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Enrico Santini: "Rurali sempre" - Panozzo. Che termine magnifico e poliedrico il dialettale “pataca”. Il sommo maestro del dialetto riminese Gianni Quondamatteo nel suo “Dizionario romagnolo (ragionato)” in due volumi (La Pieve, 1982-1983) scrive parlando di questo termine: “chi più ne ha, più ne metta per definire pataca, termine di certo fra i più usati nel riminese. Lo si adopera in infiniti casi e svariate modulazioni”, in senso positivo e in senso negativo. E allora mi permetto di definire Enrico Santini un pataca vero, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Che sono da lui chiaramente esternati ed elencati in questa sua simpatica raccolta dei pezzi settimanali scritti e pubblicati per il giornale on-line “Riminiduepuntozero” fra il novembre 2018 e il novembre 2019: “Perché sono così: non seguo il copione, lo scritto, non leggo come un pappagallo il foglietto, vado a braccio come Paietta, dico quel che penso, quando voglio e lo scrivo anche”. E prosegue: “Perchè scrivo? Perché sono, perché sogno, perché dubito. Ecco il dubbio, la critica, il confronto, la tesi, l’antitesi, la sintesi, il sillogismo, la riflessione, la ricerca, il guardarsi dentro, l’introspezione, il conosci te stesso, l’ironia socratica, il prendersi in giro”. E allora “rurali sempre”, leit

Paolo Zaghini: "Il Partito Comunista a Coriano 1921-1991" - La Piazza. Il centenario del Partito comunista italiano, nel 2021, è stato per gli studiosi l’occasione per ripercorrere il tragitto di un grande soggetto politico che ha segnato la vita italiana del Novecento. Ne sono un esempio le iniziative che a livello nazionale e anche regionale, a partire dall’Emilia-Romagna, sono state stimolate dall’anniversario per una ricostruzione di quel percorso, così importante per la nostra società, e per una riflessione che ha riportato in luce un modo di intendere e vivere la politica che è difficile riscontrare oggi, in tempi di partiti ‘liquidi’ e poco radicati sul campo. Tra le caratteristiche principali dei partiti della cosiddetta “prima repubblica” che sono state ricordate, vi era indubbiamente la loro capacità di mobilitare le persone, il capillare radicamento sul territorio, la forza organizzativa e la sagacia nel selezionare una classe dirigente preparata. A testimoniare quanto queste peculiarità fossero presenti anche in aree circoscritte contribuisce il caso di studio affrontato, con grande capacità di sintesi nonostante l’enorme mole di dati utilizzata, da Paolo Zaghini, “Il Partito comunista a Coriano 1921-1991”, pubblicato da La Piazza editore. Quella di Zaghini è un’analisi che ricostruisce le vicende del partito, e con esso del

Marco Valeriani: "Sette volte notte" - Libri dell’Arco. Questo nuovo libro di Marco Valeriani, giornalista, classe 1962, ha avuto molte segnalazioni sulla stampa, soprattutto perché, come ha annunciato l’Autore, si è candidato al 60° Premio Campiello, uno dei premi letterari italiani più prestigiosi. Ma al Campiello ci si iscrive da soli. Recita l’art. 5 del Regolamento del Premio: “Gli Editori o gli Autori che intendono partecipare al concorso devono far pervenire alla Segreteria del Premio venti copie del libro, entro e non oltre il 6 maggio 2022”. Mentre l’art. 4 precisa: “Possono concorrere al Premio le opere di narrativa italiana (romanzi o raccolte di racconti) pubblicate per la prima volta in volume cartaceo nel periodo 1 maggio 2021 - 30 aprile 2022 e regolarmente in commercio (devono riportare il codice ISBN che ne attesti la distribuzione e la regolare commercializzazione), i cui Autori risultino viventi alla data della riunione di Selezione della cinquina finalista”. Poi sarà la giuria dei 300 lettori che sceglierà la cinquina finale. Auguro a Marco un grande successo, ma per il momento registro solo la sua iscrizione al concorso. Dico questo perché dubito che in molti fra quelli che l’hanno segnalato l’abbiano veramente letto. Mi dispiace dirlo, anche perché considero Marco un amico,

Lidiana Fabbri: "Bascòzi" - Raffaelli. Conosco Lidiana ormai da oltre quindici anni. L’ho vista, con la sua timidezza caparbia, crescere poeticamente di libro in libro: e ormai sono, con questo, sei. Il primo nel 2007, “S’un fil ad vent”, poi “Garneli” nel 2009, “Artaj” nel 2012, “Mulìghi” nel 2016, “Tra lóm e scur. Racunt e pensir in dialèt rimnés” nel 2019, ed ora oggi “Bascòzi”. Quante volte Lidiana è arrivata da me in Biblioteca a Coriano con la sua cartellina di nuove poesie dattiloscritte per farmele vedere e chiedere cosa ne pensassi. E naturalmente la facevo felice se esprimevo un giudizio positivo, oppure si annuvolava se invece il commento era critico. Ma non per questo ha mai mollato. Con perseveranza ha studiato dai testi dei maestri della lingua dialettale, ha ricercato la forma migliore della scrittura in dialetto, si è messa alla prova partecipando a numerosi concorsi (vincendone diversi), si è inserita con capacità nel non numeroso novero delle autrici dialettali romagnole. Oggi Lidiana è un’autrice conosciuta ed apprezzata, e di questo sono molto contento perché se lo merita. Dentro le sue cartelline da lavoro rimanevano sempre poesie che non entravano nei libri che andava editando. Le “bascòzi” (le tasche, o forse ancor

"La Sangiovesa. Losteriadisantarcangelo - 1990/2020" A cura di Giorgio Melandri  Maggioli Questo libro è il racconto di un sogno realizzato, fatto dall’imprenditore santarcangiolese Manlio Maggioli, lungo ormai oltre trent’anni. Con le imprese familiari ormai saldamente nelle mani dei figli Amelia, Paolo e Cristina, Manlio, classe 1931, ancora in gran forma (è facile incontrarlo in giro per Rimini o a Santarcangelo di Romagna), si è impegnato in questi anni a costruire il successo di un ristorante, “La Sangiovesa” (aperto dal 1990), a realizzare una tenuta agricola modello di 120 ettari, “Tenuta Saiano”, comprata nel 2003, a produrre prodotti agricoli doc. “Tenuta Saiano” è “un progetto agricolo maturo, che rifornisce La Sangiovesa di buon vino biologico, di uova, polli, piccioni, salumi, olio, miele, castrati e agnelli, anatre”. Oltre il 90% della produzione serve alla Sangiovesa. Fu Tonino Guerra (1920-2012) a inventare l’anima della Sangiovesa, intuendone subito le potenzialità come contenitore dove ammucchiare la poesia e la bellezza, “un locale che avrebbe proposto cibi e vini della Romagna, ma che poteva anche essere un luogo capace di dare grandi soddisfazioni agli occhi”. A Guerra si affiancò un altro amico fraterno di Manlio, Alteo Dolcini (1923-1999) che amava e promuoveva le cose di Romagna. E fu proprio lui

"Vittime e colpevoli. Le stragi del 1944 a Fragheto e in Valmarecchia" A cura di Antonio Mazzoni - Viella. Fortemente voluto dall’Istituto Storico della Resistenza di Rimini e dal’Associazione Il Borgo della Pace di Fragheto, questo volume fa il punto sulla strage di Fragheto (oggi in provincia di Rimini, ma allora in quella di Pesaro e Urbino) avvenuta nell’aprile 1944 in cui truppe naziste trucidarono 30 civili, comprese donne e bambini. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 25 aprile 2003 conferì al Comune di Casteldelci, in cui vi è la frazione di Fragheto, la medaglia d’argento al merito civile. I saggi presenti nel volume tengono conto dell’esito del processo di Verona, tenutosi dal 2012 al 2013, che nel 2014 mise la parola fine alla vicenda giudiziaria che vedeva imputati tre ufficiali del battaglione responsabile dell’eccidio, con l’assoluzione per insufficienza di prove per due e un non luogo a procedere per il terzo militare, deceduto prima del processo. Se per la giustizia la vicenda è chiusa, così non è per gli storici. Il processo ha portato alla luce preziosi documenti tedeschi fino ad allora sconosciuti: sono emersi documenti, fotografie e testimonianze nel corso degli interrogatori di 17 militari, ormai anziani – tutti

Cumited “Com una volta” – San Clemente “Giustiniano Villa. 29. concorso di poesia dialettale” La Piazza “E se ventinove vi sembran poche …” così Claudio Casadei, lo storico patron del Premio Giustiniano Villa di San Clemente. Ventinove sono le edizioni del Premio, il più vecchio concorso di poesia dialettale organizzato in Romagna. Nel 2022 si festeggerà la trentesima edizione, un traguardo importante. Un’edizione, quella del 2021, “caratterizzata da un tasso qualitativo medio piuttosto elevato, certificato dai nomi dei vincitori e dei segnalati. Tra i temi il Covid e il cuore l’hanno fatta da padrone”. Ma la manifestazione è stata velata dalla tristezza per la scomparsa della professoressa Grazia Bravetti Magnoni, avvenuta il 26 settembre 2021, cittadina onoraria di San Clemente, membro della giuria del Premio sin dalla sua nascita. Ha scritto nel suo saluto la Sindaca Mirna Cecchini: “La sua capacità dialettica, la sua tenacia, il suo attaccamento alla storia del paese erano doti che difficilmente ho incrociato e apprezzato in altre persone. Grazia credeva fermamente nei valori di questa comunità; ne faceva parte con orgoglio” . E Casadei: “Ho imparato ad amare la poesia dialettale grazie a Grazia Bravetti. Assieme a lei e ad altri abbiamo creato un Premio che ha dimostrato una

Romagna Arte e Storia n. 120/2021: "Omaggio a Pier Giorgio Pasini" - Il Ponte Vecchio. Che bella cosa l’amicizia. E quella di Ferruccio Farina per Pier Giorgio Pasini è talmente consolidata da decenni di comuni frequentazioni culturali, di impegni condivisi, di stima reciproca che se dovessi additare un esempio di come intenderei un rapporto di amicizia indicherei senza ombra di dubbio la loro. La decisione del Comitato di direzione della rivista “Romagna arte e storia” di far uscire il volume numero 120 come “Omaggio a Pier Giorgio Pasini”, sin dal momento in cui in questi giorni ho ricevuto il fascicolo, mi è sembrato un gesto stupendo verso una persona a cui in tanti dobbiamo moltissimo. “Il progetto è nato apparentemente per caso. Dapprima il Comitato di direzione ha pensato di dedicare a Pier Giorgio, suo storico direttore e oggi direttore onorario, l’annuale intervista a personaggi di rango della cultura romagnola. A chi altri se non a lui? Poi un pensiero conseguente: perché privare gli studiosi della sua straordinaria e preziosissima bibliografia? Poi, ancora: perché non ricordare qualcuno dei momenti salienti dei suoi sessant’anni di prolifico impegno nella ricerca e nello studio della storia dell’arte, non solo romagnola? Ed ecco l’’omaggio’ del Comitato di

"Caio Giulio Cesare, il perduto discorso di Rimini". Introduzione e ricostruzione a cura di Mirko Rizzotto -  Libri dell’Arco. Giulio Cesare il 12 gennaio 49 a.C. aveva 51 anni, quando nel corso della notte attraversò il Rubicone ed entrò a Rimini. “Alea iacta est” (il dado è tratto): “attraversare in armi quel fiumicello, un labile confine fra l’Italia e la Cisalpina, era di fatto una dichiarazione di guerra a Roma”. Il condottiero romano, reduce da nove anni di vittorie nella guerra per la conquista della Gallia, l’invasione della Britannia e la sottomissione della Germania, davanti alle sue coorti schierate della XIII Legione Gemina nel foro romano di Rimini, prima città della “terra Italia”, fondata dai Romani come colonia di Diritto Latino nel 286 a.C. col nome di “Ariminum”, annunciò con il suo discorso l’inizio della guerra civile contro Pompeo e il Senato romano. Del resto il Senato repubblicano romano il 7 gennaio aveva proclamato lo stato d’emergenza e dichiarato Cesare “nemico pubblico”. Cesare, della potente famiglia patrizia Iulia, fu militare, politico, console, dittatore, pontefice massimo, oratore e scrittore romano, considerato uno dei personaggi più importanti e influenti della storia. Ebbe un ruolo fondamentale nella transizione del sistema di governo dalla forma repubblicana

Edmo Vandi: "A m’arcord (io-mi-ricordo)" - Famija Arciunesa. La riccionesità si esprime in molti modi: è uno stato dell’anima, è un atto di supponenza, è l’essere un noi che siamo meglio di tutti gli altri. Nel caso di Edmo Vandi (classe 1934) credo valga la prima, così come scrive nella presentazione Rosita Copioli: “Credo che non esista un amore per Riccione paragonabile a quello di Edmo Vandi. Amore totale, ininterrotto”. E questo amore per Riccione Edmo per oltre sessant’anni lo ha vissuto, scritto, raccontato in televisione vivendolo assieme ai protagonisti della Città. “Ho cambiato molti uffici nei miei 36 anni di carriera comunale (…) mi sono occupato di sport, cultura, pubblica istruzione, stampa, turismo, rapporti con l’estero, pubbliche relazioni e in più redattore del Notiziario Comunale”. Nell’estate del 2018, recensendo il libro di Giuseppe Lo Magro, “Riccione. Gli irripetibili anni ‘60” (Famija Arciunesa, 2018), scrivevo: “C’è una figura che attraversa molte pagine del libro: è Edmo Vandi, riccionese purosangue, uomo di multiforme ingegno. Giornalista, capo ufficio stampa del Comune di Riccione, intervistatore, dialettologo, poeta, interprete, affabulatore, barzellettiere ,,, e chi più ne ha più ne metta! E poi c’è l’Edmo nel mondo della musica. Fisarmonicista per dilettarsi e dilettare gli amici; autore delle

"I Giusti in Emilia-Romagna" A cura di Vincenza Maugeri, Caterina Quareni - Minerva. Lentamente, molto lentamente, nel corso degli ultimi decenni sono emerse le storie di coraggio, di altruismo, di pura umanità a proposito del salvataggio di tante persone ebree perseguitate, con rischio di uccisione, fra l’8 settembre 1943 e la fine della Seconda Guerra Mondiale nell’aprile 1945. Il libro, curato dalla direttrice del Museo Ebraico di Bologna, Vincenza Maugeri, e dalla responsabile dei progetti culturali e della biblioteca/archivio del Museo, Caterina Quareni, assembla queste storie, fornisce informazioni sui “Giusti” (persone normali non ebree che salvarono almeno un ebreo senza trarne alcun vantaggio personale) della nostra Regione. Un libro fondamentale per conoscere questo pezzo della storia della Shoah nelle nostre terre, quando la generosità umana prevalse sull’odio e la persecuzione razziale. A partire dall’inizio degli anni Sessanta lo Stato di Israele, attraverso lo Yad Vashem, centro studi di Gerusalemme dedicato allo Shoah, rilascia il riconoscimento di Giusto fra le Nazioni ai non ebrei che, in modo disinteressato e mettendo a rischio la vita propria e dei propri cari, salvarono gli ebrei nei paesi europei occupati dai tedeschi. Scrivono le Autrici nell’Introduzione: “Già da alcuni anni il Museo Ebraico di Bologna si dimostra particolarmente sensibile

Agostino Bizzocchi “Te tatarcord? - Scacciano nel tempo e nel cuore" La Piazza. Mi piacciono le storie di piccoli paesi o di frazioni di città. Sono queste microstorie ricche si di ricordi personali dell’Autore (quasi sempre), ma anche vere e proprie finestre sul mondo da questi abitato: il lavoro, la casa, l’istruzione, il divertimento, i luoghi di aggregazione. Il volume scritto da Agostino Bizzocchi, classe 1951, consigliere comunale eletto nella lista del PCI e Vice-Sindaco di Misano Adriatico dal 1975 al 1977 (con il Sindaco Antonio Semprini), dirigente comunale prima a Cattolica e poi a Riccione (dove oggi risiede) è il perfetto esemplare di questa tipologia di libri. Ci racconta la sua vita e quella della famiglia a Scacciano, frazione del Comune di Misano Adriatico, posta sulle prime colline al confine con Coriano e Riccione. Un centro fondamentalmente agricolo, che conta oggi una popolazione di circa 700 abitanti (ad inizio del secolo scorso erano circa 500). Ad un chilometro da Misano Monte, per gran parte del Novecento capoluogo comunale, mentre Scacciano era la seconda comunità per abitanti dell’intero comune. Il libro di Bizzocchi copre un arco di tempo che va da inizio ‘900 alla metà degli anni ’60, lasciandoci alla fine del testo con