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Angelo Turchini: "La Romagna nel Cinquecento. IV – Inquisizione in Romagna. Repressione e proposte di moderna vita religiosa" Il Ponte Vecchio. Turchini ha aggiunto un altro tassello alla sua monumentale storia della Romagna nel Cinquecento. E’ questo nuovo volume il quarto, dedicato all’Inquisizione in Romagna, dopo “Istituzioni, comunità, mentalità”, “Romagna illustrata”, “Ambiente, uomini, colture del territorio”. L’Autore ci racconta dell’attività della Inquisizione romana (o Sant’Uffizio) fondata nel 1542 da Papa Paolo III con la bolla “Licet ab initio”, che in Romagna ebbe due sedi inquisitoriali: a Faenza dal 1547 e a Rimini dal 1550. Con il nome cambiato (nel 1908 Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, nel 1965 Congregazione per la dottrina della fede) è ancor oggi esistente. Con l’Unità d’Italia l’Inquisizione venne privata delle funzioni repressive, riducendosi la sua attività ad una funzione puramente censoria verso tutto ciò che poteva essere considerato contrario alla teologia e all’etica cattolica. Precedentemente vi era stata l’Inquisizione medievale (dal 1179 a metà del XIV secolo), l’Inquisizione spagnola (dal 1478 al 1820) e l’Inquisizione portoghese (dal 1536 al 1821). L’8 marzo 2000 Papa Giovanni Paolo II in un discorso chiese perdono a nome della Chiesa per i peccati commessi dai tribunali dell’Inquisizione nel corso dei secoli. Turchini, nelle quasi 500

Luca Villa: "Abissinia" - Famija Arciunesa. Riccionese doc, anche se dal 2012 vive e lavora a Ibiza dove gestisce con la moglie una gelateria. Nato nel 1960, Villa a 62 anni ci regala questo splendido libro narrativo, ironico e umoristico, composto da una quarantina di racconti sulla vita e le avventure di un gruppo di ragazzini, fra cui lui, a cavallo degli anni settanta e ottanta nel quartiere dell’Abissinia, l’ultimo lembo di Riccione verso Misano Adriatico. Racconti scritti durante il lockdown mentre era bloccato in Spagna e presentati inizialmente sui social. Poi Francesco Cesarini, Presidente della “Famija Arciunesa”, gli ha proposto di pubblicarli in volume e nella Presentazione ha scritto: “Le sue pagine diventano un affresco dai colori vivi di un periodo e di una Riccione del passato, ma anche di un momento storico del nostro Paese”. L’amico albergatore poeta Luca Nicoletti, nella sua non-prefazione, scrive: “I raccontini sono scritti con il giusto e ambiguo equilibrio fra reale e surreale, nonché con qualche nota di costume capace di richiamare l’atmosfera di un periodo che spazia tra gli anni ‘60 e ‘70, quelli dell’infanzia e dell’adolescenza con sconfinamento negli anni ’80, il decennio del cosiddetto secondo boom economico, dell’edonismo, del divertimentificio assunto a icona

Renzo Sancisi: "Percorsi dell’entroterra romagnolo. Lungo il Fiume Marecchia: natura e MTB" - Il Ponte Vecchio. Il prof. Renzo Sancisi, santarcangiolese, classe 1954, insegnante per anni di matematica all’Istituto “Molari”, appassionato ciclista ci “regala” questo suo secondo volume alla scoperta della natura e dei tesori artistici delle nostre vallate. Il primo lo ha dedicato all’Uso (“Percorsi nell'entroterra romagnolo: lungo il fiume Uso: natura e MTB” edito sempre da Il Ponte Vecchio, nel 2020). L’attuale al fiume Marecchia. Due sono le motivazioni possibili per cui uno possa leggere questi libri: la passione per la mountain bike e l’amore per questi territori romagnoli bellissimi, sia dal punto di vista ambientalistico che del patrimonio artistico. In queste settimane di bel tempo, una vera e propria primavera precoce, l’armata dei ciclisti romagnoli si sta mettendo in moto: sia quelli da strada che quelli più amanti dei territori naturalistici. E’ a questi ultimi, con le indicazioni di percorsi e tratte da fare, che Sancisi si rivolge. Il fiume Marecchia ha una lunghezza di 70 chilometri. Nasce dal Monte Zucca, nel Comune di Badia Tedalda in Toscana sul confine con quello di Verghereto in Romagna. Il bacino interessa i territori della Toscana (provincia di Arezzo), dell'Emilia-Romagna (provincia di Rimini), e

Carlo Collodi: "Le avventure di Pinocchio" Disegni di Anselmo Giardini - La Piazza. Sul periodico settimanale “Giornale per i bambini” nel 1881 Carlo Collodi (pseudonimo del giornalista e scrittore fiorentino Carlo Lorenzini, 1826-1890) incominciò a far uscire a puntate (dicono per pagare debiti di gioco) il racconto “Le avventure di Pinocchio” che terminò due anni dopo, nel 1883. In quello stesso anno uscì in volume. Da allora il racconto è stato tradotto in 220 lingue straniere, e risulta essere ad oggi la seconda opera più tradotta della letteratura mondiale, nonché la prima tra le italiane. La storia è nota a tutti: racconta le avventure di Pinocchio, un burattino di legno, scolpito da Mastro Geppetto. Pinocchio è una metafora della condizione umana. Benedetto Croce disse: “Il legno, in cui è tagliato Pinocchio, è l’umanità”. Per decenni la storia di Pinocchio è stata definita come una storia per ragazzi. Ma la crudeltà e la cattiveria presenti nel libro possono essere tranquillamente rappresentate come un’allegoria della società italiana di fine Ottocento attraversata da profonde trasformazioni economiche e sociali, causa di profondi conflitti in un paese ancora povero, dove la fame non era sconosciuta. I personaggi principali del romanzo di Collodi sono il protagonista Pinocchio, il “padre” Geppetto,

Quello che presento oggi è il trecentesimo libro della Torre di Babele riminese. Credo un record di continuità di una rubrica che parla di libri. Trecento settimane, trecento libri segnalati ogni lunedì mattina. Oltre cinque anni di una presenza continua su Chiamamicitta.it. Diverse migliaia di lettori che settimanalmente mi leggono. Una vetrina sulla pubblicistica riminese che, pur risentendo della crisi dell’editoria in generale, continua a produrre libri che arricchiscono le nostre biblioteche, private e pubbliche. Mi auguro che questa mia attività di segnalazione libraria possa continuare ancora per diverso tempo ad essere apprezzata dai nostri lettori. Rino Mini: "Ferramenta. Officina del Gusto. Storie di vita e di cucina" A cura di Elena Mazzolini - Radici Editore. Per questo traguardo raggiunto di 300 segnalazioni librarie ho scelto di presentare un libro non libro. Un enorme, pesante volume, diversi chili, di 450 pagine di grande formato voluto da Rino Mini, ex patron dell'acqua minerale Galvanina ceduta nel 2019 al fondo americano Riverside (ne avevamo parlato nella recensione di qualche anno fa “Galvanina. Le radici del futuro”), per raccontarsi nella sua nuova avventura di ristoratore e presentare le ricette dei piatti che sono offerti nei suoi locali ai clienti. Un volume che assomiglia ai grandi tomi

Giuseppe Lo Magro: "Da 'La Viola' a 'Viale Maria Ceccarini 1840-1939" - Famija Arciunesa. Un libro di storia vero, che rifletta sulle straordinarie vicende riccionesi degli ultimi due secoli, non c’è. In compenso ci sono decine di volumi che narrano della nascita del turismo a Riccione, le biografie dei principali protagonisti, il ricordo di luoghi memorabili legati alle stagioni turistiche. Da decenni queste pubblicazioni contribuiscono a mantenere vivo, se non ad alimentarlo, “il mito” di Riccione: da poverissima frazione riminese di ortolani e pescatori sino a divenire una delle capitali del turismo italiano. Giuseppe Lo Magro, classe 1945, nato e cresciuto in Viale Ceccarini, presidente per alcuni decenni dell’Associazione “Famija Arciunesa”, è da almeno vent’anni il divulgatore storico principe delle infinite storie riccionesi. Le sue pubblicazioni spaziano da quelle dialettali a quelle di storia locale, dalla poesia a quelle sullo sport: sono ormai una quarantina, tutte edite dalla “Famija Arciunesa” e distribuite in città ai numerosi soci dell’Associazione. E’ difficile entrare in una casa riccionese e non trovarne almeno qualcuna. Il suo ultimo lavoro è un piccolo tributo ai 100 anni della nascita del Comune di Riccione nel 1922. Attraverso le vicende viarie, urbanistiche, turistiche, sociali e culturali di Viale Ceccarini, una delle

"Cesare Pronti da Cattolica (1626-1708). Un omaggio in quattro atti" A cura di Alessandro Giovanardi - Pazzini. Si è chiusa da poche settimane, il 9 gennaio (aveva aperto le sale il 10 luglio 2021), la mostra dedicata al pittore cattolichino Cesare Pronti (1626-1708), l’esponente più antico, tra quelli noti, dei pittori di Cattolica. Straordinaria figura di pittore sacro e monaco agostiniano, fu discepolo di Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (1591-1666) e figlio della grande cultura bolognese del Seicento. “La sua raffinata cultura e profonda sensibilità lo portarono alla costruzione di complesse e vertiginose scenografie architettoniche abitate da giocose ed esultanti presenze celesti, figure angeliche che divennero la cifra stilistica delle sue opere”. Questa piccola mostra (solo 4 i quadri esposti) ha ottenuto comunque un duplice, importante, risultato: il ritorno in attività, dopo anni di assenza, della Galleria Comunale di Santa Croce, storica sala mostre del Comune di Cattolica da una parte. E dall’altro la “riscoperta” di un’artista del Seicento che ha, a lungo, operato a Bologna e in Romagna. Ha scritto l’Assessore alla Cultura Marialuisa Stoppioni (in carica in quel momento, prima delle elezioni comunali del 3 ottobre e il ballottaggio del 17 ottobre): “Con la piccola esposizione attuale si sono messe

Olindo Guerrini: "Sonetti romagnoli. Edizione e commento a cura di Renzo Cremante. Traduzione di Giuseppe Bellosi" Longo Editore. Abituato da sempre, nella mia lunga attività di bibliotecario, di vedere i “Sonetti romagnoli” di Olindo Guerrini (1945-1916) nell’edizione pocket della Zanichelli (innumerevoli volte ristampata), uscita postuma nel 1920 a cura del figlio Guido, senza traduzione italiana e note, e trovarmi oggi di fronte a questo voluminoso volume di quasi 900 pagine è stata una bella sorpresa. Questa nuova riedizione è nata per volontà dell’Associazione “Amici di Olindo Guerrini” di Sant’Alberto, una frazione del Comune di Ravenna, dopo l’intenso calendario di iniziative svolte in occasione del centenario della morte del poeta nel 2016. Del resto scriveva Guerrini nel 1916 nel volume “La mia giovinezza”: “Sono nato (ahimè!) a Forlì; ma la mia vera patria è Sant’Alberto, 15 km al nord di Ravenna, dove i miei avi hanno sempre vissuto”. La nuova edizione si deve all’impegno e alla perizia di Renzo Cremante, classe 1942, che è stato docente all’Università di Bologna e a quella di Pavia, filologo e studioso da sempre attento ai casi letterari di Romagna . A Giuseppe Bellosi, classe 1954, studioso dei dialetti, della letteratura dialettale e delle tradizioni popolari, in particolare della

Federico Moroni: "Arte per gioco" - Vallecchi. La casa editrice Vallecchi ci ripropone, a distanza di quasi sessanta anni, un libro straordinario, “Arte per gioco” del santarcangiolese Federico Moroni (1914-2000), curato da Simonetta Nicolini. Moroni fu maestro elementare e pittore che nel dopoguerra aderì alla poetica neorealista e che fu vicino agli intellettuali santarcangiolesi noti come “Circal de giudeizi”, in particolare a Tonino Guerra (i disegni di Moroni illustrano il primo volume del poeta “I Scarabòcc” del 1946). Presso la scuola di Bornaccino, dal 1946, con i suoi scolari sperimentò una libera didattica del disegno e della pittura, in parte ispirata alle idee pedagogiche più avanzate di Giuseppe Lombardo Radice (1879-1938) e in parte frutto della sua personale esperienza di artista, suscitando ampio interesse di pedagogisti e intellettuali sia in Italia che all’estero. Nella Introduzione alla prima edizione del 1964, edita dalla bolognese casa editrice Calderini, il poeta Lionello Fiumi (1894-1973) così descriveva la pittura di Moroni: “Biciclette, contorte, pneumatici sgonfiati, molle esauste, sedie azzoppate, orologi rotti, scarpe slabbrate, e, a complemento, corridori ciclisti che aspettano un via che non verrà mai, musicanti sfiatati che non sanno più cosa insufflare ai loro tromboni, muratori che sbocconcellano ai piedi d’un muro un magro spuntino,

Il libro di Davide Bagnaresi che svela l'infanzia di Fellini, sfatando anche qualche sua bugia

Il libro di Davide Bagnaresi che svela l'infanzia di Fellini, sfatando anche qualche sua bugia

"Partecipare la democrazia. Storia del PCI in Emilia-Romagna - Catalogo della Mostra" A cura di Carlo De Maria con la collaborazione di Eloisa Betti, Mirco Carrattieri, Tito Menzani. Pendragon. In questo ultimo anno sono molte decine i volumi usciti sulla storia del Partito Comunista Italiano in occasione del centenario della sua nascita nel gennaio 1921 a Livorno. Storici, intellettuali, giornalisti: ognuno ha provato a mettere un nuovo tassello alla conoscenza della sua storia, sul ruolo giocato in Italia e a livello internazionale, sulla caratura dei suoi dirigenti. Ma oltre a questi studi “nazionali” in molte realtà territoriali sono uscite nuove pubblicazioni “locali” che, assieme a quelle note, contribuiranno a far conoscere storia e personaggi delle realtà provinciali e comunali. In occasione di questo anniversario l’Emilia-Romagna non poteva mancare. La rete delle Fondazioni Democratiche dell’Emilia-Romagna, assieme agli Istituti Storici della Resistenza, gli archivi UDI, le Università presenti in Regione nel 2019 hanno dato vita al progetto “Partecipare la democrazia. Storia del PCI in Emilia-Romagna”. Un consistente gruppo di studiosi si è messo al lavoro per produrre una Mostra, un sito, alcuni volumi tematici su aspetti particolari dell’azione di governo dei comunisti nella nostra Regione. Il sito è aperto (www.parteciparelademocrazia.it), anche se è ancora un working in

Andrea Muccioli: "Fango e risate. Storia di San Patrignano (1975-1994)" - Piemme. Pessimo titolo e brutto libro. Andrea Muccioli ha impiegato questa volta 540 pagine per scrivere quello che aveva già scritto in quattro pagine (unico altro testo suo conosciuto) introducendo il libro agiografico di Davide Giacalone “Disonora il giusto. Quello che hanno fatto a Vincenzo Muccioli” (Edizioni SEAM, 1996). Segnalandolo allora scrissi: “Non sappiamo se questo libro servirà a far capire San Patrignano. Abbiamo anzi il dubbio che servirà a rinfocolare polemiche e rancori. Un peccato, perché San Patrignano oggi non ha bisogno di questo”. E credo di poter ribadire oggi quel lontano giudizio. Andrea Muccioli in tutte le pagine del libro non scrive mai che questo suo testo vuole essere una risposta al docufilm di Netflix, uscito un anno fa. Ma dice “ho scritto questo libro in sei mesi, tra marzo e agosto 2021”. Ci pensa poi il testo in bandella (redazionale?) a puntare il dito su ciò: “Andrea Muccioli avrebbe preferito il diritto all’oblio per suo padre Vincenzo, fondatore e anima carismatica della comunità di San Patrignano. Ma il successo della docufiction ‘SanPa’, le ricostruzioni arbitrarie e parziali, le insinuazioni e le tante ombre gettate sull’uomo lo hanno convinto