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Massimo Rastelli: "Il genio Capicchioni. Grande maestro e meraviglioso artista" - AIEP. Quest’opera prima del sammarinese Massimo Rastelli, classe 1958, è un atto d’amore verso la musica oltre che un omaggio verso questa famiglia straordinaria di liutai e musicisti che da un secolo calcano le scene musicali italiane ed europee, i Capicchioni del piccolo borgo di Santa Mustiola a San Marino. Ricorda nell'introduzione Laura Rossi: “Il sangue non è acqua, si usa dire, e la musica è nel sangue così dei figli di Marino. Il maggiore Mario sarà liutaio a fianco del padre, e Luciano, il secondogenito, violinista nell’Orchestra di Santa Cecilia di Roma. Dei figli che ‘Stoppa’ [Aldo Capicchioni] avrà dal matrimonio con Olga, figlia di ‘Garibaldi’ [Michele Casadei], Ezio sarà musicista a livello amatoriale e Italo, erede della passione paterna, porterà il suo clarinetto e il suo virtuosismo sul palcoscenico di prestigiosi teatri, fino ad esibirsi in mondovisione dal Teatro alla Scala di Milano. Parimenti dei numerosi figli di ‘Garibaldi’, emigrato in Svizzera durante il fascismo, sarà soprattutto Alfeo, fisarmonicista, a rappresentare all’estero il ‘genio Capicchioni’, suonando nei teatri parigini anche al fianco di Edith Piaf. E, oggi, a San Marino, sono i figli del clarinettista Italo ad incarnare la

"Grappa – Cima Valderoa 13 dicembre 1917" le lettere di Renato Parisano - Panozzo. Il medico Bartolo Nigrisoli scriveva alla madre Angiolina, che chiedeva notizie del figlio, in data 30 dicembre 1917: “Il Parisano morì eroicamente il 13 dicembre corr., a Cima Valderba, colpito alla testa: fu visto cadavere e il cadavere è rimasto in mano del nemico”. Il corpo di Parisano non fu mai ritrovato. Il Tenente Renato Parisano aveva compiuto 21 anni da qualche mese (era nato a Napoli il 2 giugno 1896). Per via della professione del padre, capomusica della Regia Marina, peregrinò nei primi anni di vita per varie città, fermandosi infine a Rimini città natale della madre Guglielma Campana. A Rimini frequentò le scuole superiori e nel 1913 si iscrisse all’Università di Bologna, facoltà di medicina. Interventista, venne chiamato alle armi con la sua classe nel novembre 1915. Rinunciò a far parte del Servizio di Sanità, e chiese di entrare in un corpo combattente. Nominato sottotenente venne assegnato al Corpo degli Alpini e destinato al 7° Reggimento, Battaglione “Feltre”. Nell’agosto 1916, come comandante della 64.a Compagnia, è in prima linea, impegnato nei combattimenti sul Monte Cauriol. Qui per oltre un anno combatté coraggiosamente con i suoi alpini. Dopo Caporetto,

"Il Trecento riscoperto. Gli affreschi della chiesa di Sant’Agostino a Rimini" A cura di Daniele Benati - Silvana Editoriale. Ho accolto l’invito del Vescovo Francesco, posto alla fine del suo intervento nel volume curato da Daniele Benati, di visitare la Chiesa di Sant’Agostino, la più grande e tra le più antiche chiese di Rimini, unico esempio cittadino di edificio sacro in stile gotico giunto fino ai nostri giorni. Nel suo intervento il Vescovo scrive che il suo intento è quello “di far nascere e crescere nei lettori un desiderio intenso. Quello di visitare e contemplare dal vivo l’itinerario iconografico della Chiesa di Sant’Agostino”. L’ho fatto. Devo dire che erano tantissimi anni che non entravo più in quella chiesa, ma la meraviglia che mi ha colto, anche se ateo, è stata grande. Non la ricordavo così splendida. Ha ancora ragione il vescovo Francesco: “la chiesa di Sant’Agostino non solo presenta una ‘quantità’ considerevole di capolavori, ma offre un autentico cammino di fede: organico e completo. E rappresenta un felicissimo tentativo di annunciare il messaggio cristiano attraverso il mirabile linguaggio dell’arte cristiana”. In questo volume, voluto dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose Alberto Marvelli e dall’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Rimini, finanziato dalla Fondazione Cassa

Valter Vallicelli “Tabac”: "Ultimo chilometro di una vita in salita. Diario di un partigiano" - ANPI Rimini – Cooperativa Gramsci Viserba – CGIL Rimini. Un piccolo libro che racconta le vicende di un giovane ragazzo di 17 anni nei drammatici mesi dell’estate 1944 quando gli Alleati si mossero per sfondare la Linea Gotica tedesca ed avanzare verso nord, verso la pianura Padana. “Tabac”, il suo storico nome di battaglia (in ravennate tabac significa ragazzo), al secolo Valter Vallicelli, 92 anni e qualche mese, presidente onorario dell’ANPI di Rimini, ci racconta, a distanza di tanti anni, come e quando divenne partigiano nel ravennate in quella estate del 1944. “Scrivere circa mezzo secolo dopo i fatti accaduti, si corre il pericolo di dare impronte psicologiche fuorvianti ai fatti. Sono in grado oggi di trasmettere questi ricordi con lo stesso stato d’animo in cui sono stati vissuti? Temo sia difficile. Oggi nelle stesse circostanze, sarei cauto, attento. Pondererei e rifletterei sul pro e contro, cercherei la razionalità facendo tesoro dell’esperienza maturata in tanti anni di vita vissuta. Sarei un partigiano con la testa, oltre che con il cuore. A 17 anni non ero nulla di ciò”. Ma è questa esperienza vissuta che ha incantato ed affascinato

Andrea Bocconi: "Il silenzio della pioggia. Omicidi a Santarcangelo di Romagna" -  Rusconi. Non avevo la più pallida idea di chi fosse Andrea Bocconi quando ho visto sui banchi della libreria, a fianco di alcuni altri libri gialli imperniati su Rimini (per tutti Enrico Franceschini “Bassa marea” edito da Rizzoli che ho recensito alcune settimane fa), questo suo libro che recita nel sottotitolo “Omicidi a Santarcangelo di Romagna”. Incuriosito l’ho preso e l’ho letto. Devo confessare che solo dopo averlo letto, ed essere rimasto non poco perplesso, ho fatto un po’ di ricerche in rete. Così ho scoperto che Andrea Bocconi, classe 1948, nato a Firenze e residente da molti anni a Santarcangelo di Romagna, è stato pilota di caccia da guerra. Ha partecipato alla prima guerra del Golfo (fra l’agosto 1990 e il febbraio 1991) e a fine 1991, per questo, è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica. Dopo 30 anni di volo lascia l’Aeronautica e si dedica all’editoria per ragazzi realizzando libri didattici e di svago. Contemporaneamente presta opera di volontariato presso l’Istituto Oncologico Romagnolo in qualità di accompagnatore e assistente dei malati terminali (sino al 2008). Alle elezioni del 6 giugno 2009 viene eletto in Consiglio Comunale con la

"La musica ritrovata. Le opere liriche di Augusto Massari" a cura di Angelo Bonazzoli e Andrea Zepponi - Marsilio. Nel 1982 l’Amministrazione Comunale di San Giovanni in Marignano volle intestare il suo rinato Teatro comunale, piccolo ma storico, al compositore, marignanese di nascita e riminese d’adozione, Augusto Massari (1887-1970), qui nato il 1° giugno 1887. Anche se la famiglia Massari si trasferì a Rimini l’anno successivo, nel 1888. A tutt’oggi, secondo gli Autori, Massari è assente “all’interno della storiografia musicale ufficiale, pur essendo la sua una figura presente e viva nell’immaginario locale legato al territorio nativo di San Giovanni in Marignano e di Rimini”. “Possiamo solo chiederci perché su figure come il marignanese non ci siano state ricerche accurate fino ad oggi, e perché fino ad oggi le sue musiche siano rimaste sepolte negli archivi privati”. Dunque i due giovani curatori del volume, entrambi storici e critici musicali, il sangiovannese Angelo Bonazzoli e il marchigiano Andrea Zepponi, hanno iniziato a ricostruire la biografia di Massari e a curare la stampa, più sotto l’aspetto letterario che musicologico, delle opere liriche ed un ampio catalogo tra musica sacra e strumentale, la maggior parte della quale inedita. Quasi tutte le fonti musicali della produzione operistica sono

Enrico Franceschini: "Bassa marea" - Rizzoli. Non è mai stata così ricca la narrativa gialla italiana come in questi ultimi dieci anni. Titoli e autori di gran pregio hanno occupato i banchi delle librerie italiane e riscosso ampio successo fra il pubblico dei lettori: Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio, Loriano Macchiavelli, Sandrone Dazieri, Antonio Manzini, Francesco Recami, Carlo Lucarelli. E tra i primi Maurizio De Giovanni, fondatore della scuola gialla napoletana. Oggi Napoli è un po’ la capitale del giallo italiano. Capostipite Attilio Veraldi (1925-1999). Ma è De Giovanni (classe 1958), arrivato tardi alla scrittura nel 2005, il vero capofila dei giallisti napoletani di oggi: Stefano Piedimonte, Antonio Menna, Sara Bilotti, Letizia Vicidomini, Diana Lama. Molti protagonisti dei romanzi di questi autori si muovono ed operano nelle città del sud: Napoli, Bari, Vigata. Ma in questo ultimo anno dobbiamo registrare l’uscita di libri con un improvviso proliferare di commissari di Polizia nelle città romagnole, sul mare Adriatico. Ha iniziato il milanese Gino Vignali (ma con madre riminese) con i primi due volumi (“La chiave di tutto” e “Ci vuole orecchio” per i tipi della Solferino) delle avventure del vice questore Costanza Confalonieri Bonnet a Rimini. A ruota il fiorentino Andrea Bocconi (ma da tempo

"B-Archive. Le opere donate all’Archivio della Biennale Disegno Rimini" A cura di Alessandra Bigi Iotti, Franco Pozzi - NFC Le ricadute sui patrimoni artistici pubblici dopo grandi eventi si auspicano sempre importanti. E così è accaduto anche dopo le tre edizioni della Biennale del Disegno svoltesi nel 2014, nel 2016 e nel 2018 a Rimini. Sono oltre cento i disegni di artisti contemporanei, provenienti da tutta Italia e partecipanti ad una delle edizioni della Biennale, donati. E questi sono state esposti al Museo della Città nel corso estate (dal 27 luglio al 15 settembre) in una mostra curata da Alessandra Bigi Iotti e Franco Pozzi, che sono anche i curatori di questo catalogo/inventario. Queste opere costituiscono il primo nucleo della collezione di disegni dell’Archivio Biennale Disegno che, con il prosieguo delle attività, ci si augura che possa crescere nei prossimi anni. “La nascente collezione di disegni è stata organizzata in un Archivio Biennale Disegno che comprende, oltre alle opere d’arte donate, anche una fototeca e una biblioteca, arricchita non solo dai numerosi cataloghi prodotti nel corso delle tre edizioni della Biennale, ma anche dai cataloghi donati dagli artisti stessi insieme alle opere. L’obiettivo è quello di creare, in parallelo alla raccolta di disegni,

Marco Sassi: "Amilcare Cipriani il rivoluzionario" - Bookstones. Nel 2018 ricorreva il centenario della morte, a Parigi, di Amilcare Cipriani (1843-1918), “l’eroe più popolare della Romagna, forse il più popolare dell’’altra Italia’ in tutto il Paese”. Ma questo centenario, come ricorda Marco Sassi, “è stato poco ricordato”. Né in Francia né in Romagna, con l’eccezione della gloriosa rivista romagnola “La Piè”, fondata giusto un secolo fa dal repubblicano Aldo Spallicci. Cipriani, nato ad Anzio, visse fin dall’adolescenza a Rimini. Partecipò giovanissimo alle lotte risorgimentali e disertò dall’esercito regolare per unirsi a Garibaldi. Fu dal marzo al maggio 1871, con i gradi di colonnello, tra i protagonisti della Comune di Parigi e per questo, una volta sconfitta, mandato ai lavori forzati per otto anni nella colonia francese in Nuova Caledonia, nel Pacifico a 1.500 chilometri a est dell’Australia. Vicino agli ambienti mazziniani, aderì in seguito alle idee anarchiche e al socialismo. Esule in diversi stati europei, partecipò anche a tre rivoluzioni in Grecia e a numerose azioni di lotta e di protesta, in Egitto, in Inghilterra, in Italia, in Francia. La sua vita fu perennemente segnata da condanne e accuse da parte della polizia per la sua attività considerata sovversiva e passò buona parte della

Fosco Rocchetta: "Camillo Manfroni. Eminente storico della Marina Italiana. Camillo Manfroni e Riccione" - La Piazza. E’ difficile decidere se nella valutazione di una biografia importante come quella del senatore del Regno Camillo Manfroni (Cuneo 1863-Roma 1935) debba prevalere il giudizio sui suoi orientamenti politici o quello sul suo lavoro di grande storico. Manfroni si laureò in Storia moderna all’Università “La Sapienza” di Roma nel 1884. Insegnò italiano e storia dal 1886 al 1896 all’Accademia Navale di Livorno. Fu in questi anni che nacque il suo interesse per la storia navale, grazie anche alla frequentazione e al rapporto d’amicizia con l’ammiraglio Paolo Emilio Thaon di Revel (1859-1948), aiutante di campo di re Vittorio Emanuele III, che ricevette il titolo di "Duca del mare" nel 1924 e l'altissimo grado di grande ammiraglio, caso unico nella storia della Marina italiana. Thaon di Revel fu senatore del Regno dal 1917, Ministro della Marina nel primo governo Mussolini nel 1922 e presidente del Senato dopo la sua caduta nel 1943-1944. Manfroni successivamente tenne la cattedra di storia moderna a Genova, Padova e Roma, e in quest'ultima città tenne anche quella di storia e politica coloniale. Autore di innumerevoli saggi, articoli e monografie dedicati alla storia della Marina (Rocchetta ne elenca al termine del suo volume

Gino Vignali: "Ci vuole orecchio" - Solferino. Seconda puntata (dopo “La chiave di tutto” edito da Solferino nel 2018) dell’allegra brigata del vice questore Costanza Confalonieri Bonnet a Rimini. Anche in questo secondo episodio (dei quattro annunciati, uno per ogni stagione) la Squadra omicidi riminese si trova, a distanza di poche ore, alle prese con due nuove indagini: da una valigia tirata su dal peschereccio del capitano Valentino Costanza al largo della costa di Rimini vengono fuori un mucchietto di ossa che si riveleranno essere i resti di una contorsionista circense. “Un ‘cold case’ raccapricciante ma di secondo piano? Può darsi, ma meno di quarantott’ore dopo se ne aggiunge un altro, decisamente bollente, che coinvolge un’ereditiera infelice, una misteriosa Fondazione e uno studio di avvocati da trattare con i guanti”. La Squadra ha tra le mani due omicidi. Due indagini che non hanno niente in comune, tranne che le vittime sono due donne. Mentre le storie del primo volume erano ambientate in una Rimini invernale, queste nuove vicende danno lo spunto a Vignali per raccontare di una Rimini primaverile: “Rimini si è lasciata l’inverno alle spalle e finalmente è vestita di lino e non di lana. La stagione, la ‘sua’ stagione, è

"La miniera di Perticara durante la Seconda Guerra Mondiale nei diari (1942-1945) dell’ing. Ciniro Bettini" A cura di Cristiano Bettini e Carlo Colosimo -  Società di Studi Storici per il Montefeltro. Ho assistito domenica sera 11 agosto alla presentazione di questo volume in Piazza a Perticara ed ho avuto conferma di quanto ancora la storia della miniera sia vissuta intensamente dalla popolazione di quel territorio. Una piazza gremita di pubblico e di autorità locali che hanno ascoltato con grande attenzione quanto i relatori andavano esponendo, in particolare il figlio del “direttore buono” Bettini, Cristiano. In una proficua collaborazione instaurata ormai da tempo fra soggetti diversi (il Parco dello Zolfo delle Marche, la Società di Studi Storici del Montefeltro, la Pro Loco di Perticara, il Museo storico minerario di Perticara ”Sulphur”) in questi ultimi anni sono state editate diverse ricerche storiche sulle vicende della miniera di zolfo di Perticara. Di alcune in questi anni ne ho anche parlato qui in questa rubrica (“Miniere sulfuree e carbonifere tra Sogliano al Rubicone, Repubblica di San Marino e Perticara” a cura di Cristina Ravara Montebelli edito da Bookstones – Società di studi storici per il Montefeltro nel 2015; “L’Ottocento nelle lettere della Società Anonima delle Miniere Zolfuree di Romagna.