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Graziano Pozzetto: "Tonino Guerra, il cibo e l’infanzia. Noi continuiamo a mangiare nei piatti della mamma" -  Il Ponte Vecchio Tonino Guerra era nato a Santarcangelo il 16 marzo 1920. Quest’anno avrebbe compiuto cento anni. Invece ci ha lasciati il 21 marzo 2012, a novantadue anni appena compiuti, nella Giornata Mondiale della poesia. Questo libro di Graziano Pozzetto nasce su una esplicita richiesta fattagli da Lora, la moglie/compagna per quarant’anni di Tonino, dopo che aveva annunciato, nel corso dell’annuale appuntamento del Gruppo di Amici “che ama e vive la biodiversità, per capirci quella dei Frutti dimenticati (di cui Tonino è stato profeta e poeta)”, il proprio abbandono (per limiti di età) “dalla scrittura militante sui cibi identitari delle Romagne e dintorni”. Pozzetto, giornalista, scrittore,gastronomo, ricercatore, divulgatore appassionato, in oltre quarant’anni di attività ha pubblicato 37 libri. E’ protagonista di un’enciclopedica codificazione culturale ed antropologica sui mangiari, cibi, vini, prodotti tipici, eccellenze, memorie identitarie, storie e testimonianze di cibo delle Romagne.  I tre volumi dell’”Enciclopedia enogastronomica della Romagna” (editi da Il Ponte Vecchio fra il 2017 e il 2019) sono la summa della sua lunga attività su questi temi, e dovevano essere la fine della sua attività di scrittore. Invece, sulla base dei suoi ricordi

Cristina Ravara Montebelli: "Acqua buona riminese. Sorgenti, acquedotti, fontane e lavatoi: nuove ricerche" - Bookstones. Cristina Ravara Montebelli torna ancora una volta ad occuparsi della storia idrica della Città di Rimini, dopo i precedenti volumi “Aqua ariminensis. Approvvigionamento, conduzione e utilizzo nella città romana” (AMIR, 2002) e “Sant'Andrea, un borgo fra le acque” (Luisè, 2005) con Oreste Delucca e Maurizio Zaghini. Lo fa come sempre da archeologa e profonda conoscitrice del territorio. Il volume, sponsorizzato da Romagna Acque Società delle Fonti, offre nuovi e importanti contributi e informazioni sulle sorgenti, sulle vicende degli acquedotti romani, sulle fontane pubbliche, sul problema dell’approvvigionamento della nuova città turistica fondata nell’Ottocento. Già in epoca romana, nel 1° secolo a.C, l’architetto Vitruvio scriveva: “Senza l’acqua né un organismo vivente né alcun alimento può nascere o conservarsi o essere attivo. E’ per questo che con gran cura e zelo bisogna cercare e scegliere le fonti, avendo di mira la salute dell’umanità”. Parole ancor oggi quanto mai di attualità, più che mai vere per tante parti del mondo dove ormai le guerre si scatenano per l’accesso all’acqua. Ravara ci prende per mano e, documento dopo documento, ci conduce alla scoperta di tutte le sorgenti d’acqua riminesi. “Una volta individuate le

Oreste Delucca: "I mulini idraulici della Bassa Valconca" - La Piazza. “Nel Medioevo l’energia naturale più largamente utilizzata come forza motrice è stata l’acqua; e a servirsene è stata soprattutto una macchina particolare: il mulino idraulico”. Non era certamente una invenzione di quel tempo; esso era noto sin dall’antichità, “senonchè in età romana non si avvertiva la necessità di utilizzarlo, in quanto c’era abbondanza di mano d’opera a buon mercato: gli schiavi”. Ancora una volta Oreste Delucca, proseguendo le sue ricerche in vari archivi del territorio, ci racconta una storia straordinaria come è quella dei mulini lungo il Conca. Scrive nella presentazione del volume il presidente della Pro Loco di San Giovanni in Marignano Barbara Mariani, che ha sponsorizzato il volume: “La diffusione dei mulini idraulici, dal Medioevo in poi, ha caratterizzato il paesaggio, piegandolo e ridisegnandolo in base alle sempre maggiori esigenze di una economia agricola in piena espansione e sviluppo. La Pro Loco di San Giovanni in Marignano è per vocazione istituzionale sensibile ad un tale tema”. Vorrei però ricordare su questo tema anche il bel repertorio realizzato nel 1996 da tre giovani laureandi (allora) in architettura Alessandro Costa, Sabrina Manzi e Giorgio Tarducci “I mulini ad acqua nella Valle del Conca.

Gino Valeriani – Gilberto Arcangeli – Valter Ciabochi: "Tele color ruggine dalla filatura alla tessitura" - Digitalprint. Quando penso alle tele color ruggine, inevitabilmente il mio pensiero va alle meravigliose creazioni della Antica Stamperia Artigiana Marchi di Santarcangelo di Romagna, dove l’antico mangano è in funzione dalla metà del ‘600, grazie al quale la tela viene pressata, lisciata e stirata e poi “stampata”. I libri che Gino Valeriani, da solo o con altri collaboratori, continua a produrre ci raccontano di tanti aspetti del mondo contadino e artigianale della Vallata del Conca. E con questo volume ancora una volta ci porta a scoprire come anche questa attività fosse praticata in quel territorio. Di come la canapa e il lino fossero coltivati nella nostra regione E “se il lavoro dei campi spettava principalmente agli uomini i lavori di filatura e tessitura erano prettamente femminili. Con questi la donna concorreva all’economia familiare e al suo sostentamento”. “Con la rocca e il fuso le donne filavano la canapa per formare il filo, impiegato successivamente per la tessitura. Produzione di tali attività erano lenzuola, coperte e tutto il corredo per giovani spose”. “Mentre in tutte le famiglie rurali della Romagna si coltivava la canapa, solo in alcune si

Ormai da un decennio i libri per bambini e ragazzi fanno da traino all’editoria italiana. Ma non solo: sono ormai quasi il 50% dell’export dei diritti dei libri italiani all’estero. Il report annuale dell’Associazione Italiana Editori (AIE) sul settore, che viene presentato ogni primavera in coincidenza con Bologna Children’s Book Fair, la fiera internazionale del libro per ragazzi ormai divenuta un punto di riferimento a livello mondiale, parla per il 2019 di una crescita del 3,4% pari ad un importo complessivo raggiunto di 250 milioni di euro, e di una crescita di vendita dei diritti all’estero di un più 8,7% (venduti 3.342 titoli). Oggi, scrive l’AIE, “l’editoria per ragazzi riesce a realizzare prodotti di alta qualità in una logica di innovazione, prodotti che sono molto apprezzati anche dagli editori stranieri”. Ma il 2020, come per tanti altri settori merceologici, a causa della pandemia di COVID-19 sta registrando flessioni di vendita e crisi: l’AIE parla di un 2020 a -25%, adulti e ragazzi. Ventimila libri in meno pubblicati. La stessa fiera del libro per ragazzi di Bologna quest’anno si è potuta svolgere solo in via digitale. Normalmente il grande pubblico, tranne che i pochi addetti ai lavori, non presta grande attenzione a queste

"L’umanesimo cristiano del Tempio Malatestiano. Percorsi di riscoperta artistica, teologica e sapienziale" A cura di Johnny Farabegoli e Natalino Valentini - Minerva. Un libro affascinante che racconta, da molti punti di vista, una sola storia: quella del Tempio Malatestiano di Rimini. Il volume raccoglie gli interventi svolti nel corso del ciclo di conferenze (svoltesi fra novembre e dicembre 2014) promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSR) “Alberto Marvelli” congiuntamente alla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini e al Comune di Rimini. Scrive in apertura Natalino Valentini, direttore dell’ISSR “Marvelli”: “Il Tempio Malatestiano di Rimini non è solo un bene culturale di grande pregio artistico e architettonico internazionalmente riconosciuto, certamente l’edificio più significativo dell’Umanesimo europeo, ma anche il simbolo identitario della città e della Chiesa riminese (oggi anche Basilica Cattedrale)”. Ma il fine di molti degli interventi è quello di dimostrarne il valore intrinseco per il cattolicesimo. Il Vescovo Francesco Lambiasi: “Amo la mia-nostra Cattedrale perché mi riflette il volto di Dio che non si presenta come un geloso rivale e invidioso antagonista dell’Uomo, ma come suo potente e misericordioso alleato. E’ un Dio che ci ha fatti per volare alto, verso di lui, con le due ali della ragione e della fede, come

Alberto Malfitano: "Il nuovo corso dell’acqua. Romagna Acque – Società delle Fonti nel terzo millennio" - Il Mulino. Alberto Malfitano, docente nel Dipartimento Beni Culturali dell’Università di Bologna, campus di Ravenna, con questo nuovo libro sulla storia di Romagna Acque è riuscito a storicizzare l’attività degli ultimi vent’anni della grande impresa idrica pubblica romagnola, sottraendola alla cronaca. Aveva precedentemente scritto “Il governo dell’acqua. Romagna Acque – Società delle Fonti dalle origini a oggi (1966-2016)” (Il Mulino, 2016), dove in realtà il focus era soprattutto sugli anni “eroici”, quelli della realizzazione della diga. Scrive nella Prefazione all’attuale volume Roberto Balzani, ex Sindaco di Forlì, che il lavoro di Malfitano “è di grande rilievo sotto il profilo della documentazione e di una prima interpretazione”. “Malfitano cala la storia recente della principale società della Romagna moderna all’interno di un duplice contesto: quello ambientale, che nel volgere di qualche lustro è mutato radicalmente, imponendo scelte inimmaginabili fino a trent’anni fa; e quello politico amministrativo, connotato da una permanente oscillazione normativa a livello nazionale e dall’inevitabile tensione fra motivazioni proprie, interne, all’azienda, e ragioni emergenti da una ‘base’ municipale articolata e variopinta”. Il libro si articola nel racconto delle vicende legate a Romagna Acque e alle quattro presidenze

Maddalena Piccari: "Ciao, signorina. La storia di un’epoca irripetibile attraverso il racconto di un’insegnante appassionata: dall’asilo, alla scuola materna, alla scuola dell’infanzia nel Comune di Riccione dagli anni ’50 al 1989" - Associazione ex Dipendenti Enti Pubblici di Riccione. Il volume di Maddalena Piccari è un’opera che ripercorre la storia delle scuole dell’infanzia comunali di Riccione dalla loro nascita nei primi anni ’60 sino al 1989, quando l’autrice andò in pensione. In un mix di privato e pubblico, di storia personale e collettiva. Con l’inserimento di numerose testimonianze di protagonisti della vicenda scolastica riccionese. Maddalena si forma, come molte altre maestre allora, alla Scuola Magistrale delle Maestre Pie a Rimini alla metà degli anni Sessanta. Ricorda i precetti dell’insegnante di pedagogia, psicologia, filosofia e didattica Emma Battista: “Questa è una scuola molto selettiva. Qui non ci si prepara a un mestiere, ma a una missione. Il soggetto principale è il bambino, il futuro della società e voi sarete preparate al difficilissimo compito di educare”. Fra il 1961 e il 1963 il Comune di Riccione aprì sette scuole materne comunali. “Eravamo al 1° posto in Italia (dato ISTAT). Nessun altro Comune riusciva a coprire tutte le richieste e le esigenze dei cittadini nell’offerta educativa

Rosita Copioli: "Le figlie di Gailani e mia madre" - Franco Maria Ricci. Un labirinto. Storico e culturale. Dove tutti i sentieri però alla fine si incrociano. Questo è il nuovo libro, un racconto in versi, della poetessa Rosita Copioli. Un libro strano, di non facile lettura, ma sicuramente avvolgente e coinvolgente nel suo srotolarsi nel tempo e nello spazio. Edito dal più raffinato editore italiano, Franco Maria Ricci, scomparso solo pochi giorni fa. Scrive nel Prologo il saggista e critico letterario Pietro Citati: “Cara Rosita mi piace moltissimo la forma generale, che non ha altri esempi consimili. Spesso hai scritto libri, anche di prosa, che non assomigliano a nessuno”. La storia narrata nel libro nasce da un evento personale: l’Autrice ritrova in un cassetto della madre riccionese Luisa alcune foto e poche lettere a Lei scritte nel primo dopoguerra dalle figlie di Rashid Ali al-Gaylani (1892-1965), uomo politico iracheno, più volte ministro e Primo Ministro del Regno dell’Iraq negli anni Trenta e primi anni Quaranta, tra i fondatori del partito arabo nazionalista, profondamente contrario alla presenza inglese nel suo Paese e per questo, fra il 1940 e il 1941, cercò accordi con l’Italia fascista e la Germania nazista. Il 1° aprile 1941 organizzò

Matteo Incerti: "I pellerossa che liberarono l’Italia" - Corsiero Editore. Fra le pieghe delle vicende della Seconda Guerra Mondiale continuano ad emergere, grazie al lavoro dei ricercatori storici, particolari che non finiscono mai di stupirci. E’ questo per esempio il caso del libro di Matteo Incerti dedicato alla storia dei soldati nativi americani impegnati nella Campagna d’Italia fra il luglio 1943 (sbarco in Sicilia) e l’aprile 1945 nei reparti statunitensi e canadesi. L’autore, classe 1971, giornalista, è dal 2013 addetto stampa in parlamento per il gruppo del Movimento 5 Stelle. Autore di alcuni romanzi storici. Anche questa sua ultima opera ha un taglio narrativo, seppur fortemente documentato. Potremmo dire un’opera di “public history”, cioè un testo storico basato su documentazione rigorosa, ma scritto per un pubblico ampio. L’interesse dell’Autore per i soldati “pellerossa” nasce da una visita al Monument Valley Tribal Park nella riserva della Nazione Navajo in Arizona. Qui è esposta una bacheca dedicata ai “Code Talkers”, i soldati indigeni arruolati nell’esercito americano che combatterono contro i giapponesi, sfruttando la loro lingua incomprensibile ai nipponici. Alla domanda rivolta alla vecchia guida del museo “Lei sa se Navajo, Apaches o Sioux arruolati nell’esercito americano, abbiano combattuto anche in Italia?”. La risposta fu: “Ci

Pier Giorgio Pasini: "Le donne del Cagnacci" - Maggioli. Nel maggio 2019 l’imprenditore Manlio Maggioli acquistava quattro quadri del pittore seicentesco Guido Cagnacci, nato a Santarcangelo il 19 gennaio 1601 e morto a Vienna nel 1663. Al prezzo di 700.000 euro. I dipinti del Cagnacci sono dall’estate 2019 visibili all’Osteria La Sangiovesa di Santarcangelo ubicato nell’antico Palazzo Nadiani, di proprietà della famiglia Maggioli. Secondo il critico Massimo Pulini “questa collezione di Maggioli è certamente un avvenimento (…) a quanto di Cagnacci era disponibile sul mercato. Raccolta e messa in protezione di testimonianze importanti che altrimenti si sarebbero disperse, mentre ora sono trattenute per il territorio. L’acquisto di una serie di dipinti di questo tipo è davvero un evento. Maggioli ha compiuto un gesto davvero importante" (dall’intervista di Pulini a Marcello Tosi su Il Corriere di Rimini del 15 maggio 2019). Le opere acquistate sono la “Maddalena penitente” del 1640 ca., un’altra “Maddalena penitente” del 1642 ca., la “Testa di ragazzo cieco” e il “San Bernardino da Siena” databili fra il 1640 e il 1645 ca. Tranne il primo, gli altri tre quadri furono esposti alla grande mostra su Cagnacci che si tenne nel 2008 ai Musei San Domenico di Forlì (splendido il catalogo

Luca Nicoletti: "Il paese nascosto" - peQuod. Non me ne vogliano l’amico Luca e i tanti appassionati scrittori di poesie. Ma non è nelle mie corde scrivere all’altezza delle loro rime. Nel caso dell’ultima raccolta di versi di Luca sono convinto di aver letto testi molto belli, pieni di significati, espliciti e reconditi, che non saprei però mai commentare come invece ha fatto il poeta Giancarlo Pontiggia nella sua Prefazione: “La dimensione civile della parola, così cara al poeta, non può che confrontarsi con il destino dell’uomo, con quello sguardo celeste che gli è connaturato, e che lo definisce fin dal suo apparire storico: le ultime sezioni del libro approfondiscono l’utopia politica innestandola in una prospettiva ‘interstellare’ (Ciò che ci divide, in fondo), legando la sostanza lirica, verticale della parola alla sua radice terrestre, al motivo delle mani che si stringono, che disegnano una loro calda intesa”. A Luca, classe 1961, mi legano i rapporti di amicizia che ho avuto con i suoi genitori, Italo e Rosita Nicoletti, l’affetto comune con il poeta dialettale santarcangiolese Gianni Fucci e una comune esperienza di lavoro: entrambi siamo nati e cresciuti in un albergo e lì abbiamo imparato tante cose. Negli ultimi quindici anni la necessità