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"UniBo inaugurò il primo già trent'anni fa e non per esterofilia"

La levata di scudi cittadina a Rimini contro il Corso di Studi Ec. del Turismo in inglese è semplicemente ridicola e fuori tempo di alcuni decenni. Già trent'anni U. Eco inaugurò il suo corso in Scienze dell'informazione Unibo totalmente in lingua inglese e non per esterofilia ma prendendo atto di uno stato di fatto: la lingua inglese, U.K o U.S., era già indispensabile da decenni nel mondo dell'università, della scienza, del gionalismo, della diplomazia, della politica internazionale eccetera eccetera eccetera. Nei fatti essa  aveva da tempo preso il posto del Latino nei secc. fino al XIX quando fu formalizzato l'italiano e tutte le maggiori opere della cultura occidentale fino all'800 furono redatte in latino e tutti gli scienziati scrivevano in latino in Europa nessuno si sarebbe sognato di scrivere in italiano volgare perché avrebbe limitato la sua platea di lettori. Quindi possiamo dire che da decenni l'inglese si è sostiuito al latino mutuando il fallimento dell'Esperanto chiunque voglia pubblicare su riviste scientifiche deve farlo in inglese, con l'esclusione di quelle di area giuridica - non è casuale che la nostra classe politica quando non ha bassa scolarità provenga da studi giuridici e non sappia scrivere parlare in inglese. Ma figuriamoci un corso

Il comitato: "Serve ristrutturare il ponte sul Rio Melo che collega Riccione a Coriano"

Serpeggia un certo malessere tra i residenti di Besanigo in merito al rifacimento dei ponticelli di via Della Badia (nei pressi della centrale Biomax) e di Via Raibano (nei pressi dei magazzini Eternedile), non solo per l’ulteriore costo (di cui non si conosce entità effettiva) a carico delle casse pubbliche, ma anche e soprattutto per l’opportunità di creare un nuovo accesso per i camion di portata superiore a 3,5 tonnellate a cui, oggi, è vietato il transito. Sembra essere un regalo ai potenti del rifiuto con sede nella vallata. Eppure al Sindaco Gianluca Ugolini basterebbe una delibera di Giunta per cambiare la destinazione di tali fondi pubblici a favore di un progetto di più ampia viabilità strategica di cui l’intera collettività corianese (ma non solo) andrebbe a goderne, ossia la ristrutturazione del ponte sul Rio Melo che collega Riccione a Coriano. Costruito con le attuali larghezze, tale ponte andava bene per il traffico degli Anni settanta/ottanta, ma non certamente per la mobilità odierna caratterizzata sia da un maggiore passaggio di auto, che di mezzi pesanti diretti alla zona artigianale e all’inceneritore. Inoltre, si presenta dotato di cordoli di cemento che lo delimitano, alti 20 centimetri, non segnalati, e che stanno provocando danni

Leggo il vs articolo molto toccante invero che dà conto di un 'esperimento' messo in atto da scuola locale: in sedia a rotelle per un giorno docenti e alunni 'sani'.  Iniziativa di per sé lodevole al di sopra di ogni critica alla quale non si può che plaudere. Nessuno è al sicuro!!, ci nasci ma ti capita anche di finirci. Gente ci passa l'intera esistenza e direi per fortuna oggi nemmeno malaccio a seconda dei casi della gravità. E i media oggi mettono in prima pagina 'eroi' dello sport affetti da disabilità etc. Solo mezzo secolo fa per rimanere su chi non cammina ('paralitico', si diceva) chi aveva questa jella diciamo era destinato a una vita dura figlio di un dio minore non si sposava non lavorava etc. Insomma possiamo dire che oggi l'attenzione nei confronti dei vari tipi di disabilità è centuplicata come le possibilità di chi ne è affetto ma c'è un Tuttavia che spiego. Ebbene nessuno può mettere in dubbio che le attenzioni verso le variegate disabilità non sia o mai troppe e mai abbastanza. Tuttavia c'è anche un rovescio della medaglia. Ossia che si rischia di forgiare una società pronta ad accogliere ogni sorta di menomazione.

Una legislazione complessa e per molti aspetti con un approccio burocratico. La lettera di un imprenditore

I fatti di Firenze riportano alla ribalta il problema, a prima vista insolubile, della sicurezza sul lavoro. Ciclicamente a seguito di gravi fatti come quello accaduto, si ripropongono, non senza retorica, frasi fatte, accuse generiche, buoni propositi per il futuro senza di fatto concludere alcunché. Nella mia veste di imprenditore ho una esperienza diretta su alcuni aspetti del problema. La legge vigente prevede la formazione obbligatoria per chi intraprende una attività lavorativa. Ebbene tutte le volte che mi capita di dover assumere qualcuno alla mia richiesta “ma Lei ha fatto il corso sulla sicurezza?”, la risposta che ottengo nel 90% delle volte è negativa. Probabilmente è una situazione molto collegata al settore della mia attività, quello alberghiero, ma indubbiamente propone il fatto che pur essendo considerata giustamente dalla legge un fattore essenziale la formazione viene spesso tralasciata. Come porre rimedio a questo ? Dato che in Italia l'età minima per lavorare è 16 anni, il modulo generale di 4 ore di questo corso dovrebbe essere espletato all'interno della scuola mentre per quanto riguarda quello particolare relativo al settore in cui si opera dovrebbe essere fatto in azienda o in un ente di formazione. Al momento della assunzione, ci dovrebbe essere una verifica se il soggetto risulti aver soddisfatto

I cittadini stanno riscoprendo la potenza dell’azione quotidiana di segnalazione e proposizione

“Caro Diario, ieri sera ho partecipato alla nascita del nuovo comitato di Rivabella. Ho aderito su invito di qualche cittadino, proprio come ho fatto qualche mese fa con il comitato “No nuova Statale 16”. In entrambi i casi ho visto quella scintilla, quella volontà di riprendersi il controllo e la cura del territorio dove si abita e si vive. Un gesto di natalità dei cosiddetti corpi intermedi, cioè quella galassia di associazioni e comitati che negli anni si sono spenti sotto il peso della non rappresentanza sociale, che fa ben sperare per il futuro. Stiamo assistendo ad un grande fermento sotto le ceneri di quello che furono i quartieri, in attesa di quel famoso regolamento comunale che li faccia rinascere, finora promesso ma colpevolmente non pervenuto. I cittadini stanno riscoprendo la potenza dell’azione quotidiana di segnalazione e proposizione, che esce dalla logica della lamentela per mettersi al servizio della collettività. L’amministrazione, troppo spesso occupata a specchiarsi in se stessa, dovrebbe incentivare queste forme di autoregolazione territoriale, questi crogioli di spontaneità civile e democratica invece di limitarli o, come spesso leggo, denigrarli e svilirli. Qualche sera fa, sono stato ospite di una riunione di Viserbapuntoacapo, dove ho potuto esprimere le mie idee

"C'è un problema di cultura che non attribuisce all’albero la dignità che altre riconoscono e rispettano"

Mi chiamo Roberto Mantovani. Sono quello che nel 1989 ha fondato il Pjazza, locale reso famoso da Vinicio Capossela, mio carissimo amico, che lì ha inciso il nastro che avrebbe portato alla prima casa discografica. Questo per presentarmi. Scrivo per esprimere la mia amarezza di fronte all’abbattimento di pini marittimi adulti in Via Baldini a Igea Marina. Sicuramente, il Comune ha ragioni da accampare per questa scelta. Ma la mia esperienza passata, qualche amministrazione comunale fa, quando si preferì abbattere pericolosi pini inclinati piuttosto che puntellarli, perché l’intervento sarebbe stato troppo dispendioso, mi fa domandare: troppo dispendioso relativamente a cosa? Al bilancio comunale o al valore della vita di un albero? Qui sta il problema: in una cultura, che in molti subiscono passivamente, che non attribuisce all’albero la dignità che altre culture, ad esempio quella dei nativi americani, riconoscono e rispettano. Invito chi mi legge a resistere alla tentazione di disinteressarsi, a intervenire con tutti i mezzi consentiti per manifestare il proprio dissenso, di fronte ad abbattimenti molto spesso evitabili. In omaggio al Popolo in Piedi, come gli alberi vengono chiamati dagli Indiani d’America, segue una mia breve poesia. Alberi Presenti all’appello del cielo, ai giochi dell’aria, alla confidenza dei santi, vincerete, alla fine, senza aver combattuto. Ignari della

Le richieste di manutenzione dell’Associazione Quartiere 5

“L'Associazione Quartiere 5 di Rimini - scrive il Presidente del direttivo, Claudio Mazzarino - ha recentemente espresso preoccupazione per lo stato dei marciapiedi in Via Coletti a Rivabella, segnalando la presenza di buche, avvallamenti e dissesti che potrebbero creare pericolo per i pedoni. Oltre a questo, l'Associazione ha anche lamentato più volte la mancata manutenzione del verde pubblico sul nuovo lungomare — prosegue la nota — con erba alta, alberi non potati e aiuole incolte. Le problematiche: · Marciapiedi dissestati: la presenza di buche, avvallamenti e dissesti rende i marciapiedi di Via Coletti pericolosi per i pedoni, in particolare per anziani, bambini e persone con disabilità. · Mancanza di manutenzione del verde: il verde pubblico sul nuovo lungomare è in stato di abbandono, con erba alta, alberi non potati e aiuole incolte. Questo non solo crea un problema estetico, ma può anche essere un rischio per la sicurezza, in quanto l'erba alta può nascondere ostacoli o attrarre animali. Le richieste dell'Associazione: · Interventi di manutenzione straordinaria sui marciapiedi di Via Coletti: l'Associazione chiede al Comune di Rimini di intervenire tempestivamente per riparare i marciapiedi dissestati e renderli sicuri per i pedoni. · Maggiore cura del verde pubblico: l'Associazione chiede al Comune di aumentare la frequenza dei tagli dell'erba e degli interventi

"Comune di Coriano sordo alle esigenze dei suoi residenti, impegnata invece a rispondere agli interessi di pochi "

La frazione corianese di Sant’Andrea in Besanigo è in balia di una Amministrazione Comunale assolutamente sorda rispetto le esigenze dei suoi residenti, impegnata, invece, rispondere agli interessi di pochi. Amministratori presentatesi 10 anni fa come gruppo di inossidabili con proclami che tutto sarebbe stato rivoluzionato e nulla sarebbe più stato come prima. E invece… E’ di questi giorni sul giornalino del Comune  “Coriano Informa”, la notizia di una serie di micro-misure ad hoc previste dall’Amministrazione Ugolini che tutelano le piccole filiere o addirittura sono dedicate a singoli interventi sul territorio. Nell’elenco dei “Lavori che stanno per iniziare” non comprendiamo il senso economico di utilità pubblica, tanto più per la nostra comunità, degli interventi sui ponti di Via Raibano e di Via Della Badia se non come riproposizione del famigerato motto del Marchese del Grillo   “Io so io e voi non siete …”. Come residenti contestiamo l’utilità di costruire oggi tali ponti ex novo, con conseguenti  alte spese per le casse comunali, dove adesso transitano tre o quattro camion al giorno. Ponti che collegano strade dove c’è il divieto di transito ai mezzi superiori a pieno carico a 3,5 tonnellate. Tale condizione è vigente già sia su Via Raibano e su gran parte di

Pietro Pesaresi Presidente SNAMI Rimini: "E intanto certe ricette restano di carta"

La persecuzione della burocrazia non consiste solo in un inutile appesantimento dei processi produttivi della società ma giunge spesso a una vera e propria presa in giro del cittadino alla faccia della logica elementare. Da oggi il medico di famiglia per poter prescrivere la Tachipirina tramite la cartella clinica informatica deve inserire ogni santo giorno un “token” cioè un codice a sedici cifre dopo essersi autenticato con lo SPID. Ma - paradosso dei paradossi - questo procedimento di massima sicurezza è appunto richiesto per rendere dematerializzata la ricetta della Tachipirina o dello sciroppo per la tosse ma NON SERVE per le ricette delle benzodiazepine (per esempio tavor ansiolitici ecc) che quindi non possono essere mai dematerializzate e costringono il paziente a ritirare il pezzo di carta. Un po’ come avere la chiave di accesso alla valigetta nucleare e trovarci dentro una cerbottana. Che dire, ringraziamo le brillanti menti che hanno prodotto tutto ciò, se lo scopo era mettere un altro po’ di bastoni tra le ruote della medicina generale: obiettivo centrato! Pietro Pesaresi Presidente SNAMI RIMINI

Manuela Fabbri dopo il caso del voto sul fine vita in Veneto e la spaccatura nel PD

Con Mina Welby e il rispetto delle libertà individuali dei malati terminali. Sul fine-vita e l’astensione in regione Veneto della consigliera del Pd e le prese di posizione della componente cattolica ex Margherita nella fondazione del Partito Democratico, val la pena di capire bene cosa è successo. Si votava la proposta di legge di iniziativa popolare dell’Associazione Luca Coscioni per i tempi certi nell’attuazione della sentenza “Cappato-Dj Fabo” della Corte costituzionale sul fine-vita, del Comitato Promotore Veneto di “Liberi Subito”. Nel concreto: corrispondere rapidamente alle richieste di persone che per legge hanno la possibilità di accedere a questa forma di suicidio assistito, coi farmaci necessari non in tempi biblici (come purtroppo invece è). Da sempre laico sull’argomento, il leghista Zaia, tra i primi Presidenti di Ragione, ha autorizzato il voto del Consiglio regionale del Veneto. Il voto di Anna Maria Bigon (eletta consigliera regionale nel Pd, il padre la voleva suora) è stato decisivo, anziché uscire dall’aula, sarebbe bastato per rimarcare la propria estraneità da una pratica che non condivide, si è astenuta. E l’astensione è equiparata al voto contrario. Le prese di posizione della componente cattolica in difesa del suo dissenso, per una questione di regolamentazione sanitaria su una legge nazionale,

Salvatore di Grazia: "Gli uni dovevano dimenticare l'appoggio a Tito, gli altri il razzismo antislavo e la colpa di aver scatenato la guerra"

Il 9 febbraio si terrà una giornata di studi nell’ambito delle iniziative dedicate al Giorno del Ricordo dell’esodo delle popolazioni istriane e dalmate nel secondo dopoguerra. E’ per me personalmente, ma penso per chiunque alieno da discutibili contrapposizioni politiche o ideologiche, un sollievo constatare che l’approccio a un argomento così doloroso ha una finalità soprattutto didattica, rivolta a tutti ma specialmente alle giovani generazioni. L’impostazione data dall’Istituto Riminese ha anche il merito recuperare le memorie individuali e collettive perché non vadano disperse e, soprattutto, perché diano un sia pur modesto contributo al segnale di avvertimento morale per trasformare i loro ricordi in coscienza veramente condivisa di rifiuto della violenza e dell’intolleranza. Non è mia intenzione rinfocolare polemiche ideologiche o politiche ma non posso non rifarmi a ciò che scriveva Claudio Magris in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 1° febbraio 2005, dal titolo “Le Foibe, il silenzio, il chiasso”,un tema sul quale da anni si era espresso senza che ne derivasse una sana discussione pubblica. Non poteva essere che così perché, come scrive Magris, tanta parte della sinistra italiana, “per viltà e il calcolo opportunista… in nome di un machiavellismo da quattro soldi, destinato a ritorcersi contro sé stesso,

Pesaresi presidente di SNAMI Rimini: "Schiaffi e pistole, come in quel film con Terence Hill e Bud Spencer'"

In un vecchio film con Bud Spencer e Terence Hill c’è una famosa e gustosa scena detta “schiaffi e pistole”. Terence Hill con il suo sorrisetto mostra la pistola al suo avversario per distrarlo e cogliendolo di sorpresa gli affibbia sonori ceffoni , più e più volte, con rapide mosse imprevedibili, finché l’avversario non crolla. Ecco, quella degli “schiaffi e pistole” è metaforicamente la stessa tattica che vediamo ripetersi ultimamente in ambito sanitario un po’ ovunque da parte della azienda sanitaria. L’ultimo ceffone affibbiato a Novafeltria, dopo l’addio al pronto soccorso e la chiusura forzata dell’ambulatorio di continuità assistenziale  consiste  nel taglio del 50% dei medici (ai dirigenti piacciono le statistiche, che statistica sia!)  - cioè uno su due- presenti  il sabato e la domenica, medici che essendo stato chiuso l’ambulatorio di continuità assistenziale sono dedicati alle visite domiciliari. Il tutto in un territorio di pertineza con una superficie di 364,88 km quadrati, 487,85 km di strade, 17.629 abitanti al 01.01.2023, Un unico medico pertanto d’ora in poi nei diurni del weekend dovrà effettuare secondo la asl tutte le visite domiciliari su quel vasto e accidentato territorio montano. Naturalmente c’è anche la “pistola” cioè il regalo del CAU, centro di assistenza e urgenza