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Francesco Onorato Alici (1929-1997), ma per tutti “Checco”, è stato un protagonista della vita politica riminese per oltre un trentennio, ricoprendo le principali cariche politiche e istituzionali. Ma in questo breve nota vogliamo ricordare solo il periodo in cui fu Segretario della Federazione Comunista Riminese: dal 10 marzo 1964 al 4 dicembre 1967. Dal 16 al 18 novembre 1962 si svolse il 6.o Congresso della Federazione Comunista. Augusto Randi venne confermato Segretario (incarico che ricopriva dal 28 luglio 1955). Alici rimase nel Comitato Federale, nel Direttivo e in Segreteria. Ma il tempo dell’avvicendamento a Randi, dopo oltre otto anni alla guida della Federazione riminese, si avvicinava. Alici, Zeno Zaffagnini, Giorgio Alessi, Ivo Piva sollecitavano il ricambio. A Randi piaceva raccontare, contrariamente ad altri episodi della sua vita, ed affermare che era stato lui a decidere quando e come uscire, rifiutando un incarico romano che sentiva non appartenergli e valutando che fosse comunque ora di passare la mano ad una nuova generazione di dirigenti che negli ultimi anni della sua segreteria erano cresciuti e stavano scalpitando. Randi si dimise alla fine di febbraio del 1964 ed il 10 marzo il Comitato Federale elesse Segretario Francesco Alici. Aveva 35 anni. Insieme a lui nella

Nando Piccari scrisse, in occasione del trentesimo anniversario della scomparsa di Loris Soldati, sul Corriere di Rimini (il 12 marzo 1999) un bellissimo ricordo di questo giovane ragazzo di Santarcangelo di Romagna morto tragicamente a 22 anni (articolo riprodotto anche nel volume di Piccari “Poveracce e champagne” Panozzo, 2007). Soldati era il Segretario della Federazione Giovanile Comunista Riminese ed era uno delle giovani speranze ad essere un futuro ed importante dirigente del Partito in città. Per noi, arrivati in FGCI qualche anno dopo, il suo mito e il suo ricordo segnò il nostro formarsi politico. Incominciamo dalla fine: “Alle quattro del mattino [del 13 marzo 1969] la bianca mini-minor di Loris Soldati si era schiantata contro un camion, alle porte della sua Santarcangelo” (dove oggi c’è la rotonda davanti a TuttoZoo). Era di ritorno da una notte passata con diversi compagni della FGCI ad attaccare sui muri delle scuole riminesi i manifesti (autoprodotti) che annunciavano la manifestazione nazionale a Rimini domenica 23 marzo contro la NATO. Avrebbero parlato in Piazza Cavour, dove dovevano confluire i tre cortei dopo aver attraversato la Città, Gianfranco Borghini della Direzione Nazionale della FGCI e Achille Occhetto della Direzione Nazionale del PCI. Loris era stato il promotore e

Lunedì 28 novembre avrà luogo la cerimonia d'intitolazione della rotonda che si trova all'incrocio tra via Marecchiese e via Caduti di Marzabotto a Vito Nicoletti, sindacalista e partigiano riminese. Alle ore 15, presso la Sala Bronzetti della Camera del Lavoro di Rimini (via Caduti di Marzabotto), si terranno i discorsi commemorativi e successivamente un breve corteo raggiungerà la rotonda per la cerimonia. Vito Nicoletti nacque a Coriano il 7 marzo 1909. Nel giugno 1924 partecipò a Coriano ad un'azione simbolica contro il regime fascista, in protesta all'omicidio di Giacomo Matteotti, imbrattando con il contenuto dei pozzi neri la sede comunale del partito fascista. Successivamente all'azione Vito Nicoletti fuggì all'arresto, avviando da quel momento la sua militanza nel sindacato clandestino. Falegname, si iscrisse alla Confederazione del Lavoro, sezione lavoranti del legno, ed al Partito Comunista d'Italia. Nel 1925 fu classificato come "comunista pericoloso di III categoria". Ricercato, fuggì a Torino e vi abitò fino al 1929. Dal 1929 fece ritorno a Coriano per brevi periodi dove continuò ad essere vigilato. Il 29 aprile 1933 venne arrestato a Roma in quanto scoperto come capo settore di un'organizzazione comunista nei quartieri Trastevere, Testaccio e San Lorenzo; venne rilasciato il 16 dicembre dello stesso anno e riprese domicilio a Roma.

L’anno prossimo, nel 2017, il Premio Riccione per il Teatro compirà 70 anni. Sarà compito dell’attuale Presidente del Premio Daniele Gualdi (Presidente anche di ERT e membro del Consiglio di ATER Teatro) e del Direttore Simone Bruscia provvedere affinché l’anniversario venga adeguatamente celebrato. In fondo si tratta del premio teatrale di maggiore longevità a livello nazionale. Oggi il Premio Riccione è diventato biennale (si alterna con Riccione TTV Festival) e si è appena chiusa l’edizione 2015-2016 del 53° Premio (che ricordo è riservato a testi teatrali non rappresentati in pubblico). Nel 2016 i riconoscimenti sono andati ai testi di Elisa Casseri (“L’orizzonte degli eventi”) e a Carlo Guasconi (“Il bugiardo”) per il Premio Pier Vittorio Tondelli per gli under 30. Il Premio Riccione venne istituito nel 1947 sotto la spinta dell’allora Sindaco Gianni Quondamatteo e del pittore e scenografo bolognese Paolo Bignami. Primo Presidente della Giuria fu Lorenzo Ruggi (1883-1972), commediografo e Presidente dell’Ente Nazionale per il Teatro. In un testo di Stefano Pivato, scritto in occasione del 50° del Premio (nel volume miscellaneo “Il Premio Riccione per il Teatro” a cura di Fabio Bruschi, Comune di Riccione 1997) si afferma che “nell’estate 1947 prendeva avvio la prima edizione di un Premio che avrebbe visto

Ogni tanto leggiamo o vediamo delle prese in giro del nostro attuale Sindaco Andrea Gnassi. Ci dicono che verso queste egli abbia un atteggiamento molto da fair play (ovvero un comportamento improntato a signorile gentilezza nei rapporti con gli altri). Del resto per la sua visibilità il “primo cittadino” è anche il “primo” a essere continuamente investito da critiche e a vedere le sue sfortune politiche trasformarsi in dileggi. Come del resto testimonia anche il bel saggio di Davide Bagnaresi sullo storico sindaco di Rimini Walter Ceccaroni e la satira apparso nel volume miscellaneo “La costruzione di una città turistica. Walter Ceccaroni amministratore pubblico” a cura di Angelo Turchini (Capitani, 2013). Negli anni ’50 “la satira politica riminese appare ancora molto acerba”, quella democristiana prediligeva “colpire il partito avversario (e non i suoi membri)”, ma Ceccaroni, per il ruolo ricoperto, fu comunque “uno dei bersagli principali di uno scherno mai pesante e sempre rispettoso”. “Le battute, le filastrocche, i giochi di parole, i fotomontaggi, le caricature inserite ne Il Ponte, Il Corso, La Provincia, L’Alfiere, Il Goliardo furono, in buona parte, concentrate in due periodi storici: la seconda sospensione da Sindaco e la fine del suo mandato”. Spesso le vignette evidenziavano le “rotondità corporee”

Parlando dell’on. Giuseppe Ricci in un recente articolo per Chiamamicitta.it, ho citato un suo infuocato intervento alla Camera in difesa del Sindaco di Coriano Carlo Zaghini. Ma chi era questo personaggio? Innanzi tutto e per dovere di cronaca, non era in alcun modo imparentato con chi scrive. Nato il 14 novembre 1913, nel settembre 1944 fu nominato dagli Alleati Commissario prefettizio del Comune di Coriano. Egli aveva partecipato nel corso della Seconda Guerra Mondiale alle campagne di Grecia e di Russia. Al suo ritorno a Coriano, alla fine del 1943, si iscrisse al PCI e partecipò al movimento antifascista clandestino. Nelle prime libere elezioni amministrative del 6 ottobre 1946 la lista PCI-PSI vinse con il 66,10% dei voti ed elesse 16 consiglieri; la lista DC-indipendenti prese il 19,22% dei voti ed elesse 4 consiglieri; il PRI prese l’8,82% dei voti ma non elesse alcun consigliere. Il nuovo Consiglio Comunale lo elesse Sindaco e tale rimase sino al febbraio 1951 quando, prima con un decreto prefettizio il 26 dicembre 1950 e poi con un decreto del Presidente della Repubblica del 7 febbraio 1951, venne rimosso dalla carica di Sindaco per tre anni per aver promosso la raccolta di firme a favore dell’Appello di Stoccolma contro le

Il 20 ottobre scorso il Rotary Club Rimini ha organizzato una serata dedicata al Teatro di Rimini, invitando a parlarne l'ingegner Massimo Totti, dirigente dell'Unità progetti speciali del Comune di Rimini. Il giorno seguente, i rotariani hanno visitato il cantiere del "Galli" accompagnati dal sindaco Andrea Gnassi e dal suo predecessore Alberto Ravaioli, mentre gli architetti progettisti dell’intervento Laura Berardi e Federico Pozzi ne illustravano i dettagli. [caption id="attachment_13354" align="alignnone" width="1260"] Il Presidente del Rotary Club Rimini Alberto Ravaioli durante la serata dedicata al Teatro "Galli"[/caption] L'ingegner Totti e il presidente del Rotary Club Rimini Alberto Ravaioli ci hanno gentilmente concesso di riportare una sintesi della serata: Il teatro è opera neoclassica dell’ultimo dei grandi architetti pontifici, il modenese Luigi Poletti (1792-1869). Costruito fra il 1843 e il 1857 a spese del Comune e di una Società di azionisti, è inaugurato nell’estate del 1857 con una memorabile stagione lirica da Giuseppe Verdi (unico caso in Italia), che presenta una nuova opera “Aroldo”, composta appositamente. Il teatro funziona egregiamente per quasi un secolo fino al 1943, quando il 28 dicembre, durante un devastante bombardamento su Rimini, è colpito dalle bombe: crollano il tetto sopra il palcoscenico, parte della facciata posteriore, parte del tetto sopra la sala. Sono danneggiati

È la più dimenticata fra le porte antiche di Rimini. Interrata per quasi due terzi e non proprio conosciutissima dagli stessi riminesi. Eppure Porta Galliana (o Arco di Francesca, perché secondo la tradizione da qui avrebbe fatto il suo ingresso a Rimini Francesca da Polenta andando in sposa a Giovanni "Gianciotto" Malatesta, suo futuro assassino), esiste almeno dal XIII secolo. E appare ben in vista nel bassorilievo "del Cancro" di Agostino di Duccio nel Tempio Malatestiano, la più antica veduta di Rimini che ci sia rimasta. [caption id="attachment_13076" align="alignnone" width="1260"] Porta Galliana, al centro dell'immagine, nel bassorilievo "del Cancro" nel Tempio Malatestiano[/caption] Dimenticata dai più, ma non dai vandali. Che hanno pensato bene di lasciare la loro firma sulle pietre medievali. Davvero un bel contributo al decoro della città, cui certi cosiddetti "tifosi" dicono di tenere tanto.

Si è conclusa nei giorni scorsi la consegna da parte della famiglia di Gianni Quondamatteo delle carte dell’archivio personale, della biblioteca, delle foto a Lui appartenute. La consegna è stata effettuata, per conto della famiglia, dalla Prof.ssa Simona Talenti a Paolo Zaghini, con accordi concordati e precisi sulla destinazione di questo materiale. Le figlie di Gianni, Micaela e Lidia (con le figlie Simona e Valeria Talenti) e i figli del defunto figlio Sergio (Laura e Marco Quondamatteo) hanno consegnato tutto il materiale conservato nella casa di Montefotogno a San Leo a Paolo Zaghini perché esso fosse così collocato: le carte dell’archivio personale di Gianni Quondamatteo, riguardanti le ricerche sul dialetto, i materiali preparatori dei suoi libri, le carte riccionesi del periodo in cui fu Sindaco, le carte del difficile rapporto con il PCI (per un totale di 13 scatoloni) vanno alla Biblioteca Gambalunga di Rimini; i volumi della biblioteca (ca. un migliaio) alla Biblioteca Comunale Battarra di Coriano; 2 faldoni di foto utilizzate per i lavori dell’Autore all’Istituto Storico della Resistenza, con l’impegno di consegnare copia digitalizzata del materiale alla Biblioteca Gambalunga di Rimini e alla Biblioteca Battarra di Coriano. Il materiale è stato consegnato a questi Enti culturali pubblici affinché esso

Ormai non si parla d’altro in TV, sui giornali: voti SÌ o voti NO? Chiaramente riferito al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Anche se spesso le motivazioni delle discussioni non riguardano in alcun modo il testo in discussione, ma altro. Noi qui invece vogliamo qui ricordare il riminese che contribuì a redigere e votò il testo della Costituzione Italiana: Giuseppe Ricci. Fu l’unico parlamentare riminese che prese parte ai lavori dell’Assemblea Costituente eletta il 2 giugno 1946 (in contemporanea con il referendum che preferì la repubblica alla monarchia). Le elezioni del 2 giugno avevano indicato come primo partito riminese il PCI con il 34,22%, seguito dal PSIUP con il 27,28% dei voti, poi la DC con il 22,38% e il PRI con il 10,88%. I lavori dell’Assemblea Costituente si svolsero fra il 25 giugno 1946 e il 31 gennaio 1948. Il testo finale della Costituzione della Repubblica Italiana fu definitivamente approvato il 22 dicembre e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 27 dicembre 1947. Presidenti dell’Assemblea Costituente furono Giuseppe Saragat, PSIUP, dal 25 giugno 1946 al 6 febbraio 1947, poi Umberto Terracini, PCI, dall'8 febbraio 1947 al 31 gennaio 1948. L'Assemblea restò in carica anche dopo l'approvazione del testo costituzionale perché una disposizione transitoria stabiliva che avrebbe dovuto deliberare, appunto entro il

Giuseppe Stalin (Iosif Vissarionovič Džugašvili, 18 dicembre 1879-5 marzo 1953) fu il Segretario generale del Partito Comunista russo dalla metà degli anni ’20 alla sua morte. La sua figura fu mitizzata dai comunisti di tutto il mondo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Questo avvenne anche in Italia. Scrive Severino Galante nel suo saggio “I comunisti italiani e il Mito sovietico nel secondo dopoguerra” all’interno del volume miscellaneo dedicato a “L’URSS il mito e le masse” (Angeli, 1991): “Nel secondo dopoguerra il partito Comunista Italiano alimentò e organizzò al suo interno, divulgandolo contestualmente anche all’esterno, quel che oggi appare un autentico Mito dell’Unione Sovietica. Della costruzione del Mito sovietico era parte integrante il mito dell’infallibilità politica e teorica di Stalin, il cui ruolo era presentato come decisivo nei passaggi più drammatici della Rivoluzione e poi di tutta la storia sovietica. Anche tra i comunisti italiani il leader sovietico fu perciò oggetto di un autentico culto – con cerimonie, riti, e persino offerte votive – che raggiunse l’apice in occasione del suo 70° genetliaco” (il 18 dicembre 1948). Nella tarda primavera del 1953 Stalin era morto da poche settimane, ma il mito dell’URSS gli sarebbe sopravvissuto: “La vita di Stalin è la vita

Numerosi amici ci hanno chiesto dove stiamo prendendo quelle straordinarie immagini che arricchiscono le notarelle storiche che stiamo pubblicando. Immagini in gran parte inedite che testimoniano aspetti della vita politica e sociale del Novecento a Rimini. Ebbene queste foto provengono dall’Archivio fotografico dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea della Provincia di Rimini. L’Istituto, nel corso degli anni, assieme a tanti altri documenti cartacei ha raccolto un consistente patrimonio fotografico (ad oggi oltre 60 mila immagini), frutto anche di ricerche effettuate per la realizzazione di svariate mostre (ad es. il fondo Severi su Rimini distrutta per la Mostra “Macerie”; quelle del movimento studentesco per la Mostra sul Sessantotto; quelle del periodo fascista, in particolare quelle della gioventù fascista e della scuola, per diverse mostre; quelle dei “Sovversivi”, ovvero degli antifascisti, per l’omonima Mostra). Inoltre con l’arrivo degli archivi del PCI e del PSI riminese, sono pervenute all’Istituto, in allegato, anche tantissime foto di personaggi, manifestazioni, eventi riminesi del dopoguerra legati ai due partiti della sinistra. L’Archivio fotografico odierno nasce su un progetto di Paolo Zaghini, allora Presidente dell’Istituto, quando su richiesta della Fondazione Rimini Democratica per la Sinistra, fra il 2012 e il 2014, vennero allestite con i materiali conservati le tre mostre per