dicevo, ognuno scelse la sua strada, ma nessuno si perse per la strada che aveva scelto e tutti si affermarono nella vita, chi in un modo e chi in un altro. Un bel dato statistico! Mi sono chiesto spesso il motivo di questo spaccato positivo delle nostre vite e dei nostri destini. I primi anni ’60 furono gli anni del “Boom” economico e chi aveva scelto di non studiare aveva trovato subito un

Sulle vicende dei comunisti riminesi nel 1948 pesarono a lungo i risultati elettorali delle elezioni politiche del 18 aprile e il colpo di pistola sparato a Roma contro il Segretario Palmiro Togliatti. Sul primo punto: a Rimini il Fronte Popolare, composto da comunisti e socialisti, venne costituito il 15 febbraio 1948 nel corso di una manifestazione all’Arengo. Le città furono invase da volantini e manifesti. I comizi si susseguivano a ripetizione. Il 18 aprile l’Italia andò al voto spaccata in due: ognuno dei contendenti fece ricorso a tutte le carte da giocare che aveva a sua disposizione. Nei confronti dei comunisti la Chiesa emanò la scomunica, mentre mobilitò tutte le forze a favore della DC di De Gasperi. I risultati elettorali premiarono questa impostazione giocata tutta sulla paura degli elettori del “pericolo rosso”, dei “barbari”, dei “senza Dio”: la DC ottenne a livello nazionale il 48,5% dei voti. A Rimini raggiunse il 38,23% dei suffragi (contro il 22,38% dell’ottobre 1946). Il Fronte ottenne a Rimini solo il 46,73% (contro il 61,50% raggiunto dai due partiti nel 1946). “La certezza della vittoria tra i ‘frontisti’ era largamente alimentata e diffusa” scrive Liliano Faenza. Invece “in campagna e in città, dopo il 18 aprile,

La storia di Verenin Grazia è complessa, ricca di cambiamenti, vissuta tra Rimini, Bologna e Roma. A Rimini spesso è stato dimenticato, nonostante i numerosi ruoli giocati nella lotta al fascismo, nella riorganizzazione della Federazione del PSI riminese dopo la guerra, nella ricostruzione del movimento cooperativo emiliano-romagnolo. Eppure il suo nome si trova nelle principali opere sul movimento operaio italiano: nell’“Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza” (La Pietra, 1968-1989), in quella di Franco Andreucci e Tommaso Detti (a cura di) “Il Movimento Operaio Italiano. Dizionario Biografico” (Editori Riuniti, 1976-1979), nel “Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani” (Biblioteca Franco Serantini, 2003-2004), in quella di Alessandro Albertazzi, Lugi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri “Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945). Dizionario Biografico” (Istituto per la storia di Bologna, 1986-2003). A livello riminese ne parlano sia Giorgio Giovagnoli nella “Storia del Partito Comunista nel Riminese. 1921/1940” (Maggioli, 1981), sia Liliano Faenza in “Socialismo riminese. 1871-1988” (Sapignoli, 1989). Per la redazione di questo testo mi sono avvalso anche del profilo redatto da Filippo Espinosa (in corso di pubblicazione) per il sito dedicato ai parlamentari costituenti dell’Emilia-Romagna. Grazia nacque a Rimini il 2 luglio 1898. Il padre Vittorio era un militante anarchico e Verenin entrò

Ho conosciuto bene Attilio Venturi alla fine degli anni ’70 quando, per conto della rivista “Storie e Storia” dell’Istituto Storico della Resistenza di Rimini, curai la pubblicazione dei suoi appunti (poi apparsi nel n. 4/1980 della rivista) fatti da Giorgio Giovagnoli quando intervistò numerosi fondatori del PCI riminese per scrivere la sua tesi di laurea presso l’Università di Urbino nell’anno accademico 1970/1971, relatore il prof. Pasquale Salvucci, e poi utilizzate per il suo libro “Storia del Partito comunista nel Riminese, 1921/1940 : origini, lotte e iniziative politiche” (Maggioli, 1981). Definire la vita di Attilio avventurosa forse è dire poco. Ma certo è stata piena di sacrifici ed anche tante sofferenze. Comunque una vita vissuta pienamente, a sostegno di un’ideale forte per il quale si è speso senza tregua. Il 3 ottobre 1990, in occasione della sua morte, il Resto del Carlino intitolò: “Si è spento Venturi, un simbolo comunista”: ritengo che per un militante come Lui questo fu il più bel epitaffio che un giornale non certo amico potesse scrivere. Per Venturi valgono sicuramente le considerazioni che sia Giorgio Amendola che Paolo Spriano fecero nelle loro storie del PCI a proposito di “quella oscura schiera di militanti” che mantennero viva, negli anni

Lavorando da tempo sulla storia dei partiti politici riminesi e sugli uomini che ne hanno fatto parte, ogni tanto mi capita di soffermarmi su qualche figura, non di primo piano, ma comunque significativa, che ha contribuito a determinare il successo del suo Partito, almeno per un tratto della sua storia. E’ questo il caso di Natale Nicolò, una figura particolare della storia politica riminese, la cui memoria è ormai caduta da tempo nell’oblio. Nicolò fu il capostazione di Rimini per diversi decenni, dagli anni ’30 ai primi anni ‘50. Dunque operò sotto il fascismo, aiutò la Resistenza, e poi dopo la Liberazione fece il Consigliere Comunale del PCI e l’Assessore. Non ho trovato testi scritti che parlino di Lui, e neppure lontani parenti. Per questo sono dovuto ricorrere alle memorie del ferroviere, prima anarchico e poi comunista, Libero Angeli (1912-1986) (“Uno dei tanti” in “Storie e Storia” n 4/191980): «Abitavo nel Palazzo Ghetti, in Borgo XX Settembre. Il capostazione Nicolò Natale abitava nello stesso Palazzo Ghetti, al piano nobile». Nel presentare le memorie di Angeli, lo storico Liliano Faenza annotava: «Angeli è figura quasi emblematica di un certo strato di antifascisti negli anni del ventennio e nei mesi della Resistenza. Come tanti

Fred Buscaglione (1921-1960) per tutti gli anni ’50 fu di casa nel Borgo San Giuliano. Terminate le serate all’Embassy la sua Cadillac rosa lo portava al Circolo Operaio del Borgo. Era stata l’amicizia con i fratelli Tiberi, Alfredo e Nino, assidui frequentatori con tanti altri borghigiani del dancing di Marina Centro, a trascinarcelo. Ma cos’era il Borgo in quegli anni? Ce lo ricorda Zeno Zaffagnini nel suo libro “Cara Marta.. era ieri. Come sono diventato riminese” (EDUP, 2007): “in quei tempi nel Borgo dominava la povertà, la popolazione era composta da marinai, da pescatori, da edili, vi era qualche raro ferroviere, alcuni dipendenti comunali e della SITA. Vi era spazio, nonostante tutto, per l’allegria, sia gli uomini che le donne ne erano protagonisti e contagiati. Per le donne, la vita in casa, nei tanti vicoli, nelle tante piazzette era un tutt’uno. La chiacchiera riempiva la vita di ogni giorno. Per gli uomini il Circolo Operaio era il luogo d’incontro, il tempo libero veniva consumato fra quelle mura, si giocava a carte, si facevano grandi bevute, il tutto accompagnato con i suoni dell’orchestrina formata da Purchera, da Mario dla Benda, da Petroncini”. E prosegue Zaffagnini: “Allora c’era una forte sezione del PCI, molti

Ringrazio Fabio Tomasetti che mi ha consentito di utilizzare il testo su Alici che ho scritto per il suo libro recentemente edito “Superare Rimini. Pionieri dell’area vasta. Il PIC – Piano intercomunale riminese 1963/1975” (Il Ponte Vecchio). Alici fu un protagonista, assieme a Walter Ceccaroni, delle vicende del PIC riminese. Del periodo in cui fu Segretario della Federazione Comunista Riminese (dal 1964 al 1967) ho già scritto su Chiamamicitta.it in data 23 dicembre 2016. “Francesco Alici è stato uno degli esponenti di maggior spicco di quel gruppo di giovani dirigenti comunisti chiamati anche da noi a metà degli anni Cinquanta a traghettare il Partito Comunista dalla trincea difensiva dello stalinismo e della guerra fredda a quella nuova prospettiva, occidentale e democratica, destinata a divenire per più di trent’anni il marchio caratterizzante del maggior partito della sinistra italiana”. Così Nando Piccari nel ricordo che fece di Checco Alici su “Il Corriere di Rimini” il 23 novembre 1997 (“Addio, compagno Checco sei stato un buon maestro”). Ma chi è stato veramente Francesco Alici nella sua vita politica e amministrativa? Francesco Onorato “Checco” Alici nacque a Roma il 9 agosto 1929, primo di tre figli, da Iole Tiracorrendo (nata a Castel Viscardo, in provincia di Terni, il 28

Giordano Gentilini è stato uno dei politici riminesi più longevi e presenti sulla scena politica cittadina del dopoguerra. Ma non vorrei correre il rischio di raccontare la sua vita come quella di un politico aggrappato ad una poltrona, perché così non è stato. La sua passione politica è sempre stata centrale: militante della sinistra, uomo di squadra, amministratore capace, punto di riferimento per tantissimi giovani negli ultimi decenni. Ha detto Emma Petitti al momento della sua scomparsa: “Gentilini è stato uno dei volti belli della politica locale. Ha dato molto al nostro Partito, tramandando i suoi valori anche alle giovani generazioni e insegnandoci cosa sono l’impegno e la militanza”. Sulla stessa falsariga il ricordo di Andrea Gnassi: “Se n’è andato così, in silenzio, quasi in punta di piedi, con lo stile e l’eleganza che l’hanno contraddistinto in tutta la sua vita. Un uomo che al bene comune ha dedicato l’intera vita, in un periodo, come quello della ricostruzione, che dagli anni ’50 seppe disegnare le direttrici dello sviluppo della Città. La vita di Giordano è una testimonianza d’impegno pubblico fatto di altruismo e generosità, un esempio civile e umano di come si possa servire la politica ed essere sideralmente distante da qualsiasi

Nel pannello dedicato a “Le donne comuniste elette nelle istituzioni riminesi” all’interno della Mostra “Libere uguali differenti. Le donne nel PCI Riminese, 1949-1991” (realizzata per conto della Fondazione Rimini Democratica per la Sinistra nel 2014) scrivevo: “Pochi dati per far capire immediatamente la tanta strada che le donne comuniste riminesi hanno compiuto in questi decenni dentro le istituzioni: Le prime donne elette nel Consiglio Comunale di Rimini sono Arthes Ghinelli (che subentra per una decina di giorni all’inizio del 1955 prima dello scioglimento del Consiglio Comunale e l’arrivo del Commissario prefettizio) ed Elda Codeluppi nelle elezioni del 1956, Consiglio Comunale che non si insediò mai (le elezioni vennero ripetute nel 1957). Per avere le prime donne elette e presenti sui banchi del Consiglio riminese occorrerà attendere le elezioni del 9 maggio 1965: esse furono Maria Luisa Guagnelli Lotti e Maria Teresa Scardovi (che si dimise però subito e venne sostituita da Maria Teresa Tiboni che sarà anche il primo assessore donna del Comune di Rimini dal 12 giugno 1965 al 24 novembre 1966); Nel Comune di Rimini le donne nel gruppo consiliare comunista furono: 1946 0; 1951 0; 1956 1; 1957 0; 1961 0; 1965 2; 1970 1 (+ 1 subentro); 1975 1 (+

Foto di copertina. Da sinistra verso destra: Tiziano Giorgetti, Nando Piccari e Massimo Conti C’era una volta … tutte le storie iniziano così. Compresa quella di Tiziano Giorgetti (nato a Rimini il 17 febbraio 1934 e morto a Rimini il 21 settembre 1990 a soli 56 anni). E ancora: c’era una volta il Partito Comunista Italiano e il suo impegno per la formazione di giovani quadri politici funzionali per il suo interno e per la gestione della politica nelle amministrazioni comunali. Tiziano fu uno di questi giovani che crebbero e si formarono dentro il PCI. Si iscrisse al PCI giovane, a 23 anni, nel 1957, dopo una militanza fra i giovani comunisti. Nel 1959, a 25 anni, divenne segretario della Sezione del PCI di Torre Pedrera. Questa Sezione, a cavallo fra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60, contava circa 200 iscritti. La famiglia Giorgetti gestiva una pensione sul mare a Torre Pedrera. Il padre di Tiziano, Domenico (22 maggio 1906 – 17 aprile 1994) fu consigliere comunale, eletto come indipendente nelle liste del PCI dal 1957 al 1970. La formazione politica di Tiziano avvenne in una realtà, quella di Torre Pedrera, fortemente segnata dalla presenza e dalla attività dei

Vincenzo Mascia nacque a Rotello in provincia di Campobasso l’1 gennaio 1920. Arruolato nel giugno 1943, dopo l’8 settembre rifiutò di servire i tedeschi e nel maggio 1944 entrò a far parte di quei contingenti della Divisione paracadutisti Nembo che mantennero la fedeltà al Re e si affiancarono ai reparti dell’esercito che cooperarono con gli Alleati per la Liberazione d’Italia. Qui rimase fino al 30 settembre 1944 quando i reparti della Nembo passarono con il Gruppo di combattimento Folgore e, sfondata la Linea Gotica, nella primavera del 1945 avanzarono su Bologna e proseguirono sino al Brennero. Nel corso dell’avanzata guadagnò i galloni di sergente ed ebbe la Croce al Merito di guerra (consegnata nel settembre 1946). Prima della guerra, nel 1939, Mascia aveva ottenuto l’abilitazione magistrale a Campobasso. Terminato il servizio militare, divenne insegnante precario nelle scuole elementari di vari comuni del Molise. Nel 1950 si sposò e si trasferì in Romagna. Dal 1950 al 1957 fu insegnante elementare a Canonica di Santarcangelo di Romagna. Il 24 novembre 1956 si laureò in pedagogia con 110 e lode a Urbino. Nel febbraio 1958 si trasferì a Rimini e qui insegnò sino al 1961 a San Salvatore, poi nel 1961-62 a Bellariva, nel 1962-63 a

C'è un grande prato verde dove nascono speranze che si chiamano ragazzi