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L’Associazione Nazionale Partigiani, l’ANPI, da tempo ha deciso di votare al prossimo referendum sulle modifiche costituzionali NO. Lo ha deciso nel corso dell’ultimo Congresso Nazionale, dopo aver votato documenti in tal senso in tutti i Congressi provinciali. Aprendo il sito dell’ANPI Rimini la testata dice: VOTIAMO NO per contare di più. E qui nasce il problema. Per contare di più? Non mi sembra. E lo dico io che sono stato l’unico a votare contro al Congresso Comunale e Provinciale dell’ANPI riminese alla scelta bloccata del NO. Perché su un tema così delicato, che divide, un’associazione plurale come è l’ANPI deve decretare che chi non è d’accordo è fuori da questa Associazione? Come è successo a Bologna e in altre parti d’Italia. Mi permetto dunque di ribadire che l’ANPI è anche mia, nonostante che voterò SI. Ho sostenuto in tutti questi anni, anche quando il confronto interno era duro e dividente, che l’ANPI è la casa di tutti gli antifascisti, un patrimonio di memoria e di valori per tutti. A Rimini nessuno mi ha cacciato, la vice-presidente comunale Silvia Zoli nella recente manifestazione del 16 agosto agli Agostiniani ha usato parole di confronto e non di scontro, pur ribadendo la sua scelta per

A noi (come a molti operatori riminesi) l’idea di un Parco del Mare che trasformi e renda vivibile 24 ore su 24 il Lungomare di Rimini, piace. Approvato l’atto di indirizzo in Consiglio Comunale ad agosto 2015, alla fine di novembre 2015 sono arrivate le manifestazioni di interesse dei privati. “Rimini ha una grande sfida davanti a sé – ha dichiarato il Sindaco Andrea Gnassi - Quella cioè di riqualificare il suo asset strategico, fulcro sul quale fare leva per una nuova stagione di sviluppo in chiave turistica, fortemente agganciata al mercato estero. Una sfida che deve coinvolgere tutta la città, soprattutto nella sua componente privata. In un certo senso, con la riqualificazione del lungomare comincia la nuova storia di Rimini. E a questa storia è chiamata a partecipare tutta la comunità locale, senza esclusioni; tutti possiamo, anzi dobbiamo, essere protagonisti, e questa volta non si può demandare l’onere della responsabilità ad alcuno. Come Ente Comune superiamo quel ruolo di smistatore di pratiche e singoli interessi che fino a un certo momento ha funzionato e ci concentriamo sulla cornice strategica dentro cui anche quelle pratiche e quegli interessi stanno. Diamo un quadro di certezze ai privati che nessun altro luogo in Italia in questo

Si fa un gran parlare (male) oggi dei partiti della Prima Repubblica, più o meno tutti scomparsi (almeno con le sigle con cui li abbiamo conosciuti) all’inizio degli anni Novanta. I grandi: DC, PCI, PSI. Ma anche i piccoli: PRI, PSDI, PLI. Si ricordano i loro grandi errori, ma si dimenticano anche i loro grandi meriti. Non dobbiamo certo essere noi ricordare che la democrazia in tutto il mondo si fa attraverso dei partiti e che questi devono essere lo strumento della partecipazione e della condivisione delle scelte con i cittadini. Recita l’art. 49 della Costituzione. "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale“. E lo stesso vale in ambito locale. Allora ricordiamo che alla data della Liberazione dal fascismo, il 25 aprile 1945, i grandi partiti si costituirono sul territorio italiano in ambito provinciale. Dunque i riminesi ricaddero nell’ambito della organizzazione dei partiti forlivesi. Il Pci, per esempio, che aveva costituito una Federazione riminese nel 1943, fu costretto a chiuderla nel 1945. Per tutti i partiti riminesi iniziò allora un lungo percorso verso l’autonomia da Forlì, giudicato un passaggio necessario viste le difficoltà di rapporti (e anche del modo

Poche settimane fa è scomparso a 85 anni l’amico Cesare Biondelli (13 dicembre 1931 – 28 giugno 2016). Cesare fu tra quei militanti della DC che nei primi anni ’60 diedero vita al Circolo Maritain (dal filosofo francese Jacques Maritain, 1882-1973,  uno tra i più grandi pensatori cattolici del secolo Ventesimo), per poi partecipare alla costituzione del “Manifesto” a Rimini. Di professione bancario, presso la Cassa di Risparmio di Rimini, fu un appassionato fotografo. Socio dell’Istituto Storico della Resistenza, ad esso (e alla Biblioteca Gambalunga) regalò un importante fondo fotografico riguardante il Circolo Maritain, immagini delle attività de “Il Manifesto” a Rimini e delle lotte sindacali condotte all’interno (e all’esterno) delle banche riminesi. Riprendiamo alcuni passaggi sulla nascita del Circolo Maritain dal sito dell’Istituto Scienze dell’Uomo di Rimini che alla fine degli anni ’80 ne ereditò il testimone. “Il Circolo J. Maritain nasce a Rimini nel 1965 per iniziativa di un gruppo di cattolici impegnati attorno ai temi sollevati dal dibattito conciliare e dalle encicliche di Papa Giovanni XXIII. In particolare l’attenzione è posta sull’impegno dei cristiani nella vita politica e sociale e sui temi etico-religiosi. Il circolo J. Maritain svolge in quegli anni un ruolo attivo nell’ambito di quel più vasto movimento denominato

Scilla Gabel (al secolo Gianfranca Gabellini) è oggi una signora di 78 anni che vive a Roma. E’ nata a Rimini il 4 gennaio 1938. E’ stata per oltre trent’anni (dalla metà degli anni ’50 alla metà degli anni ’80) un’attrice “famosa”, sebbene non abbia mai raggiunto per le sue interpretazioni la vetta dello star system, stretta in ruoli spesso stereotipati e senza la possibilità di esprimere adeguatamente il proprio talento, in pellicole di scarso rilievo che non gli consentirono un adeguato riscontro artistico e professionale. Attrice di teatro, interprete di una cinquantina di film (lavorando con registi del calibro di Mastrocinque, Steno, Orsini, Aldrich, Leone e i fratelli Taviani) e sceneggiati televisivi, volto in numerosi fotoromanzi. Studiò all’Accademia Nazionale d’Arte drammatica di Roma e debuttò giovanissima nel cinema nei primi anni ’50 come controfigura in due film della Sophia Loren. Gli annuari dello spettacolo la descrivono così: “Dotata di una bellezza aggressiva e non stereotipata, e di valide qualità drammatiche, ha iniziato a recitare a vent'anni a teatro, e si fa conoscere al grande pubblico con la partecipazione allo sceneggiato televisivo Capitan Fracassa, prodotto dalla RAI nel 1958”. La sua bellezza è spesso ritratta in innumerevoli foto sui rotocalchi popolari e in prime copertine (nel 1963 fu

[gallery columns="5" link="file" caption="yes" thumbnail_size="thumbnail" type="thumbnail" caption_position="center" size="full-slider" ids="5714,5715,5716,5737,5713"] Poco più di un mese fa abbiamo festeggiato (verrebbe da dire in pochi) i 70 anni della nostra Repubblica, nata il 2 giugno 1946 grazie a quei cittadini che la preferirono la Repubblica alla Monarchia. I voti per la Repubblica (a livello nazionale) furono 12.717.923 (pari al 54,3%) contro i 10.719.923 (45,7%) per la Monarchia (le schede nulle furono 1.498.136). I risultati furono proclamati dalla Corte di cassazione il 10 giugno 1946. La notte fra il 12 e 13 giugno, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri, il presidente Alcide De Gasperi, prendendo atto del risultato, assunse le funzioni di capo provvisorio dello Stato. L'ex re Umberto II lasciò volontariamente il paese il 13 giugno 1946, diretto a Cascais, nel sud del Portogallo, senza nemmeno attendere la definizione dei risultati e la pronuncia sui ricorsi, che saranno respinti dalla Corte di Cassazione il 18 giugno 1946. Il 2 giugno 1946, insieme con la scelta sulla forma dello Stato, i cittadini italiani (comprese le donne, che votavano per la prima volta in una consultazione politica nazionale) elessero anche i componenti dell'Assemblea Costituente che doveva redigere la nuova carta costituzionale. Alla sua prima seduta, il 28 giugno 1946, l'Assemblea Costituente elesse a capo provvisorio dello Stato Enrico De

Il 3 giugno 2016 Andrea Gnassi (classe 1969) e Matteo Renzi (classe 1975) hanno dato vita sulla terrazza del Nettuno ad un simpatico siparietto: “Ci siamo conosciuti – ha detto il Presidente del Consiglio e Segretario Pd - quando venni a Rimini da Sindaco di Firenze a sostenere la candidatura di Gnassi a Sindaco di Rimini il 27 maggio 2011”. In quell’occasione, sempre secondo questo racconto, Renzi lasciò la macchina al parcheggio del ponte di Tiberio e in bicicletta Andrea e Matteo attraversarono la città, arrivando davanti al Tempio Malatestiano dove si fermarono per tenere brevi discorsi. Noi possiamo dimostrare che non è vero. Andrea e Matteo si conobbero molto prima. Più precisamente il 20 marzo 2006, quando Andrea era consigliere regionale dell’Emilia-Romagna e Matteo Presidente della Provincia di Firenze. L’incontro avvenne a Firenze, anche se non sappiamo dire in che occasione. Ma c’è, come si suol dire nero su bianco, una dedica che parla chiaro: “Firenze 20 marzo 2006. Caro Andrea, con amicizia. Matteo” sul frontespizio del libro che Renzi regalò in quella occasione a Gnassi “Tra De Gasperi e gli U2. I trentenni e il futuro” (Giunti, 2006). La memoria a volte tende a rottamare qualche ricordo [gallery columns="4" link="file" caption="yes" thumbnail_size="thumbnail" ids="5497,5498,5499,5500"] ,