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Ferruccio Farina: "Francesca da Rimini. Storia di un mito. Letteratura, teatro, arti visive e musica tra XIV e XXI secolo" - Maggioli. Pochi numeri servono a far comprendere la rilevanza di questa figura, Francesca da Rimini, nella storia della letteratura e delle arti: essa è presente, nell’arco temporale 1795-2018, in 2.112 opere, tra le quali 1.078 letterarie, 599 opere d’arte visiva e 435 opere musicali. “Se la Divina Commedia è il libro tra i più letti al mondo in ogni tempo, Francesca da Rimini, della ‘Commedia’, è il personaggio più conosciuto e più amato”: questo è l’incipit del corposo volume (oltre 350 pagine) scritto da Ferruccio Farina, studioso, collezionista e bibliofilo riminese. Colui che ha riportato alla ribalta riminese prima e poi nazionale ed internazionale questa “eroina” divenuta nei tempi moderni mito della libertà di scegliere chi amare. Ma non è stato sempre così. Farina ci racconta la storia del cambio di valutazione su questa figura letteraria. Sì, letteraria perché “di Francesca vera, di ‘Francesca della storia’, per certo si sa soltanto che è esistita circa tra il 1260 e il 1284, ma non quando né dove è nata e morta. Nulla si evince dei suoi presunti o reali amori peccaminosi e di

Roberto Sapio: "Effetto collaterale" - Panozzo. Dieci anni fa l’ex magistrato, oggi in pensione, Roberto Sapio ci coinvolgeva con le sue favole nere tratte dalla cronaca criminale del Riminese degli anni Ottanta (“Rimini nera. L'altra faccia di una città” NdA press, 2010). Uno dei maggiori successi editoriali registrato nel corso degli anni a Rimini con migliaia di copie vendute. Sapio, classe 1934, è stato pubblico ministero nella nostra città per oltre vent’anni, dal 1969 al 1993, e poi dal 1994 al 1997 ha insegnato Diritto della Unione Europea all’Università di Bologna, sede di Rimini. Prima di “Rimini nera” Sapio aveva pubblicato altri tre romanzi fra il 1989 e il 1992: “Un caso d’amore” (San Marco Libri, 1989), “Una variabile indipendente” (San Marco Libri, 1990), “Il funzionario. Le emozioni di un militante di periferia” scritto con Ferruccio Giovanetti (Sellino, 1992). Ora a distanza di tanto tempo la sua penna ci propone questo nuovo romanzo, il quinto, un legal thriller, su un tema caldo come può essere un processo per stupro. Un romanzo giudiziario ambientato a Rimini. La protagonista è la giovane avvocato (non avvocatessa, termine che rifiuta) Roberta Sangiorgi. Un giorno riceve in studio la telefonata della ventenne Natascia Spanò che le dice, piangendo, di essere stata

Pietroneno Capitani: "Le ultime ore di Civitella. Con il brigante Piccioni alla ricerca dell’amore" - Primiceri Editore. “Nessuno decide di nascere dove in effetti nasce, l’importante è ricordarselo sempre, si è figli della propria terra, a questa si appartiene e ognuno di noi porta con sé un po’ della sua storia” (dalla introduzione di Piétrë dë Vëjëlì “Bussavamo con i piedi” edito da Capitani nel 2006). Senza questa premessa non è possibile capire Pietroneno Capitani, nato a Montedinove in provincia di Ascoli Piceno il 4 maggio 1956 (oggi dunque è il suo compleanno: auguri!), e trasferitosi con tutta la sua famiglia contadina nel Riminese nel 1958 (lui aveva si e no due anni). Pietroneno era l’ultimo di otto fratelli, tutti maschi. Questo legame con la sua terra di origine è rimasto fortissimo nel corso dei decenni, tanto è vero che l’ambientazione di questo romanzo, così come di quello precedente (“Il Melograno” edito da Primiceri nel 2017), sono le ultime colline dell’ascolano al confine con l’Abruzzo. Racconta, in maniera romanzata, le vicende della caduta dell’ultimo bastione borbonico, la fortezza di Civitella del Tronto, assediata dai piemontesi dalla fine di ottobre del 1860 (cadrà il 20 marzo 1861, cioè un anno esatto dopo la

Maurizio Casadei – Giorgio Pedrocco: "Una repubblica di sfollati, di profughi e di rifugiati … San Marino 1939-1945" - SUMS. Il titolo di questa nuova pubblicazione edita a cura del SUMS (Società Unione Mutuo Soccorso Repubblica di San Marino) sintetizza solo in parte quello che fu San Marino negli anni di guerra in Europa. Certamente la Repubblica fu per decine di migliaia di italiani un’isola in cui trovare rifugio mentre bombardamenti, scontri fra gli eserciti Alleati e quello tedesco sulla Linea Gotica, avvenivano sul territorio italiano. Ma contemporaneamente essa combatté, con le armi della diplomazia, per salvaguardare la sua autonomia statuale, per cambiare la sua classe dirigente accantonando quella collusa con il regime fascista italiano, per disegnare il proprio futuro a guerra finita. “L’Amministrazione si mantenne in continuo contatto, soprattutto grazie all’attività diplomatica di Ezio Balducci, sia con le autorità fasciste della R.S.I. a Salò sia con l’ambasciatore tedesco in Italia Rudolph Von Rahan sia con Prefetti e Commissari prefettizi romagnoli, da un lato per cercare di contenere le mire della Wehrmacht di usare il Titano come un baluardo militarizzato da contrapporre alla crescente pressione degli eserciti alleati, e da un altro lato per ottenere adeguate risorse alimentari ed energetiche per far fronte

Lidiana Fabbri: "Tra lòm e scur" - Panozzo. Sono passati ormai oltre quindici anni dal mio primo incontro con Lidiana. Tredici da quando l’aiutai ad editare la sua prima raccolta, “S’un fil ad vènt” (Comune di Coriano, 2007), e nella mia postfazione terminavo augurandomi che Lidiana continuasse “a ‘cantare’ e a regalarci nuove emozioni”. L’ha fatto l’ultima volta con “Mulìghi” [Briciole] (Il Ponte Vecchio, 2016), la sua quarta pubblicazione. Dove si comprendeva che si stava avviando verso una piena maturità artistica, tanto che in questo suo quinto libro sembra raggiungere un nuovo traguardo importante del suo personale percorso poetico. In questi anni Lidiana ha fatto molta strada per riuscire a raccontarci la sua visione del mondo che, partita dai ricordi degli anziani di Cerasolo, suo borgo natio, l’ha poi portata ad affrontare temi “caldi”, come la consapevolezza femminile, la condanna di ogni violenza, la speranza per il futuro dei giovani. In questa nuova opera Lidiana compie un ulteriore passo: chiede di impegnarci a leggere i suoi testi in dialetto, privi della traduzione in italiano. Le strofe – dice – mi nascono “direttamente in dialetto, non ho mai scritto in italiano e tradotto poi in dialetto”. “Il libro è nudo, oserei dire, ma anche

"La ricostruzione del Teatro Amintore Galli raccontata dai protagonisti". A cura di Massimo Totti - Panozzo. Il 28 ottobre 2018 il Teatro Galli, dopo 75 anni dalla sua chiusura, riapriva le porte al pubblico con la grande musica di Cecilia Bartoli. Una serata straordinaria, indimenticabile, non solo per chi era dentro ad assistere alla esecuzione, ma per tutta la Città. Questo è il terzo grande libro che viene dedicato alla rinascita del Teatro Galli, dopo quelli di Francesco Amendolagine – Livio Petriccione “Il Teatro Galli. Tecniche e materiali per la ricostruzione degli apparati decorativi del capolavoro di Luigi Poletti” (Maggioli, 2018); “Il Teatro oltre la memoria. Rimini e il Galli ritrovato”, a cura di Annarosa Vannoni e Giulia Vannoni (Edizioni APM, 2019). “Questo libro - scrive il Sindaco Andrea Gnassi – racconta l’odissea pluridecennale della rinascita del Galli dal punto di vista di alcuni protagonisti diretti. Non vuole essere, quindi, un documento prettamente “tecnico”, ma una sorta di diario in cui le considerazioni e le emozioni dei singoli si miscelano all’andamento del cantiere, alle scelte che si pongono innanzi, ai dati e alle problematiche tipicamente settoriali. Una sorta di puzzle, dunque, un collage di esperienze e interventi, una storia (non dunque la Storia)

Gregorio Sorgonà: "Ezio Balducci e il fascismo sammarinese (1922-1944)" - Centro Sammarinese di Studi Storici. Uscito ormai da un po’ di tempo (ma noi nelle segnalazioni librarie che facciamo non ci riteniamo legati alle sole ultime uscite) questo 38° volume della collana sammarinese di studi storici edito dalla Università degli Studi della Repubblica di San Marino è un volume importante. Per più motivi. L’autore, Gregorio Sorgonà, è un giovane ricercatore storico di Reggio Calabria, classe 1980, chiamato a sistemare le carte di Ezio Balducci, uno dei protagonisti del ventennio fascista in Repubblica, donate dal figlio Alessandro all’Archivio di Stato sammarinese. Il libro si avvale di questo materiale inedito. Inoltre l’autore cerca di collocare questa storia sul fascismo sammarinese all’interno degli studi che ormai da qualche anno trattano dei fascismi in periferia e della natura tendenzialmente “poliarchica” del fascismo, ovvero, semplificando, del comando di molti (i ras locali, il GUF, il sindacato, i corpi militari, ecc.). “Solo affermando una autonomia del partito rispetto a una catena di comando in cui gli elementi del binomio di potere sono costituiti dal duce e dai prefetti e, quindi, solo specificando ulteriormente la particolarità del fenomeno fascista, la storia delle sue articolazioni periferiche acquisisce respiro e interesse perché

Il volume ricostruisce un pezzo importante della storia sindacale del nostro territorio, quello legato ai lavoratori del turismo e del commercio.

Il volume ricostruisce un pezzo importante della storia sindacale del nostro territorio, quello legato ai lavoratori del turismo e del commercio.

"Ricordando Anne Marie Svensson. Una graphic designer migrata dal nord" - Maggioli. Il 28 settembre 2016 moriva a Rimini Anne Marie Svenson. Una bella persona, come si dice delle persone solari, empatiche, socievoli. Così la ricorda il figlio Mick Mengucci: “Un senso estetico deciso e preciso, un amore verso le cose della natura, superiori alle nostre vicende umane, un interesse e rispetto verso culture differenti, un senso dello humor prezioso, una storia difficile e coraggiosa, un’eredità di una cultura europea lontana e complementare alla nostra italiana latina e romagnola, una coscienza ecologica senza frontiere, una spiritualità naturale spontanea innegabile esigenza di essere umano cellula di un sistema sociale inserito nel sistema natura, una presenza che mi guida tuttora. Questo è il tesoro che mi ha dato mia madre”. Bene hanno fatto il marito Sandro Mengucci, con i figli Mick e Anica, e gli amici Piero Leoni, Giorgio Giovagnoli, Giuliano Ghirardelli e Giancarlo Venturini a tre anni dalla morte ricordarla con questa piccola pubblicazione. Un gesto di affetto, ma anche di grande nostalgia per non averla più con la sua carica umana tra noi. Anne Marie era nata a Stoccolma il 20 giugno 1942. Laureata in graphic design alla Konstindustriel di Stoccolma nel 1962.

"Sottovoci. Storie di San Patrignano", Presentazione di Marco Missiroli - Mondadori. E’ un libro splendido nella sua tragicità. Qui vengono raccontate 38 storie di giovani donne e uomini travolti e sconvolti nella loro vita dalla droga. Un libro che dovrebbe essere fatto leggere ai ragazzi: non si tratta di fare loro paternali inutili, quanto invece farli ragionare cosa significhi veramente l’uso della droga per distruggersi la vita. E poi, per alcuni, non per tutti, un miraggio, una oasi: l’ingresso in una comunità. Nel caso specifico San Patrignano. San Patrignano: “1.300 storie di abisso e di luce, di fragilità e forza, di cadute e di mani che li aiutano a rialzarsi. Di occhi, di sguardi, di sorrisi e di pianti. Trovarsi all’inferno è molto più semplice di quanto immaginiamo, perché è difficile essere uomini, donne, adolescenti, figli, padri e madri. Queste storie sono di tutti perché a tutti è capitato di aver bisogno di un abbraccio e non avere il coraggio di chiederlo” Il libro, sapientemente scritto, è privo di paternità letteraria. Ma chi lo ha scritto lo sa fare decisamente bene. L’unica indicazione che c’è è quella del prefatore: il riminese Marco Missiroli. Non sappiamo se i testi siano suoi o se sua

Enrico Brizzi: "Gli amici di una vita" - Theoria. Ennesimo giallo ambientato a Rimini negli ultimi anni, che sembra essere la nuova location preferita da tanti autori di questo genere: tre titoli per Gino Vignali e il suo vice questore Costanza Confalonieri Bonnet (“La chiave di tutto” nel 2018, “Ci vuole orecchio” e “La notte rosa” nel 2019 tutti editi da Solferino); Enrico Franceschini con “Bassa marea” (edito da Rizzoli nel 2019) racconta le avventure del giornalista in pensione Andrea Muratori; Andrea Bocconi  con “Il silenzio della pioggia. Omicidi a Santarcangelo di Romagna” nel 2019 per Rusconi vede protagonista il commissario Andrea Pratesi. Diverse cose in comune in questi volumi: i protagonisti sono tutti “forestieri” che ben si ambientano però a Rimini; una descrizione di Rimini come la sentina di tutti i vizi e i peccati capitali; il luogo centrale dei romanzi è sempre a Marina Centro, o “il miglio d’oro di viale Vespucci” come scrive più volte Brizzi nel suo romanzo. I riminesi non sono sicuro che gradiranno queste descrizioni oscure della loro Città (con l’eccezione forse di qualche leghista che ne pensa anche peggio: brutta sporca e cattiva): Brizzi mostra nelle sue pagine anche la parte più buia, pericolosa e nascosta

Giorgio Franchini: "… ma la casa mia ‘n dov’è? Fellini e la casetta sul porto" - Panozzo. 1983. La prima nazionale del nuovo film di Federico Fellini “E la nave va” viene organizzata a Rimini. E il giovane architetto riminese Giorgio Franchini, classe 1938, vi viene coinvolto. “Sono più di trent’anni che desidero raccontare questa storia (…) di Fellini e della sua città e del giorno di festa che avrebbe dovuto celebrare il loro ritrovato amore”. E’ tra i soggetti che devono organizzare il Fellini’s day: “Doveva essere una festa di piazza, un’opera collettiva, un abbraccio dichiaratamente vero e autentico della città con il suo grande regista, come non ce n’era mai stato prima, da concludersi con una sorpresa, un dono”. Promotori dell’iniziativa Sergio Zavoli, allora Presidente della RAI, e Vincenzo Cutrera, presidente dell’IFL (Istituto Fiduciario Lombardo). Lo staff organizzativo dell’evento Marco Arpesella, amministratore-gestore del Grand Hotel, ma soprattutto, assieme a Vincenzo Cutrera, cofinanziatore dell’operazione; Mario Guaraldi, editore e titolare di Rimini Immagini e ideatore-coordinatore dell’iniziativa; Ester Carla de Miro d’Ajetta, docente di storia del cinema dell’Università di Genova; e lo stesso Giorgio Franchini, chiamato da Mario Guaraldi come architetto e scenografo. La prima riunione operativa si tenne al Grand Hotel l’8 settembre 1983.